Gli scrittori della porta accanto

[Libri] F. Santini presenta il suo romanzo "Andòrax - il ritorno del nahysmi", nell'intervista di Elena Genero Santoro

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In anteprima Andorax - il ritorno del nahysmi,  di F. Santini, Streetlib, 2016. Un fantasy ambientato nel Medioevo: tra magia, religione e antiche profezie.


ANDORAX-IL-RITORNO-DEL-NAHYSMI
ANDORAX - IL RITORNO DEL NAHYSMI
di F.Santini
Streetlib
Fantasy medievale
ISBN 9788822838728
ebook 5,99€ | Acquista 

In un mondo medievale basato sull'acciaio e sulla forza umana, la magia che ruota attorno ai quattro elementi naturali – acqua, terra, fuoco e aria – sembra essere ormai scomparsa. Gli stregoni, custodi neutrali della conoscenza, della magia e del suo potere arcano, sono stati sterminati dai cavalieri da più di duecento anni. Una figura silenziosa è però sopravvissuta alla strage all'insaputa di chiunque e da secoli percorre le strade di Alghend spinta da un sogno ricorrente e dall'eco della Profezia che Andòrax, ultimo capo degli stregoni, ha consegnato al mondo prima di lasciarlo: una Profezia che annuncia il ritorno della magia in seguito alla nascita di un predestinato mortale che porta su di sé una piccola ala stilizzata segno del nahysmi, elemento supremo - un mortale la cui vita o la cui morte possono essere portatrici allo stesso tempo di salvezza e di equilibrio, così come di caos e terrore.
É con il ricordo di queste parole nel cuore che nel suo anonimo vagabondare Élian, lo stregone sopravvissuto allo sterminio, raggiunge i confini di Gwynnélas, la leggendaria città del Dio. Qui Élian si imbatte per un caso fortuito in Armin, una donna soldato che si rivela essere la predestinata di cui parla la Profezia. Assieme alla ragazza, lo stregone si mette in viaggio per fare ritorno alla fortezza di Andòrax spinto dalla speranza di comprendere come Armin e le parole della Profezia possano influenzare le sorti del mondo, oltre che segretamente desideroso di far rinascere grazie alla ragazza lo scomparso ordine degli stregoni. I due trovano un aiuto inaspettato negli erdemiani, cavalieri ribelli seguaci di Erdem, ma vengono ostacolati con forza sia dai quattro ordini di cavalieri regolari, che fedeli alla linea seguita dai loro predecessori non vogliono il ritorno della magia, sia da una coalizione di elfi guidati dai nahìma, guardiani elfici dei quattro elementi naturali che sono a loro volta all'inseguimento di Armin. Élian scoprirà che sono stati proprio i nahìma e il loro abbandono della neutralità ad aver provocato l'arrivo del nahysmi, quinto elemento creatore e distruttore, generando lo sconvolgimento dell'equilibrio di cui parla la Profezia...
Le scelte compiute da ciascuno influenzeranno il destino di tutti. L'equilibrio di Alghend si troverà pericolosamente in bilico fra la schiavitù e la rinascita.

L'autore racconta


Raccontaci qualcosa di te: chi è F. Santini nella vita di tutti i giorni?
Sono una “ragazza” di 41 anni che si divide fra un lavoro precario come impiegata commerciale, un marito, due cani e la scrittura. Sono laureata in lingue e letterature straniere e lavoro in un'azienda che commercializza ausili per disabili e anziani con ridotta mobilità, ma sogno di realizzare tutti i progetti che mi riempiono la mente ad ogni secondo. Adoro studiare: lo scorso anno ho approfondito il tedesco, quest'anno mi sto cimentando nell'imparare il gaelico scozzese perché sono innamorata della Scozia, dove vorremmo trasferirci. Ultimamente, la mia precarietà lavorativa non mi pesa più perché mi fa sentire libera di pianificare il mio futuro. Ho cambiato lavoro nel 2013 per passare da otto a sei ore al giorno solo per poter avere più tempo per scrivere: una follia, forse, ma che mi sta dando immense soddisfazioni personali.

Questo è il primo romanzo che pubblichi?
Sì, è il mio primo romanzo. La stesura è iniziata nel 2005, ma poi ho dovuto abbandonarla per problemi personali. Vi sono tornata nel 2013 su insistenza di mio marito e da allora non ho più smesso di scrivere.

Veniamo al libro, “Andòrax - il ritorno del nahysmi”. Com’è nata l’idea?
L'idea non è nata: era già lì. É come se ci fosse sempre stata, io non ho dovuto fare nessuna fatica “creativa” perché la storia era davanti ai miei occhi e io non ho fatto altro – non faccio altro – che descrivere ciò che vedo e ciò che ascolto. É qualcosa che possiede una vita propria, sono eventi che avvengono indipendentemente dalla mia ispirazione. É difficile descriverlo, ma trovo che il paragone più azzeccato sia questo: è come se mi sedessi e guardassi una serie televisiva che, puntata dopo puntata, arriva al suo epilogo. Descrivo quello che vedo accadere. Dal momento in cui apro gli occhi al mattino fino a quando vado a dormire la storia scorre davanti a me, mi parla e finché non la metto per iscritto capitolo dopo capitolo non prosegue.

È un fantasy medievale. Ci racconti di che cosa parla?
Racconta di un medioevo nel quale la magia è combattuta da un ordine di cavalieri fedele alla religione, i quali arrivano persino a sterminare gli stregoni custodi di conoscenza e incantesimi. Uno stregone però è sopravvissuto in segreto alla strage e da secoli insegue le parole di un'antica Profezia: la magia distrutta dagli uomini farà ritorno nel mondo di Alghend grazie a un predestinato segnato dal simbolo di un'unica ala. Questo simbolo può essere portatore di distruzione o di salvezza e per questo i cavalieri continuano a setacciare la terra alla ricerca del predestinato, per impedire questo ritorno. Lo stregone è tormentato dal sogno ricorrente di un paio d'occhi di madreperla e del segno della Profezia che lo conduce ai confini di una città misteriosa, la città del Dio, dove troverà proprio il predestinato: una donna soldato dal passato oscuro, Armin. Con lei e con un gruppo eterogeneo di guerrieri lo stregone parte per fare ritorno alla fortezza abbandonata roccaforte degli stregoni, da secoli rimasta vuota e sigillata da un incantesimo. I quattro elfi guardiani degli elementi naturali - acqua, terra, fuoco e aria - li attaccano durante il viaggio assieme a un drappello di elfi perché vogliono catturare Armin. Lo stregone scopre che il segno rappresenta il quinto elemento, o nahysmi, che interviene proprio quando l'equilibrio viene minacciato. Armin riapre le porte sigillate dell'antica fortezza, riceve dallo stregone un insegnamento di base e torna su Alghend per diventare la guida degli erdemiani, un gruppo di cavalieri che si sono ribellati all'ordine regolare per appoggiare invece la magia e gli stregoni. Assieme a loro dovrà dare la caccia ai nahìma e sconfiggerli per ripristinare l’equlibrio, lottando nello stesso tempo per non farsi catturare dai cavalieri e dai nahìma stessi, che vogliono usarla come veicolo per riportare nel mondo l'anima esiliata di un elfo e imporre il dominio degli elementi e della magia...

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Mi rivolgo ai lettori più variegati, dalla ragazza adolescente alla signora di sessant'anni. Non si tratta di un fantasy nel puro senso del termine: non ho inserito draghi, fate o folletti. L'elemento magico vive e convive con la realtà proprio come avveniva per molte popolazioni del passato molto legate al misticismo. Spero che la storia e soprattutto l'intima analisi psicologia dei personaggi, così come i loro drammi personali, riescano ad attrarre un pubblico di lettori quanto più eterogeneo possibile.

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
I fantasmi, le paure, le emozioni sono autobiografiche; il romanzo è lo specchio delle mie inquietudini più profonde. Situazioni ed eventi, invece, sono tutti inventati. Io sono un po' tutti i personaggi e nessuno in particolare. Tutti noi siamo fatti da diversi io, e questi io sono presenti nella storia, che ha iniziato davvero a coinvolgermi dalla seconda parte del romanzo in poi. Luoghi e paesaggi sono ispirati alla Scozia che ho visitato e che tanto mi affascina.

Ambienti il romanzo in un ipotetico medioevo. Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche? C’è qualche usanza, qualche leggenda a cui tu sei ispirata? O quello che conta è la fantasia?
Amo molto le culture nordiche e le loro leggende. Ho preso ispirazione dalla cultura e dal modo di vivere, dalla concezione del mondo come basato sulla coesistenza delle cinque forze elementari. Ho effettuato delle ricerche su come si viveva nel medioevo, soprattutto vichingo, sulle case dove si abitava, su cosa si mangiava, come ci si scaldava, sulla composizione dei tessuti degli abiti che si indossavano, sulla cura delle malattie, delle fratture e delle ferite. L’ambientazione doveva essere reale. Mi sono basata sul manuale di Ewart Oakeshott per descrivere le armi: quello che non amo di molti fantasy è l'improbabilità degli oggetti materiali, il loro andare contro le leggi della fisica, per cui ho optato per un realismo che desse concretezza e alla fine rendesse quasi credibile persino l’esistenza della magia stessa. La storia si è raccontata da sola.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Questo è un romanzo sulla ricerca dell'identità e dell'io, sul rifiuto di accettare un'identità imposta dall'esterno, sul bisogno di capire il passato che ci perseguita e sublimarlo per poter guardare finalmente avanti e prendere in mano autonomamente la propria vita. Armin, la protagonista, è combattuta fra due identità, quella di soldato e quella di kalyani, di straniera nella città dove ha vissuto, quando le piove addosso una terza identità: quella che la lega al segno e che la vuole come successore degli stregoni. All'inizio accetta quest'ultima opzione perché non ha altra possibilità, salvo poi capirne i limiti e realizzare che le va stretta proprio perché non l'ha scelta lei. Molti dei protagonisti vivono questo tormento dell'io, spesso ossessionati da eventi tragici del loro passato che si proiettano sul loro presente e sul loro futuro e li condizionano. É anche un romanzo sulla scelta vista come unica speranza di sfuggire a un destino predeterminato: sarà una scelta a decidere il finale, a decidere fra la salvezza e la condanna, anche se gli opposti si rivelano non essere tali perché si compenetrano, sono la faccia di una stessa medaglia e tutto ciò che cambia è il punto di vista da cui li si guarda. Come il bene e il male, che in realtà nella natura non esistono di per sé ma sono solo frutto della proiezione del nostro pensiero, della nostra soggettività, della nostra azione. Se la neutralità, l'inazione, viene esaltata dagli stregoni come modello di perfezione, unica via per superare la diffidenza che il dono (la magia) suscita nelle persone, essa è anche un grande limite che esclude la possibilità di scegliere, che esclude l’umanità. É compiendo una scelta che, nel bene o nel male, si può salvare il mondo.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Tutto il romanzo è scritto dai personaggi: sono loro a decidere parole e azioni, io mi limito a osservare dall'esterno e a riportare in parole sulla pagina ciò a cui assisto. É strano dirlo, ma la mia partecipazione si limita a quella di cronista neutrale che dall'esterno osserva e attende che le vicende evolvano. Senza influenzarle.

Grazie per essere stata con noi. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.
Immagina di aver sognato, PubGold.
SCHEDA DELL'AUTORE


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