Gli scrittori della porta accanto

Giovanna, l’Infanta pazza di passione

Apro la porta. Mi investe un odore di acqua di rose e di zafferano.
«Tingete le tende, le tovaglie e i tessuti dei divani di nero! Vestitevi a lutto, come me, con panni di lana austeri».

La donna, dall’ovale bianchissimo e dalle membra sottili, come si nutrisse di briciole sotto la mensa di un re, comincia a raccontare la propria vita. Mi fissa nelle iridi, serra la bocca in un sorriso triste. Ha le carni graffiate, anche da essa stessa, ma ogni sua parola è verità senza orpelli, ribellione alla ragion di stato e al suo ruolo di donna.
Oggi l’avremo definita una rivoluzionaria, una creatura coraggiosa, a volte avventata, una passionale e una anticonformista.
Allora, mentre sulle pire bruciavano le streghe e si riteneva che la peste fosse segno della collera di un Dio senza misericordia, l’hanno definita, più astutamente, “pazza”, affinché non fosse ostacolo a piani tracciati da frecce e penne maschili.


Questa è la storia di Giovanna, terzogenita di Isabella di Castiglia e di Fernando II d’Aragona, nata nel novembre del 1479, quando le foglie cominciavano a volteggiare nell’aria e l’arrosto girava sugli spiedi delle cucine del palazzo di Toledo. Come tutte le principesse, crebbe priva dell’amore dei genitori, dediti a faccende che li tenevano lontani dalle culle dei loro numerosi eredi: la madre era una integerrima cattolica, il padre un donnaiolo, ma, ad entrambi, piaceva il potere. Quando fu promessa in sposa a Filippo d'Asburgo, detto Filippo il Bello, sognava una dote di rotoli di seta di Damasco, di pizzi e di gioielli, ma ricevette una flotta di caravelle gravide di merci. Seducente, il secondogenito dell'imperatore Massimiliano I, lo era davvero: Giovanna lo amava, lo amò sempre, logorandosi in una giustificata gelosia che la portò a venerarne perfino il feretro. Lo voleva suo, solo suo. La sua pazzia fu l’amore, che, allora, era privilegio di pochi, soprattutto non di un Infanta.

"Più fragile della corolla di un fiore, soffriva di quel male inesorabile che chiamano passione e che, in un mondo ossessionato dal peccato originale e dalla negazione del piacere, era la più vergognosa delle colpe. Per quelle menti bigotte, logorate dalla paura di finire nell’inferno, l’amore giusto non era né voluttà né desiderio, o allora doveva per forza nascere da una mente fragile, facile preda delle oscenità dei diavoli." 
da Le rose di Cordova

Giunta alle Fiandre, fra cicogne, clima piovoso e guglie svettanti a bucare il cielo, conobbe una felicità fugace, seguita poi dall’umiliazione e dall’inganno. Tornò poi in patria perché tutti volevano il trono di colei che mai fu regina: suo padre, suo marito e perfino suo figlio Carlos. E il gioco lo rese facile, lei, con le sue parole irriverenti, la sua fede malferma, con i suoi calci e le sue urla, con il suo fingere follia e perdere lucidità.
Sempre nel momento e nel posto sbagliato. Solo un luogo la accolse per 46 anni: il castello di Tordesillas, che era, in realtà, una prigione in cui perfino la tortura non le fu risparmiata. Forse, al termine dei suoi giorni, pazza lo divenne davvero. Pazza di solitudine, di dolore, di crudeltà, di sconfitta. Morì come una rosa che, persi i suoi petali, non rinuncia all’ultima spina; rifiutò i sacramenti e il 12 aprile del 1555, di venerdì santo, il suo calvario ebbe fine.

"Purtroppo, non scegliamo noi il tempo in cui vivere, ciononostante dovremmo fare qualcosa per cambiare quello in cui ci troviamo."
da Le rose di Cordova

Le sue parole suonano come un monito. Ci sono ancora streghe e pazze, appellate tali per nascondere verità o perché scomode. Piccole Juanite vittime di altre società e di altre leggi e di altri poteri, in attesa che una chiave le liberi. Mentre avanza verso l’uscita, le sorrido. Lei non risponde al mio gesto; è già calata l’oscurità e guarda il cielo, sussurrando fra sè: «Un giorno una mia schiava mi insegnò a leggere le storie scritte nelle stelle… fu molto tempo fa, quando la mia terra era un giardino di fanciulle con la croce e con la mezzaluna».

LE ROSE DI CORDOVA
di Adriana Assini
ASIN B00BFID6I4
Scrittura & Scritture  
cartaceo 13,50€  | Acquista  

Ringrazio Adriana Assini, autrice di “Le rose di Cordova”, edito da Scrittura & Scritture, per avermi fatto conoscere ed amare ancora di più questa celebre Donna, raccontando, nel suo bellissimo romanzo storico, le vicende dell’Infanta attraverso gli occhi della sua schiava moresca.




di Emma Fenu
Nata e cresciuta respirando il profumo del mare di Alghero, ora vive, felicemente, a Copenhagen, dopo aver trascorso un periodo in Medio Oriente. Laureata in Lettere e Filosofia, ha, in seguito, conseguito un Dottorato in Storia delle Arti. Scrive per lavoro e per passione.


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