Gli scrittori della porta accanto

Un tram che si chiama Desiderio: omaggio alle interpreti femminili del dramma di Tennessee Williams

Un tram che si chiama Desiderio: omaggio alle interpreti femminili del dramma di Tennessee Williams

Di Tamara Marcelli. Un tram che si chiama Desiderio (A Streetcar named Desire): dal teatro al cinema, un omaggio alle interpreti femminili del dramma di Tennessee Williams del 1947.

News Orleans, anni 40. L’arrivo di Blanche mette in crisi sua sorella Stella e il marito Stanley.
Blanche è una donna tormentata, reduce dal suicidio di suo marito e dalla perdita del lavoro. Fin dalla prima scena appare come una donna inquieta, profondamente disturbata, fragile e persa, che ha trovato rifugio nell’effimero torpore dell’alcool, abbandonata ai suoi sogni e al suo passato.

Al centro del dramma, come in altre opere di Tennessee Williams, c’è una donna perduta.

Alla ricerca di se stessa attraverso un viaggio a ritroso che non la porterà ad altro se non alla violenza, fisica e psicologica del cognato, alla cruda consapevolezza del suo essere sola e folle. Non ci sarà scampo per lei, non avrà alcun riscatto dalla vita ma soccomberà alla sua cupa disperazione.
Il dramma si apre con la descrizione scenografica della città di News Orleans, dei suoi colori al tramonto e dell’angolo di mondo abitato da Stanley e Stella, una via che si chiama Campi Elisi, tra la ferrovia e il fiume. Le sfumature del cielo e il richiamo ad un pianoforte che evoca la musica dei bar affollati, danno il senso della strada, della vita vera fatta di piccoli vicoli, appartamenti minuscoli e soffocanti, dell’aria respirata sui marciapiedi salottieri.
La prima scena vede Blanche che, scesa dal treno che l’ha portata a News Orleans dal Mississippi, arriva a casa della sorella Stella su un tram chiamato “Desiderio”. Una serie di accadimenti farà emergere scomode verità e porterà ad un finale molto intenso e drammatico.

Tennessee Williams, drammaturgo e poeta americano, è considerato un pittore dell’animo umano nelle sue pieghe più nascoste, che riesce a dare voce a personaggi difficili, spesso negativi, imprigionati nella propria ossessione, in balia dei propri fantasmi, rinchiusi asfitticamente nel proprio inconscio.

Un tram che si chiama Desiderio è come una danza, con descrizioni precise, puntuali ed evocative, alternate a dialoghi serrati, forti e coinvolgenti. Lo stile è estremamente realistico, diretto, anche se fluttuante tra un “qui” e un “altrove” che rappresenta una dimensione nascosta, solo accennata, fino all’esplosione della verità che lascia un vuoto difficile da riempire. Impossibile da curare. Il tempo, le immagini, la solitudine, la violenza, i simboli, la morte, il sesso, l’alcool, l’omosessualità, sono alcuni dei temi che possono rintracciarsi in quest’opera di enorme spessore artistico.
Nel 1947 Tennessee Williams ha vinto il premio Pulitzer per miglior dramma, il Donaldson Award e il New York Drama Critics Circle Award.

È evidente che i personaggi femminili di questo dramma sono talmente complessi da richiedere una interpretazione articolata, densa di piccole sfumature, intenzioni e sottintesi emotivamente carichi.

Le donne rappresentate in quest’opera sono donne difficili e richiedevano attrici di uno spessore certamente non convenzionale. La scelta delle interpreti divenne pertanto fondamentale per la riuscita dello spettacolo. E così fu, in effetti. Fu un successo planetario. Che resiste al tempo.
Oltre che per il suo valore letterario, quindi, l'opera ebbe notevole successo per la rappresentazione teatrale e la successiva trasposizione cinematografica che l’autore affidò al regista Elia Kazan.

Vivien Leigh e Marlon Brando; Jessica Tandy, Kim Hunter e Marlon Brando

Un tram che si chiama Desiderio, il dramma in tre atti di Tennessee Williams a teatro.

Fu messo in scena per la prima volta il 3 dicembre 1947 a Broadway e fu subito un successo grazie al calibro eccezionale degli interpreti: Marlon Brando (Stanley Kowalsky), Jessica Tandy (Blanche Dubois), Kim Hunter (Stella).
In Italia fu rappresentato per la prima volta il 21 gennaio 1949 al Teatro Eliseo di Roma con la regia del grande Luchino Visconti e l’apporto di Franco Zeffirelli, suo allievo, per i bozzetti scenografici. Gli interpreti italiani furono Vittorio Gassman, Rina Morelli, Marcello Mastroianni, Vivi Gioi.

Le interpreti di Blanche Dubois.

Jessica Tandy (Jessie Alice Tandy, 1909-1994) inglese, attrice di teatro e cinema.
Raggiunse la notorietà per aver interpretato al cinema, sotto la regia di Hitchcock il film Gli uccelli del 1961, successivamente Pomodori verdi fritti alla fermata del treno nel 1991. Vinse l’Oscar come Miglior Attrice protagonista per il film A spasso con Daisy per la regia di Beresford nel 1990.
Blanche: «A sedici anni feci una scoperta: l'amore. Tutto in una volta, troppo fulmineamente. Fu come inondare di luce accecante una cosa che era sempre stata in penombra».
Rina Morelli (Elvira Morelli, 1908-1976) italiana, attrice e doppiatrice di teatro e cinema.
Fu la doppiatrice ufficiale di molte star di Hollywood anche per la Metro Goldwyn Mayer: Katharine Hepburn, Ginger Rogers, Judy Holliday, Bette Davis, Grace Kelly, Doris Day. Divenne nota al grande pubblico per la sua voce duttile e fortemente espressiva, adatta per esempio alle difficili opere dannunziane. Tra le sue interpretazioni migliori, compresa la Prosa Radiofonica per la Rai: Antigone di Jean Anouilh per la regia di Luchino Visconti, Zio Vanja di Anthon Cechov, A porte chiuse di Jean Paul Sartre, Lo zoo di vetro e Un tram che si chiama Desiderio di Tennesse Williams, Morte di un commesso viaggiatore e Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, La locandiera e L’impresario di Smirne di Carlo Goldoni, Le tre sorelle e Il giardino dei ciliegi di Anthon Cechov sempre per la regia di Visconti, ‘O tuono ‘e marzo di Eduardo De Filippo.
Nel 1956 e 1961 vince il Premio San Genesio come miglior attrice teatrale della stagione. Al cinema, diretta da Luchino Visconti, affronta personaggi impegnativi in Senso, Il Gattopardo, L’innocente. In televisione fu particolarmente apprezzata per la sua interpretazione ne Le sorelle Materassi sceneggiato tratto dall’opera omonima di Aldo Palazzeschi.
Blanche: «Le grandi ricchezze non dipendono dalla solitudine. Una donna colta, educata, intelligente, può arricchire la vita d'un uomo immensamente. Io ho queste cose da offrire. Il tempo non le porta via. La beltà fisica passa, è un bene transitorio. Ma quella della mente, la ricchezza dello spirito, la tenerezza, queste le possiedo. Cose che non svaniscono ma crescono, aumentano con gli anni. Oh! Strano che io sia considerata una povera donna quando ho tutti questi tesori chiusi nel cuore».

Le interpreti di Stella.

Kim Hunter (Janet Cole, 1922-2002) americana, attrice di teatro e cinema.
Diplomata all’Actors Studio. Nel 1951 vinse l’Oscar come Migliore Attrice non protagonista e il Golden Globe per la sua interpretazione di Stella nel film Un tram che si chiama Desiderio, che interpretò anche a Teatro.
Stella: «This is my house and I’ll talk as much as I want to!».
Vivi Gioi (Vivienne Trumpy, 1914-1975) italiana, cantante e attrice di teatro e cinema.
Recitò nella Compagnia di Vittorio De Sica e successivamente al fianco di Carlo Ninchi e Aroldo Tieri, Enrico Maria Salerno e Luigi Cimara.
Debuttò al cinema nel 1936 in Ma non è una cosa seria, regia di Mario Camerini. Altre sue interpretazioni da ricordare: Rose scarlatte, regia di Vittorio De Sica e Giuseppe Amato, L’amante segreta, tratto dal romanzo dello scrittore tedesco Alfred Heller, Primo amore per la regia di Carmine Gallone e Donne senza nome, regia di Géza von Radvànyi.


Un tram che si chiama Desiderio, il dramma di Tennessee Williams al cinema.

Un tram che si chiama Desiderio fu diretto al cinema dallo stesso Elia Kazan nel 1951, con due protagonisti che ancor oggi rimangono nella storia per la loro interpretazione sublime: Marlon Brando (Stanley) e Vivien Leigh (Blanche). La parte di Stella fu affidata alla Kim Hunter e quella di Mitch a Karl Malden che avevano già recitato il testo teatrale con Brando.
Il copione fu riscritto dallo stesso autore Tennesse Williams, seppur con modifiche e tagli in fase di allestimento con il regista. La fotografia fu affidata ad Harry Stradling, le musiche a Alex North e la scenografia a Richard Day e George James Hopkins.

Blanche Dubois.

Vivien Leigh (Vivian Mary Hartley, 1913-1967) inglese, attrice di teatro e cinema.
Sposò in seconde nozze il celebre Laurence Olivier. Divenne famosa per la sua interpretazione, magistrale e indimenticabile di Rossella O’Hara in Via col vento – film del 1939 che vinse otto premi Oscar tratto dal romanzo di Margaret Mitchell. Nata in India da un ufficiale di cavalleria, esordì in teatro a tre anni al fianco della madre, attrice amatoriale che le trasmise l’amore per la recitazione. Nel 1931 tornata a Londra, terminati gli studi, capì che il suo destino era fare l’attrice.
Blanche: «Ti sembra possibile che un giorno mi abbiano considerata attraente?»
Stanley: «È possibile».
Blanche: «Speravo in un complimento».
Stanley: «Non sono il mio forte».
Blanche: «Cosa?»
Stanley: «I complimenti alle donne. Non ne ho incontrata una che non sapesse se era bella o no senza che glielo dicessi».
Vivien Leigh fu scritturata nel cast di UUn tram che si chiama Desiderio principalmente per la sua notorietà seguita al film Via col vento, ma nel gruppo ormai consolidato da numerose repliche teatrali, si sentì isolata dagli altri attori. Il regista le consigliò allora di utilizzare quel suo sentimento di emarginazione nella creazione del personaggio di Blanche Dubois. La sua intensità interpretativa fu impareggiabile. Si calò talmente tanto nel personaggio che, ad anni di distanza, si trovò spesso a confondere la realtà, complice anche il disturbo bipolare che le diagnosticarono, credendo talvolta di essere veramente Blanche. Era entrata troppo nel personaggio tormentato e inquieto di Blanche o era Blanche che, trovando la sua anima fertile ed affine, si era impadronita prepotentemente di lei?
Perché è così che accade.
Blanche: «Non voglio realismo. Voglio magia».
Mitch: «Magia».
Blanche: «Sì, sì, magia. Io tento di fare della magia, altero la realtà. Non dico la verità ma quella che vorrei che fosse la verità, e se questa è una colpa, che mi puniscano pure».
L’Arte, quando è suprema, si impadronisce di noi e non ci lascia più. Quando un attore incontra se stesso in un personaggio non potrà liberarsene mai. Perché l’arte è totalizzante, scarnificante, estrema. Cattura le anime prima che la mente. Ed è quel senso di stordimento e inquietudine che spesso, nello studio di un copione, cattura i sensi e scaccia la logica. Si è soli di fronte allo specchio.


Tamara Marcelli


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