Gli scrittori della porta accanto

Intervista all'autore emergente Un caffè con Clara Cerri


Ciao Clara, e grazie per avermi concesso questa intervista. Per rompere il ghiaccio, visto che ci troviamo in un caffè letterario virtuale, permettimi di offrirti virtualmente un caffè, un the, una tisana, una cioccolata calda o… cosa preferisci?
Caffè bollente, magari in tazza grande, con una cucchiaiata di panna montata sopra. Senza il caffè non potrei vivere.

Bene ora che abbiamo rotto il ghiaccio raccontami di te. Chi è Clara nella vita di tutti i giorni?
Una persona che ha fatto molte esperienze diverse e che è sempre rimasta un po' al margine. Sono stata e sono molto impegnata in campo culturale, nello studio ma anche nella musica, ma per carattere o scelte di vita o contingenze storiche non sono mai riuscita a "diventare qualcuno". Sono diventata me stessa, quello sì. E ho ripreso a scrivere a tempo pieno, cosa che raramente mi sono concessa in passato: almeno, per tutto il tempo in cui non faccio la mamma o non organizzo eventi per l'associazione di cui faccio parte.

Come è nata la tua passione per la scrittura? Ci sono autori classici o molto noti che credi abbiamo influenzato, in qualche modo, il tuo stile?
Ho sempre letto tantissimo nella vita e se dovessi fare un elenco di tutte le mie influenze intaserei il web. Semplificando molto, ho sempre amato il realismo in letteratura, la capacità di creare storie forti usando gli elementi più umili, triviali e banali dell'esistenza, tant'è che uno dei miei libri preferiti in assoluto non è un romanzo ma un saggio di Erich Auberbach, Mimesis, dedicato alla storia del realismo nella letteratura occidentale. Poi il realismo si può declinare in molte maniere, per esempio si può anche colorare di quotidianità una vicenda surreale, come fa Banana Yoshimoto nel racconto Moon Light Shadow. Oppure come sa fare Stephen King in opere come It o Duma Key o La bambina che amava Tom Gordon. Tra i classici ho sempre amato disperatamente Charles Dickens, ma se scrivessi come lui, ammesso che ne fossi capace, non troverei un solo editore disposto a pubblicarmi. Ogni epoca ha il suo linguaggio e bisogna imparare a farlo proprio, rimanendo se stessi. Non sto dicendo che è facile, eh?

Quanti libri hai scritto? Quali sono, vuoi indicarceli?
Dodici posti dove non volevo andare è il primo libro che sono riuscita a pubblicare, ma è il secondo che ho scritto. Un primo romanzo, terminato nel 2001 ma molto rielaborato dalla prima stesura, è adesso in giro per editori. Rispetto ai Dodici posti ha una struttura e un argomento più tradizionali, anche se il tema della memoria ha sempre un ruolo centrale.

Ma veniamo al libro che hai pubblicato con Lettere Animate e che io, Elena, ho letto e apprezzato molto, “Dodici posti dove non volevo andare”. È un romanzo dalla struttura indubbiamente originale, è composto da una serie di racconti che, si scopre leggendolo, sono come i capitoli di un unico romanzo, ma posti in ordine sparso e, comunque, mantengono una loro indipendenza. Cosa ti ha spinto a questa scelta stilistica?
Amo molto sia leggere che scrivere racconti brevi. Il libro nasce come raccolta di storie e di memorie famigliari e personali, e le memorie sono raccontate quasi sempre in forma di aneddoto, di episodio. Così mi è venuta l'idea di una serie di racconti indipendenti ma legati tra di loro, con personaggi e temi ricorrenti. Di questa forma mi attraeva molto anche la possibilità di cambiare stile, tono e punto di vista in ogni capitolo. C'è addirittura un capitolo intero in dialetto, Il racconto del Dibbuk, dove la voce narrante è una donna di Piazza Vittorio - mio padre e mia madre sono nati e vissuti nel quartiere Esquilino e molti della mia famiglia ci vivono tuttora.

Un altro dettaglio curioso è che nel romanzo ci sono alcuni personaggi che portano il tuo cognome e una dei protagonisti ha proprio il tuo nome. C’è qualcosa di autobiografico?
Il libro si ispira alla storia della mia famiglia e alcuni personaggi sono tratti dalla realtà. Per esempio, è vero che mio zio e mio padre cantarono insieme in un sestetto di musica rinascimentale e che fecero incisioni di prestigio e concerti in varie parti del mondo. Tuttavia questa storia è stata reinterpretata, così come ho ampiamente reinterpretato la mia storia personale dove parlo di Clara. È come un romanzo storico o una leggenda basata su memorie confuse (il capitolo che meglio incarna questo spirito è Pellegrinaggio), piuttosto che un'autobiografia. Un tentativo di parlare di sentimenti veri e di nervi scoperti, usando molte invenzioni.
Quando ho presentato il mio libro a Roma ho fatto anche una piccola mostra, "Il talento dei Cerri", proprio giocando sul nesso tra fantasia e realtà: ho esposto dei quadri dipinti dai miei parenti, usando il nome che hanno nel libro, e le foto delle "zingarate" di mio padre e dei suoi amici, i protagonisti di Via Margutta. Una mia cugina giovane, fotografa e disegnatrice talentuosa, si è prestata al gioco disegnando una sua versione della copertina del libro. Così adesso anche lei è parte della "saga".

Quali sono i personaggi che senti maggiormente vicini? Cosa ti lega a “tuo cugino” Roy Cerri? E a William Denver? Ci parli un po’ di loro?
Non mi parlare di mio cugino! Tanto caruccio, eh? Però è un disastro.
Scherzi a parte: il personaggio di Roy è nato a metà dell'opera e si è imposto di prepotenza. Mi serviva un personaggio giovane, che incarnasse le generazioni successive alla mia, e ho pensato ai parenti americani che non ho mai conosciuto, discendenti di un fratello di mio nonno che era pittore e restauratore. Così mi sono immaginata un cugino alla lontana che viene a stare a Roma per studiare e che vede la città con un occhio particolare, come una sorta di amore impossibile - ma tutti i suoi amori lo sono, in fondo.
William Denver è modellato su un personaggio reale ma è soprattutto un simbolo, una figura esemplare. Come dice Roy, è un'ombra che ti cammina davanti e se si voltasse avrebbe la tua faccia. Incarna la nostalgia di una perfezione impossibile, di un destino di grandezza che è sfuggito e ha lasciato dietro un vuoto tremendo. Ma anche la memoria di "tutta la felicità che si riesce a strappare alla vita". William mi ha permesso di entrare nel mondo della memoria, che è fatto di perdite, di strappi dolorosi, ma anche di gioia e di amicizia, di desiderio, di passione.

La rivoluzione digitale e l’e-book: cosa ne pensi di questo sistema innovativo di lettura, credi che rappresenti il futuro o è solo fumo negli occhi?
La distribuzione digitale è una manna dal cielo per gli autori esordienti che pubblicano con piccole case editrici, e l'e-book è il futuro dell'editoria. Basti solo pensare al vantaggio di portare con sé un piccola biblioteca in pochi grammi! Il problema (almeno in Italia) sono le resistenze a considerare l'e-book "un libro vero" e il prezzo troppo alto degli e-book delle grandi case editrici. Il libro cartaceo esisterà ancora, ma sarà stampato solo su richiesta. Questo eliminerà molti sprechi e permetterà di fare editoria con spese minori e di dare spazio a molti più autori. Tuttavia pubblicare in e-book ha anche degli svantaggi: tra case editrici e autopubblicati l'offerta è molto aumentata ed è difficile per un autore farsi strada nel mare magnum di titoli.

Tu e i social network: credi che possano rappresentare un’opportunità per un autore/autrice, o li consideri solamente un frivolo passatempo?
Dei social network penso che ci passo troppo tempo (e mio marito è senz'altro d'accordo), ma sono indispensabili se pubblichi solo in rete. Poi ci sono anche le recensioni, le partecipazioni ai blog (non ho ancora un blog mio, ma ci sto pensando) e tutte quelle forme di partecipazione alla vita sul web che permettono di farti conoscere come persona e come autore. Inoltre in rete si conoscono autori che hanno fatto esperienze simili, si confrontano i propri percorsi, si danno suggerimenti sulle case editrici e sulla promozione. A me è stato molto utile in questo senso il forum Writer's Dream, che mi ha fatto conoscere il mio editore.

Progetti per il futuro: ci sono nuovi lavori in corso o ambizioni particolari?
Chi dovesse aprire per caso le cartelle del mio computer penserebbe che sono un caso clinico. Ho tremila progetti narrativi in piedi e cartelle piene di ricerche sugli argomenti più disparati. Da una parte gli scavi per la tangenziale di Boston, dall'altra un rapporto sull'omofobia tra gli adolescenti e una canzone scritta nel ghetto di Vilnius durante la guerra. Ho molti lavori in corso, in particolare un romanzo che si inserisce nella saga dei Cerri, di cui ho scritto circa un terzo. Le mie ambizioni sono un po' quelle di tutti: scrivere meglio, trovare cose interessanti da narrare, essere letta e arrivare al cuore.

Dove possiamo trovare il tuo libro? 
Il mio ebook è disponibile su tutti gli store digitali in vari formati, ne citerò alcuni:
Amazon: http://goo.gl/Ciom9s 
Bookrepublic: http://goo.gl/b3m7nd
IBS: http://goo.gl/SUYyCW
Google play: http://goo.gl/Fw9nae
Presto il mio libro sarà disponibile anche in cartaceo, con un servizio di print-on-demand.



Clara, ti ringrazio tantissimo per essere stata con noi e, a nome de "Gli scrittori della porta accanto" ti faccio i complimenti per il tuo libro, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri!
Un saluto virtuale a tutti gli amici che seguono la nostra nuova rubrica settimanale, invitate gli amici a scoprirci, per conoscere insieme, ogni volta, un nuovo autore italiano.



di Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.



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