Gli scrittori della porta accanto

Le recensioni di Ilaria Biondi: "Jane Austen: i luoghi e gli amici" di Constance Hill


Ebbene sì, lo confesso: fin dalla prima lettura di Ragione e Sentimento sono stata soggiogata dal fascino segreto della scrittura di Jane Austen e negli anni ho accumulato nella mia libreria tanti e diversi testi che esplorano il suo universo. Dagli acuti ed esaustivi studi accademici, alle biografie, ai più o meno discutibili sequels, a testi che indagano il milieu storico e sociale nel quale l’autrice ha vissuto e ambientato i suoi romanzi (possiedo ad esempio un grazioso e lezioso Fashion in the time of Jane Austen e il delizioso The Jane Austen Handbook, un manualetto di bon ton dalla copertina azzurro polvere per damigelle della società vittoriana) o che approfondiscono tematiche specifiche ispirate al suo vissuto o alle sue storie (come l’amore per il giardino e per la cucina). Credo di poter dire a buon diritto di far parte di quella schiera di ammiratori e appassionati che va sotto il nome di Janeites, termine coniato nel 1894 dallo studioso George Saintsbury per indicare quell’ondata di personal affection scatenata dalla pubblicazione della prima vera biografia, A Memoir of Jane Austen, a cura del nipote James Edward Austen – Leigh, fenomeno da allora mai arrestatosi e anzi accresciutosi negli anni.
Sui miei scaffali non poteva pertanto mancare la biografia, in forma di diario di viaggio, che la scrittrice Constance Hill pubblica nel 1902, con il corredo delle illustrazioni di Ellen Hill. Questa “biografia itinerante” nasce da un pellegrinaggio a calesse che le due sorelle compiono in Austenland (termine creato dalla stessa Constance Hill), quel mondo austeniano che misteriosamente coniuga elementi fisici e geografici concreti (l’Inghilterra nella quale l’autrice ha vissuto), con elementi letterari (l’Inghilterra dei suoi romanzi e dei suoi personaggi) ed elementi emozionali (le riflessioni e i moti d’animo che la lettura dei romanzi di Miss Austen ingenerano nel lettore).
A voler essere onesti, annovero fra i miei volumi anche l’ottimo Jane Austen’s England, di Maggie Lane, studio incisivo e penetrante che ricostruisce con straordinaria perizia lo scenario sul quale si stagliano i romanzi austeniani. Per quanto illuminante e avvincente, esso risulta tuttavia meno coinvolgente delle pagine redatte da Constance Hill, che hanno il sapore ineguagliabile della scrittura diaristica, impregnata di appassionata devozione (benché la dimensione sentimentale non infici in nulla il solido apparato biografico di cui Constance Hill si avvale, con grande onestà intellettuale).

Nell’attesa di compiere il mio personale “pellegrinaggio” nell’Inghilterra di Zietta Jane, pur nella consapevolezza di quanto l’odierno paesaggio differisca da quello da lei descritto, amato, vissuto e immortalato, ripercorro curiosa le sue tracce salendo sulla vettura d’antan insieme alle sorelle Hill, catturata dalla loro ammirazione di lettrici e dalla maestria ricostruttiva delle loro pagine, che in non pochi casi costituiscono l’unica testimonianza di luoghi e spazi non più esistenti.
Constance ed Ellen Hill ci conducono nell’anima del mondo di Miss Austen, calpestando le sue strade e i suoi sentieri, respirando l’aria mossa dagli stessi alberi secolari, immaginando interni di dimore e di locali pubblici carezzati dal suo sguardo acuto e rallegrati dalla sua ben nota verve.
La prima tappa obbligatoria è rappresentata dalla canonica di Steventon, che diede i natali all’autrice di Emma; il viaggio debutta con un moto di delusione, perché già ai primi del Novecento non ci sono più tracce di quell’edificio, se si fa eccezione per una pompa nel bel mezzo di un campo, unica reliquia alla quale Constance ed Ellen possono rivolgere la loro attenzione. Le sorelle tuttavia non si lasciano scoraggiare e con le lettere della Austen alla mano percorrono entusiaste il piccolo villaggio, ne interpellano gli abitanti e immaginano Jane e la sorella Cassandra mentre passeggiano nei pressi della chiesa e si divertono nella locale sala da ballo o alle rappresentazioni teatrali casalinghe. Attraverso gli occhi di Constance anche a noi sembra di vedere la loro vita scorrere serena fra le pareti della canonica e di “spiare” Jane mentre scrive assidua e concentrata nel camerino di Steventon.
Miss Austen amava profondamente la campagna e lo scenario naturale della cittadina natia era per lei fonte costante di gioia e delizia, per questo visse il distacco da quel luogo come uno strappo. Verso la fine del 1800 il reverendo George Austen decise infatti di lasciare la cura del beneficio di Steventon al figlio James per ritirarsi con la famiglia a Bath. Nonostante il profondo dolore, Jane accettò rassegnata la decisione paterna e con lo spirito positivo che la contraddistingueva imparò ben presto ad apprezzare il brusio operoso dell’elegante Bath.
Constance ed Ellen si spostano da Steventon a Bath, per rincorrere Miss Austen e i suoi personaggi. Percorrono il Paragon, una strada che all’epoca della Austen contava solo poche abitazioni, ammirano la maestosa facciata in pietra della locale Abbazia e rimpiangono che non esistano più le Lower Rooms (distrutte da un incendio nel 1820), la vasta e luminosa sala da ballo che veniva usata come passeggiata durante il giorno dagli abitanti e frequentatori di Bath e le cui maestose finestre dominavano l’Avon e le colline boscose. Riescono tuttavia a immaginare il brulichio di persone che percorreva quello spazio e i personaggi ispirati da quelle folle affaccendate, che trascorrevano il proprio  tempo dividendosi tra balli, concerti e spettacoli teatrali. All’epoca delle sorelle Hill esiste invece ancora canonica di Steventon, una dimora spaziosa e comoda dal mobilio impero che Constance ed Ellen perlustrano con devota curiosità, sbirciando e catturando con lo sguardo ogni angolo e dettaglio.
Le sorelle Hill, emulando gli spostamenti della famiglia Austen, dedicano qualche giorno del loro tempo anche alla cittadina di Lyme Regis, dove Jane, la sorella e i genitori trascorsero alcune settimane nell’autunno del 1804. Ritrovano il cottage bianco adagiato sul fianco di una collina dove gli Austen soggiornarono e attraverso una lettera di Jane rivivono in presa diretta le emozioni che ella provò nel guardare il panorama della baia, il mare, il porto, le scogliere a picco, il piccolo giardino a terrazza con i suoi fiori vivaci e l’imponente molo in pietra denominato Cobb.
Nel gennaio del 1850, poco dopo il ritorno della famiglia a Bath, morì il reverendo Austen e verso la fine di quell’anno la vedova e le figlie, che versavano in una condizione economica ben poco florida, si trasferirono a Southampton, dove condividevano la casa con il Capitano Francis Austen, la moglie e i loro bambini, che zia Jane riempiva di affetto e tenerezza, come traspare da numerose sue lettere. Le sorelle Hill, che “conoscono” la casa vecchia ma spaziosa e il suo giardino grazie al memoir del nipote di Miss Austen e alle missive della stessa, constatano non senza amarezza che nulla più esiste di ciò che era in Castle Square.
Per seguire le tracce di Miss Austen e della madre Constance ed Ellen ci conducono successivamente a Stoneleigh Abbey, tra Kenilworth e Leamington, zona lussureggiante della contea del Warwickshire dove le due donne passarono il mese di agosto del 1806 per fare visita a un parente, il reverendo Thomas Leigh di Adlestrop. All’epoca delle sorelle Hill l’Abbazia, che si erge sul fiume Avon e domina prati rigogliosi percorsi da cervi, è ancora un complesso maestoso, che conserva le vestigia di un passato regale.
Nel 1809 la famiglia Austen tornò di nuovo nel cuore dello Hampshire, lasciando Southampton per Chawton, potendo così riassaporare la quiete della campagna, con i suoi campi di luppolo e i suoi graziosi boschetti. Accompagniamo le sorelle Hill all’interno del cottage degli Austen e riviviamo con loro, attraverso le parole di Constance, le forti e intense vibrazioni che quei muri sembrano ancora sprigionare. Con passo riverente, Constance ed Ellen entrano nel salottino nel quale Jane Austen scriveva, sfiorano con la mano il suo scrittoio di mogano dove videro la luce Fanny Price, Emma Woodhouse e Anne Elliot, si siedono anche loro nel “sentiero fra gli arbusti” dove Jane e Cassandra trascorrevano i loro pomeriggi estivi, visitano la “stanza di quercia” dove la famiglia si radunava la sera. A Chawton furono composti Ragione e Sentimento (pubblicato a spese dell’autrice nel 1811) e Orgoglio e Pregiudizio, dato alle stampe nel 1813.
Il viaggio di scoperta delle sorelle Hill non trascura nemmeno Godmersham, la residenza dell’amato fratello Edward che Jane Austen considerava come la propria seconda casa e Londra, dove la scrittrice sostava alcuni giorni durante i suoi viaggi tra lo Hampshire e il Kent. Il percorso delle Hill all’interno della City privilegia vie e angoli menzionati nei romanzi, come Sackville Street e Conduit Street (citati in Ragione e Sentimento) e ricalca le orme della scrittrice, che frequentava volentieri i teatri, i negozi e i musei della capitale (Liverpool Museum e British Gallery).
L’emozionante ed emozionato itinerario di Constance ed Ellen si conclude non senza mestizia a Winchester, nel “lindo salottino con un bovindo” della casa di College Street dove Miss Austen visse le sue ultime settimane di vita, prima di spegnersi il 18 luglio 1817. Le sorelle ripongono taccuino, penna e matita e si congedano dalla loro autrice preferita, dopo averne ripercorso con affetto le tracce terrene e con la ferma intenzione di consegnare alla carta il loro racconto autobiografico, che vedrà la luce la prima volta nel 1902 per i tipi di John Lane con il titolo Jane Austen: Her Homes and Her Friends. Il volume viene proposto in traduzione italiana nel 2013 dall’editore Jo March, grazie alla collaborazione di nomi prestigiosi come Silvia Ogier, Mara Barbuni, Gabriella Parisi e Giuseppe Ierolli.

Il «pellegrinaggio sulle orme di uno scrittore molto amato potrebbe, ahimè, portare in molti casi a una triste disillusione, ma nulla del genere attende coloro che seguono i passi leggeri di Miss Austen. Più intima diventa la loro conoscenza del suo carattere e più è naturale che essi ammirino il suo spirito raro, e più completo diventi il loro piacere per il suo umorismo audace –  umorismo che rende incantevole tutto ciò che tocca ma che non degenera mai nella caricatura.»

Siete pronti anche voi a «rimettere indietro le lancette del tempo» per salire su un calesse vecchio stile ed entrare nel magico regno di Austenland?

Nel 1901, le sorelle Constance ed Ellen Hill infilarono in valigia taccuini e matite, noleggiarono un calesse vecchio stile e partirono alla ricerca di “Austenland”, come chiamarono, in modo bizzarro e ingegnoso, il mondo di Jane Austen – quel luogo fisico (l’Inghilterra della sua vita e dei suoi romanzi) ma anche letterario (il microcosmo delle persone della sua vita ma anche dei suoi personaggi) e soprattutto metafisico (la fonte dei sentimenti generati nei suoi lettori) sul quale regna incontrastato e sempre rigoglioso il suo genio creativo, da oltre duecento anni.
Il pellegrinaggio di due ‘Janeites’ della primissima ora, “due di noi”, alla scoperta delle tracce terrene della vita quotidiana della grande scrittrice, dà così vita a un’originale biografia sotto forma di diario di viaggio, in cui le impressioni personali ed entusiaste della biografa-ammiratrice di fronte ai luoghi austeniani convivono con le informazioni raccolte dal vivo lungo l’itinerario e con le stesse vibranti parole di Jane Austen, tratte dai romanzi e dalle lettere, ma anche dalle testimonianze dei suoi familiari, così come le ha raccolte il nipote James Edward Austen-Leigh nel prezioso Memoir, la prima biografia mai pubblicata. 

«Ora chiederemo ai nostri lettori, con l’immaginazione, di rimettere indietro le lancette del tempo a più di cento anni fa e di venire con noi alla presenza di Miss Austen»

di Constance Hill | Jo March | Giallo, Noir
EAN 9788890607646 | cartaceo 11,90€ Acquista


Ilaria Biondi
Laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna. Durante il Dottorato di Ricerca in Letterature Comparate vive per lunghi periodi in Francia. Si occupa di traduzione letteraria e critica della traduzione, di letteratura francese e belga (in lingua francese) e letteratura tedesca dell’Ottocento. È appassionata di letteratura fantastica , science-fiction, letteratura al femminile, di viaggio, per l’infanzia e poesia.
Raymond Radiguet. Giovinezza perduta, eterna giovinezza, Delta Editrice.


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