Gli scrittori della porta accanto

[Book to Movie] Tutti i personaggi di "Le dee del miele", il romanzo di Emma Fenu



"Le dee del miele" di Emma Fenu, Milena Edizioni, 2016.

La trama

Una saga familiare, ispirata alla realtà, che attraversa tutto il Novecento, in una Sardegna intrisa di mito e memoria.
Un universo parallelo di spiriti, fate e demoni in cui spetta al mondo muliebre vegliare sulla vita e sulla morte.
Quattro donne protagoniste: Caterina e Lisetta, fanciulle che diverranno consuocere; Marianna, figlia adottiva di Lisetta; Eva, figlia di Marianna.
Creature diverse fra loro, per ceto sociale e vissuto, ma legate dai fili del destino fino a divenire parte l’una dell’altra, tramite un cordone ombelicale di sangue, luna, farina, miele, mistero, esoterismo e agnizioni.
Eva, l’ultima nata, intenta a riannodare il filo rosso di mestruazioni, parti e aborti delle sue antenate fino a scoprire il vero segreto del “dono” di famiglia.

Una storia, dunque, di Donne.
Donne madri, forti come Dee,
capaci di rinascere dopo infinite eclissi.
Donne mamme, lune piene, dolci come miele.
Dee del miele.


I personaggi

Caterina, mamma di Luigi; è una madre di figli e di terra. Una donna che vive fra sangue, farina, fede e mistero, in un mondo dove vivi, anime e fate si incontrano.
Lisetta, mamma di Marianna; è una rosa dai petali strappati, che sparge il suo profumo e si protegge con le sue spine. Una donna che vive in una casa abitata da memorie d’amore e sospiri misteriosi.
Marianna, mamma di Eva; è una figlia-madre, creatura di luna e di amore. Una donna che vive fra odore di disinfettante, aroma di carta e inchiostro e effluvi di incenso.
Eva, figlia di Luigi e Marianna, nipote di Caterina e Lisetta; è l’ultima, destinata ad essere la prima, in quanto bambina-madre di fantasia. Una fanciulla che vive in un mondo di memoria e di racconto e che rende il passato promessa di futuro e riscatto.
Non ho voluto giocare a creare un cast d’eccezione: avrei voluto mostrare foto di famiglia, ma, non lo direste, mia mamma e mio papà sono molto riservati. Ho quindi pensato, più che a un film, ad un lungometraggio animato, scegliendo alcune illustrazioni della celebre Shawna Erback: sono tutte fanciulle apparentemente uguali, che sembrano ricalcare destini già noti solcati nella notte, eppur diverse. Come le mie protagoniste, che il proprio cielo lo hanno dipinto con l’oro del miele.

Dalla libreria al cinema

Fingiamo ora che un regista legga il romanzo e decida di farne un film. Quale cast sceglierebbe per interpretare la storia? Queste le illustrazioni che nell'immaginario dell'autore più corrispondono ai suoi personaggi...
I booktrailer degli scrittori della porta accanto


Caterina-Le-dee-del-miele

Caterina

Restata sola in casa con i figli più piccoli, Caterina ricordò il passato e vagheggiò l’avvenire, senza concedere al suo viso un sorriso o una lacrima.
Prese sonno all’imbrunire e creature fantastiche scesero dal soffitto per sfiorarle il viso con una carezza di vento delicato, adornandole il collo e i lobi delle orecchie con filigrana d’oro e scaldando le spalle con teli di stoffa finemente ricamata, come se fosse ancora una giovane sposa.
Avrebbero potuto essere lucciole, invece erano janas, le piccole fate sarde alate, dalla pelle di luna e dai capelli della notte, che abitavano piccole domus scavate nella roccia, dedicandosi alle arti femminili che tramandavano a poche umane, elette a custodi di un sapere millenario



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Lisetta

Fiera e altera, Lisetta “sa bella” percorreva la via stretta, fitta di casupole basse che si reggevano le une alle altre, come galline in un pollaio, che dalla villa conduceva alla Chiesa del paese, in stile seicentesco.
Eppure, lungo una decina di metri, all’epoca, nascevano amori e faide.
Una mattina Lisetta sentì un rumore di zoccoli di un cavallo dietro di sé: ma non fu la razionalità che la portò a voltarsi. Fu l’osmosi fra i battiti del suo cuore e quel suono ritmico, fra la sua pelle e lo sguardo di lui, che la ustionò trapassandone perfino la mussola della biancheria intima.
Il giorno stesso dell’incontro, le sue dita oltrepassarono le persiane socchiuse della camera di Lisetta, consegnando a lei stessa la prima di tante lettere d’amore vergate con una grafia maestosa e perfetta, ma priva di fronzoli.
Quelle dita erano maschera di tentacoli: la fanciulla non aveva avuto contatto che con la mera carta, eppure sentiva ardere la vampa della passione che dalle labbra si insinuava sino ai lobi delle orecchie e alla nuca, fino a scendere, impudica, lungo la curva dei seni e nell’incavo del basso ventre.



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Marianna

In quella vigilia di Natale, Marianna divenne mamma ed Eva divenne Madre, una simbiosi insolita, ma viscerale, che si creò in anni, non in istanti. Eppure tutto era già chiaro agli occhi del futuro: forse anche lui li ha color miele, per addolcire le pene del passato.
Quando la neo mamma osservava la bambina, le pareva, dato il suo incarnato da bambola di porcellana, che provenisse da epoche e tempi lontani, figlia della Luna, non del suo ventre.
Durante la gravidanza erano state “uno”, i dolci divorati dalla prima scatenavano un’irresistibile voglia di danza nell’altra, cullata da battiti e parole e destata da un tenero bussare sulle pareti che erano di una casa comune. Ora, invece, erano “due”, si amavano, ma avrebbero dovuto imparare a conoscersi, attimo dopo attimo, in un eterno dialogo d’anime.

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Eva

Eva non scendeva mai dall’altalena con lentezza, ma si precipitava a terra quando ancora il ritmo era impetuoso, come un uccellino a cui si fossero imbrattate di miele le piume durante il volo, causando una discesa in picchiata. La bambina sentiva troppo la fame della vita, perpetui morsi nello stomaco seguiti da acquolina in bocca, per soffermarsi su banali dolori. Bastava una compagna di classe o un vecchietto divenuto amico a cui correre incontro, per poi fondersi in un abbraccio; un bruco peloso e multicolore, che percorreva il perimetro di una foglia, da ammirare; lo strimpellio della chitarra di un artista di strada che invitava a ballare; un elastico per mutande che, teso fra due alberi, diventava un’olimpiade di salti verso il cielo: non c’era tempo. Neppure il tempo per aspettare che l’altalena rallentasse, poiché il mondo girava troppo veloce ed Eva non voleva farlo cadere.


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