Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Gli angeli del bar di fronte" di Elena Genero Santoro, pagina 69 #65

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Gli angeli del bar di fronte, di Elena Genero Santoro, Zerounoundici Edizioni, 2015. Un romanzo contro i pregiudizi e contro la violenza, che ha il sapore di una fiaba moderna.

220 pagine | cartaceo 15,50€  Acquista 
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«Siamo venuti qui nel 1986, sfuggendo al regime di Ceauşescu. Quel bastardo, che è stato poi deposto e assassinato tre anni dopo, aveva ridotto la popolazione in miseria. Era fissato con le famiglie numerose, e nel 1966 aveva reso illegale l’aborto, mentre incentivava i nuclei con più di quattro figli. A lungo ho temuto di essere il frutto di quella politica scellerata, ma poi ho capito che i miei mi avevano voluto davvero. Peraltro Natalia è stata cercata dopo la nostra fuga ed è nata beatamente al Sant’Anna di Torino. Comunque le conseguenze delle idee balzane di Ceauşescu sono state un numero indecente di donne morte dopo aborti clandestini e il sovraffollamento degli orfanotrofi, pieni di bambini abbandonati».
Sgranai gli occhi. Che storia era quella? «E che altro ha fatto Ceauşescu?».
Ero perfettamente ignorante in materia. All’epoca io non esistevo ancora e a scuola la storia rumena non l’avevo studiata.
«Ne ha combinate di cotte e di crude. Il divieto all’aborto è stata una delle prime nefandezze, poi sono seguite le altre. Negli anni ottanta, ci fu la questione del debito estero. Ceauşescu ordinò l'esportazione della maggior parte della produzione agricola e industriale del paese per rimborsare i debiti che la Romania aveva contratto con altre nazioni, per lo più occidentali. Così la quotidianità dei cittadini rumeni divenne una lotta per tirare a campare: fu introdotto il razionamento del cibo e da quel momento la mancanza di riscaldamento, la penuria di benzina e le interruzioni di corrente divennero la regola. La qualità della vita colò a picco, tra il 1980 e il 1989, perciò noi decidemmo di andarcene. Eravamo già sopravvissuti malamente allo spostamento forzato. Cioè, non tanto io che ero piccolo, quanto la mia famiglia, ovviamente. Io non ho ricordi particolari in merito».
«Lo spostamento forzato?» non avevo idea di che cosa stesse parlando.
«Nella sua politica delirante, Ceauşescu, con la scusa di razionalizzare l’agricoltura e sperimentare nuove forme urbanistiche, aveva raso al suolo circa cinquecento villaggi e costretto settemila persone a spostarsi nella capitale. Un quinto della stessa Bucarest negli anni Ottanta fu demolito e discutibilmente ricostruito per volere del dittatore. Comunque, noi appartenevamo alla categoria dei contadini sloggiati dalle campagne e rinchiusi in orrendi casermoni nella grande città, a campare non si sa di che cosa».

~ 69 ~

Quarta di copertina
"Gli angeli del bar di fronte" di Elena Genero Santoro.

Chiara, italiana e Paula, rumena. Due giovani voci in una Torino autunnale e desolata. Due ragazze che vivono di lavori umili. Chiara serve ai tavoli di un bar malfamato, Paula fa la badante in nero. Tra di loro, un gruppo di ragazzi rumeni che ha tutta l’aria di essere una banda. Una sera, quello che pare essere il capo, Vic, salva Chiara da un tentativo di stupro da parte di due di loro. Chiara vorrebbe sporgere denuncia, ma Vic, che è tanto affascinante quanto ambiguo, le chiede di non farlo, in cambio della sua protezione. Nel frattempo l’ingenua Paula sogna l’amore, ma ripone tutte le sue speranze nell’uomo più sbagliato che ci possa essere. Un romanzo contro i pregiudizi e contro la violenza, che ha il sapore di una fiaba moderna.

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