Gli scrittori della porta accanto

Gino Pitaro presenta: Benzine

Gino Pitaro presenta: Benzine

Presentazione Libri Intervista a cura di Elena Genero Santoro. Gino Pitaro presenta il suo nuovo romanzo Benzine (Edizioni Ensemble). Stile ironico, a volte demenziale, una realtà multirazziale e bizzarra, tra episodi eccentrici, rapporti conflittuali e amore romantico.



Benzine

di Gino Pitaro
Edizioni Ensemble
Narrativa
ISBN 9788868810948
ebook 4,99€
cartaceo 12,00€

Sinossi 

Luigi ha trent’anni e vive nella periferia nord-est di Roma, simbolico e pasoliniano luogo di ibride esistenze. Studente universitario, si divide tra l’impegno sociale, lavori saltuari e amicizie. Antonio, Verena e Natalia costituiscono il gruppo eterogeneo con cui Luigi vive singolari avventure, finché un avvenimento importante cambierà l’esistenza di tutti. Lo stile è ironico, a volte demenziale; esso avvolge la realtà multirazziale e bizzarra sia del quartiere in cui l’io narrante vive, sia del contesto universitario col quale egli viene a contatto durante l’occupazione della Facoltà. Tra episodi eccentrici e rapporti conflittuali, l’ideale romantico dell’esistenza per Luigi rimane intatto.


L'autore racconta



Raccontaci qualcosa di te: un redattore, un articolista free-lance, uno scrittore. Chi è Gino Pitaro nella vita di tutti i giorni?

Gino Pitaro è una persona che ha percorso sentieri che non credeva di intraprendere e ha scoperto cose, luoghi e persone che non avrebbe mai pensato. Facce, circostanze e situazioni continuamente differenti, foriere di sorprese. Ciò mi ha sempre proiettato in un'eterogeneità di esperienze, anche lavorative. Non è mai stata una cosa cercata, voluta. Anche i miei desideri e aspettative hanno cambiato pelle con il tempo. No, non diversi, si sono semplicemente trasformati.
Accade di volere e cercare cose differenti non solo a seconda dell'età, ma anche a causa di ciò che ci accade attorno, che orienta il nostro modo di esistere. Si dice che la vita di chi scrive debba essere così. Comunque varietà non significa incoerenza, più vado avanti più scopro che ogni esperienza da me vissuta è funzionale, mi ritorna sempre più utile.

Benzine non è il primo romanzo che pubblichi, vero? Puoi fare un cenno alle tue precedenti pubblicazioni?

Il mio primo romanzo si intitola 'I giorni dei giovani leoni', uscito per l'Arduino Sacco Editore nel 2011. Un'esperienza soddisfacente e particolarmente pionieristica. Rammento tra le tante cose che una volta tutti gli autori della casa editrice andammo in autobus a Potenza, dove lungo le vie del centro della città l'editore aveva fatto montare dei gazebo, uno per ciascun autore! Noi scrittori quindi improvvisavamo letture in strada e ci proponevamo come 'ambulanti' della letteratura. Successivamente ho pubblicato 'Babelfish – racconti dall'Era dell'Acquario' per la Ensemble nel 2013, una raccolta di racconti particolarmente fortunata, vincitrice di diversi premi letterari e ristampata più volte. Ora è la volta di 'Benzine', il mio nuovo romanzo. E un altro comincia già a frullarmi in testa.

Veniamo al libro, Benzine, Edizioni Ensemble. Com’è nata l’idea?

In realtà non ho fatto altro che pescare in una realtà che conosco bene, volevo un po' parlare della straordinarietà della periferia romana, intesserla con un giallo. Certe storie o situazioni sono nell'aria, ti vengono a trovare non appena apri la finestra, come aria fresca.

Ci racconti di che cosa parla? Lo stile a volte è ironico, a volte è demenziale. A quale genere appartiene?

Il romanzo 'Benzine' narra delle avventure di Luigi, studente-lavoratore che abita a ridosso di Roma, quella periferia ibrida in tutti i sensi, nonché le vicende che accompagnano la sua comitiva, fino a quando non accade un avvenimento eccezionale, che sarà dirompente, come una di quelle palle da biliardo di certe sale giochi che abbondano ancora in provincia: il colpo di carambola che rompe la precisa composizione a triangolo delle altre sfere, che nel caso specifico è ordinata tanto per dire. E' il colpo secco che tramuta l'ordinaria eccezionalità della vita degli altri in un'eccezione ordinaria. Il genere è quello della narrativa contemporanea venata di umorismo, che poi sfocia in un mistero.
La periferia di Roma e la sua provincia adiacente sono luoghi particolari. Si pensi a zone come Ostia: sono periferia e al contempo centro, essendo luoghi che vivono una centralità nella vita e nell'economia della capitale, pure in senso culturale e turistico, ma al contempo segnati da situazioni dove per certi versi si è fuori dal mondo, per esempio relativamente agli incredibili disagi della metro Roma-Lido, a quartieri nati sulle ceneri di vecchie baraccopoli, che hanno determinato dinamiche sociali particolari. Nella periferia la casa popolare sta a fianco della villa del manager, perché allo stesso prezzo il benestante ai Parioli compra un buco, mentre in periferia ha una reggia. Io amo Roma, è un grande cantiere di umanità, un calderone con delle enormi potenzialità, ma anche un cilindro di un mago-oracolo dal quale può uscire di tutto. Roma è bella e pericolosa, non nel senso che sia una città dove sia sconsigliabile uscire di casa - non è una città particolarmente insicura -, ma nel senso che è una metropoli ricca di meandri, sconosciuti spesso agli stessi residenti.

Il protagonista è uno studente universitario con i suoi amici. Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare? Un pubblico giovane o non solo?

Non solo particolarmente giovane, dato che per mia stretta conoscenza il mondo dei borsisti, assegnisti e ricercatori dell'università è fatto anche da quarantenni. Ritengo che il romanzo si rivolga a chi vive determinate condizioni abbastanza trasversali, che una volta erano ritenute tipicamente giovanili. Il romanzo si rivolge anche a un pubblico di età più matura, perché è un romanzo che va sul sociale, di varia umanità.

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?

In effetti io scrivo sempre di ciò che conosco. Volutamente ho voluto dare la sensazione con 'Benzine' di un romanzo meno mediato. La verità della vita e dei sentimenti è sempre un motore importante.

Per scrivere Benzine hai dovuto svolgere delle ricerche?

Ho dovuto lavorare di riduzione, essendomi imposto di scrivere un romanzo di centocinquanta pagine. Nelle zone dove abito io se uno vuole scrivere un romanzo è sufficiente che vada in giro con una moleskine o un taccuino. Poche settimane fa a Ponte di Nona ho incontrato un tizio, impiegato al ministero, che abita in una villetta bifamiliare di quelle zona, dove utilizzano dei pozzi per l'approvvigionamento idrico. Essendoci qualche carenza nell'erogazione del servizio, lui ogni sera esce con un secchio pieno d'acqua e lo svuota in un terreno adiacente, perché sostiene che l'acqua chiami l'acqua. “Se te ce butti l'acqua, vedi che l'acqua s'innamora e viè pure da 'ste parti”, mi dice. Ci crede davvero, e mentre aspetto l'autobus onestamente penso che chissà, magari ha pure ragione.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo

Credo sia fuorviante per chi scrive cercare un messaggio, perché i messaggi possono essere molteplici, e in letteratura è meglio se non sono esplicitamente ricercati, se vengono a galla da soli. Sicuramente 'Benzine' lancia i suoi strali. Mi piace quando un libro percorre la testa dei lettori, scava rivoli e considerazioni diverse, come un corso d'acqua, come l'Aniene che si snoda nobile, elegante e armonioso. A Roma e provincia l'Aniene è un fiume curioso, perché lo vedi dove non te lo aspetti. Se non ci fossero le rilevazioni topografiche nessuno avrebbe neppure una vaga idea di quale percorso fa il principale affluente del Tevere, però invece l'Aniene una sua idea precisa ce l'ha, percorre un alveo rigoroso, antico, carico di storia, non casuale, e a un certo punto te lo ritrovi lì, che si tuffa nel biondo Tevere. Il mio 'Benzine' è come l'Aniene.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?

Amiamo la democrazia, ogni decisione la prendiamo insieme. Voto a scrutinio palese, perché in queste cose ci piace giocare a carte scoperte.

Grazie per essere stato con noi, Gino Pitaro. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.




Elena Genero Santoro


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