Gli scrittori della porta accanto

Anteprima: Emma Fenu racconta "Le dee del miele", nell'intervista (doppia) di Tiziana Meraglia


In anteprima “Le dee del miele” di Emma Fenu, Milena Edizioni, 2016. Una storia di donne ispirata alla realtà, che si snoda attraverso tutto il Novecento, ambientata in una Sardegna intrisa di mito e memoria.


LE DEE DEL MIELE
di Emma Fenu
Milena Edizioni
Narrativa, Non fiction
ISBN 978-8898377565
cartaceo 7,56€ Acquista
ebook 3,49€ 1,99€ in promozione Acquista


“Le Dee del miele” è una storia, ispirata alla realtà, che si snoda attraverso tutto il Novecento, ambientata in una Sardegna intrisa di mito e memoria. 
In tale contesto, in cui si fonde un universo parallelo di spiriti, fate e demoni, spetta al mondo muliebre vegliare sulla vita e sulla morte.
Le protagoniste sono, infatti, quattro donne: Caterina e Lisetta, fanciulle che non si conoscono, ma che diverranno consuocere; Marianna, figlia adottiva di Lisetta; e Eva, figlia di Marianna. Sono creature diverse fra loro, per ceto sociale e vissuto, ma legate dai fili del destino fino a divenire parte l’una dell’altra, tramite un cordone ombelicale di sangue, luna, farina, miele, mistero, esoterismo e agnizioni.
Sarà Eva a riannodare il filo rosso di mestruazioni, parti e aborti delle sue antenate e a scoprire il vero segreto del “dono” di famiglia.
Questa è, dunque, una storia di Donne. Donne madri, forti come Dee, capaci di rinascere dopo infinite eclissi. Donne mamme, lune piene, dolci come miele. Dee del miele.

L'autore racconta...

Quando, quasi un anno fa, iniziai a leggere le prime righe di “Le dee del miele”, scorrendole con la rotellina del mio mouse, capii che, questo romanzo, lo avrei amato: l’ambientazione in Sardegna, l’intrecciarsi di mito e racconto, il confronto di tre generazioni molto più simili di quanto avrei potuto immaginare. Le protagoniste sono quattro donne, quattro forze della natura, che affrontano la vita senza mai tirarsi indietro, anche quando presenta un retrogusto amaro, come quello del miele di corbezzolo.
Questa sarà un’intervista doppia, rivolta a due delle quattro dee del miele: Emma (Eva) e sua mamma (Marianna).

Ciao ad entrambe! In quest’ultimo periodo riesco ad incontrarvi solo separatamente, pertanto sarà davvero divertente questo salotto virtuale a tre. Ho preparato un cestino con barrette Kinder e caramelle alla frutta, dolcetti in pastafrolla, succo di frutta e Coca-cola. Credo di essere riuscita ad accontentare tutte e due.
Giovanna: Ciao Tiziana, sei una seconda figlia per me: vedo che conosci i miei gusti; prendo una barretta e una caramella al limone.
Emma: Ciao Tiziana, sei la sua figlia preferita! Però con i dolcetti di pastafrolla e la Coca-cola ti perdono!

Grazie per le belle parole, Giovanna. E grazie per la tua magnanimità, Emma! 
Veniamo a noi. “Le dee del miele” è un romanzo di Emma, liberamente tratto dalla storia della vostra famiglia. Si snoda nel corso di tutto il Novecento, abbracciando, dunque, periodi e contesti completamente differenti. Com’è nata l’idea e quanto è stato determinante l’apporto della vera Marianna?
Giovanna: Come tutte le idee di Emma, il progetto de “Le dee del miele” è nato improvvisamente e mi ha travolto come un fiume in piena. Il mio ruolo è stato quello di incarnare la memoria storica, raccontando la mia infanzia e quanto a me fu narrato, per ricostruire un’epoca lontana, che precede la mia nascita, o una più recente, che io ho intensamente vissuto in prima persona, prima come bambina poi come donna.
Emma: L’idea di scrivere un libro sulle donne della mia famiglia la cullavo da tempo, finché le protagoniste non hanno più voluto attendere e hanno cominciato ad apparire nei miei sogni, anche ad occhi aperti, nell’attesa di avere nuova vita.
Mia madre ha avuto un ruolo fondamentale: è il cordone ombelicale fra il presente e un tempo che mi sfugge e che, invece, voglio tenere legato a me, sentendomi erede e custode di una tradizione millenaria.

In sintesi, una bella collaborazione. Caterina, Lisetta, Marianna e Eva. Quale caratteristica, che di ciascuna delle protagoniste emerge dal romanzo, sentite anche un po’ vostra?
Giovanna: Di Caterina ho la fede tenace; di Lisetta ho l’amore romantico per la bellezza infinita delle piccole cose, come il profumo di una rosa. Di Marianna ho molto, troppo, ma non tutto, perché è un’altra me. Di Eva… sono sincera, a volte non so se io abbia preso da mia figlia o se lei abbia preso da me, ma a volte i confini si dissolvono.
Emma: Di Caterina ho lo spirito di materno sacrificio di sé; di Lisetta ho la passione per l’eleganza dei modi e dell’anima e una propensione alla dolce malinconia del ricordo; di Marianna ho l’amore per la scrittura, la lettura e l’introspezione; di Eva bambina ho la gioia, l’ottimismo, la curiosità, l’intraprendenza, la voglia di vivere.

Vi conosco da tempo sufficiente per dire che siete diverse, ma che vi accomuna una profonda determinazione e tanta forza d’animo. Cosa apprezzate dell’altra e cosa, invece, tendete a criticare? Su, su senza litigare!
Giovanna: Di Emma apprezzo l’intelligenza e la profonda sensibilità; ne detesto l’eccessiva attenzione alle mie parole, che la portano ad essere molto permalosa e ad ergersi giudice.
Emma: Farò finta di non aver sentito!!! Di mia mamma apprezzo la purezza d’animo, la capacità di amarmi senza limiti e la perspicacia. Critico la sua scarsa cura di sé, il suo non amarsi, il suo vivere attraverso, senza volersi sufficiente bene per affrontare il dolore e ottenere la vittoria su di esso.
No, mamma, tu hai già risposto, non è ammessa replica!

Ecco, lo sapevo che sarebbe stata una domanda spinosa… Meno male che vivete lontane o avrei dovuto separarvi! 
Nel romanzo gli uomini hanno un ruolo marginale, ma determinante: a volte sono presenze rivelatrici, altre sono mariti vinti dal senso di colpa, altre ancora padri inesperti ma amorevoli. Nella vostra vita, invece, qual è il loro ruolo?
Giovanna: Mio marito è la mia famiglia, il mio punto di riferimento. Dopo pochi anni di matrimonio mi domandavo come facessi a sopportarlo ancora, oggi mi domando come farei e avrei fatto senza di lui. Mio padre è stata una presenza totalizzante nella mia vita: un uomo forte, volitivo, carismatico che mi ha amata e protetta fino all’ultimo dei suoi istanti.
Emma: Mio padre (ossia suo marito!) è la mia roccia, la mia radice e il mio fusto che sopporta ogni tempesta. Provo per lui amore, stima e un’infinita tenerezza, quest’ultima la provo soprattutto per gli uomini. Mio marito è la mia famiglia, la parte che mi completa e con cui condividere il viaggio della vita, proiettati verso il futuro.
Entrambe abbiamo definito i rispettivi mariti come “famiglia”: fra donne non è nemmeno il caso di sceglierci, siamo già legate, per sempre.

Noto che avete più cose in comune di quelle che ricordavo. 
Visto che mi ha sempre intrigato, vorrei fare con voi il giochino delle associazioni mentali. Scrivete la prima parola che vi viene in mente...
DEA - Giovanna: Luce - Emma: Madre
MIELE - Giovanna: Oro - Emma: Oro
MADRE - Giovanna: Abbraccio - Emma: Vita
FIGLIA - Giovanna: Emma - Emma: Tradizione
CASA - Giovanna: Stabilità - Emma: Mamma

Dopo aver scritto (nel caso di Emma) e letto (la mamma) “Le dee del miele”, è cambiato qualcosa tra voi e in voi? Sono affiorati alla mente dolci ricordi?
Giovanna: Sicuramente la nostra unione si è cementata, ci siamo raccontate di più. Io non amo soffermarmi sui ricordi, mentre mia figlia, fin da piccolissima, raccoglieva le foto di famiglia, di avi da lei, e neppure da me, mai conosciuti, in album. L’ho fatto per Emma, o non avrei mai ripercorso le tappe della nostra storia.
Emma: Per me è stato un iter importante alla ricerca delle origini, che io non identifico nella semplice condivisione del DNA, ma nella custodia del ricordo di quanti ci passano il testimone, tramandando saperi e brandelli di vissuto che ci rendono ciò che siamo. Ho voluto conoscere mia madre e ho voluto farle conoscere me, e attraverso me, se stessa.

Sappiamo che le qualità di Emma come scrittrice trovano le loro radici più profonde in una madre dedita alla lettura e, in tempi lontani, alla scrittura. Possiamo auspicare ad un progetto comune madre-figlia, anche di modeste dimensioni?
Giovanna: No, per carità, non mettiamole queste idee in testa. Non voglio scavare ancora nelle pieghe del mio animo e se lo farò, sarà per una dimensione totalmente intima.
Emma: Magari! Sarebbe un sogno, un’avventura strepitosa. Mamma: è un’idea di Tiziana che tanto ami, su pensaci!

Ehm, mi sa che ho creato un bel guaio… Giovanna, hai idea di quanto possa essere pressante e convincente tua figlia? Sì, la hai! 
Grazie per questa bella chiacchierata, ci vediamo in settembre, questa volta tutte e tre insieme!
Giovanna: Grazie, Tiziana, ti aspetto a braccia aperte.
Emma: Grazie, però non coalizzatevi contro di me!
A presto, non vedo l’ora di riabbracciarvi!


Tiziana Meraglia
Ho il senso dell’ironia del ligure, la testardaggine del sardo, la consapevolezza dei propri limiti del pugliese e l’amore per la famiglia del siciliano. Sono figlia dell’Italia, algherese per sempre. Amo i fiori e i cartoni giapponesi. Ho studiato Giurisprudenza e sono mamma di due gatti, Hermes e Athena. Ah, dimenticavo: ho anche un marito!



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