Gli scrittori della porta accanto

Una Giornata Internazionale per dire basta alle spose bambine

Una Giornata Internazionale per dire basta alle spose bambine

Di Stefania Bergo. Oggi si celebra in tutto il mondo la V Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze. Una giornata di sensibilizzazione, per il drammatico fenomeno delle spose bambine, vendute dalle famiglie per denaro o protezione, in contesti di estrema povertà, degrado sociale o guerra.

Quando una bambina compie dieci anni, il suo mondo cambia. Si affaccia alla pubertà, con tutte le sue trasformazioni fisiche e psicologiche. Non più bambina, non ancora adolescente. È l'età in cui si gioca ancora con le bambole, ma già si avverte il fremito delle farfalle nello stomaco quando si incrocia lo sguardo di un coetaneo che ci attira in un modo ancora sconosciuto. Il corpo cambia, cresce e si delinea, e magari indossare le scarpe col tacco della mamma diventa molto più di un gioco. Inizia a delinearsi il futuro di giovane donna, presenza importante nella società di domani. Qualcuno ha detto che «bisogna educare le bambine di oggi per salvare il mondo di domani», e io sono pienamente d'accordo. La scolarizzazione e una sana relazione sociale con l'altro sesso, un'educazione portata avanti in parallelo con l'attitudine al rispetto di genere, sono step fondamentali per sanificare uno scenario distopico di discriminazione e violenza imperante.
In alcuni posti del mondo, una bambina intorno ai dieci anni, dicevo, ha infinite possibilità davanti a sé e inizia a fare scelte importanti per quando sarà adulta. Ma altrove, l’orizzonte si restringe drammaticamente. A volte, svanisce.

Ci sono bambine forzate a sposarsi, costrette ad abbandonare le loro famiglie e la scuola, a gestire gravidanze precoci. Senza contare gli aborti selettivi e l'infibulazione.

All’ingresso della pubertà, in troppi angoli del mondo, una combinazione di fattori sociali, culturali e di costume, discriminazioni e abusi, può ostacolare il cammino delle future donne. Fin dalla nascita, le bambine sono considerate proprietà di qualcuno, della famiglia prima, dei mariti poi, e usate come merce da vendere in cambio di denaro o per dare lustro e protezione alle famiglie umili (alcune sono addirittura trofei di guerra), contraendo matrimoni forzati che possono avere effetti disastrosi non solo sulla loro stabilità psicologica ed emotiva, ma anche su quella fisica. I Paesi in cui le spose bambine sono più numerose, infatti, sono anche quelli in cui più di frequente si muore di parto, dato che le giovani madri non sono ancora in grado di sopportare le fatiche della gravidanza.

Sposa bambina.

Stando ai dati forniti dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione e riportati da Amnesty International, «13.5 milioni di ragazze ogni anno nel mondo sono costrette a sposarsi prima dei 18 anni con uomini molto più vecchi di loro». 

Il fenomeno del matrimonio forzato è la conseguenza di una perpetua violazione dei diritti delle donne: oltre a limitare loro la possibilità di affermazione personale, in quanto sono costrette ad abbandonare l'istruzione, le spose bambine vengono vendute, maltrattate, violentate, in alcuni casi costrette a prostituirsi dai mariti stessi.
La discriminazione nei confronti delle donne, nasce ancor prima che esistano al di fuori dell'utero materno. In alcune zone del mondo, infatti, sono frequenti gli aborti selettivi, soprattutto in Cina e in India, nel caso in cui il feto sia femmina.
Da lì in poi, per milioni di bambine, l’esistenza sarà un percorso in salita, scandito da tappe dolorose, abusi e umiliazioni. Le mutilazioni genitali in Africa, ad esempio, mettono a rischio la salute di 12 milioni di ragazzine tra i 10 e i 14 anni, segnate nel profondo da un trauma che va ben oltre il dolore del corpo (Mutilazioni genitali femminili: tolleranza zero! parte I e parte II).

Si stima che siano oltre 60 milioni nel mondo le spose-bambine, con il triste primato di India, Nepal, Mozambico, Nicaragua ed Etiopia. 

Adolescenti e bambine in età prepuberale, a volte anche di soli sei o sette anni, vengono private del diritto di giocare, studiare, scegliere.
Il Paese col più alto tasso al mondo di spose bambine al di sotto dei 15 anni è il Bangladesh e in Afghanistan molte arrivano a malapena ai 9 anni. In Yemen, è comune sposarsi prima dei 18 anni, in genere intorno ai 15, in alcuni casi tra gli 8 e gli 11. In Iran, la legge prevede un’età minima delle spose di 13 anni, ma spesso si registrano casi di bambine molto più giovani. Il Burkina Faso è uno degli stati che registra il maggior numero di casi di spose intorno agli 11 anni e la differenza d’età coi mariti può arrivare fino a 10 lustri. In Marocco, fino al 2014 la legge ha permesso il matrimonio riparatore, cioè avvenuto in seguito a uno stupro; la modifica della legge è avvenuta in seguito al suicidio di Amina el Falili, sposa bambina violentata dal proprio marito, che ha suscitato l'indignazione popolare, fino a spingere molte organizzazioni locali e internazionali a lottare per ottenere una maggiore tutela delle donne. In Giordania si trovano molti rifugiati siriani, che vivono in campi frequentemente visitati dagli uomini autoctoni in cerca di spose, e sono proprio le famiglie a decidere di far contrarre matrimonio alle proprie figlie, per proteggerle da altri pericoli e affidarle alla protezione dei ricchi sposi, che possono assicurare la salvezza dalla fame, dalla guerra e dalla povertà, condannandole però a una vita di abusi.

#InDifesa delle spose bambine

Tutti questi Paesi vengono meno alla Convezione internazionale sui diritti dell’infanzia, a cui aderiscono 194 Stati al mondo su 196 (mancano all’appello Stati Uniti e Somalia).

La Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia sancisce per ogni minore “Il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su tutte le questioni che riguardano il bambino” (Art. 12), “Il diritto alla tutela da ogni forma di violenza, attacco, vessazione, maltrattamento o sfruttamento fisico o mentale, sotto la potestà di genitori, tutori o altri” (Art. 19), “Il diritto alla tutela da ogni forma di sfruttamento o vessazione sessuale” (Art. 34) e “Il diritto alla protezione dall’essere rapito, dall’essere venduto o oggetto di tratta di esseri umani” (Art. 35).
Fonte www.partedeldiscorso.it

Le iniziative mediatiche di più rilievo delle ong internazionali Ong Terres des Hommes e Girls Not Brides.

La Ong Terres des Hommes ha presentato alla presidenza del Consiglio il dossier La condizione delle bambine e ragazze nel mondo e Cronache bambine, realizzato in collaborazione con l’Ansa. I dati analizzati, confermano purtroppo che abusi e violenze non riguardano solo realtà lontane da noi, ma rappresentano la quotidianità anche in Italia, dove vengono date in media sei notizie al giorno relative ad abusi subiti da ragazze o bambine.
#InDifesa è una campagna che si propone di realizzare, mediante raccolta fondi, progetti volti a combattere e prevenire gli abusi e le discriminazioni di genere, un modo per accendere i riflettori mondiali sulla situazione di emarginazione e violenza sulle bambine nel mondo. I fondi aiuteranno le”bambine domestiche” del Perù, le “spose bambine” del Bangladesh, le “mamme bambine” della Costa d’Avorio e le “bambine salvate dall’infanticidio” in India.

Per manifestare il proprio impegno a favore di questa iniziativa, Terres des Hommes ha lanciato una ulteriore campagna di sensibilizzazione via web: #OrangeRevolution.

La rivoluzione arancione è un flash mob globale sui social network, per chiedere al popolo dei social di testimoniare il proprio sostegno alla lotta contro gli abusi sui bambini e in particolare sulle bambine, indossando qualcosa di arancione e postando il selfie con l'hashtag #OrangeRevolution su Facebook, Twitter o Instagram. Perché l'arancione? Perché in qualche modo è un segnale di rottura degli stereotipi di genere, che impongono il rosa come il colore delle bambine.
Girls Not Brides è un'associazione mondiale formata da 180 organizzazioni, che si batte contro il matrimonio delle bambine. In occasione della Giornata Internazionale delle Bambine, ha organizzato un ritrovo su Google per discutere di questo problema e cercare soluzioni globali (www.girlsnotbrides.org).

Guardo Emma, ha sei anni. A volte indossa le mie scarpe o si mette in posa davanti allo specchio. Pare quasi abbia fretta di crescere. 

Ma lei è fortunata, perché ancora percepisce tutto come un gioco di cui non conosce i dettagli. Si sfila i tacchi e corre a piedi scalzi in camera sua a fare i compiti, quasi inciampando sui Lego che cospargono il tappeto di bambù. Non sa che la naturalità della sua esistenza per altre bambine è solo un miraggio. Nascere da questa parte del mondo è malgrado tutto una fortuna. Anche se qui, altri comportamenti malati portano ugualmente ad abusi e violenza gratuita su bambine e giovani adolescenti, vittime di una radicata violazione dei diritti della donna, di una gabbia di pregiudizi medioevali e discriminazione anacronistica, della pedofilia e del turismo sessuale. Ma questa, è un'altra storia, ne parleremo un'altra volta...

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Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, 0111Edizioni.


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