Gli scrittori della porta accanto

Paola Ferrero presenta: Sette stanze

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Presentazione Libri Intervista a cura di Elena Genero Santoro. In anteprima Sette Stanze di Paola Ferrero (Lettere Animate, 2016). Un amore salvifico, per chiudere i ponti coi fantasmi del passato.


SETTE STANZE 
di Paola Ferrero
Lettere Animate
Narrativa
ASIN B01CQ5AEAC
cartaceo 18,00€
ebook 1,49€ | Acquista 

La vita di Anton Eastman è giunta a un punto critico. Senza preavviso lascia tutto e si rifugia nella casa in cui è cresciuto, in Italia. Sua madre è morta da anni, mentre lui era occupato a fare carriera lontano da casa e ora si trova in un appartamento semi-vuoto, solo con se stesso e i suoi cinquantatré anni di finzioni. La sua casa, come la sua anima, è piena di fantasmi. Comincia quindi dalla casa, una stanza per volta, a ricostruire un qualcosa che sia suo davvero anche se inseguito da ricordi e incombenze che lo legano alla vecchia vita. Durante questo percorso incontra una giovane cameriera che arriva da fuori città. Giselle, questo il suo nome, diventa col tempo un appiglio per Anton che ancora non ha un equilibrio stabile. Sono due “stranieri” in una città del sud che non dimentica e non smette mai di osservare, sono simili e al contempo molto differenti. Anton arrabbiato e sofferente, Giselle più rassegnata e spaventata. Ognuno dei due con i suoi fantasmi e con dei conti da chiudere con il proprio passato.


L'autore racconta



Raccontaci qualcosa di te: chi è Paola Ferrero nella vita di tutti i giorni?
Una donna che sogna controcorrente. Lavoro, faccio sport, cerco di avere un minimo di vita sociale, curo casa, famiglia e zoo. E quando posso scrivo e dipingo. Da quando mi ricordo ho sempre fatto entrambe le cose: merito di mia nonna materna, che mi ha fatta innamorare delle storie e che mi aiutava a raccoglierle su un diario con un disegno creato apposta per ogni storia. Mi ha insegnato a scrivere a quattro anni e ad amare la lettura di ogni genere; mi ha messo in mano pennelli e colori a olio quando ero alle elementari. Una donna meravigliosa.

Questo non è il primo lavoro che pubblichi. Vuoi fare un cenno alle tue precedenti pubblicazioni, che cominciano ad essere numerose?
La primissima pubblicazione è la raccolta “Parole d’amore insano” (Liberodiscrivere 2009), poesie senza troppe pretese; poi è arrivato “Gli attimi in cui Dio è musica”, (Lettere Animate 2014) un romanzo di formazione, o un memoir, io lo definisco sempre un album di fotografie. È il lavoro più personale che ho scritto finora.
Nel 2015, oltre a “Sette stanze” è uscito “Addio a Bodhgaya” (entrambi Lettere Animate), un romanzo brevissimo che racconta il percorso del lutto attraverso un viaggio toccante.
Sono usciti anche due racconti, solo in versione digitale: “La caccia” e “L’altra donna”, il primo è erotico e il secondo una ghost story introspettiva – forse il mio migliore racconto.

Veniamo all’opera, “Sette stanze”, un romanzo edito da Lettere Animate. Com’è nata l’idea?

Come spesso mi capita, non avevo intenzione di scrivere un romanzo. Avevo in mente questa immagine di un uomo in piedi, distrutto, che guardava fuori da una porta-finestra. Il nome è venuto da solo, il cognome soprattutto – Eastman sta per uomo dell’est, mentre il protagonista è italo-inglese, quindi non proprio “geolocalizzato” – poi il resto. È stato facile collegare il mio protagonista a un amico che, dopo una crisi esistenziale, è riuscito a vivere in una casa senza disfare la valigia per oltre un anno. Da lì, immaginare una vita imposta dalle regole di altri che finisce per creare solo infelicità è stato ancora più immediato. Esaminare un aspetto dopo l’altro della vita del protagonista, mentre fa pace con sé stesso e con il mondo, è stato un riemergere da una cupezza infinita.

È classificato nella narrativa rosa, ma non è solo questo. Ci racconti di che cosa parla?
Come in quasi tutto ciò che scrivo, io racconto un cambiamento: la possibilità di ricominciare da capo in qualsiasi momento, qualsiasi siano le nostre colpe. L’amore ha, quasi sempre, un aspetto salvifico; quindi anche qui l’incontro tra Anton e la giovane Giselle ha la promessa di una redenzione per lui, in crisi fin dalle prime pagine. Però, come nella realtà, investire una persona di una tale responsabilità è solo una scappatoia. Le cose si possono risolvere soltanto da soli, anche avendo una persona a fianco. Anton dovrà affrontare i suoi demoni e le sue paure, il passato e l’idea stessa che aveva di sé, tutto ciò che aveva ignorato volontariamente o meno.
L’educazione emotiva di Anton, teso a conquistare il padre, lo trasforma in qualcosa di completamente lontano dalla sua natura. Il mito dell’uomo di successo, l’alienazione che il mondo del lavoro e dell’economia producono, c’è poco di più distante da ciò che dovremmo essere. Però siamo ancora in tempo per ristrutturare la nostra casa…

Ufficialmente il protagonista è un uomo, ma in realtà c’è un racconto corale tutto al femminile: la madre defunta, la donna delle pulizie, la ex moglie, l'amore dell'adolescenza di Anton, Giselle… Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Normalmente non scrivo pensando a un target, racconto le storie che ho da raccontare e penso che possano andare bene per chiunque – tendenzialmente adulto – abbia voglia di leggerle. Mi sono accorta del sottotesto solo rileggendo: tutte le donne di Anton Eastman avevano una storia da raccontare. Buona parte delle storie sono legate tra loro, segreti e complicità femminili nel difendersi in qualche modo da un mondo a gestione maschile, in cui Gregory Eastman – il padre di Anton – la fa da padrone. Credo che in fondo siamo tutti legati tra noi e che ciò che segna la vita di una persona, in realtà, riguardi tutti coloro che gli/le stanno accanto.

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?

Il romanzo non è autobiografico, tuttavia è stato complesso scriverlo. Tutti i personaggi hanno una storia difficile alle spalle e ognuno ha condotto la sua vita in modo differente. C’è un grosso carico di introspezione e sofferenza. I personaggi non risultano particolarmente simpatici finché non li si conosce in modo più approfondito. Non parteggiare per loro dall’inizio è stato difficile.

Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
Il romanzo è frutto della mia fantasia, quindi ho dovuto consultare Google Maps e un amico carabiniere per qualche dettaglio. Niente di troppo complicato.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Forse solo che da qualsiasi situazione difficile si può riemergere con la giusta fatica e soprattutto osservando gli altri, ciascuno con la sua vita e con le sue complicazioni.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi? Poteva essere diverso da così?
Poteva forse avere mille finali diversi. Diciamo che lo abbiamo scelto insieme, i personaggi e io. C’è bisogno di un respiro positivo, loro ne avevano bisogno, e pure io. Di solito sono più cupa, ma certe volte la storia ha necessità differenti dalle mie.

Grazie per essere stata con noi, Paola. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.



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