Gli scrittori della porta accanto

[Libri] Bruno Di Marco presenta il suo romanzo "Nenè", nell'intervista di Elena Genero Santoro


In anteprima Nenè di Bruno Di Marco, Edizioni Ensemble, 2015. Una bambina cresciuta senza i genitori, una corazza caratteriale che sorregge, protegge... e ingabbia.


NENÈ 
di Bruno di Marco 
Edizioni Ensemble 
Narrativa
ISBN 9788868810528 
cartaceo 12,00€ Acquista

Febbraio 2002. Nenè, insegnante di danza classica, riceve la telefonata di Diego, suo padre, che le annuncia il suo ritorno. Non lo vede dal 1987, da quando Anna, la madre, si è uccisa e lui è fuggito all'estero.
Lei aveva sette anni.
Una sera, tornando a casa, trova Diego ad attenderla.
Dopo l'abbraccio iniziale, lui inizia a raccontarle la storia della sua vita, ma qualcosa non quadra e le narrazioni che di volta in volta il genitore propone alla figlia sembrano nascondere qualcosa di contraddittorio e misterioso su cui Nenè vorrà fare luce.

L'autore racconta


Raccontaci qualcosa di te: chi è Bruno Di Marco nella vita di tutti i giorni?
Cerco di scoprirlo giorno per giorno. Sono un insegnante, amo scrivere, disegnare, dipingere, nuotare. Non necessariamente tutto insieme.

Questo non è il primo romanzo che pubblichi, vero? Ci fai un cenno alle tue opere precedenti?
Il primo è intitolato “Non so se sopravviverò a questa vita” (Ensemble), un romanzo un po’ folle – mi piace definirlo umoristico-metafisico - nato da scritti su un forum. Il secondo è un romanzo noir , “Arcobaleno nero” (Ego edizioni), scritto a quattro mani. Tutti e due sono usciti nel 2012.

Veniamo al libro, “Nené”, pubblicato con Edizioni Ensemble. Com’è nata l’idea?
Forse il punto di inizio è stato un ricordo, la frase di un ragazzo, morto anni fa. Era un pianista, studiava da concertista classico, e confessava agli amici jazzisti la sua difficoltà a concepire l’improvvisazione, si sentiva troppo vincolato alle regole della musica classica. Questa idea di una struttura forte, che ti sorregge e allo stesso tempo ti ingabbia, mi ha affascinato e ho cominciato a cercare.

Ci racconti di che cosa parla? È un libro scritto in modo molto delicato, a tratti poetico, nonostante racconti una realtà personale drammatica, con un risvolto un po’ giallo. Si può circoscrivere a un genere particolare?
Sono sempre in imbarazzo quando devo sintetizzare un lavoro che mi ha appassionato a lungo - Nenè mi ha fatto compagnia per più di tre anni - mi sembra tutto fondamentale in un libro e, in fondo, lo è.
Parto da quello che c’è scritto in quarta di copertina: “Febbraio, 2002. Nenè riceve la telefonata di Diego, suo padre, che le annuncia il suo ritorno. Non lo vede dal 1987, da quando Anna si era uccisa e lui era fuggito all’estero. Lei aveva sette anni“. L’avrò riscritto venti volte. Ogni volta togliendo qualcosa.
Anna è la madre di Nenè. La mia protagonista perde entrambi i genitori molto presto, si ritrova a vivere con la zia. Per crescere sviluppa una specie di corazza, fatta di regole precise, di cui la danza classica è parte fondamentale. Il ritorno del padre mette in crisi questo sistema, lei dovrà rivedere tutta la sua vita.
Non avevo in mente un genere specifico, il focus del romanzo è incentrato sulla protagonista. Di certo è individuabile un elemento noir.

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare? Vedresti questo libro adatto ai giovani a cui insegni?
Scrivo per scoprire, parto da un’idea iniziale e poi cerco, esploro, conosco. Non penso a un lettore specifico. Credo, e spero, sia un libro adatto a tutti.

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Mi emoziono sempre quando scrivo, credo sia fondamentale per chiunque abbia aspirazioni artistiche. Di autobiografico c’è, forse, qualche ricordo di infanzia legata alla storia del padre della protagonista. E sì, lo confesso, ero io quello che da ragazzino ruppe i vetri della scuola con una sassata.

Per scrivere questo libro in cui dimostri una competenza anche nel campo della danza (Nené, la protagonista, è una ballerina classica) hai dovuto svolgere delle ricerche?
Ho svolto tante ricerche, ho visto tanti spettacoli e soprattutto ho avuto la preziosa consulenza della mia carissima amica Livia. Mi ha consentito di assistere alle prove nella sua scuola di danza.

Come sei riuscito a immedesimarti tanto bene in una psicologia femminile pur essendo un uomo?
Sono convinto che dietro la nostra “corazza caratteriale”, la sfera emotiva sia sostanzialmente simile, è quello che ci permette di provare empatia verso l’altro. Scrivere non può prescindere da questa sorta di immedesimazione. Nella definizione dell’evoluzione del carattere di Nenè - ogni crisi comporta un cambiamento - ho chiesto conforto ad amici psicologi.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Come già detto, scrivere per me è un mezzo per conoscere, esplorare il mondo, andare alla ricerca. E quello che scopro è il punto di partenza per un altro percorso. L’importante è non stancarsi mai.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Il finale è frutto della ricerca. Una volta definito l’ambiente e scoperte le psicologie dei personaggi, tutto converge verso una soluzione letterariamente logica, plausibile e coerente. E, mi auguro, emozionante.

Grazie per essere stato con noi e in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri!
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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.



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