Gli scrittori della porta accanto

[I luoghi dei libri] La ville corsaire di Saint-Malo, l’aspra dolce Bretagna di F.R.Chateaubriand


Piccola penisola affacciata sull’Atlantico, la Bretagna – per gli antichi Armorique, il paese che sta di fronte al mare – è una terra arcana, che rincorre le ultime orme del continente e carezza cedevole i fianchi profumati di notte della marea.
Fioriscono, lucide e maestose, camelie, mimose e ortensie, offrendo all’abbraccio bruciante del sole umido le loro gote di velluto variopinto.
Trema, tra i petali e il vento, la pioggia limpida, che ripara sogni e carezza illusioni. Improvvisa e audace, adesca promesse. Cade vicina, lenta e uguale. Sotto un cielo che mescola colori e polvere. Il grigio silente sprofonda nel viola ostinato. Nuvole mute spalancano la sera all’orizzonte latteo.
Soffia l’oceano il suo respiro fiero, snudando le chiome delle falesie e carezzando il ventre ruvido delle isole.
Pietre che si concedono all’immenso abbraccio dell’azzurro, ad evocare i misteri sacri di popoli audaci, a rimembrare in silenzio la voce remota, mai sopita, delle loro leggende e dei loro rituali: i megaliti di Carnac, Kerzhero e Lagat-Jar, per limitarci ai più conosciuti e spettacolari (ché la penisola è tutta punteggiata di dolmen e menhir, spesso isolati), eretti soprattutto nel litorale del Morbihan da un popolo costiero e marino che possedeva già un avanzato grado di civiltà, migliaia di anni prima dell’arrivo dei Celti.
Pietra rugosa dei castelli severamente maestosi, che celebrano un passato di altera indipendenza dalla corona reale di Francia. Pontivy, Combourg, Josselin, La Bretêche, Nantes, La Chapelle-Chaussée, Châteaugiron e Langeais, dove la Duchessa Anna di Bretagna si unisce in matrimonio con Carlo VIII il 6 dicembre 1491, diventando così Regina di Francia.
Terra segreta di bardi, cantori, trovieri e arpisti, i cui poemi tra il X e l’XI secolo sono conosciuti e apprezzati in tutta Europa. La ricerca del Sacro Graal attraversa i sentieri e le foreste della Bretagna, che conservano anche gli incantesimi di Mago Merlino e della fata Viviana.


In questa landa dal cuore antico, che conserva aspra e selvaggia la sua anima di vento e tempesta, nel silenzio sospeso di un guanciale di bruma, risuonano al crepuscolo le grida dei corsari e il sentore malinconico di una voce consegnata per sempre alla risacca solitaria e alla luce d’argento dei petali d’onda. Saint-Malo e François-René de Chateaubriand. La ville corsaire e il poeta romantico, che qui nasce il 4 settembre 1768.
Il cuore vecchio della città è custodito e protetto da una cinta muraria in granito che si estende per due chilometri, i remparts, eretta a partire dal XII secolo e restaurata nel corso del XVII secolo in seguito a un rovinoso incendio. Nella luce morbida del giorno lo sguardo insegue, da lassù, l’indaco dell’orizzonte, adagiato lento sul profilo frastagliato e selvaggio della Costa di Smeraldo. Al tramonto, lontano dai clamori del mondo, il cuore si sperde trasparente nel fondale ombroso e scivola sul mosaico di gocce e schiuma della solitaria marea, che nella baia di Saint-Malo raggiunge altezze tra le più importanti d’Europa. Città di coraggiosi uomini di mare ed esploratori (basti ricordare il corsaro Duguay-Trouin che conquista Rio de Janeiro nel 1711 e Cartier e Surcouf, che raggiungono le coste del Canada), conserva nelle sue pietre lo spirito del proprio passato. 
L’architettura severa e sobria, dall’eleganza senza fronzoli, narra sommessamente la storia di una città che ha sempre rifiutato strenuamente di farsi assogettare (nel 1590, per quattro anni, Saint-Malo si dichiara République Indépendante): il castello, la casa natale della Duchessa Anna, la casa di Jacques Cartier, l’Hôtel de Surcouf, la Malouinière de Château Doré, per limitarci a quelli più significativi.
Il Fort National, il Fort de la Conchée e il Fort du Petit Bé, tutti legati al nome di Vauban, vengono costruiti nel XVII secolo e fanno parte di un progetto di cintura difensiva per difendere la città dagli attacchi degli Inglesi e degli Olandesi. Si slanciano, nel loro orgoglio di pietra, nei frantumi di luce dell’estate, sfiorati nelle stagioni di nebbia dall’alito misterioso della notte e della luna. Fedeli e taciti custodi di memorie che sfidano lo scorrere impietoso del tempo.
Per chi, come me, si lascia trasportare dal velluto segreto della Poesia, Saint-Malo è anche, e soprattutto, la città di Chateaubriand, uno dei nomi più rappresentativi della letteratura francese e del movimento romantico in particolare.
Autore di opere memorabili come Atala, ou les aventures de deux sauvages dans le désert, René, ou les effets des passions e Le Génie du christianisme, Chateaubriand ha anche consegnato alla posterità un’autobiografia monumentale, le Mémoires d’Outre-Tombe (che è al contempo anche un affresco appassionato, lucido e approfondito del periodo storico da lui attraversato, quello che va dal 1789 al 1841) i cui primi libri raccontano e ricostruiscono la sua infanzia e adolescenza fra Saint-Malo, dove è nato, e Combourg, dove è cresciuto, in seno a una famiglia della piccola nobiltà bretone. In queste pagine che vibrano di ricordi, Chateubriand fruga nella propria anima e adagia sensazioni e riflessioni sulle ali della grande natura che lo circonda e con la quale intrattiene una comunione segreta. La sua stagione prediletta è l’autunno, quando mormorano le rose e il vento comincia a carezzare le prime foglie ingiallite. Il suo cuore si protende all’ascolto delle voci misteriose che si levano dalle paludi e dai boschi. I primissimi anni trascorsi in Bretagna lasciano un’impronta indelebile sulla sua anima inquieta, dipingendola con le tinte pallide eppur dense di quella tristezza mista a tedio, di quella malinconia sottile e persistente che ha fatto il suo tormento e la sua felicità. Il suo temperamento appassionato, la sua sensibilità ardente ed esaltata così come la sua vocazione poetica sono fortemente debitori di questi giovani anni vissuti in seno a un universo naturale selvatico e libero. Con Chateaubriand nasce il mito del Bretone malinconico, erede di popoli barbari che vivevano sulle sponde di un mare cupo, punteggiato di rocce e spuntoni, sferzato continuamente dalla tempesta e sovrastato da nuvole senza colore.

«La casa dove abitavano i miei genitori si trovava in una via stretta e buia di Saint-Malo, chiamata la rue des Juifs: la casa è stata trasformata in una locanda. La camera in cui mia madre partorì sovrasta un lato deserto dei muri della città e, attraverso le finestre della camera, si scorge un mare che si estende a perdita d’occhio, frangendosi sugli scogli. […] Ero quasi morto quando venni alla luce. Il mugghiare delle onde, destate da una burrasca che annunciava l’equinozio d’autunno, impediva di sentire le mie grida. […] Non c’è giorno in cui, pensando a ciò che sono stato, non riveda nel pensiero lo scoglio sul quale sono nato, la camera nella quale mia madre m’inflisse la vita, la tempesta il cui rumore cullò il mio primo sonno, il fratello sfortunato che mi trasmise un nome che ho sempre portato come una sciagura. Il Cielo sembrò radunare tutte queste circostanze per deporre nella mia culla un’immagine del mio destino.»

Alla sua morte, per sua volontà, la salma dello scrittore viene deposta sull’isolotto del Grand Bé, nei pressi di Saint-Malo, vicino ai bordi della falesia ed eternamente rivolto al mare e alla tempesta, che ha carezzato i suoi sogni e i suoi pensieri fin dai primi vagiti.
Ed è dalla sommità dei bastioni, nelle sere in cui il respiro delle nuvole e dell’acqua sembra unirsi in un canto di sposi divini, che i battiti del cuore inseguono stupiti il silenzio lunare della tomba solitaria, sulle note sospese di un buio perlato di mesta melodia …




Ilaria Biondi
Laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna. Durante il Dottorato di Ricerca in Letterature Comparate vive per lunghi periodi in Francia. Si occupa di traduzione letteraria e critica della traduzione, di letteratura francese e belga (in lingua francese) e letteratura tedesca dell’Ottocento. È appassionata di letteratura fantastica , science-fiction, letteratura al femminile, di viaggio, per l’infanzia e poesia.
Raymond Radiguet. Giovinezza perduta, eterna giovinezza, Delta Editrice.


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