Gli scrittori della porta accanto

Babbo Natale e il comitato, un racconto di Giulia Mastrantoni

Era una notte buia e tempestosa e Babbo Natale si era scolato una birretta di troppo. 

Ma cosa poteva farci, lui? Con il caldo che c’era in quella stanza, con tutto il tempo che ci aveva trascorso dentro, con il comitato che giocava a ping pong con la sua pazienza, eh! Vorrei ben vedere se una birretta extra non ci stava.
Guardò il camino: acceso. Ma come era venuto in mente alla Befana di accenderlo? Si tolse il berretto rosso e fissò ancora una volta la tavola rotonda davanti a lui, certo che l’ossigeno nella stanza stava diventando merce sempre più rara. Fuori nevicava, ma dentro vigeva la politica “o caldo hawaiano o te la vedi tu con la Signora Befana”, era così che gli avevano risposto gli elfi quel pomeriggio.
«Io mi oppongo! - echeggiò la voce di George Orwell - L’anno scorso sono stati regalati più romanzi tuoi che nostri messi insieme!»
«E se sono richiesto è un problema mio? Ah, bella. Potevi scrivere meglio quando eri in vita. È il pubblico che decide di chi uccidere la memoria, a noi sta attenerci alle sue decisioni.»
La risposta di Agatha era in perfetto stile da Regina del Giallo. Mentre sferruzzava allegramente, il volto di George si fece paonazzo.
«I miei lettori sono più...»
«Signori, vi prego! Qui abbiamo perso di vista il punto della situazione.»
Alessandro aveva interrotto la sfuriata di George.
«D’altro canto, dall’alto delle mie vendite per gli inizi dell’anno scolastico, io di certo non ho bisogno degli introiti dello shopping natalizio.»

«Promessi Sposi della malora! Lo sanno tutti prima ancora di comprarlo come va a finire! È irrealistico! Ecco cos’è! E il dolore? E la sofferenza? La vita, la vita vera, dov’è?»

«Mio caro Giacomo, ti prego di credermi se ti dico che la vita può essere fonte di grandi gioie.»
Ogni anno era così. Il comitato si riuniva e decideva quali romanzi sarebbero stati regalati, a chi, quante copie di quali classici sarebbero state impacchettate e posizionate sotto gli alberi del mondo. E ogni anno la situazione degenerava.
«Ah! Se il buon gusto dipendesse da voi, non v’è dubbio alcuno che il globo ne sarebbe del tutto privo. Come potete non cogliere la grazia che si cela dietro una storia d’amore?»
«Ma la colgo, Jane! La colgo.»
«Signorina Austin, grazie. E allora, signor Leopardi, come può non premiare la nobiltà di tale sentimento regalando un lieto fine alla vicenda?»
«Lasciate ogni speranza, voi che vi opponete. L’inarrestabilità delle mie vendite troneggia. Voi siete persi per la selva oscura della venalità, ma io, io ho toccato i cuori e le anime del mio popolo. E così sono ricompensato.»


Babbo Natale pensò che Dante non avesse proprio imparato a tenere a freno la lingua. 

Chi avrebbe arrestato quel festino di invettive in piena, ora? Di certo non lui. Ne aveva avuto abbastanza! Quest’anno avrebbe deciso in prima persona e senza dire niente a nessuno! Quest’anno, in barba al comitato, non ci sarebbero stati né istogrammi dei regali letterari, né elfi statisti a fare i bilanci. Col cavolo che era disposto a ripetere quella solfa ogni anno! Quest’anno, pensò, il potere è mio e mio soltanto, agirò nell’ombra.
Prese la sua birretta, ormai un po’ troppo calda, e uscì dalla stanza. Nessuno ci fece caso, presi com’erano a strangolare [o assistere allo strangolamento de] i due pacieri, il Ferroni e il Petronio. Che continuassero pure, lui avrebbe fatto di testa sua.
Si diresse verso la centrale di produzione usando il corridoio principale, perché la pancetta gli impediva già da un po’ di sfruttare i tunnel segreti del palazzo. Si sedette nel suo studio e aprì Google. Era pronto a prendersi la sua rivincita.
Tre ore dopo, andò verso la scrivania dell’elfo amministratore, piazzò il suo ordine, si godette l’espressione di shock sul volto del suo piccolo aiutante e se ne andò verso la cucina. Ormai era fatta, tornare indietro non era più possibile.
Quando il comitato inviò il Papiro Decisionale con le percentuali stabilite e i titoli scelti a Babbo Natale, lui finse la più profonda gioia e lo cestinò non appena il corriere fu uscito dalla stanza. Quel Natale sarebbe stato il primo di una nuova era.

E quel Natale, infatti, le famiglie di tutto il mondo ricevettero copie e copie di romanzi di autori emergenti. 

Ce n’erano di ogni sorta: gialli, romance, thriller, narrativa generale. Non erano perfetti, perché si sa che gli emergenti hanno mille difficoltà, prima tra tutte quella di ricevere un buon editing, poi quella di vendere, infine quella di “emergere”. E anche quella di farsi offrire un contratto editoriale non è che sia da poco... Però furono apprezzati, perché la passione e il coraggio di quegli autori trasparivano dalle pagine che avevano scritto.
A Natale regala un emergente! 

PS: Natale non vuol dire fare regali, né tanto meno regali costosi. Natale significa ricordare a se stessi e agli altri che, anche se la vita può essere tosta, è un’avventura meravigliosa che vale la pena vivere appieno. Perché ci sono persone che ci vogliono bene e a cui vogliamo bene, con cui trascorrere del tempo e questo vale più di qualsiasi altra cosa. A Natale, regala affetto e incartalo in un abbraccio. 


Giulia Mastrantoni
Da quattro anni collaboro all’inserto Scuola del Messaggero Veneto, scrivo per il mash up online SugarPulp e per la rivista dell’Università di Trieste Sconfinare.
Dopo aver trascorso un periodo in Inghilterra, ho iniziato un periodo di studi in Canada, ma, dovunque sia, scrivo.
Misteri di una notte d’estate, edito da Edizioni Montag, è la mia prima antologia di racconti.


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