Gli scrittori della porta accanto

[Scrittori] Intervista a Erika Favaro, a cura di Samantha Terrasi

Erika-Favaro-Intervista

Un caffè con Erika Favaro, in tutte le librerie col suo ultimo romanzo "È una bugia ma ti amo", edizioni Piemme.

Scrittrice veneziana, autrice di diversi romanzi, il primo edito da Casini Editore, di Roma, fino ad arrivare a E se poi mi innamoro, pazienza, Piemme (collana  Pickwick). Ora la troviamo in libreria con l’ultimo titolo È una bugia ma ti amo (Incipit).

Buongiorno Erika e benvenuta.
Grazie Samantha!

Ci siamo conosciute al raduno di Pesce pirata, blog e forum di scrittura creativa. In quell’occasione c’era anche Morozzi. Come sei entrata a far parte dello staff di Pesce Pirata?
È stato un passaggio piuttosto naturale. Frequentavo il forum da molto tempo e mi era già capitato di formulare interventi sul piano pratico, o di condividere idee con i membri dello staff. Mi divertivo tantissimo.

E una bella piratessa non poteva che vivere a Venezia. Città che incanta, immersa nella sua laguna, ha ispirato poeti e scrittori, è anche per te fonte di ispirazione?
È molto di più, oltre a essere ispirazione, è evocativa, fa emergere e amplifica le emozioni. 

Una volta mi sono fermata su una frase di un libro che diceva “C’è una città dove nasci, un posto dove cresci e una terra d’appartenenza”. Anche per te è così?
Ho avuto un’infanzia nomade, non ci fermavamo mai in un luogo per più di tre o quattro anni. Questo è stato importante per il mio poi, ho iniziato a fare “casetta” poco importava se mi spostavo per un fine settimana o tre mesi, avevo bisogno (lo ho ancora) di mettere radici, di costruire rapporti. Sicuramente sono nata a Venezia, cresciuta in un altrove di molti luoghi ma soprattutto persone. Credo di non provare, ancora, l’appartenenza, anzi… di sicuro no, lo sentirei abbastanza forte da dichiararlo.

La Erika bambina cosa sognava?
Ho avuto il periodo in cui desideravo fare la ballerina, poi la veterinaria, la maestra e l’archeologa. Alle elementari ho iniziato a studiare inglese, sapere un’altra lingua, capire quello che dicevano nelle canzoni perché mi arrivava e non perché leggevo la traduzione a lato, mi ha cambiata. Ho fatto il turistico.

Il tuo bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?
Oggi è tutto pieno, nessun mezzo, nessuna sfumatura, o è bianco o è nero.


I personaggi dei tuoi romanzi si somigliano? C’è qualcosa di Erika all’interno o preferisci dividerti e dare vita a qualcosa di nuovo?

Sicuramente c’è qualche similitudine, il pero non cade mai troppo lontano dall’albero e quell’albero sono sempre io. Mi guardo molto dentro, certo, l’introspezione, lo scavo (quello sano) sono fondamentali, però ascolto anche tanto. Fa tantissimo. Una stessa situazione può essere vissuta, a livello emotivo, in almeno sette miliardi e mezzo di modi, io cerco di trovare sempre una sorta di compromesso, anzi, di linearità o coerenza. Prendo un’emozione che magari, un tempo o sul momento, è stata mia, e la faccio provare a una protagonista che ha tratti diversi dai miei, per forza di cose l’emozione cambia.

Cosa spinge i tuoi personaggi da Carlotta o Wendy a riscattarsi? Nella vita è possibile svegliarsi e trovare il coraggio di cambiare tutto?
L’amore per se stesse. Credo molto nel cambiamento, anche in quello che può sembrare negativo ma che è in funzione alla nostra personalissima crescita. Spero di non smettere mai di cambiare e di trovare sempre la forza per farlo. Un giorno, di non troppo tempo fa, mi sono presa un pugno*, un diretto in pieno viso. Sono rimasta a terra, stordita e dolorante, per moltissimo tempo, credevo non mi sarei alzata più, lo credevano in molti. Invece poi ero in piedi e ho dovuto riaffrontare la stessa mano e anche altre. Sono stata colpita, di nuovo, ma non più in viso. Ho imparato a schivare e a rimanere su. Non mi pareva vero ma è andata proprio così. I miei amici della prima ora dicono che non avevano dubbi.
*Credo sia chiaro ma lo dico lo stesso, non si sa mai. Era una metafora.

Erika e il suo corpo, cosa ami di te e cosa cambieresti?
Ho le gambe un po’ storte, non le cambierei, il motivo per cui sono così è che ho iniziato ad andare a cavallo da molto piccola (credo, ma non sono neanche tanto sicura, mi piace pensare sia per quello) quindi una bellissima esperienza. Ho il quaranta di piede, non cambierei neanche i piedi, non mi pare rilevante. Mi piacciono le mie mani, ho le dita lunghissime (non sarà vero, come la cosa dei cavalli, ma mi piace pensare sia perché suonavo il piano con il nonno). Dei miei occhi mi piace il colore ma non il taglio, comunque non li cambierei. I capelli, invece, li cambierei sempre. Da lunghi a corti, e ritorno, da lisci a ricci, da rossi a neri… Capelli senza tregua.


Per una volta lasciati amare” il titolo di uno dei tuoi romanzi in ebook, ma è anche una delle grandi battaglie fatte dalle donne per conquistare il così detto uomo dei sogni. Esiste davvero quel fantomatico principe azzurro che verrebbe con il cavallo bianco a salvarci? Ma poi da cosa?

No, non per me. Non esiste principe azzurro e soprattutto non salva proprio nessuno. Esiste un uomo, il Seba, normalissimo e imperfetto, distante anni luce da qualsiasi uomo dei sogni. Io mi sono sempre innamorata dei Seba e mi pare bello. Peraltro, io sono piena di difetti e distante anni luce dall’idea di principessa, sono più un bardo.

La tua favola preferita.
Aladino. Mi piacerebbe molto avere un Genio di compagnia. Che però forse è più un racconto…

Qual è il messaggio che vorresti lanciare a una giovane scrittrice esordiente che vuole raccontare dell’amore? L’amore che ci appassiona e che anche tu racconti lasciando al lettore quel sospiro che conquista, esiste davvero anche nella realtà? Nei tuoi romanzi ha ruolo “l’amore” o è un mezzo per arrivare a qualcos’altro?
Le direi di scrivere di ciò che conosce (sorrisone) quindi sì, esiste. L’amore ha un ruolo ovunque, anche nelle storie che non sono d’amore c’è l’amore. Approfitto per citare uno degli incipit che ho più amato “Tutte le storie sono storie d’amore” è tratto da Eureka Street di Robert McLiam Wilson, che è un libro bellissimo.

Facebook, instagram, twitter sono tre dei tanti mezzi che fanno circolare le idee, gli scritti, le emozioni aggiungo. Anche quando non ci troviamo d’accordo con quello che leggiamo, ci troviamo coinvolti. Che rapporto hai con questi mezzi?
A parte una vaga eccitazione iniziale “uh, guarda! È ancora vivo/a, dai che ci vediamo e facciamo una rimpatriata” per poi capire che se non eravamo in contatto da eoni, un motivo c’era, li uso con moderazione. Quando mi metto in divano col plaid, spengo i telefoni e internet.

Di Erika c’è anche un blog per seguire le tue avventure che ha aperto, visto l’interesse di sua madre e dei suoi ex per il suo diario segreto. È proprio vero?
Verissimo. Il bello è che, soprattutto la mamma, leggeva di nascosto per poi palesarlo a cena…

Siccome mi piace molto parlare di sogni, nel mio romanzo Ti Aspetto ne ho fatto l’elemento che trascina. Un tuo sogno Erika, se ce lo vuoi svelare naturalmente.
Ho un’attività onirica importante, si dice che oltre a fare attività sportiva, mentre dormo, io parlotti parecchio. Poi non mi ricordo, già. E’ triste ma non mi ricordo. Una mattina, di qualche anno fa, dovevo portare mio fratello a Gardaland, sveglia all’alba. Ero a letto, sotto le coperte, dormivo, mio fratello cercava di svegliarmi perché facevamo tardi. Mio fratello sostiene che io gli abbia intimato, ad occhi chiusi: ma non vedi che mi sto vestendo?
Io continuo a negare.

Grazie mille di essere stata con noi.
Grazie a te! Mi sono divertita e ho parlato di tante cose.


È una bugia ma ti amo

Wendy ha trent'anni, un lavoro che le piace moltissimo (a parte il suo capo), una famiglia allargata e un po' scombinata che adora, un ex fidanzato inutile da dimenticare e un piccolo problema con la realtà. Non è che non veda ciò che ha davanti agli occhi, o che non abbia delle opinioni ben precise sulle cose: è solo che trova tanto più facile dire una bugia, più o meno innocente, soprattutto se serve a far sentir meglio chi le sta intorno. Oppure a proteggere se stessa dalle verità troppo dolorose da affrontare... Ma quando Wendy conosce Libero, l'affascinante proprietario del ristorante sotto casa sua, tutto cambia. Perché lui non è come gli altri: si accorge subito del modo in cui lei trasforma e "aggiusta" la realtà e ne rimane profondamente deluso. Libero non cerca una donna che lo assecondi, che finga, che rinunci a essere se stessa pur di accontentarlo. Cerca qualcuno di autentico e sincero, da amare veramente. E così Wendy, per amore, inizia a comportarsi in modo diverso, a mettersi in gioco, a esporsi, correndo il rischio di dire la cosa sbagliata e di non piacere. O forse, per una volta, di piacere davvero.

di Erika favaro | Piemme | Romance
ISBN 978-8856653847 | cartaceo 14,88€


Samantha Terrasi
Vivo tra Torino e Roma, dove sono nata. Mia nonna avrebbe voluto che mi chiamassi Maria Concetta, ma per fortuna mio padre di ritorno da un viaggio negli States mi ha chiamato Samantha, rigorosamente con la h. Formazione scientifica, una laurea in biologia molecolare per poi scegliere di tramandare il mio sapere agli studenti. Sono una professoressa di matematica e scienze senza occhiali e quando non mi trovo tra equazioni e studenti, scrivo.
Parole nel vento, Aletti Editore, 2012.
Ti aspetto, Lupo Editore.


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