Gli scrittori della porta accanto

[Cinema] "A beautiful mind", 6 differenze tra il film e la realtà, di Marta Tempra




A BEAUTIFUL MIND

Ron Howard REGIA
Akiva Goldsman SCENEGGIATURA
2001 ANNO
Brian Grazer, Ron Howard PRODUZIONE
Universal Pictures DISTRIBUZIONE
Roger Deakins FOTOGRAFIA
James Horner MUSICA

CAST
Russell Crowe, Jennifer Connelly, Ed Harris, Paul Bettany, Vivien Cardone, Christopher Plummer, Adam Goldberg, Josh Lucas, Anthony Rapp, Jason Gray-Stanford, Judd Hirsch, Austin Pendleton




Il pluripremiato film "A beautiful mind" di Ron Howard (vincitore di quattro Oscar per miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura non originale, migliore attrice protagonista) racconta la vera storia del genio matematico John Nash, insignito del Premio Nobel per l'Economia e al tempo stesso affetto da una grave forma di schizofrenia.
Università di Princeton, 1947. Nash si distingue come studente introverso ma intellettualmente brillante. Una serata in un locale e una sfida in relazione a una ragazza bionda (che lo vede soccombere) gli danno l'idea per un saggio sui principi matematici di competizione che annullerà tutti gli studi precedenti. Accolto con tutti gli onori al prestigioso MIT, John si vede anche offrire il delicato incarico di decodificatore di codici segreti in un periodo delicato come quello più teso della Guerra Fredda tra Usa e Urss. Sposato con una bella e intelligente studentessa, Alicia, lo scienziato cade progressivamente in uno stato ossessivo che verrà diagnosticato come schizofrenia paranoide.

Non tutti però sanno che il genio matematico da cui il film prende spunto, è stato realmente vivo e vegeto fino al 23 maggio 2015 all'età di 86 anni, quando insieme alla moglie Alicia, è morto in un incidente d'auto di ritorno dalla Norvegia, dove era stato insignito del premio Abel per la matematica.
Ecco le principali divergenze tra realtà e film:
1)
Nel film, le manie di Nash riguardano una sorta di delirio maccartista basato sulla paura dei russi, comune negli Stati Uniti degli anni '50. Nella realtà, Nash soffriva di un delirio di onnipotenza, nel quale si considerava imperatore dell'Antartide o il piede sinistro di Dio, o il capo di un governo universale, inoltre pensava di ricevere messaggi criptati provenienti da extraterrestri o dai russi.
2)
Nel film non se ne fa menzione, ma il 2 settembre 1952 Nash conobbe Eleanor Stier con la quale ebbe un figlio, John David Stier, che nacque il 19 giugno 1953, ma non la volle sposare. Nash non volle neppure aiutarla economicamente e non riconobbe il figlio, anche se si occupò saltuariamente di lui e in tarda età gli offrì di dargli il proprio cognome, cosa che John David rifiutò.
3)
Nash fu anche arrestato durante un'operazione di polizia contro gli omosessuali.
4)
Nel film la moglie Alicia gli resta accanto fino alla fine: in realtà, i due divorziarono nel 1962 per ritrovarsi poi quasi quarant'anni dopo, nel 2001, dove rinnovarono le promesse nuziali.
5)
Nel film Nash continua la terapia farmacologica a base di antipsicotici atipici anche dopo il 1970. Nash stesso riteneva che questa scelta degli sceneggiatori sarebbe stata motivata dal timore di veicolare il messaggio che un genio affetto da schizofrenia avrebbe potuto interrompere la terapia anche in assenza di una remissione totale e definitiva dei sintomi.
6)
Il film non fa cenno alla paradossale morte di Nash e Alicia nell'incidente d'auto, di ritorno dall'assegnazione di un premio. 

Il mio racconto "Morte di una bella mente" cerca di colmare quest'ultima lacuna, raccontando la morte del genio matematico secondo i presupposti lanciati dal film "A beautiful mind".
Vi lasciamo quindi con le prime righe del racconto, in lettura gratuita sul sito mEEtale.com.

Morte di una bella mente

23 maggio 2015
Le mille luci sfavillanti del New Jersey sfuggono distrattamente oltre il finestrino opaco del taxi. Una corsa senza soste dall’aeroporto di Newark fino a casa, perché alla nostra età la nostalgia ammanta ogni viaggio, e si finisce per preferire il focolare domestico a qualsiasi esotica meta.
Perfino la Norvegia, penso con un sorriso, mentre una mano morbida e asciutta si posa sulla mia.
“Tra poco saremo a casa, amore” mi sussurra Alicia, stringendo le mie dita con la stessa serena fermezza con cui mi ha tenuto aggrappato a questo mondo.
E a lei.
“Non vedo l’ora. Tutta questa faccenda del premio Abel… che gran seccatura”.
Mi calo nei panni dell’anziano brontolone, anche se so che con lei è inutile: ha visto il mio sorriso di malcelato orgoglio nel momento stesso in cui ho pronunciato questa frase.
Così come ha visto anche il mio sguardo durante i ringraziamenti, giorni fa, tra gli applausi e la commozione del premio.
Quello sguardo.
Lo sguardo che avevo anche tanti anni fa, su quel palco a Stoccolma dove mi veniva conferito il premio Nobel, lo sguardo con cui mi sorprende di tanto in tanto, nei momenti più disparati, magari mentre affetto verdura per la cena o siedo, la sera, a guardare la televisione.
Un giovanotto biondo. Un uomo con il cappello. Una bambina che non cresce mai.
I miei fantasmi.
E lei sa. Sa quando li vedo. Sa quando, nonostante i farmaci e la razionalità, tornano a trovarmi, per ricordarmi che anche con un Nobel in economia, resterò sempre un folle. Se ne accorge e la sua fronte si increspa appena, come quella di un veterano di guerra che ha imparato a convivere con un cronico dolore.
Ma ora non ci sono fantasmi, e la sua fronte è liscia, e i suoi occhi neri e luminosi mi guardano con una vivacità che non è mai invecchiata, nonostante i riccioli bruni siano ora una candida nuvoletta attorno al suo bel viso.
“Sì, amore. Finalmente torniamo a…”
Si interrompe, il suo sguardo si acciglia su qualcosa di là dal finestrino.
Ma stavolta non ci sono fantasmi, anzi, è lei a vedere qualcosa che io non vedo.
O aspetta, forse quella macchina sta…





Marta Tempra
Vivo tra Viterbo e Roma, godendomi il bello della vita fuori sede e la serenità nel tornare ogni tanto al nido. Allo studio unisco la passione per la musica, pianoforte e canto, il disegno, la corsa, la danza del ventre. Amo la vita e viverla con il sorriso.
Ho avuto un momento di gloria con la classificazione tra i finalisti regionali del Premio Campiello Giovani e due anni di tour letterario con i miei libri in tutta Italia. Ho vinto l'edizione 2015 del Giallo Garda per la sezione racconti.
"L'istante tra due battiti" e "L'estate dei bucaneve", Arpeggio Libero.



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1 commenti
  1. "Il film non fa cenno alla paradossale morte di Nash e Alicia nell'incidente d'auto, di ritorno dall'assegnazione di un premio." Forse perché il film risale al 2001, mentre la paradossale morte è avvenuta nel 2015!

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