Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Il riparatore" di Elia Spinelli, incipit #107

È da un po’ che sono Tano Buscemi.

Il-riparatore

Il riparatore

di  Elia Spinelli
Zerounoundici

cartaceo 14,50€
ebook 3,99€

Non fu questo il nome con il quale nacqui. Non sarà con questo nome che morirò.
Oggi sarà dura, mi aspetta una di quelle giornate che preferiresti dormire fino al mattino del giorno successivo. Tra poco arriverà Lucia, nel pomeriggio arriverà l’allegra compagnia festaiola con sindaco, parroco, medico e proloco al completo.
Vado a prepararmi. Con la macchinetta raso a zero i capelli. Poi indosso la calotta, con i pochi ciuffi bianchi spelacchiati, dalla quale di tanto in tanto strappo qualche capello per testimoniare il tempo che avanza. Passo al viso, con il trucco oramai sono esperto. Quindi indosso il pannolone e ci piscio dentro. Infine mi rinfilo nel letto.
Sento aprire la porta d’ingresso, Lucia è arrivata.
«Tano, sei sveglio? Auguri nonnino, oggi festeggiamo il tuo primo secolo!»
Lucia è la mia badante, diciamo che formalmente l’ho assunta con questa mansione. In realtà per me rappresenta quella figlia che non ho mai avuto, quella figlia che non potrò mai avere. Ha quarantasette anni portati male, tipico in coloro che hanno la cattiva abitudine di preoccuparsi troppo per gli altri e poco per se stessi.
«Grunt, che se ne stiano a casa loro tutti quei rompicoglioni!»
«Dai Tanuccio! Non brontolare sempre, dovresti essere felicissimo, mica è un giorno come gli altri! È un evento che si verifica una volta sola, e soprattutto non è da tutti» dice mentre mi aiuta a scendere dal letto.
Lei non può sapere che non è la prima volta che festeggio i cento.
«Vieni che ti lavo e ti cambio» dice.
«Non ci pensare proprio! Ce la faccio ancora. Mi laverai e cambierai solo per depositarmi nella bara. Quando non ce la farò più ti chiederò un po’ di veleno. Accompagnami in bagno piuttosto, ma fino alla porta.»
«E che sarà mai!» mi fa ridacchiando «non te lo rubo mica il tuo gioiello! Guarda che non mi impressiono per così poco. Certo che un lavoro comodo come questo, con te che ti ostini a fare tutto da solo…»
Mi aiuta ad alzarmi e mi accompagna sorreggendomi per un braccio. Assumo una postura sbilenca e avanzo trascinando i piedi, entro nel bagno, chiudo la porta e giro la chiave.
«Tano! Quante volte te lo devo dire che non ti devi chiudere a chiave? Se ti prende un accidente come faccio?»

Sono alla frutta. Non credo di riuscire a resistere ancora per molto. Prima o poi mi verrà una voglia irrefrenabile di liberarmi da questo falso guscio decrepito e di mettermi a ballare il tiptap.

Fede, obbedienza, sacrificio. Sono questi i tre comandamenti ai quali ho dedicato la mia lunga esistenza. Ma adesso stanno esagerando; abusando del mio sacrificio stanno minando la mia fede, e se continuano così si giocheranno la mia obbedienza. Cavolo! Sono passati trentadue anni da quando sono arrivato in Sicilia. Sono anni che me ne sto rinchiuso in casa o, massimo della trasgressione, a prendere un po’ di sole sulla panchina davanti alla porta. Comincio a pensare che si siano dimenticati di me, non ci può essere altra spiegazione. Il mio compito qui si è concluso da anni, che senso ha trattenermi ancora? Spero arrivi presto un nuovo incarico altrimenti esplodo! BOOOM!
«Tanuccio tutto bene là dentro?»
«Siii… vieni a prendermi!»

Cento anni. Li ha compiuti oggi, giovedì 16 maggio, a Villa Iblea, Gaetano Buscemi per tutti Tanuccio. Nato a Newark nel New Jersey da genitori siciliani, si è trasferito a Villa Iblea nel 1981. Tanuccio vive in un’accogliente abitazione nel cuore del paese, la stessa dove nel giorno del suo centesimo compleanno è stato festeggiato da una rappresentanza della comunità locale, con in testa il sindaco Antonio Modica accompagnato da numerosi consiglieri comunali. A rallegrare ancor più
l’atmosfera, di per sé già festosa, era inoltre presente una formazione di danza folkloristica. Ben curato ed elegante, oltre che lucidissimo, Tanuccio si è dimostrato ancora una volta uno squisito padrone di casa intrattenendosi in amabile conversazione con gli ospiti. Non ha parenti in Italia, tuttavia oltre che della compagnia di Lucia, che da anni si prende cura di lui, Tano gode dell’affetto dei vicini di casa che ogni giorno non mancano di fargli visita. Sempre presente alla messa, all’uscita della chiesa ama inoltre soffermarsi a chiacchierare con la gente. Auguri.

«Tano! Hai sentito? Pure a me hanno nominato!» dice Lucia commentando il servizio di TeleSudTrinacria «certo che tu che non ti perdi una messa… non ricordo di averti mai visto in chiesa, a parte oggi. Poi che ti fermi a chiacchierare… ma quando mai!»
«Non ci pensare, devono ricamare per riempire il servizio. Adesso vai che devi badare anche alla tua famiglia.»
«Tu sei parte della mia famiglia. Ti serve altro? Ti preparo una tisana? No? Va be’, allora vado. ‘Notte Tano.»

Oggi pomeriggio me la sono cavata bene. Alle 15:50 Lucia mi porta in chiesa; dista ottanta metri per cui siamo andati a piedi. Inizia la recita.

Con la mano destra mi appoggio al bastone mentre “Santa Lucia” mi sorregge dal braccio sinistro. Cerco di ingobbirmi e svergolarmi senza esagerare troppo per evitare di scivolare nel grottesco, sto attento a non alzare troppo i piedi da terra, spingo le labbra verso l’interno, a coprire quei denti che non dovrebbero esserci e rispondo con voce biascicata ai saluti e agli auguri della gente: “Grassie… sciao…”.
Davanti alla chiesa mi aspetta la piccola banda del paese e il gruppo folkloristico. La gente comincia a cantare “Tanti auguri a teee… tanti
auguri a teee”, la signora Rosina ci prova in inglese “eppi berto yuyu… eppi berto yuyu”. L’affetto sincero di questa gente mi fa sentire un
verme, ma mentire non è una mia scelta. Una lacrima, vera, riga la mia guancia.
Don Tonino è stato celere, come sempre. Dio sia lodato!
Al termine della funzione ci attende un piccolo buffet a casa mia. Si è occupata di tutto Lucia, i suoi cannoli vanno a ruba. Il sindaco Luca
Bianco mi chiede:
«Come va Tanù?»
«Eh?»
«Come va?»
«Eh?»
«COME VA?»
«E come vuoi che vada, continuo a rubare giorni al Padreterno e scioldi al governo.»
«Ah, questa è bella. E I PARENTI, SI SONO FATTI VIVI?»
«Ehi! Non sc’è bisciogno di urlare! Scion mica sciordo io!»
«Ah scusami. E allora?»
«Mi ha chiamato mio nipote. Dice che mi riporterà in America.»
«Ma alla tua età ne vale la pena?»
«Come?»
«Non è troppo stressante per te il viaggio?»
«Naaa. Voglio esciere scepolto con i miei cari. Quindi, viaggiare per viaggiare, voglio provarci da vivo. Meglio da vivo che da morto, no?»
«Giusto. Mantieniti forte Tanuccio.»

Quarta di copertina
"Il riparatore" di Elia Spinelli, Zerounoundici, 2016.

I Blaster minano il lavoro dei Padri Scrittori, coloro che decidono il nostro destino. Grazie alla loro grande forza di volontà, si rifiutano di percorrere i canali che sono stati assegnati loro e deviano, invadendo i destini altrui e rischiando di generare il Caos. Il Riparatore è un cacciatore di Blaster che lotta per ripristinare il giusto corso degli eventi. Un fedele soldato che dagli scontri della prima Guerra d'Indipendenza fino ai giorni nostri ha servito con devozione gli Scrittori della nostra vita. L'avvento dell'Abominio farà vacillare la sua fede ponendolo di fronte a una scelta drammatica: la sicurezza del certo, figlio del determinato, o il fascino dell'imprevedibile, padre del libero arbitrio?

★★★★★

Il buon giorno si vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?

Tutti i nostri incipit:




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