Gli scrittori della porta accanto

[FotografiA] Adriano Franceschetti e Haebel, quando fotografia e arte visiva si incontrano, di Samantha Terrasi

Adriano-Franceschetti-Haebel-camera-luminosa-arte-fotografia

Intervista doppia ad Adriano Franceschetti, fotografo, e Haebel, Maestro del movimento italiano dell’Arte “frattale”, insieme per una mostra d'arte, in collaborazione con Emystudio: fotografia digitale e “camera luminosa”. 

Abbiamo il piacere di ospitare nel nostro spazio, tra Gli scrittori della Porta accanto, Adriano Franceschetti, fotografo e Haebel, Antonio D’Anna, professore di arti visive. L’esposizione organizzata dal 27 febbraio al 27 marzo a Ostia (Roma), in collaborazione con lo studio fotografico Emystudio, ha presentato elaborazioni al computer e proiezione di CD, realizzati nel 1977 con l’ausilio della camera luminosa costruita dallo stesso Haebel.
La “scultura”, se così la vogliamo soprannominare, ha la capacità di catturare le immagini esterne rendendole frattali al suo interno. L’osservatore all’interno della scultura-oggetto ha la possibilità di immergersi in una realtà nuova creata dai diversi gradi di interconnessione. Una musica suonata con la luce che scompone il suono e rende all’ascoltatore una melodia diversa per ognuno. Si potrebbe rinominarla “Alla ricerca di un’essenza”.

Adriano Franceschetti, come è nata la tua passione per la fotografia? 
Rimasi molto colpito da giovane da questa frase di Calvino “ l’occhio non vede cose, ma figure di cose che significano altre cose” che trovai nel suo libro “Le città invisibili”. Mi venne la curiosità di esplorare la realtà partendo da questo concetto e la fotografia mi sembrò lo strumento perfetto a tale scopo. Con il tempo mi sono addentrato sempre più nelle peculiarità del linguaggio fotografico scoprendone le potenzialità simboliche ed evocative, intraducibili con le parole. 

Cosa rappresenta la fotografia nella tua vita? Sei più fotografo o insegnante?
Ho cominciato naturalmente fotografando ma, con il tempo, ho capito che le mie capacità creative erano molto limitate e così ho pensato di raccontare ad altri il mio cammino, le mie letture e riflessioni. Continuo a fotografare per diletto e sempre con il massimo impegno ma questa volta in collettivo con Laboratorio Fotografico (da anni ci occupiamo della mappatura fotografica del X Municipio).

Cosa è cambiato nel fare fotografia dall’avvento del digitale? Pro e contro.

Il digitale ha spalancato la fotografia a tutti, chiunque può fotografare utilizzando anche solo il proprio cellulare e molti, che prima non avevano mai scattato una foto in vita loro, di colpo fotografano e mostrato le proprie immagini agli amici grazie ai social network (FB, Instagram, Flickr, ecc.). Questo è molto positivo e inoltre ha azzerato, o quasi, i costi. Per contro è venuto a mancare il concetto di “limite” proprio dell’analogico (numero limitato di scatti per rullino, tempo lungo per vedere le foto stampate, alti costi del processo – sviluppo e stampa - per immagine) che costringeva a una disciplina auto imposta di selezione delle immagini da scattare e di conseguenza da far vedere; abbiamo perso la concentrazione sul soggetto vista la facilità dello scatto: ma è una malattia infantile e transitoria del digitale che non sostituisce l’analogico ma lo affianca insieme alle altre tecniche che sono sempre disponibili.

Come ha conosciuto il maestro Haebel? Cosa ti ha colpito della sua storia?
Grazie alla collaborazione intrapresa da più di un anno con la Galleria Fotografica di Emyfoto ho avuto la possibilità di conoscere il professor Haebel e sono rimasto colpito dalla capacità “visionaria” del suo lavoro sia pittorico che fotografico; quest’ultimo ha anticipato di 20 anni alcune potenzialità del digitale oggi comunemente disponibili. La sua arte frattalista, poi, mi sembra perfettamente aderente alla descrizione della società attuale.

Professor Haebel, arte e scienza sono conciliabili?
Sì, anche se in Italia le due culture spesso sono in contrapposizione e concorrenza. A tale proposito mi piace citare la definizione che dà Michel Serres, tra cultura umanistica e cultura scientifica: "il dialogo dei sordi". Ma dalla scoperta della Teoria del Caos ed in particolare della Geometria Frattale di Benoit B. Mandelbrot (Parigi 1975), il passaggio dalla matematica all'arte è stato quasi istantaneo e ha permesso la scoperta di nuove possibilità espressive, specie negli artisti con formazione scientifica e più intimamente influenzati dalla matematica. Questo nuovo linguaggio è visibile solo mediante algoritmi grazie all'ausilio di un calcolatore, vale a dire insiemi di procedure matematiche che vengono tradotte in immagini. La divulgazione scientifica permette oggi all'artista di operare in campi di esplorazione fino a poco tempo fa ritenuti non visualizzabili e gli consente motivazioni più concrete e aderenti alla realtà. Inoltre le Teorie Caotiche e Frattali hanno trovato applicazione nelle più disparate discipline: Filosofia, Letteratura, Musica e Poesia.

Che tipo di professore è stato nelle sue classi? Una frase, se c’è, che ha sempre ripetuto ai suoi studenti.
Ho insegnato Discipline Pittoriche in diversi Licei Artistici di Stato. Ho ritenuto importante la corretta progettazione del disegno e ho impartito agli allievi tutte le nozioni geometriche e le problematiche dello spazio per una buona impostazione del lavoro, ma sempre attento alla sensibilità individuale. Anche l'uso del colore era lasciato alla predisposizione personale; dopo aver mostrato un'ampia campionatura di materiali e tecniche, i temi assegnati erano sempre concordati e scelti con cura secondo l' avanzamento delle loro capacità. Questa libertà di espressione, l' amore per il lavoro, la curiosità della sperimentazione e il seguirli costantemente uno per uno, portava gli allievi a progressi costanti. Un insegnamento collettivo (come spesso avviene) avrebbe dato dei risultati diversi. Non c’è una frase in particolare che ripetevo, ne avrò dette tante nel corso dei miei trentacinque anni di insegnamento, ma sicuramente avrò trasmesso la mia passione per l'arte.

Che cosa ha rappresentato l’arte nella sua vita?

Sicuramente me l'ha riempita! Per fortuna non sono mancate né le idee né la fantasia. Mi piace definire l'arte un "vizio" di famiglia in quanto tra parenti, figli e nipoti siamo tutti artisti.

Adriano Franceschetti: realtà e fotografia, c’è un confine? Esiste o è solo un limite della nostra mente?
Una fotografia non è mai ridondante rispetto alla realtà perché le immagini non si rivolgono alla nostra attenzione razionale , ma attivano quell'apprendimento empatico attraverso il quale riusciamo a "leggere" l'oggetto della visione in un modo che l’attenzione vigile della realtà - nel suo continuo fluire - non ci permette. La fotografia secondo me non è una visione diversa della realtà solo perché, ad esempio, ne congela il movimento ma perché aggiunge l’elemento relazionale al nostro vedere e ci fa dire: guarda cosa ho visto, l’ho fotografato per fartelo vedere anche a te! Questo elemento di condivisione arricchisce sia la nostra capacità di lettura della realtà sia la nostra rete di relazioni.

Cosa le ha trasmesso questa mostra che parla di figure attraverso la luce?
Mi ha trasmesso la certezza che l’artista, per la propria capacità visionaria e quasi predittiva, raggiunge con l’intuizione “luoghi” che con la razionalità frequenteremo magari dopo decenni…e che l’arte parla, come la fotografia, a una parte dell’essere umano che sempre più spesso viene repressa e imbrigliata ma modi di vita frenetici e non riflessivi.

Professor Haebel, qual è la storia della sua camera luminosa?

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La storia abbastanza semplice. Quando progetti un'opera tutto quello che occorre sempre a carico tuo; in questo caso, essendo la scultura molto costosa, feci appello a diverse Istituzioni (che risultarono completamente assenti), i mecenati promisero ma non mantennero le promesse e la Camera Luminosa non fu mai realizzata. Quello che riuscii a fare, con le sole mie possibilità , fu la costruzione di un modello in scala I :200 che presentai nel 1999 in occasione di una mia mostra personale intitolata "Caosmosi", presso il Parco della Scienza — Universita' di Torvergata — Sala Gismondi — Roma, a cura del critico d'arte Vincenzo Perna e con il patrocinio del M.U.S.I.S. (Museo Multipolare della Scienza e dell'Informazione Scientifica) a Roma. Dal suddetto modello riuscii a produrre e fissare diverse immagini.

È un progetto rimasto sospeso, le piacerebbe che si potesse realizzare?
Si, mi piacerebbe, ma non più possibile in quanto ho perso sia il progetto esecutivo che il modello in scala. D'altronde, non potrei rifare nuovamente tutto perché la vista e l'età non me 10 consentono più, né potrei seguirne la realizzazione per la questione della deambulazione. È troppo tardi ormai!

Adriano Franceschetti, un film, un libro, una frase.
"Blu" di Derek Jarman, "Il dono" di Nabokov.
Il tempo guarirà tutto... ma che succede, se il tempo stesso è una malattia?
da Il cielo sopra Berlino di W.Wenders


Professor Haebel, un artista, una città, una stagione.

Un artista in città per tutta la vita isolato, chiuso nel suo studio immerso nei suoi pensieri e dalla coinvolgente attività. In Italia le persone che si interessano all'arte contemporanea sono rare e raramente finanziano gli artisti, se non hai un mercato che ti sostiene inutile chiedere un aiuto istituzionale o economico, l'unica soddisfazione avere la possibilità di allestire delle mostre che servono solo per una verifica del tuo lavoro e nulla altro.

Adriano Franceschetti, che colore ha un sogno?
Blu.

Se un sogno fosse un quadro, Professor Haebel, come lo rappresenterebbe?
Veramente non ho mai dipinto sogni, ho sempre realizzato opere che rispecchiassero la realtà: ora politica, ora sociale ora evolutiva dell'arte. Negli ultimi tempi (dal 1980) ho lavorato tangenzialmente alla matematica e alla geometria frattale perché la scienza mi dà più sicurezza nell'espressione.

Adriano Franceschetti, siamo ancora capaci di sognare in questa era di social e super tecnologia?
Immersi come siamo in una realtà aumentata, moltiplicata, che esalta la percezione sensuale anche il sogno si arricchisce di “spazi” e di esperienze un tempo preclusi. Siamo immersi in un caleidoscopio di stimoli che sicuramente ci arricchisce e ci rende più complessi. I sogni stessi, allora, saranno meno influenzati dalla propria ristretta realtà ma hanno immense “praterie” nelle quali correre.

La luce e le sue molteplici forme. Anche Haebel artista scompone la sua realtà e la restituisce come immagine frastagliata di un interno da ricomporre o riscoprire?

Certamente quello che mi interessa la riscoperta, perché generalmente guardiamo la realtà distrattamente e la convogliamo ai nostri interessi. Anche la natura viene guardata superficialmente. difatti non ci accorgiamo che tra due granelli di sabbia esiste un mondo meraviglioso. Io mi propongo di rappresentare quello che gli altri non riescono a vedere. Non a caso ,la scultura di cui stiamo scrivendo, ha un sottotitolo: "Intuizione dello spazio perduto", esso proprio riferito a quello che non riusciamo a cogliere con i nostri sensi, ma il risultato sicuramente una parte di realtà.

Adriano Franceschetti: colore o bianco e nero? Che emozioni suscitano in una foto?
Prima della "fotografia a colori" è esistita una coloratissima fotografia che non possiamo chiamare monocromatica : le sfumature brune delle albumine, i viraggi, i pigmenti più o meno bluastri, l’avorio-e-seppia delle foto antiche. Scegliere, in fotografia, di usare il bianco-e-nero rispetto al colore,(scelta comunemente fatta alla ricerca di maggiore "artisticità", di una coerenza formale più forte, di un minore "realismo") non è una scelta opposta a colore perché interpretato come colore significante, il nero fotografico non è un modo per togliere qualcosa, semmai per aggiungere connotazioni all'immagine. Il nero non è il grado zero della tavolozza, la tinta estranea all'arcobaleno, un non colore ma un portatore di significati. Tutti quelli legati alla sua cultura, alle associazioni mentali con idee, sentimenti, simboli. Il nero della notte e del lutto e il nero dell'eleganza e del lusso, il nero sporco e quello pulito, il nero deprimente della depressione e quello avvincente del mistero…

E come si colloca il fotografo?
Il fotografo consapevole utilizza lo strumento appropriato allo scopo del suo lavoro fotografico scegliendo, di volta in volta, la gamma tonale più idonea a trasferire rafforzare il significato delle sue immagini: in questo non esiste dualità, conflitto, tra B&N e colore, bensì una complementarietà.

Professor Haebel: acquarello o acrilico? Il colore segue l’animo di chi lo usa? C’è un colore per tutto o per tutti?
No, il colore una scelta di sensibilità personale. Faccio un esempio: se indico il colore verde, quale sarà il mio e quello di un altro artista? Certamente i due verdi non saranno mai uguali. Nel corso della mia attività pittorica per ogni periodo tematico ho usato una tecnica coloristica diversa; questo perché mi consentiva di esprimere meglio le mie intenzioni. Difatti ho usato il nitroacrilico per la pittura "subacquea" (e non avevo altra scelta), l'olio per la "nuova figurazione" e la tempera per gli ultimi lavori "frattali". Quindi la scelta del colore strettamente personale e riflette anche il modo di lavorare dell'artista.

Nuovi progetti che bollono in pentola, Adriano?

L’associazione è aperta a tutti gli appassionati di fotografia che vogliano contribuire a diffondere l’interesse per questo straordinario mezzo espressivo ed abbiano anche la voglia di esprimersi esponendo i propri lavori. L’aspetto per noi prioritario è quello di vivacizzare il dibattito intorno alla fotografia e per questo abbiamo concepito un progetto che prevede una molteplicità di interventi quali: corsi di fotografia base ed avanzati, workshop in sala posa, seminari, mostre e pubblicazioni. Intendiamo inoltre creare una “rete” di associazioni fotografiche con le quali scambiare i lavori più significativi degli autori locali, lavori che potranno quindi “girare” tra gli spazi espositivi e perciò, faremo il possibile per incoraggiare ad esporre le proprie opere gli autori del territorio offrendo, gratuitamente, la nostra esperienza e competenza.
Come presidente dell’associazione Laboratorio Fotografico ho raccolto, durante l’ultima assemblea, le seguenti iniziative per l’anno in corso.

pinhole-day

  • Pinhole Day. In occasione della giornata mondiale della fotografia attraverso il foro stenopeico (pin hole) parteciperemo a questa manifestazione anche per l’anno 2017 (unica Associazione nel Lazio ad aderire nel 2016, con seminario gratuito - oltre 30 partecipanti);
  • tecniche antiche, così come il Pinhole Day, sono fissati incontri su le altre tecniche antiche intorno alle quali c'è un interesse crescente; 
  • mostre, sempre nello spazio Emyfoto, di autori interni ed esterni. Abbiamo già altri autori che voglio usufruire dello Galleria Fotografica della quale abbiamo la direzione artistica (l’unica sul territorio); 
  • giornate video attraverso la proiezione di brevi filmati "di" o "su" autori fotografici. Stimoliamo il dibattito su temi o personaggi del mondo della fotografia. Gli incontri saranno curati da un socio che seguirà una idea di "lettura" fotografica; 
  • corso avanzato di lettura e linguaggio fotografico: anche per il 2017 istituiremo un breve corso per la lettura e l’interpretazione di immagini fotografiche;
  • presentazione corsi una volta ogni 5/6 settimane: organizzeremo delle presentazioni brevi dei progetti futuri aperti a tutti che vivranno delle idee e delle proposte dei partecipanti; 
  • clip per Youtube: realizzazione di brevi “pillole video” con filmatini rapidi e divertenti/interessanti che trattano vari temi fotografici;
  • biblioteca fotografica;
  • prestito gratuito di libri per 15 gg. al fine di attirare amatori o interessati alla fotografia;
  • piccoli eventi di natura letteraria o musicale che si miscelano a esposizioni di fotografie al fine di creare un evento che favorisca il contatto con persone che altrimenti non frequenterebbero l’Associazione Laboratorio Fotografico; 
  • sala posa: organizzazione di workshop di 2-3 incontri sul ritratto in studio o sull'utilizzo di luce artificiale;
  • mini conferenze su temi fotografici specifici con materiale da proiettare

Professor Haebel, ha un nuovo progetto che vorrebbe realizzare?
I progetti sono tanti ma non intraprendo più lavori che non posso realizzare con le sole mie possibilità. Attualmente sto lavorando ad una mostra che intitolerò "In "...ci avevano abituati a guardare la principio" e in catalogo, tra l'altro, scrivo: 'natura euclidea" esclusivamente ordinata e in linea retta, nel paesaggio tradizionale la rappresentazione molto generalizzata, le linee sono come ripulite; inversamente con la "filosofia frattale" possibile mettere a fuoco la complessità delle forme naturali, le relazioni spaziali, reali e vitali". Questi ultimi lavori sono di piccole dimensioni (cm. 14x14) e non più dei grandi formati ai quali ero abituato.

E dopo questo tuffo dall’intensità tutta particolare, vorrei ringraziare entrambi per aver riempito il nostro spazio di immagini. Gli scrittori lo fanno attraverso le loro parole, voi avete usato degli strumenti nuovi. La luce che passa attraverso i vostri occhi. 



Samantha Terrasi
Vivo tra Torino e Roma, dove sono nata. Mia nonna avrebbe voluto che mi chiamassi Maria Concetta, ma per fortuna mio padre di ritorno da un viaggio negli States mi ha chiamato Samantha, rigorosamente con la h. Formazione scientifica, una laurea in biologia molecolare per poi scegliere di tramandare il mio sapere agli studenti. Sono una professoressa di matematica e scienze senza occhiali e quando non mi trovo tra equazioni e studenti, scrivo.
Parole nel vento, Aletti Editore, 2012.
Ti aspetto, Lupo Editore.


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