Gli scrittori della porta accanto

[Libri] Elena Genero Santoro presenta il suo romanzo "Immagina di aver sognato", nell'intervista di Silvia Pattarini

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In anteprima Immagina di aver sognato di Elena Genero Santoro, PubGold, 2016. Il terzo romanzo della serie di Futura e Patrick, una commedia introspettiva, con una venatura ironica.


IMMAGINA DI AVER SOGNATO
di Elena Genero Santoro
PubGold
Romance
ISBN 978-8894839005
cartaceo 13,00€
ebook 2,99€ | Acquista

Futura e Patrick sono freschi sposini. La carriera di Patrick è in ascesa, la felicità è a portata di mano e le vacanze sono dietro l’angolo. Quale periodo migliore per concepire il loro primo un bambino?
L’incanto è rotto da Gualtiero, lo scriteriato padre di Patrick, che, incapace di onorare i propri doveri di genitore e di marito, affida ai giovani sposi Pietro, il figlio di due anni nato dal suo secondo matrimonio, e si dilegua subito dopo per un tempo indeterminato. Pietro si rivela da subito un bambino problematico e ingestibile e porta Futura e Patrick dritti filati all’esaurimento.
Le cose non migliorano quando, giunti in Italia, Futura e Patrick accettano di ospitare nella loro casa al mare anche Sergio e Caterina, i figli di Massimo che è gravemente ammalato.
La baraonda arriverà al punto limite quando sotto il loro tetto si troveranno anche Manuela, sempre alla ricerca del sogno romantico, Mac, il vicino di casa irlandese circondato da un alone di mistero e Claire, la collega di Patrick in via di redenzione, che dopo aver provato a fargli le scarpe una volta ora vuole dimostrare di essere cambiata.
E poi c’è un infermiere intransigente e burbero che assomiglia come una goccia d’acqua a un noto politico italiano…
Una commedia sentimentale, introspettiva, con una venatura ironica.

L'autore racconta


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Ciao Elena e bentornata tra noi! Non è la prima volta che sei ospite di questa rubrica e in questo sito sei di casa, comunque ti chiedo di raccontaci ugualmente qualcosa di te: chi è Elena Genero Santoro nella vita di tutti i giorni?
Sono una mamma che lavora full time e che deve far funzionare il delicato equilibrio tra tempo passato fuori casa, tempo dedicato ai doveri familiari e tempo dedicato, finalmente, a me stessa. Ogni tanto mi sento come la Cenerentola di Walt Disney, quando la matrigna le disse: “Puoi venire al ballo, (certo, come no), ma solo dopo che avrai terminato le tue incombenze”. È un pensiero ricorrente che mi assilla ogni volta che perdo ore a stendere calzini o a sistemare il casino in casa. Mi dico: “Appena finisco, mi metto a…(scrivere, giocare o leggere coi bambini, portarli a fare una passeggiata…)” – solo che poi non finisco, o comunque non tanto in fretta. E tuttavia, nonostante queste rocambolesche situazioni, sono felice di essere diventata madre, perché i figli hanno completamente rinnovato la mia vita e la botta di creatività che mi hanno dato è veramente stata notevole. Se non fosse stato per loro, forse non mi sarei mai rimessa a scrivere. Stare con loro è appagante e divertente e molto, molto stimolante. A volte sento qualche donna dello spettacolo che ha volontariamente rinunciato alla maternità perché convinta che un figlio le avrebbe rovinato la carriera. Questo mi intristisce molto, perché davvero queste donne non sanno cosa si sono perse e cosa invece avrebbero potuto fare, quanti spunti avrebbero potuto trarre, attraverso i loro bambini. Ma ovviamente non siamo tutti uguali.

Questo non è il primo romanzo che pubblichi. Puoi fare un cenno alle tue precedenti pubblicazioni?
Questo è il sesto romanzo che pubblico, nonché il terzo della serie di Futura e Patrick. I primi due sono “Perché ne sono innamorata”, Edizioni Montag, e “L’occasione di una vita”, Lettere Animate. La serie di Futura e Patrick comprende in tutto dieci libri. Anche il nono è già stato pubblicato, in anticipo sugli altri. Si intitola “Un errore di gioventù” ed è uscito nel 2014 con 0111 Edizioni. È una serie che ha per protagonisti una coppia di fidanzati, poi sposi (Futura e Patrick), e una miriade di personaggi che ruotano intorno a loro a vario titolo. Il sentimento la fa da padrone, (sentimento inteso come amore, ma anche come amicizia, o perdita di una persona cara), ma vengono affrontati anche temi di attualità che spaziano dalle barriere architettoniche allo stalking, dalla transessualità alla pena di morte (quest’ultimo in “Un errore di gioventù”). Leitmotiv: la violenza di genere, che mi sta molto a cuore. Ogni libro può essere letto individualmente, ogni storia e ogni avventura è a sé. Annuncio anche che i capitoli successivi della serie dovrebbero uscire nei prossimi mesi. Nel prossimo, “Diventa realtà”, la violenza di genere sarà proprio uno dei temi predominanti.
Oltre a questa serie ho pubblicato anche altri due libri indipendenti: “Gli Angeli del Bar di Fronte” 0111 Edizioni, che parla dell’immigrazione, è piaciuto a molti e si è diffuso bene, e “Il tesoro dentro”, 0111 Edizioni, che vira verso il giallo, alla ricerca di un tesoro.

Veniamo al libro, “Immagina di aver sognato”. Com’è nata l’idea?


Immagina di aver sognato” è il terzo di libro che ho scritto, nel 2011, dopo aver terminato la stesura dei primi due mentre ero in gravidanza e avevo un sacco di tempo a disposizione. Poi è nato mio figlio, il secondo, e io avevo il timore di non avere più tempo e modo per scrivere. Invece il bambino, per i primi sei mesi, è stato un neonato da favola, il pupo che tutte le madri vorrebbero avere e so di suscitare non poche invidie se dico che mangiava regolarmente, dormiva tutto il giorno e dormiva poi anche tutta la notte. (Rassicuro tutti che al sesto mese si è svegliato ed è diventato un birbante). Allora io ho continuato a sognare, mi sono domandata: e ora la storia come va avanti?
Così con un piede dondolavo la sdraietta del neonato e con le mani scrivevo sul computer. Era autunno (mio figlio è nato alla fine dell’estate), uno degli autunni più caldi e soleggiati che io mi ricordi, col sole che filtrava dalla finestra, e in quell’atmosfera magica e rilassata ho voluto rivivere le sensazioni dell’estate appena trascorsa, quando eravamo tutti al mare in trepidante attesa dell’evento. In quello stato di grazia ne è uscito un romanzo delicato, dolce, dai toni meno drammatici del capitolo precedente della saga, che spero trasmetta tutta la tenerezza che ho provato io scrivendolo. Io dico sempre a mio figlio che questo romanzo lo abbiamo scritto praticamente insieme.

Ci racconti di che cosa parla? A quale genere appartiene?
È un romanzo sentimentale, classificabile come romanzo rosa. Futura e Patrick si sono sposati da poco e vorrebbero diventare genitori, ma i primi tentativi non vanno a buon fine. Per chi non avesse letto “L’occasione di una vita”, i due protagonisti avevano dovuto affrontare una gravidanza inattesa che poi era finita con un aborto spontaneo. Non riuscendo a concepire, hanno il dubbio che qualcosa in loro non funzioni. In compenso, lo scriteriato padre di Patrick appioppa loro, per un tempo indefinito, il figlio di due anni, Pietro, avuto dalla seconda moglie. Pietro appare da subito come un bambino molto problematico. Quando i due, da Londra, vengono in Italia per le vacanze, devono anche aiutare Massimo, l’amico di Futura, che è gravemente ammalato. Alla fine, per varie ragioni, nella loro casa al mare si troveranno ad accudire tre bambini esagitati, una Manuela in crisi sentimentale, una Claire (la perfida Claire) in via di redenzione e un vicino di casa, Mac, che fa un mestiere particolare. Il che chiaramente creerà non poche tensioni, situazioni comiche e altre più drammatiche. Comunque si assisterà a un ribaltamento dei ruoli tra Futura e Patrick. Nei primi due libri lei è ancora acerba, giovane e complessata. Lui la chiama “piccola”, perché si sente protettivo. Ora Futura è cresciuta, è più sicura e sarà lei a prendere in mano le redini della situazione in una serie di occasioni.

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?

Mi piacerebbe dire che mi rivolgo a tutti, ma credo che forse questo mio romanzo, come anche altri miei, possa piacere maggiormente a un pubblico femminile. Però non poniamo limiti…

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Di autobiografico non c’è nulla se non l’ambientazione al mare, a Imperia, che è il posto in cui ero stata prima di partorire e che ho continuato a frequentare anche negli anni successivi perché ideale per i bambini. Tanto che a un certo punto compaio, incinta, in un cameo, insieme a mio marito e mia figlia e interagisco con i miei protagonisti sulla spiaggia. D’altronde io, quell’anno, ero veramente lì, esattamente nelle condizioni che descrivo. È stato divertente entrare nella storia! Poi c’è un altro cameo: Graziella, che gestisce la spiaggia, esiste davvero e mi sopporta da ormai sei anni per tre settimane ad agosto.
Forse la prima ispirazione per “Immagina di aver sognato” è nata proprio una sera ad Imperia. Ero in pizzeria, col mio bel pancione, quando sul lungomare ho visto passeggiare una coppia con un passeggino. Da lontano, per come erano fatti, potevano essere Futura e Patrick e mi sono chiesta: “Sto sognando?”. Perché è questa la cosa singolare dello scrivere: a volte si inventano personaggi ispirandosi a qualcuno, ma a volte capita il contrario: si possono scorgere i propri personaggi negli sconosciuti che si incrociano per strada. Capisco che per chi non scrive questo dettaglio possa apparire preoccupante per la mia salute mentale, ma chi ha esperienza di scrittura sa senz’altro di cosa sto parlando. “Immagina di aver sognato” è stato dunque concepito, titolo compreso, in un’atmosfera quasi onirica e per me unica che difficilmente potrà ripetersi nella mia vita. Comunque, a quel punto ho capito che per Futura e Patrick era venuto il tempo di allargare la famiglia. In un modo o nell’altro.

Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
Le ricerche di questo romanzo sono documentate in bibliografia. Ho studiato qualcosa sulle intolleranze alimentari e sulle loro più bislacche conseguenze, almeno secondo alcune teorie che ho utilizzato per la mia fiction. E poi ho cercato qualcosa su Imperia, che nel 2011 non conoscevo così bene.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?

Ebbenesì, lo ammetto: c’è sempre una mia personale campagna contro la violenza di genere. A un certo punto il messaggio esce forte e chiaro, anche se rispetto alla trama del romanzo è un inciso. E poi c’è tanta tenerezza verso i bambini.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
L’abbiamo deciso insieme, chiacchierando sotto l’ombrellone a Imperia.

Elena, grazie per essere stata con noi, ancora una volta.
Grazie a tutti per questo spazio!


Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.


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