Gli scrittori della porta accanto

Sogni e progetti: in viaggio con la telecamera, intervista a Leonardo Cinieri Lombroso


Ho conosciuto Leonardo Cinieri Lombroso (sito web) al Far East Film Festival di Udine lo scorso Aprile. Ha presentato un documentario interessante e, sotto tanti aspetti, commovente sul cinema asiatico. Southeast Asian Cinema - When the Rooster Crows è stata l’opera che mi ha fatto interessare al lavoro di Leonardo, ma quello che davvero mi ha spinta ad avvicinarmi a lui è stata la naturalezza e la disarmante sincerità con cui ha risposto alle domande durante le interviste con la stampa.

Ciao, Leonardo. È un piacere poterti intervistare di nuovo. Grazie per il tempo che ci stai dedicando. Inizio con una domanda che si ricollega a un editoriale che abbiamo pubblicato sul blog qualche tempo fa. Durante i tuoi viaggi vieni sommerso dai profumi, dai colori, dalle usanze, dalle scoperte... ti godi il viaggio e aspetti che l’ispirazione “decanti”, oppure inizi immediatamente a mettere insieme le idee per lanciarti in un nuovo progetto? Come vivi i tuoi viaggi?
Sono sempre in cerca di qualcosa che mi possa ispirare; le idee sono tante, ma capire quella giusta non è facile. Viaggiare stimola la tua creatività, ma nello stesso è una grande analisi di te stesso, delle tue radici, di tutto quello che hai vissuto fino ad ora.
Il viaggio ti porta a guardare avanti a te, è una specie di presente\futuro perché è solo l’attimo che conta, il dettaglio di quello che osservi, e poi sta a te soffermartici, oppure andare avanti. E lì, in quell’istante, capisci cosa veramente ti interessa. Il viaggio ti mette sempre in discussione, sempre alla prova. Prima di partire ho sempre una specie di paura, di angoscia, ansia, perché sto per rimettermi di nuovo in gioco. Nudo di fronte al mondo. Ho sempre in mente la frase di un film americano degli anni ’50 di cui ora non ricordo il titolo, che diceva “ci vuole coraggio per vivere nel mondo”.
Io viaggio con la mia telecamera nella tasca alla ricerca di qualcosa attinente al mio progetto. So esattamente alcune immagini che voglio, ma molte altre arrivano ed io scelgo se filmarle e come filmarle. Il regista coreano Lee Myung-Se nell’intervista che gli feci, mi disse che non bisognava mettere paletti nel cammino creativo, non essere rigidi, ma seguire il flusso e accogliere ciò che arriva. Tutto può arricchire il tuo progetto. Io nel viaggio mi sento come una spugna pronto ad assorbire tutto quello che vivo. Vedo, annuso, sento e tocco. Mi annullo per assorbire quel posto, quella gente, quella cultura. Penso sia un fatto caratteriale e molto personale di come si affronta un viaggio o un progetto, ognuno ha il suo metodo. Il mio metodo è giusto per me e sicuramente non giusto per tutti gli altri, perché l’ho creato io nel mio lavoro . Spesso si dice impara il metodo e poi dimenticalo. Perché devi creare il tuo stile personale, e se riesci, sarai sempre unico in quello che fai.






Hai studiato alla New York Film Academy, hai visitato l’Asia, sei sempre on the road in Europa. Com’è vivere costantemente alla scoperta di mondi diversi? Senti la mancanza di Roma? C’è un rituale che ti fa sentire “a casa”?
Sono ormai 10 anni che ho deciso di essere on the road o forse meglio dire “nel mondo”. Le distanze oggi non sono più tanto lunghe, e si percorrono facilmente. Se pensi che ai tempi di mia madre e mio padre (e non dico i nonni) da Milano a Bari ci si metteva 14 ore. Ed ora con lo stesso tempo, si arriva quasi dall’altra parte del mondo. Più viaggi e più il mondo si rimpicciolisce, come nella frase che tutti ripetiamo “ma com’è piccolo il mondo!”. Ed è vero. Come in una città casualmente incontri un amico, ora a me succede in Asia, in America, in Europa.
Sono alla scoperta di mondi diversi ma con dentro sempre un obiettivo. Viaggio perché ho in mente il mio prossimo progetto, o perché voglio raccontare qualcosa in quel determinato posto. E nel viaggio osservo l’altro che come me vive in una società, ma con diverse regole. Lo osservo e lo imito, per capire quella diversità. Sono come un camaleonte che cambia il colore della sua pelle per diventare quel luogo. Non mi manca tanto Roma, ma mi piace molto quando torno, è come la mia cuccia, con i suoi odori familiari.
Mi sento a casa quando posso cucinare. Vado nei mercati locali compro verdure del posto, pesce, frutta e la cucino come se la cucinassi in Italia.

In una precedente intervista per il blog Sconfinare, abbiamo parlato di amore. Ricordo che mi avevi stregata con la gentilezza d’animo di cui facevi prova e non avevo saputo resistere alla tentazione di scoprire cosa pensavi dell’amore. Oggi mi piacerebbe chiederti... se potessi dire a tutti i giovani del mondo qualcosa sull’amore, cosa diresti loro? Di amare le loro passioni? Di vivere con amore? Di vivere l’amore? La differenza è sottile, ma c’è...
L’amore e la passione, passione e amore. Si confondono e si miscelano continuamente. E’ così difficile definire l’amore. In una versione poco romantica si dice che è solo una reazione chimica del nostro cervello. Però forse è la reazione chimica più bella che conosca. L’amore è molto personale, ognuno ha la sua definizione di amore, ed ognuno decide come viverlo. Questo è il mio pensiero di oggi che domani sicuramente cambierà, perché sono/siamo in costante cambiamento. Forse è questo che dobbiamo ricordarci che siamo in costante cambiamento e bisogna essere consapevoli di questo. La passione e l’amore si rinnovano nella costante evoluzione. Le passioni si rafforzano nel viverle continuamente e in modo diverso senza averne paura. Non bisogna essere pigri di questo, non bisogna sottovalutarle nella vita, perché sono forse la parte più grande del nostro motore che ci fa camminare, fare, creare. Ci dobbiamo ricordare che il sangue scorre nelle nostre vene. Amare le proprie passioni? Vivere con amore? Vivere l’amore? Bò non so! Ma bisogna credere nelle proprie scelte con tutto quello che comporterà.

A quali progetti stai lavorando oggi?
In questo periodo sto mettendo su carta tutte le idee che ho, per capire su quale mi devo mettere seriamente a lavorare. Vorrei parlare degli incendi nelle foreste Indonesiane provocati per creare piantagioni di palme e ricavarne poi l’olio di palma. Sto lavorando alla sceneggiatura di una storia di un anziano attore che per ragioni economiche è costretto a fare una tournee in Cina, e li ritroverà nuovi stimoli, emozioni e forse un amore. Per divertimento sto facendo una web-serie sui Tarocchi...

C’è un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?
Sarei così contento se avessi solo un sogno nel cassetto! Ma sono tanti.

Un grande, grande in bocca al lupo a questo artista straordinario!




Giulia Mastrantoni
Da quattro anni collaboro all’inserto Scuola del Messaggero Veneto, scrivo per il mash up online SugarPulp e per la rivista dell’Università di Trieste Sconfinare.
Dopo aver trascorso un periodo in Inghilterra, ho iniziato un periodo di studi in Canada, ma, dovunque sia, scrivo.
Misteri di una notte d’estate, edito da Edizioni Montag, è la mia prima antologia di racconti.
One Little Girl – From Italy to Canada, eBook selfpublished.



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