Gli scrittori della porta accanto

[La ricompensa è il viaggio] L'editoriale di Tiziana Viganò: ritrovare l'essenza, la lezione che ci viene dal mondo


Un capitolo del mio prossimo libro “Viaggi tra nuvole e terra” riflette su alcuni aspetti della Repubblica Dominicana, un paese di sogno solo in apparenza, che alterna fantastica bellezza a oscena bruttezza, in una diseguaglianza sociale che fa paura, dove la democrazia è un’ipotesi. Il contrasto con l’Italia è così stridente....

Essenza
“Ma gli africani andranno verso l’Occidente?
Diventeranno scomposti, pedagogici, romantici, depressivi, maniaci del tutto sotto controllo?
Crederanno nella privacy, nelle vacanze, nei progetti,
nella testa proiettata verso l’avvenire e mai nel presente.
Si vergogneranno della deperibilità dei corpi, del vecchiume, degli scarti,
del rimediato, dell’aggiustato? Bandiranno il disordine naturale delle cose,
il contatto non legalizzato dei corpi, le mescolanze del nuovo e del vecchio, del fresco e del putrido?”
(Gianni Celati)

La penna acuta dello scrittore fa una riflessione che calza a pennello anche al modo di pensare di questo paese che solo geograficamente fa parte dell’America, ma che è assolutamente una costola dell’Africa trapiantata oltreoceano, con la violenza inaudita della tratta degli schiavi.
Il nostro concetto di felicità non collima con quello della maggior parte del mondo e come a noi sembra incomprensibile il loro modo di vivere e di concepire la vita, così a loro sembriamo tutti un po’ folli.
Vivere il presente però, anche se rende meno angosciati sulle cose che vanno oltre la sopravvivenza e la sicurezza della vita materiale, diventa un limite grande quando rende la vita così precaria e instabile che basta un niente per distruggere in un giorno tutto quello che si è guadagnato in mesi o in una vita – un’inezia.
Un lavoro precario che dura un giorno o una settimana e poi va cambiato, pagato in nero per una cifra ridicola, non permette di risparmiare nulla per i giorni peggiori e quando viene a mancare, o quando capita un evento naturale, una malattia, un problema qualsiasi tutta una vita si mette in pericolo, perché è solo un castello di carte.
Dove lo Stato non si fa carico della salute di chi è irregolare, anche di chi in teoria sarebbe cittadino ma non ha soldi, basta dover pagare le cure mediche e i farmaci per qualche giorno per dilapidare le risorse, dover vendere tutto il nulla che si possiede, saltare i pasti fino a quando non si è di nuovo in grado di lavorare; significa andare a vivere in una baracca o dormire per terra, non poter dar da mangiare ai figli o non provvedere al futuro di un genitore anziano che non è più in grado di provvedere a sé...una vita sempre sospesa sul baratro.

“Un giorno ridi, un giorno piangi, la vita è così”. Così si arriva all’essenza delle cose, dove ogni cosa è quello che è, si capisce il confine tra necessario e superfluo, si è felici di niente, anche solo della sopravvivenza, si impara ad aspettare tempi lunghissimi, ci si adatta a tutto, ci si rassegna all’inevitabile, alla Natura, al Destino: piedi ben ancorati alla Terra, desideri ridotti all’essenziale, una serenità che non è distacco, ma legame con la realtà... e anche negazione.
Il bisogno di vivere regge e sostiene un’esistenza così difficile: sogni progetti aspirazioni si scontrano con una realtà, con una Natura, che qui più che mai sembra “matrigna”, mascherata com’è dietro gli idilliaci aspetti che noi di questo “altro mondo” sempre sogniamo.

Indagare questo mondo, capirlo con empatia, serve anche a noi a connetterci con l’essenza. Abbiamo perduto il senso di quello che è davvero necessario e quello che è superfluo. Il nostro mondo complesso ci dà tantissimo, comodità, bellezza, ordine, sicurezza: se il lavoro negli ultimi anni di crisi è mancato a tanti, in Italia nessuno ha fame, ci sono ammortizzatori sociali che ci tutelano, la salute è garantita per tutti ad alto livello, i senzatetto sono pochissimi, ci sono centri di accoglienza e mense dei poveri, perfino i migranti e i profughi sono accolti con decenza.
Il nostro mondo non è perfetto, ma può essere sempre migliorato perché la democrazia e la libertà ci garantiscono e ci proteggono. Eppure ci manca la felicità, non siamo mai soddisfatti, siamo sempre alla ricerca di qualcosa che non sarà mai come lo vogliamo, ci lamentiamo di tutto, vorremmo fuggire non si sa dove.
La lezione che ci viene dal mondo di chi ha niente è proprio quella di accorgerci dell’essenza e dell’essenziale, di spogliarci di molte cose che sono come uno zaino pesantissimo che ci portiamo dietro senza avere la consapevolezza di poterle eliminare, di ritrovare il senso di ciò che è davvero importante nella vita, da conservare e difendere e quello di cui possiamo liberarci per vivere meglio.
Ritrovare l’essenza.



di Tiziana Viganò
Le idee migliori per scrivere, gli incipit e i finali si insinuano nella mia mente in quell’ora del mattino che precede di poco il risveglio, come nella nebbia, mentre sono ben sveglia quando in cucina mi diverto a inventare ai fornelli e sperimentare intrugli con erbe e spezie. Viaggiare è la mia passione e il mondo delle donne sta al centro dei miei interessi di scrittrice.
Come le donne, Editrice Monti.
Milano in 100 parole, Giulio Perrone Editore.



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