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Il viaggio di Fanny, piccoli ebrei in fuga nel film di Lola Doillon: recensione

Il viaggio di Fanny, piccoli ebrei in fuga nel film di Lola Doillon: recensione

Cinema Recensione di Ornella Nalon. Il viaggio di Fanny, un film interpretato da bambini: attraverso i loro occhi, le brutture della guerra e l'odio razziale, ma anche solidarietà e ottimismo, elogio alla perseveranza.

Per quanto tempo i nostri figli devono essere protetti dalle brutture dell'uomo e della vita, tenendoli all'oscuro dei periodi più tristi della nostra Storia? E quando avrete deciso che sarà arrivato il momento, quali saranno i modi giusti per iniziarli alla loro conoscenza?
Secondo Andrea Occhipinti, che guida la società di distribuzione cinematografica Lucky Red, nulla è più diretto, coinvolgente ed efficace di far vedere un film ideato per bambini e in cui sono anche i protagonisti.
Il viaggio di Fanny è un film consigliato per bambini dagli otto anni in su. Ha vinto il Giffoni Film Festival nel 2016 ed è disponibile in streaming su TIMVision (in abbonamento) in occasione della giornata della memoria.

Il viaggio di Fanny, tratto dal libro autobiografico di Fanny Ben-Ami, Le journal de Fanny, è ambientato nel 1943, in una Francia invasa dai Tedeschi.

Fanny ha 13 anni, è ebrea e, assieme alle sorelle e altri bambini, è ospite in una colonia di montagna in cui, si presume, non possano arrivare i rastrellamenti nazisti. Invece, giunge voce che questi si stiano intensificando e che potrebbero arrivare anche da loro. La ragazzina programma di scappare e di portare in salvo se stessa e i suoi compagni oltre la frontiera che la condurrà in Svizzera
Inizia così un lungo viaggio che saprà di paura e di abbandono, ma anche di libertà, speranza, amicizia e altruismo. Una storia di piccoli eroi che vuole far comprendere, anche ai più giovani, il dramma della guerra e il pericolo dell'odio, non rappresentando scene di battaglie e di morti drammatiche, ma attraverso le emozioni dei giovani protagonisti.
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Il viaggio di Fanny, piccoli ebrei in fuga nel film di Lola Doillon: recensione

Il viaggio di Fanny

REGIA Lola Doillon
SOGGETTO Fanny Ben-Ami
SCENEGGIATURA Lola Doillon, Anne Peyrègne
PRODUTTORE/PRODUZIONE Saga Blanchard, Marie de Lussigny, Origami Films, Bee Films
DISTRIBUZIONE Lucky Red
MUSICHE Sylvain Favre, Gisèle Gérard-Tolini
FOTOGRAFIA Pierre Cottereau
ANNO 2016
CAST Léonie Souchaud, Fantine Harduin, Juliane Lepoureau, Ryan Brodie, Anaïs Meiringer, Lou Lambrecht, Igor van Dessel, Cécile de France

La regista è la francese Lola Doillon.

Volevo raccontare una storia di liberazione ma sono andata oltre. Al centro del film vi sono il passaggio dall'adolescenza all'età adulta ma anche le esperienze emotive vissute da un gruppo di piccoli eroi: l'angoscia della separazione, la paura del futuro e di essere dimenticati, il terrore della morte... ma anche l'ottimismo, l'energia, il coraggio e la perseveranza.
Nonostante la storia sia ambientata nella Francia occupata, ho scelto di lasciare fuori le immagini inerenti al conflitto e all'arresto dei genitori dei piccoli. Ciò che mi interessava era raccontare la storia attraverso gli occhi dei piccoli e di mostrare cosa loro provavano. Non capivano di certo il perché dei bombardamenti ma soffrivano la violenza dell'abbandono e il timore di rimane orfani. Era per me importante mettere in evidenza il loro punto di vista.
Molti adolescenti o bambini di oggi che vivono lontano dalle zone di conflitto sanno poco o niente di quello che hanno provato o provano i loro coetanei durante le guerre e di ciò che è stato effettivamente l'Olocausto. Gli ultimi sopravvissuti stanno per scomparire ed è importante mantenere viva la memoria, non dimenticare e capire. Capire affinché tutto ciò non accada nuovamente, soprattutto in tempi come i nostri in cui si sentono discorsi che fanno rabbrividire sulle disparità razziali.

Prima di girare il film, Lola ha voluto incontrare la vera protagonista della storia, che ora ha 86 anni e vive a Tel-Aviv.

Desidero che il mio messaggio venga compreso, affinché alcune cose non si ripetano. Viviamo in un'epoca molto fragile, da ogni parte si levano voci che ricordano moltissimo quelle che si sentivano allora. Questo è molto pericoloso, anche per coloro che non sono ebrei. Perché dopo gli ebrei, andranno in cerca di altri bersagli.
Parole che non si può fare a meno di condividere, che fanno rabbrividire e riflettere profondamente. Forse è proprio cominciando presto a insegnare la storia ai nostri bambini, a far sapere quanto può essere crudele l'essere umano ma, per contro, quale sia la forza dell'unione e della solidarietà per contrastarlo, che si riuscirà a limitare le guerre.


Ornella Nalon


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