Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Io ci sono. La mia storia di non amore." di Lucia Annibali e Giusi Fasano, recensione di Stefania Bergo

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Io ci sono. La mia storia di non amore. di Lucia Annibali e Giusi Fasano, Rizzoli, 2014. Uno sfregio come baluardo delle donne violate. Anche quelle che non hanno voce. Una storia come tante, un monito per riconoscere i campanelli d'allarme.


Il 16 aprile 2013, Lucia Annibali esce dal suo studio legale. È diretta alla lezione di hydrobike. Come un presagio avverte qualcosa di insolito, nota due uomini stranamente nei pressi della piscina. Un pensiero che subito distoglie, come sempre accade quando ci si sente quasi sciocchi a sospettare di tutto. Non è facile distinguere tra autentici campanelli d'allarme e infondato allarmismo. La maggior parte delle volte, è solo l'evolversi degli eventi che dà una risposta. A volte appena in tempo. A volte troppo tardi.
Quella sera Lucia rientra a casa senza aver infilato in una logica sequenza temporale troppi indizi disseminati negli ultimi mesi nella sua vita. Non riesce a completare in tempo il rebus e forse, anche se lo avesse fatto, le cose non sarebbero andate diversamente. Uno sconosciuto incappucciato l'attende all'interno del suo appartamento, come nella scena di una delle tante serie TV che lei adora guardare.
C'è il timer di una bomba che sta esaurendo i secondi, un treno che fra un attimo passerà sul ponte sbagliato, un assassino che sta per premere il grilletto. Qualunque cosa debba succedere, succederà adesso.
Ma nella vita vera, non c'è il tasto esc sul telecomando. E lui le getta sul viso un barattolo di acido, dal basso. La pelle si scioglie, si scioglie la sua anima. Ma la mente no, quella rimane vigile e attenta, quando fa subito il nome del suo ex alle prime persone che la soccorrono, gli infermieri del 118 e i vicini. Una lucidità e una forza d'animo che Lucia non perderà mai.

In questo libro si racconta la vita di Lucia Annibali a cavallo del terribile evento di quel 16 aprile. 

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Il suo coraggio, la determinazione, la forza dimostrata e le meravigliose persone che l'hanno aiutata a rimettersi in piedi. Si racconta la sua rinascita, come sia diventata un simbolo per tante donne, parimenti umiliate, ferite. 
Ma quello che dovrebbe far riflettere di più di questo libro, è il racconto della sua storia precedente, la sua storia di non amore. Una storia come tante. 
Lei, giovane avvocato, donna indipendente e piacente, solare. Lui, un collega, a volte arrogante, ma calamita per lei irresistibile. Una storia che però non decolla mai, che rimane nell'ombra, nell'anonimato di incontri appassionati in un appartamento, che non raggiunge mai l'intimità di una vita insieme. Lui ha sempre spiegazioni e motivazioni plausibili per non restare di notte o non impegnarsi. Una manciata di bugie che diviene valanga e travolge tutto nel raggio di chilometri. Soprattutto quando Lucia scopre la sua relazione con un'altra donna... quella ufficiale. Sì, si rende conto solo molto dopo di essere lei l'altra, l'amante
Inizia una rappresentazione teatrale destinata ad invertire presto i ruoli: all'inizio lei è ossessiva, lo segue di nascosto, con la complicità delle amiche lo controlla e finisce pure con l'incontrare la rivale, Ada, cui lui ha preventivamente fatto credere che Lucia sia solo una stolker. Quando, dopo l'ennesimo grappolo di palesi menzogne, Lucia si decide finalmente a chiudere con lui, i ruoli, prevedibilmente, si invertono. Quando lei smette di essere in balia del suo fascino, l'ossessione dell'uomo diventa un annaspare scoordinato, cercando appigli, tra lusinghe e bugie, tra vane promesse e patetiche scuse. E quando tutto si rivela inutile, allora entra in modalità vendetta. Un rifiuto, quel tipo di uomo, non lo potrà mai tollerare. 


La narrazione non è molto empatica, quasi una cronaca giornalistica del prima e dopo, ma è un monito per molte donne, per riconoscere  campanelli d'allarme. 

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E forse è così che doveva essere, perché lasciarsi troppo andare alle emozioni e scoprire ferite aperte magari non era l'intenzione dell'autrice. Questo libro è però un monito per molte donne
Sono rimasta un po' destabilizzata leggendo alcuni passaggi della storia tra Lucia e quello che ormai è solo lui, senza nome. Una donna intellettualmente brillante, non certo l'ultima arrivata. Eppure, in balia di un uomo, o meglio, di un maschio, perché essere Uomo è ben altro. Un maschio che infila un serie interminabile di bugie e giustificazioni, alla fine nemmeno più credibili. Ma efficaci, quanto basta per creare quell'inspiegabile dipendenza.
Mi sono rivista in alcune scene. Ecco perché questo libro mi ha destabilizzato. Ho provato rabbia per l'incapacità di Lucia di reagire a una storia palesemente a senso unico. Mi sono detta: ma come fa ad essersi innamorata di uno così? Ma non si accorge di quanto sia stronzo? Non capisce che di lei non gli interessa davvero, che è solo un gioco?
Eppure, anch'io ho amato un omuncolo così, fino ad umiliarmi.
«Dimmi la verità, vivi con Ada? Giuro che non mi arrabbio...», dice Lucia ad un certo punto. 
«Non importa se stai anche con lei, basta che resti con me, che non mi lasci sola...», ho detto io un tempo. 
E invece no, per Dio! Bisogna arrabbiarsi, bisogna pretendere di essere amate davvero, perché ognuna di noi lo merita! E meritiamo il meglio, non un compromesso a senso unico che ci svilisca come persone, prima ancora che come donne. Meritiamo un amore autentico, non un surrogato. La solitudine fa paura. Ma quello che davvero è doloroso, è la solitudine in coppia, o meglio, in un binomio di individui.
Può l'amore essere una sabbia mobile? Il mio lo era da un pezzo: più cercavo di venirne fuori più affondavo.

In questo caso, poi, l'aggravante è il tragico epilogo dell'agguato con l'acido, in altri casi si parla di femminicidio. 

Violenza gratuita che è solo la fase finale di un abuso iniziato molto prima, un abuso che tendiamo a non voler vedere, a nascondere pure a noi stesse, lasciandoci convincere che non meritiamo di meglio. I campanelli d'allarme sono molti: uno schiaffo, una risposta arrogante, un gesto di stizza o di gelosia immotivata, una bugia mirata a circuirci. Quasi sempre seguiti da scuse: le loro, puerili, le nostre, commoventi.
Dopo l'agguato, Lucia  Annibali ha dimostrato di avere una determinazione che non spiega come abbia potuto lasciarsi umiliare in passato. Ma noi donne siamo così, a volte. Siamo insicure. Eppure la forza che sappiamo trovare dentro di noi ha del divino, eroine mai riconosciute, rami che sembrano spezzarsi nel vento ma che, finita la tempesta, germogliano di nuovo.
Lucia è diventata un simbolo, è stata chiamata a parlare davanti a platee sempre più numerose, ha ricevuto riconoscimenti dallo stato. Ha affrontato un lungo calvario di interventi facciali, di rattoppo della propria vita fatta a brandelli nei tribunali, costretta ad ascoltare ancora le stesse bugie, portate questa volta come difesa. Ha rischiato di perdere la vista. Eppure, questa ricostruzione del corpo, è servita per ricostruire anche lei, la donna. Si è alzata fiera, sfoggiando il suo nuovo volto. Bella. Perché lo sfregio esterno non ha intaccato la linfa vitale. Semmai l'ha rinfrancata.
Io ringrazio il mio volto ferito che oggi mi dà la forza e la possibilità di condividere  con voi questi miei pensieri. Perchè il mio volto ferito mi ha insegnato ad avere fiducia in me stessa, mi ha fatto fare quel salto verso la donna che desideravo diventare.

Deturpare il viso di una donna significa colpirla in quello che si crede essere il suo unico modo di valere qualcosa: la bellezza. 

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Eppure, una donna, il suo universo lo porta dentro...
Ho fatto un'altra riflessione, leggendo questo libro, scritto a quattro mani con la brava giornalista del Corriere della Sera Giusi Fasano. Quante donne, in Italia e nel mondo, sono state vittima di violenza, sfregi nel corpo e nello spirito? Quante di loro hanno avuto la capacità o la possibilità di ricostruirsi? Sono fuori discussione la forza e la determinazione di Lucia, ammirabile il fatto che abbia voluto mostrarsi, esporsi, e raccontare la sua storia, la consapevolezza di essere una grande Donna. Ma io credo abbia anche avuto possibilità che molte altre donne, di equiparabile valore, non avranno mai. Perché altrove non c'è alcun capo dello stato che ti riconosca il Cavalierato al Merito, perché nessun tribunale ti difende e condanna i tuoi assalitori, perché nessuno investirebbe in assistenza sanitaria e tecnologia medica all'avanguardia nel tentativo di ridarti un volto e una dignità, perché non hai la possibilità di comprarti un costoso foulard di Hermès per sentirti ancora bella e ammirabile. Questo non toglie nulla a Lucia Annibali. Questo toglie al resto del mondo che altrove permette che questa violenza inaudita venga perpetrata ancora e ancora. La voce di Lucia è forte, le è stato riconosciuto il diritto di gridare. Ma giustizia sarà davvero fatta solo quando l'ultimo degli aguzzini sarà dietro le sbarre, solo quando tutte le donne avranno la possibilità di dire: io ci sono!


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Io ci sono. La mia storia di non amore.

16 aprile 2013, una sera qualunque. Lucia, una giovane avvocatessa di Pesaro, torna a casa dopo essere stata in piscina. Ad attenderla, dentro il suo appartamento, trova un uomo incappucciato che le tira in faccia dell’acido sfigurandola. Le ustioni, devastanti, corrodono anche il dorso della sua mano destra. Quella stessa notte viene arrestato come mandante dell’aggressione Luca Varani, avvocato, che con Lucia aveva avuto una tormentata relazione troncata da lei nell’agosto del 2012 e che, ­secondo la magistratura, aveva assoldato per l’agguato due sicari albanesi, pure loro poi arrestati. Come avviene in molti, troppi episodi di violenza contro le donne, anche in questo caso è stato l’abbandono a innescare la miccia del risentimento. Lo schema è purtroppo “classico”: il possesso scambiato per amore, la rabbia che diventa ferocia, fino all’essenza della crudeltà: l’acido in faccia.
In questo libro Lucia Annibali ripercorre la sua storia con quell’uomo, dal corteggiamento al processo («Il tempo con lui è stato una bestia che digrignava i denti e io mi lasciavo sbranare»); passa in rassegna i momenti dell’emozione e quelli della sofferenza; racconta l’acido che scioglieva il suo viso («Un minuto dopo la belva era ammaestrata») e poi i mesi bui e dolorosissimi, segnati anche dal rischio di rimanere cieca. Per la sua tenacia, la sua determinazione e il coraggio di mostrarsi, oggi Lucia è diventata un’icona, punto di riferimento per tutte le altre donne («Io non mi arrendo, e questa ferita diventerà la mia forza»). Testimonianza autentica e toccante di un grave fenomeno del nostro tempo, Io ci sono è un libro importantissimo. Per uomini e donne consapevoli che l’amore sia “solo quello buono” ma anche per tutte le Lucie ancora prigioniere di un non amore.
GiusiFasano, nata a Sant’Agata d’Esaro (Cosenza) nel 1964, vive a Milano. È giornalista del «Corriere della Sera» dal 1989. Si occupa prevalentemente di cronaca nera e giudiziaria. In oltre venticinque anni di lavoro ha raccontato con passione e delicatezza tanti drammatici avvenimenti in Italia e all’estero.

di Lucia Annibali e Giusi Fasano | Rizzoli | Narrativa non fiction
ISBN 978-8817075244 | cartaceo 8,50€ | ebook 6,99€ Acquista


Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, 0111Edizioni.


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