Gli scrittori della porta accanto

[Libri] Fabio Antinucci presenta "Cacciatori di Morte" nell'intervista di Elena Genero Santoro

Fabio-Antinucci-Cacciatori-di-Morte

In anteprima Cacciatori di Morte di Fabio Antinucci, LFA Publsher, 2017. Non un semplice fantasy, ma un romanzo storico su un’epoca che non c’è ancora stata.


CACCIATORI-DI-MORTE
CACCIATORI DI MORTE
 di Fabio Antinucci
 LFA Publisher
 Fantasy | Distopico
ISBN 9788899972172
cartaceo 15,00€

Regno di Bari, anno 2104.
Il Mondo è cambiato.
L’Orrore, evento apocalittico e inatteso, lo ha trasformato in un luogo abituato al soprannaturale, inospitale e cupo.
Oltre che da guerre, genocidi e dittature, l’umanità è afflitta dalla piaga dei demoni. Gruppi paramilitari specializzati si impegnano, in cambio di compensi cospicui, a proteggere la popolazione. Diogene è uno di questi.
Capitanata dal generale Abel Guitierrez, Diogene è reputata la miglior compagnia di tutti i Regni Islamici. E la più rispettabile.
Ma, più che agli incarichi da portare a termine o ai ricchi compensi, Abel Guitierrez ha qualcos’altro a cui pensare, che lo tiene sveglio di notte e lo fa tremare ogni volta che conduce i suoi uomini in missione: i suoi “uomini di punta”, due potenti medium in grado di scacciare il Male con complessi rituali magici, altro non sono che sua moglie e sua figlia.
Vittime di una maledizione contratta in circostanze misteriose, possono vedere quello che nessun altro umano dovrebbe mai vedere. Abel sa che l’unica speranza per proteggerle dall’opprimente regime religioso della sua terra, che le vede come eretiche, è quella di portarle con lui e usarle come “armi” durante la caccia. Ma sa anche che ogni minuto passato con lui in azione può per loro essere fatale…


L'autore racconta



Fabio-Antinucci
Raccontaci qualcosa di te: chi è Fabio Antinucci nella vita di tutti i giorni?
Fabio Antinucci è un nerd abbastanza rompiscatole e disordinato che dopo l’università ha deciso di lavorare nel ramo della comunicazione costruendosi una carriera come social media manager e come redattore di articoli su fumetto, cinema e cultura popolare, e che ovviamente ha voluto ricominciare a scrivere dopo una luna pausa sfruttando le potenzialità del web e dei social per autopromuoversi. Adora la cultura nerd, adora il fantastico, adora l’horror e la fantascienza e, per questo, non può fare a meno di scrivere storie di questo genere. E’ presidente di un’associazione culturale che svolge attività di promozione del gioco da tavolo, la Gilda del drago nero di Bracciano, gioca di ruolo, è drogato di Netflix e fumetti, ha parecchi amici e tenta di costruirsi una professione come tanti giovani laureati. Non penso ci sia altro da dire ;).

Questo è il primo romanzo che pubblichi?

Sì, è il mio piccolo esordio nell’editoria, fortemente voluto dopo anni e anni di allenamento nella scrittura creativa e di perfezionamento del mio stile e delle tematiche che volevo trattare, anche perché sentivo fortemente il bisogno di scrivere e di dimostrare di poter anche “lavorare” nel campo della narrativa di genere. Un bel sogno nel cassetto si è realizzato, ora speriamo sia solo il primo passo verso una buona carriera di autore.

Veniamo al libro, “Cacciatori di morte”. Com’è nata l’idea?
In maniera complessa e folle. “Cacciatori di morte” è una storia che fa parte di un progetto narrativo più ampio: la costruzione di un universo fantastico e fantascientifico composto da vari racconti, romanzi e altri tipi di narrazione su modello di quelli, famosissimi, di Star Wars o Matrix. Ho ripreso il progetto lo scorso anno; si tratta di un piano molto complesso, ed ero alla ricerca di una storia che mi permettesse di approfondire alcuni aspetti del mio mondo, che mi servivano per caratterizzarlo meglio. A quel punto, l’idea: riprendere la trama della storia di una giocata di ruolo condotta con degli amici, che mi è particolarmente piaciuta, e riadattarla all’interno della mia ambientazione. Ho lavorato a lungo sulla rielaborazione di alcuni personaggi, sulla costruzione del setting, e così ho aggiunto un altro tassello alla caratterizzazione della mia creazione, della mia ambientazione.

È un fantasy. Ci racconti di che cosa parla?

Più che un fantasy in senso stretto, amo pensarlo come un “romanzo storico su un’epoca che non c’è ancora stata”.
Anzitutto è il primo racconto di un ciclo, che ho previsto di realizzare nei prossimi anni, sul modello di altre grandi opere di genere come i romanzi su Sherlock Holmes o quelli sull’inquisitore Eymerich, di Valerio Evangelisti, nei quali seguiamo le avventure di un gruppo di persone impegnate nel risolvere dei casi “polizieschi”, uno diverso in ogni romanzo.
Nello specifico, il “ciclo dei Cacciatori” (così vorrei chiamarlo) è la storia di una famiglia, i Guitierrez, composta da padre, madre, una figlia di primo letto dell’uomo e due deliziose bambine che si ritrovano ad affrontare un destino difficile. Vivono in un mondo post-apocalittico, nell’anno 2104. Il mondo è diventato un posto davvero molto brutto; forze demoniache soprannaturali hanno attaccato gli umani, che hanno ceduto alla paura, si sono divisi e strutturati in nuovi stati totalitari. I Guitierrez vivono in una sorta di teocrazia islamista nel sud Italia, a Bari. C’è stata un’invasione militare, l’Italia come stato non esiste più, e in questo nuovo assetto politico, per motivi che di sicuro non ti svelerò, Anna, la moglie di Abel, e Isabel, sua figlia, si ritrovano a dover aiutare le autorità nella caccia ai demoni grazie a delle abilità da veggenti. Purtroppo per loro, il regime non le vede di buon occhio, perché sono a tutti gli effetti delle “eretiche” delle persone che vanno contro “l’ordine delle cose”, e quindi se da una parte sono “utili” alla caccia ai demoni, dall’altro al minimo “sgarro” potrebbero finire in prigione, o peggio ancora.
È un dramma, la storia di una famiglia che tenta di sopravvivere a delle persecuzioni religiose facendo il lavoro sporco per un regime totalitario.

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Come avrai capito, non vuol essere un racconto per teen-ager o young-adult, no?
No, devo dire che io, personalmente, vorrei scrivere romanzi fantastici che guardino più verso ragazzi della mia età, quasi trentenni, persone sì avvezze alla fantasia o alla cultura nerd ma “più maturi”. Più che con il semplice Tolkien o con produzioni “fantastiche” come Shannara, sono cresciuto con opere che erano più complesse, come i romanzi di fantascienza di Asimov e Dick, le graphic novel di Alan Moore e Frank Miller, il cinema di John Carpenter… storie sì fantastiche, ma che parlavano a persone che avevano fame di sentimenti “adulti” o tematiche particolarmente complesse, come rapporto fra violenza e lotta per la libertà, o come l’autodeterminazione dei popoli. Chiamatemi “precoce” ;).

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?

Potrei darti tante risposte, alcune scontate, altre meno.
Partendo dalle prime potrei dirti che, semplicemente, il romanzo è nato da un’attività che mi ha regalato davvero dei bei momenti, come l’esperienza del gioco di ruolo assieme ad alcuni dei miei migliori amici. Scavando, però, viene fuori dell’altro.
Cacciatori di morte parla di discriminazione, violenza, incapacità o impossibilità di un gruppo di persone di vivere come vorrebbero a causa di barriere sociali e politiche. Ecco… se scendo in basso, se mi guardo dentro, devo raccontarti che sono un portatore di handicap. Non un handicap gravissimo, si tratta di un’emiparesi destra, un problema certo “ingombrante” (ho l’intera parte destra del mio corpo rallentata a causa di una sofferenza in età natale, emisfero celebrale compreso) ma aggirabile con altri mezzi “intellettuali” e grazie alla tecnologia. Dire che io si stato “discriminato” per il mio problema è troppo. Sì, un po’ di bullismo spicciolo da cretino delle medie o delle elementari, qualche pregiudizio, ma niente di grave. Eppure se c’è un dono che questa mia condizione mi ha fatto è stata l’empatia vera (non ideologica, non dettata da politica o sensibilità culturale) verso le discriminazioni e i discriminati, che ci sono, esistono, sono nella nostra società (un esempio su tutti? Purtroppo, le persone omosessuali fra certi ottusi reazionari), e verso le loro problematiche. È terribile pensare a quanto nei civili anni 2000 esistano ancora esempi di discriminazione e di odio, di ottusità verso “l’altro”. Purtroppo credo faccia parte del nostro mondo quanto lo sono i comportamenti ammirevoli, ma di sicuro sento di dovermi indignare per certi esempi di violenza, magari non procurati dall’autorità, ma che in potenza possono generare cose davvero molto brutte. Prendi Trump: ti sembra normale che un opportunista reazionario cavalchi la paura per l’Isis rimandando a casa lavoratori stranieri e islamici? Eh, io non direi.
Diciamo, per concludere, che credo che Cacciatori di morte parli della mia avversione verso la violenza politica, genericamente di qualsiasi forma e a qualsiasi livello. Non so fino a che punto si possa parlare di “elemento autobiografico” e quanto di “elemento ideologico”, ma ho paura che in questo caso le due categorie coincidano moltissimo.


Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?

No, direi di no.
Alla base c’è un’ambientazione post-apocalittica che ho costruito nel corso degli anni attraverso l’influenza da parte di film e romanzi che erano ispirati a determinati periodi storici per me molto stimolanti per la realizzazione di queste storie (il medioevo, il rinascimento, la seconda guerra mondiale…), che mi hanno condotto, a volte, a documentarmi. Tuttavia si parla di processi lunghi, partiti davvero molti anni fa. Non ho fatto ricerche per Cacciatori di morte, ho usato appunti già esistenti che ho rielaborato.
Con una grande eccezione: la lettura di qualche articolo di blogger appassionati di folklore italiano, come quelli di Gotico abruzzese, che mi hanno aiutato a creare degli elementi soprannaturali che più che ai classici della letteratura horror e dark-fantasy volevano essere vicini a elementi fantastici a noi più vicini, come quelli delle leggende popolari delle diverse regioni italiane. Ma è stato più un “confronto formativo”, un’immersione in un’atmosfera mediante alcune letture, che uno studio approfondito.
Senza dubbio, poi, il romanzo mi ha dato diversi spunti per nuove ricerche su alcuni argomenti che sento di dover approfondire per i miei prossimi progetti.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?

È un romanzo troppo breve e troppo “programmatico” affinché io possa usarlo per dare un messaggio “compiuto” ai miei lettori; senza dubbio questo ciclo parla di argomenti forti e importanti, come dicevo. Uno su tutti, credo, è ovviamente il tema della “tragedia della storia”: vediamo sempre i grandi orrori del passato con l’ottica dei grandi numeri, diciamo con leggerezza e distacco che “sei milioni di ebrei sono stati assassinati nelle camere a gas”, o che “centinaia di desaparecidos sono stati uccisi dal regime argentino”, o ancora che “milioni di cinesi sono rimasti vittime di Mao”… ma sempre con maggiori difficoltà riusciamo a renderci conto che dietro ognuno di questi numeri ci sono delle incredibili tragedie personali. Cacciatori di morte, dopo essere un thriller-horror scritto per divertimento, è parte di una riflessione sul rapporto fra violenza politica e storie personali, su quanto i grandi eventi della storia, o del mondo (se estendiamo la riflessione all’elemento fantasy o fantascientifico del romanzo) possono creare delle vicende personali terribili che segnano anche la percezione di un’intera epoca da parte delle persone.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?

Nessuno dei due: l’ha deciso il racconto.
Io ho messo in campo delle premesse legate al background dei tre personaggi principali (i motori di tutta l’azione, a tutti gli effetti) e un’ambientazione; a quel punto ho tentato di capire come, in una situazione come quella descritta, tre persone del genere si sarebbero comportate e quale sarebbe stato l’impatto della vicenda su di loro. A quel punto però a comandare non ero più io, né loro: al centro della storia è successo qualcosa che, nella dimensione della risoluzione del problema di fondo, ha portato i personaggi a prendere delle decisioni, e portato me nient’altro che a dover scegliere se giudicarli per quel che hanno fatto oppure no.
E io ho scelto di non farlo. Ho scelto di descrivere e basta.

Grazie per essere stato con noi, Fabio. In bocca al lupo per i  tuoi progetti futuri.
Grazie a voi!
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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Immagina di aver sognato, PubGold.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.



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Il webmagazine degli scrittori indipendenti.
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