Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Pop Toys" di Giovanni Lucchese, recensione di Giulia Mastrantoni

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Pop Toys di Giovanni Lucchese, Alter Ego Edizioni,  2016. Un universo parallelo della plastica dove si replicano le invidie e le cattiverie con cui l’umanità fa quotidianamente i conti.

Life in plastic is fantastic, cantavano gli Aqua. Ma non l’avevano mai sperimentata. E chi lo ha fatto, invece, cosa ne pensa?
Big Jim, le Winx, un’edizione preziosissima di Biancaneve e un dinosauro con un braccio solo. Questi sono solo alcuni dei protagonisti di Pop Toys, una raccolta di racconti che porta la firma di Giovanni Lucchese e che vuole raccontare com’è la vita “vera” nell’universo della plastica.
Non è tutto rose e fiori. Quello che a noi sembra un mondo fatto di colori, di fantasia e di pensieri spensierati è, invece, un vero e proprio universo parallelo al nostro, in cui si replicano le invidie e le cattiverie con cui l’umanità fa quotidianamente i conti.
Barbie è il personaggio che resta più impresso. Da giovane donna e persona estremamente sensibile ai fatti di cronaca che vedono protagonista il “sesso debole”, una Barbie che si permette di essere sessualmente emancipata e di comandare a bacchetta il proprio compagno mi ha fatta sentire bene.
E poi c’è la carneficina. I giocattoli spiaccicati senza pietà sull’asfalto, quelli che hanno perso la vita in massa per colpa di un evento più o meno casuale. C’è odore di morte nell’aria. La tragedia colpisce il mondo inanimato della plastica esattamente come colpisce il nostro, che spesso è altrettanto inanimato e plastificato.

Ma qual è il senso di svelare i segreti del mondo dei giocattoli?

Come ogni cosa che appare spensierata e leggera, anche Pop Toys ha una sua morale. Il messaggio che vuole trasmettere è di portata universale e va a toccare tutti noi.
Siamo diventati come la plastica. Ridiamo di quello che questi animaletti in miniatura fanno e tremiamo al pensiero che possano commettere un omicidio o dedicarsi al sesso sadomaso, ma non siamo troppo diversi da loro.
Quello che Giovanni Lucchese ha fatto è stato attribuire a oggetti innocenti e familiari le caratteristiche dell’umanità. Di un’umanità che ha il nero nel cuore e la plastica nel cervello. E i comportamenti di questi esserini minuscoli che ci scioccano così contraddittoriamente, non sono altro che la copia dei nostri.
Allora qual è il senso di vivere una vita da umani come fossimo insensibili e oggettificabili?
Non c’è una risposta a questa domanda, ma in una società che incoraggia l’apatia e la eleva a dogma del quieto vivere, in un mondo che non ama le relazioni e che si accontenta di percepire un millesimo delle sensazioni che potrebbe sperimentare, in un pianeta Terra che è composto più da plastica che da acqua, la domanda si propone con urgenza e forza.
Questo è ciò che Giovanni Lucchese mi ha trasmesso. Questo è quello che ho pensato leggendo ogni pagina di Pop Toys tra una risata e l’altra.
Siate più umani. Chi vi circonda non è di plastica, né mai lo sarà. E anche coloro che fingono di aver raggiunto quel livello di apatia che il mondo tanto acclama, non vedono l’ora di potersi mostrare per gli umani che sono.
Siate persone.

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Pop Toys

"Silenzio!" impose Big Jim tendendo l'orecchio verso l'esterno. "Sento dei rumori, si stanno svegliando". "È mattina! Finalmente un giorno nuovo!" esclamò Skipper iniziando a stirarsi. E se i giocattoli potessero parlare? Quante, e soprattutto quali storie racconterebbero? Di sicuro non le favole che iniziano con "C'era una volta..." e terminano con "e vissero tutti felici e contenti". Eh no. I giocattoli di Giovanni Lucchese sono pop, e in quanto tali non possono che essere calati in tutto e per tutto nella modernità e nel quotidiano. Nella vita, insomma. Ai suoi Pop Toys l'autore affida una critica feroce e disillusa: che si tratti di Barbie, despota viziata e viziosa, di Pinocchio e delle sue fragilità, delle Bratz, eroine del femminismo più radicale, o di un Playmobil all'improvviso consapevole di essere ormai sorpassato, i protagonisti di questa originale raccolta descrivono, attraverso le proprie vicende, la società che li circonda e nella quale, a volte loro malgrado, sono costretti a vivere. Su tutti, Il mostro. Perché, a volte, i veri mostri non sono quelli di plastica ma quelli in carne e ossa.

di Giovanni Lucchese | Alter Ego | Racconti
ISBN 978-8893330121 | cartaceo 10,20€ Acquista



Giulia Mastrantoni
Da quattro anni collaboro all’inserto Scuola del Messaggero Veneto, scrivo per il mash up online SugarPulp e per la rivista dell’Università di Trieste Sconfinare.
Dopo aver trascorso un periodo in Inghilterra, ho iniziato un periodo di studi in Canada, ma, dovunque sia, scrivo.
Misteri di una notte d’estate, ed. Montag.
One Little Girl – From Italy to Canada, eBook selfpublished.
Veronica è mia, Pensi Edizioni.



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