Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Le dee del miele" di Emma Fenu, recensione di Stefania Bergo

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Le dee del miele di Emma Fenu, Milena Edizioni, 2016. Una saga famigliare, quattro donne che vegliano sulla vita e sulla morte, sviscerando il sapere millenario di una Sardegna intrisa di mito e magia.

È una Sardegna intrisa di mito e magia, quella di Emma Fenu nel suo ultimo libro "Le dee del miele". Ho già avuto modo di apprezzare questa bravissima autrice nel suo romanzo d'esordio "Vite di madri" e, lo ammetto, mi aspettavo qualcosa di simile, trattando una saga famigliare che attraversa oltre un secolo di storia, le cui protagoniste sono le madri. Invece..
Le donne di Emma Fenu, dee dal ventre comunque fecondo, sono il sapiente tramite dell'autrice per raccontare la storia di una terra ricca di mistero e tradizione, che affida i suoi miti a figure femminili, idoli nuragici, alcune temibili, altre protettive e rassicuranti. Una Sardegna magica che non conoscevo, in bilico tra la favola e un inquietante velo noir.

Caterina.

La narrazione si apre con Caterina, giovane madre al terzo figlio, di cui uno sepolto e uno ancora nel grembo, seduta su una sedia di paglia, avvolta dal profumo di pomodori e salsedine tipico di una terra di mare e sole. È lei la prima dea, un po' perché la Sardegna assurge le donne a icone, sacre o pagane che sia, di una tradizione antica, tramandata nelle corti e nelle cucine, tra farina e miele, un po' per la venerazione di Emma Fenu per la figura femminea, apparentemente fragile, in realtà potente come il primo vagito di un neonato. Sono le donne, infatti, a crescere le famiglie, proiettando il mondo nel futuro, e allo stesso tempo a tramandare il sapere millenario, attraverso rituali e storie.
Da Caterina, apprendiamo di come le donne spremessero  favi per estrarre il miele o di riti propiziatori di guarigione con acqua sale e olio o, ancora, di come bamboline di stracci e cera potessero far giocare le bambine o richiamare il maligno, o dell'esistenza delle janas, piccoli esseri fatati e favorevoli, viventi nelle crepe dei muri.

Lisetta.

La seconda dea è Lisetta, orfana di madre, morta per infezione dopo averla data alla luce, e di padre, vittima di un lento suicidio che lo ha consumato piano, nell'ombra e nella solitudine. Una vita velata dal senso di colpa, la cui colonna sonora è un cuore sincopato mai domato, né dalla morte, né dall'amore. Un unico bacio, un anello, promessa mai mantenuta per volere delle famiglie, e Lisetta diviene col tempo Donna Lisa, bella e voluttuosa, ammirata e indomabile, promessa sposa solo di se stessa e della sua fierezza. Ma le necessità economiche la inducono a un matrimonio d'interesse, da cui viene concepita una creatura nata senza un alito vitale, lasciando solo un'indelebile M su lenzuolini sporchi di sangue ormai raffermo. Il sangue, fluido che ritorna spesso in questa narrazione. Sangue mestruale, sangue di parti, sangue di aborti, di ginocchia sbucciate. Sangue comunque femminile, di Donne fin dalla tenera età, Dee da sempre.

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Marianna.

Marianna entra prepotentemente nella casa di Lisetta a colmare un vuoto, a continuare la tradizione di famiglia, di visioni in bilico tra immagini oniriche e realtà. Presenze che vegliano, protettive, o che incutono timore. Con lei fa l'ingresso nella storia anche Lavinia, una bambola. Un dettaglio che inizialmente ho trascurato. Del resto, chi potrebbe far caso ad una bambola in una storia di dee in carne e ossa? Eppure, questa presenza, a mio avviso, ha sfumato di noir questo romanzo, lasciandomi in sospeso e con un leggero brivido a fior di pelle, come uno dei magistrali film del maestro della suspense Alfred Hitchcock, nella cui scena finale la protagonista ricompone un puzzle di cui si accorge di far parte e dietro di lei si avverte il frangersi di un vetro...
Con Marianna apprendiamo altri miti di questa Sardegna misteriosa e affascinante, ma anche oscura, popolata da is pantamas, anime cattive erranti, panas, donne morte di parto, che possono trasformarsi in streghe assetate del sangue dei bambini. Ma il miele ampiamente distribuito tra le pagine riesce ad addolcire la narrazione, a rassicurare, perché questa Sardegna è una terra forte e fiera che sa essere meravigliosa, oltre lo spettacolo della natura.
Con Marianna entriamo in un convento, tra sacro e profano, tra sangue mestruale e rituali stomachevoli che veicolano potenti messaggi, sudore e passione che creano la vita.

Eva.

E poi entra in scena lei, Eva, un nome tutt'altro che casuale. Gli anni sono trascorsi lungo le vite di queste donne, dee, e lei si muove in una Sardegna presente che però conserva il fascino delle sue radici, così come la magia della sua famiglia, il dono, di cui si narra, e che solo alla fine verrà realmente compreso.  Eva chiude il cerchio di questa saga famigliare che ha attraversato il secolo scorso e ci ha aperto una finestra sull'Isola, riportandoci alla Madre terra, seguendo una spirale confluita "nel pozzo di Alice", come dice l'autrice stessa. Caderci dentro, è stato un viaggio nel tempo e nello spazio, un fluttuare tra l'onirico e la realtà.
Emma Fenu ha raccontato questa storia, in parte autobiografica, con il suo inconfondibile stile, pizzi e merletti, sangue e miele, franchezza ed evanescenza. Parole mirate, quelle adatte a portare al lettore il sapore di una terra antica. Un romanzo che ha tinte forti, intense, estreme, a volte oscure, altre brillanti, come miele che cola al sole. La figura femminile è al centro, con tutti i suoi aspetti, fisici e spirituali, con ogni sua parte, soprattutto quelle legate alla procreazione, alla vita. Per non dimenticare che ogni donna, in un modo o nell'altro, è una dea. Di sangue e miele.

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Le dee del miele

Le dee del miele” è una storia, ispirata alla realtà, che si snoda attraverso tutto il Novecento, ambientata in una Sardegna intrisa di mito e memoria.
In tale contesto, in cui si fonde un universo parallelo di spiriti, fate e demoni, spetta al mondo muliebre vegliare sulla vita e sulla morte.
Le protagoniste sono, infatti, quattro donne: Caterina e Lisetta, fanciulle che non si conoscono, ma che diverranno consuocere; Marianna, figlia adottiva di Lisetta; e Eva, figlia di Marianna. Sono creature diverse fra loro, per ceto sociale e vissuto, ma legate dai fili del destino fino a divenire parte l’una dell’altra, tramite un cordone ombelicale di sangue, luna, farina, miele, mistero, esoterismo e agnizioni.
Sarà Eva a riannodare il filo rosso di mestruazioni, parti e aborti delle sue antenate e a scoprire il vero segreto del “dono” di famiglia.
Questa è, dunque, una storia di Donne. Donne madri, forti come Dee, capaci di rinascere dopo infinite eclissi. Donne mamme, lune piene, dolci come miele. Dee del miele.


di Emma Fenu | Milena Edizioni  | Narrativa, Non fiction
ISBN 978-8898377565  | cartaceo 7,56€ | ebook 3,49€ Acquista 

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Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, 0111Edizioni.



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