Gli scrittori della porta accanto

"Ora ho due compleanni" di Francesca Sartorio, recensione di Elena Genero Santoro


"Ora ho due compleanni" di Francesca Sartorio, Effatà Editrice, 2016. La storia vera di una donna che ha scelto di resistere e ricominciare.


Marzo 2013. Francesca è in terapia intensiva, dopo un intervento molto invasivo per un tumore all’addome. È molto grave, non si sa come evolveranno le cose, ma potrebbero anche andare male. Me lo comunica una conoscente comune. La notizia era fresca e aveva appena iniziato a diffondersi a macchia d’olio.
Francesca la conosco da più di vent’anni. Cantavamo nello stesso coro per beneficienza, anche se lei con la musica ha un rapporto molto più approfondito e professionale di quello che ho io.
Dunque la malattia, arrivata all’improvviso e senza una ragione, come la classica tegola sulla testa. E una tegola anche per noi che, spettatori di tale sventura, attendevamo bramosi e ansiosi delle notizie sul prosieguo del decorso. Come sta Francesca? Non è più in terapia intensiva? Si riprende?
Francesca oggi sta meglio, abbiamo potuto vedere i suoi progressi giorno per giorno, complice anche Facebook che ce la mostrava mentre pian piano rifioriva. Guardando la foto del suo profilo (si vede una signora elegante, raffinata, che indossa allegri accessori rossi), nessuno sospetterebbe nulla. Invece quella ragazza di quarant’anni è scesa all’inferno ed è tornata.

E adesso, a tre anni di distanza, quel miglioramento continuo che già intuivamo ce lo racconta lei stessa, nel libro “Ora ho due compleanni”.
Francesca Sartorio non si definisce una scrittrice, ma vi assicuro che scrive molto bene. Ha il dono dell’introspezione come pochi altri autori.
Il libro in realtà non è il resoconto degli eventi che si sono susseguiti, non è la storia in senso temporale, anche se all’inizio qualche coordinata ci viene data e qualche aneddoto (anche tragicomico) ci viene raccontato: la scoperta della malattia, l’intervento, il primo periodo, i primi passi per tornare alla normalità, il recupero di azioni semplici che diventano enormi conquiste. Quindi non aspettatevi una trama o un racconto autobiografico in senso stretto.
Questo saggio è più che altro una raccolta di riflessioni intense e ispirate che ci fanno capire come la Francesca ammalata sia sopravvissuta a uno tsunami devastante con cui fa tuttora i conti, e come ancora oggi fatichi a ritrovarsi.
Così scopriamo che il periodo “acuto” dell’intervento e della ripresa successiva è forse stato persino più sopportabile di ciò che è venuto dopo.
All’inizio, per far fronte all’emergenza, Francesca ha tirato fuori tutta la grinta che aveva. Circondata dall’affetto dei suoi cari e da un marito che non l’ha mai abbandonata un solo istante, ha superato la fase più critica, i dolori atroci, l’intervento, la mancanza di autosufficienza, nonché il primo pronostico pessimistico dell’oncologa.
E dopo ha continuato a stringere i denti, ma con una sensazione di precarietà e di incertezza che la pervade sempre e che non le permette di trovare un equilibrio interiore stabile. Anche perché l’intervento chirurgico che Francesca ha subito è stato particolarmente invasivo e limitante, e l’ha costretta a cambiamenti radicali. Il più evidente, la stomia, a cui l’autrice accenna numerose volte, senza nascondere che sia durissimo, psicologicamente, accettare una tale modifica (una vera e propria amputazione), su se stessi. Ma anche l’impossibilità di avere figli per vie naturali. E poi le cicatrici, che non sono solo fisiche, sono anche interiori.
Perché dopo che il dolore se n’è andato, rimane la grande paura di soffrire e il panico, si sa, ha davvero una grande memoria.
Francesca è uscita da questa battaglia ancora più sensibile di quando l’ha iniziata. Ora si scopre a rimanere turbata persino quando ascolta per caso le conversazioni degli sconosciuti, se questi parlano di malattia.
E infatti uno dei capitoli del libro si intitola “le frasi che gli altri non dovrebbero mai dire”, perché certi atteggiamenti, pur inconsapevoli, l’hanno ferita.
Quindi bando agli stereotipi, al malato guarito che ne esce più forte e ritemprato, più sano e più robusto di prima. Francesca si mostra al lettore in tutta la sua fragilità, in tutta la sua tristezza, in tutta la sua precarietà.
Però questa malattia, che pur ha distrutto una quotidianità serena, e che mai nessuno potrebbe augurarsi di avere, ha portato con sé anche alcuni doni. Francesca si interroga con molta lucidità sulle ragioni per cui le è capitato tutto ciò. Si domanda se questo cancro le sia venuto per via di qualche nodo interiore non risolto, e lo fa tentando di non colpevolizzarsi, ma piuttosto di capire come migliorarsi in futuro, per guarire davvero.
Perché in fondo anche questa sfortuna può essere lo spunto per imparare a volersi più bene.
Francesca ammette che durante questo percorso in molti l’hanno amata e sostenuta, a partire dalla famiglia, dagli amici, per finire con gli infermieri e il personale medico: dei veri e propri angeli che si sono presi cura di lei nel più amorevole dei modi.
E poi dedica un capitolo anche a Dio, al suo rapporto con la fede, sottolineando che, nonostante la rabbia, nel momento di massimo strazio ha sempre sentito Dio vicino.
Tuttavia, sullo sfondo, rimane la malinconia, la nuova compagna che Francesca ci presenta raccontandoci come affronta la sua nuova vita.
Oggi Francesca sta meglio, ma non si considera ancora guarita. Si affida alla speranza, quella speranza che è riaffiorata all’improvviso anche nei momenti più neri e bui, quando tutto sembrava non avere più senso, quando trovare una motivazione per continuare pareva inutile.
Vi innamorerete del libro di Francesca Sartorio, della lucidità e della pacatezza con cui lei si rivela.
Nella quarta di copertina Francesca esordisce dicendo: “Vorrei solo poter stringere a me, uno ad uno, i malati impegnati a fare a cazzotti con il loro male”. Bene, con questo libro lo fa e ci riesce benissimo, ricordando a tutti noi, malati e non, che ogni tristezza, ogni cedimento, ogni paura fa parte del nostro percorso di crescita umano.



Vorrei solo poter stringere a me, uno ad uno, i malati impegnati a fare a cazzotti con il loro male, vorrei dirgli di non deporre le armi e sussurrargli di non arrendersi mai, anche quando non ci credono più. 
Vorrei proteggere chi ha perso qualcuno dopo aver lottato come un leone. 
Vorrei che vincesse la consolazione sullo sconforto. 
Vorrei passare gli appunti della mia lezione, augurandomi di aiutare qualcuno a superare l’esame.

La sofferenza fisica ti chiede un atto di fede senza fine: immaginare che quella cosa che ti senti dentro – non si sa quando – smetterà.

di Francesca Sartorio | Effatà Editrice | Romanzo autobiogrfico
ISBN 9788869291142 | cartaceo 14,00€ Acquista




Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.



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