Gli scrittori della porta accanto

Anteprima: Clara Cerri racconta "Lettere fra l'erba" nell'intervista di Elena G. Santoro

LETTERE FRA L'ERBA 
di Clara Cerri
Lettere Animate
Romanzo
ASIN B01A7XU6A8
ebook 1,99€ | Acquista 


Isabella è tornata a casa dal collegio e cerca di ritrovare la normalità con suo padre, la scuola, la sua passione per il teatro. Conoscere gli amici di sua madre, morta quando aveva pochi mesi, risveglia la sua curiosità verso di lei. Con fatica ricostruisce il suo vero volto dai loro racconti, dalle lettere di un'amica lontana, dallo stesso bisogno di amore e di bellezza che sente crescere dentro di sé. Ma dovrà farsi strada tra i rimorsi e i silenzi di suo padre e di tutti quelli che la circondano, attraverso momenti di rabbia e di sconforto, per trovare la sua verità su sua madre e sulla storia d'amore che ne ha segnato la vita, una storia iniziata nel 1990 con l'occupazione dell'università e col tentativo di suicidio di un amico pieno di talento ma fragile, che rimarrà ossessionato da lei e le starà accanto quando sarà lei a vedersi cadere il mondo addosso.




Raccontaci qualcosa di te: chi è Clara Cerri nella vita di tutti i giorni?
Difficile da dire. Una persona ancora divisa tra ambizioni e affetti, nonostante le "mazzate" prese dalle une e dagli altri. I sogni che ho inseguito mi hanno aiutato a vivere per anni e mi hanno permesso – e mi permettono tuttora – di sentire meno la fatica di certi momenti. Quindi tutto sommato debbo essere grata ai miei sogni, anche se molte promesse che mi hanno fatto non sono state mantenute.

Questo non è il primo romanzo che pubblichi. Ci fai un accenno alle tue pubblicazioni precedenti?
Nel 2014 ho pubblicato un altro libro con Lettere animate, "Dodici posti dove non volevo andare", una raccolta di racconti ispirata alle vicende della mia famiglia, rivisitate con molta fantasia.

Veniamo al libro, “Lettere fra l’erba”, edito da Lettere Animate. Com’è nata l’idea?
I personaggi di questo romanzo sono stati "travasati" da un romanzo iniziato da ragazza e mai terminato, di genere molto diverso (oggi lo chiameremmo un distopico). A un certo punto della mia vita ho voluto riprenderli e usarli in una storia più realistica. Questo romanzo è stato terminato molto prima del precedente, ma è stato rivisto e riscritto molte volte.

Ci racconti di che cosa parla? A quale genere appartiene?
Le storie di questo romanzo sono due: una si svolge al presente ed è la storia di Isabella, una ragazza orfana di madre che durante l'adolescenza comincia a porsi delle domande, e una si svolge al passato, la storia di sua madre Ilaria, da quando partecipava al movimento degli studenti universitari nel 1990 all'incidente che pone fine alla sua vita. Quella di Ilaria è la storia di una donna che ha un'idea altissima dell'amore e dell'amicizia e che però è destinata a rimanere delusa, attraverso amori e tradimenti. Ma la sua non è una storia di sconfitta, come tutti gli amici pensano. Così come la storia di Antonio, il protagonista maschile, che compare sia nel passato che nel presente, non è solo una storia di errori e di rimorsi. Quanto al genere, il centro della vicenda è una storia d'amore molto passionale, a tratti cruda, ma mi è difficile far rientrare questo romanzo sia nel genere rosa che in quello erotico. I miei protagonisti sono un clown e una moglie tradita, sono assai poco idealizzati e non si prendono molto sul serio.

Una ragazza cerca di costruirsi un’immagine della madre morta quando lei era in fasce. Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Ho cominciato a scrivere questo romanzo quando avevo l'età dei protagonisti nel passato, con tutte le speranze e le passioni di allora, e l'ho pubblicato quando ho raggiunto l'età dei protagonisti nel presente. In questa storia ho riversato l'energia della giovinezza, quando il desiderio ti manda in fiamme e non ti lascia dormire, quando hai un grande bisogno di lottare per i tuoi sogni e le tue ambizioni. Anche Isabella, la protagonista adolescente, è molto energica nei suoi desideri: sta cercando di recuperare una parte della sua identità, e anche se scoprire la verità su sua madre le farà male, continuerà a chiedere e a cercare, a non "accontentarsi delle solite risposte". Diciamo che cerco lettori disposti a farsi scuotere da una storia, a farsi coinvolgere. E anche a farsi qualche risata, di tanto in tanto.

Nel tuo libro “Dodici posti dove non volevo andare” ti sei messa a nudo almeno per certi aspetti della tua vita. Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?Indubbiamente la storia è stata molto influenzata dalla fine del mio primo matrimonio e da tutto il percorso interiore che ho dovuto affrontare per riprendermi. Una tappa fondamentale di quel percorso è stata la scoperta di una sessualità più libera, meno legata alle dinamiche degli innamoramenti e dei rapporti impegnativi: quando ti sei sentita trascurata e svalutata come donna hai bisogno di una svolta netta rispetto ai comportamenti e ai valori secondo i quali sei vissuta fino a quel momento. Ma, detto questo, io non sono Ilaria (per fortuna) e Antonio è stato sempre e solo un personaggio.

La storia è cavallo tra il presente e il passato, con radici nei decenni scorsi. Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
Gli anni '90 li ho vissuti in prima persona e non ho avuto bisogno di ricerche. Sono stata nel movimento della Pantera, ci ho creduto, e anche se non mi sono fatta coinvolgere così intensamente come il mio protagonista la fine di quell'esperienza è stata un momento molto duro per me. Ho usato le mie vecchie agendine per controllare delle date, quello sì.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Woody Allen diceva: "Se volete comunicare un messaggio mandate un telegramma, non girate un film". Lo stesso vale per i romanzi. Diciamo che nel mio ci sono delle costanti: una è l'amicizia, la disponibilità gli uni verso gli altri nonostante il tempo che passa; l'altra è che le persone (soprattutto gli uomini) non cambiano solo perché noi lo vogliamo o perché li amiamo. Ci sono persone incapaci di amare nel modo giusto, o almeno, incapaci in quel momento in cui le incontri. E insistere è inutile, rovinoso.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Nel romanzo c'è un finale e c'è un epilogo. Il finale è ottimista: fa pensare che i legami del passato possono tornare a funzionare, in qualche modo, che le cose perdute si possano recuperare. L'epilogo toglie qualche illusione e fa capire che questa riconciliazione non sarà facile. Diciamo che il finale è dedicato ad Antonio, e l'epilogo a Isabella, che è migliore di sua madre e dei personaggi adulti che le hanno modellato il destino.

Grazie per essere stata con noi, Clara. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.


Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.



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