Gli scrittori della porta accanto

[Libri] Francesco Carrubba racconta "Canzoni quasi d'amore" nell'intervista di Elena Genero Santoro

anteprima

In anteprima Canzoni quasi d'amore di Francesco Carrubba, Streetlib, 2016. Una raccolta di poesie per raccontare intere generazioni.



CANZONI QUASI D'AMORE
di Francesco Carrubba
Streetlib
Raccolta di poesie
ISBN 9788822872807
cartaceo 9,99€
ebook 4,99€

Canzoni da leggere o poesie da cantare. Ecco cosa contiene il libro "Canzoni quasi d'amore".
Parole d'amore, di attualità e lavoro, di metropoli e provincia.
Versi da giornalista o cronache da artista.
Testi pensati per raccontare generazioni, per piangere, per ridere e per essere condivisi in pubblico, in reading e presentazioni, ovunque, nella realtà e nel virtuale.


   

L'autore racconta





Raccontaci qualcosa di te: chi è Francesco Carrubba nella vita di tutti i giorni?
“Ciao, sono il ragazzo riccio di via Milano / canto anche se per voi è lo stesso...”, dice una delle mie “Canzoni quasi d'amore”. Sono venuto al mondo in primavera, già con la rinite allergica: nato e cresciuto a Como da genitori meridionali, vivo nel Lodigiano e lavoro a Milano. Sulla porta di casa potrei scrivere: diplomato al Liceo Classico, Dottore Magistrale in Scienze Politiche, insipiente ma con stile. Sono riccio, miope e ho sosia sparsi per il mondo. Non vivo più di una settimana senza Kebab, ascolto musiche che devi andare a cercare, leggo volentieri e con lentezza. Chi sono davvero oggi? Sono un giovane sui 30 anni o un adulto di 32 anni? Sono più un autore o più un giornalista, ossessionato dalla radio? In fondo la risposta è facile: sono solo lo scrittore della porta accanto. Mi piace dire che sono un autore “indie” che fa cantare le parole: scrivo poesie, racconti, canzoni. Mi diverto con reading, poetry slam, performance e iniziative di “Poesia In Strada”: mi metto alla macchina da scrivere e compongo testi istantanei per chi li chiede.

Questo è il primo libro che pubblichi?

Sì, “Canzoni quasi d'amore” è il primo libro che pubblico. Ma negli anni ho scritto di tutto. Da studente, ho partecipato con articoli, racconti e prose al mensile culturale “Leitmotiv”, poi ho curato blog e ho scritto soprattutto per il web. Ho preso parte anche alla composizione di canzoni di artisti e gruppi lombardi, come paroliere.

Com’è nata l’idea di pubblicare il libro “Canzoni quasi d'amore”?

Ho scoperto la musicalità delle parole intorno ai 20 anni e da lì le mie agende si sono riempite di pagine e pagine di appunti. Le idee sono rimaste nel cassetto per anni, tra acari e tarme. Negli ultimi anni ho tirato fuori qualche testo e ho provato a partecipare a diversi concorsi: dopo buoni piazzamenti e alcuni premi, ho acquistato sicurezza e mi sono deciso a pubblicare “Canzoni quasi d'amore”. Nell'introduzione del libro c'è una nota di Stefano Benni, che ha letto la raccolta e mi ha dato consigli e incoraggiamenti.

È una raccolta di poesie. C’è un filo conduttore?

Canzoni da leggere o poesie da cantare. Ecco cosa contiene il libro. Ho scelto il titolo “Canzoni quasi d’amore” per raccogliere testi che parlano di sentimenti, di attualità e lavoro, di metropoli e provincia, perché c’è amore anche lì. Sono poesie pensate per raccontare generazioni, per piangere, per ridere e per essere condivise in pubblico, in reading e presentazioni, ovunque, nella realtà e nel virtuale. Inoltre “Canzoni quasi d’amore” richiama il titolo di una bella poesia in musica di Francesco Guccini, contenuta nell’album “Via Paolo Fabbri 43” che ha compiuto 40 anni nel 2016.

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?

Spesso per molti “Poesia” è sinonimo di “Noia” e “Pesantezza”. La mia missione è far capire a tutti che la poesia contemporanea può essere emozionante, divertente e musicale. Vorrei avvicinare più persone possibili a questo genere, coinvolgendo adulti e bambini. I versi e le rime sono brevi e diretti, richiedono poco tempo per essere letti; interpretati ad alta voce, possono incantare una platea, possono essere “spettacolarizzati” e possono risultare molto “social”. Insomma la poesia è un genere letterario di nicchia ma è viva e vegeta. C'è un universo in fermento di libri, autori, concorsi, circoli, reading e presentazioni, tutto da scoprire.

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura? C’è qualcosa di autobiografico?
Direi che ogni riga è autobiografica, dalla dedica alla mia compagna alle poesie d'amore, dai testi “civili” a quelli più ironici.
I foulard di pura seta / con fantasie bellissime / che una signora regalava / a mia madre giovane commessa...
è una “piccola canzone” cha racconta in pochi versi la storia della mia famiglia. Tutte le parole del libro sono passate attraverso il filtro della mia vita, dei miei pensieri, delle mie emozioni e della società che mi circonda. Ci sono anche diverse citazioni delle canzoni, degli artisti e dei cantautori che amo.

Quali messaggi e riflessioni vuoi comunicare attraverso le tue poesie?
Ce n'è per tutti i gusti. “Generazione”, in apertura, è un po' un manifesto, in cui metto alla berlina con ironia contraddizioni e paradossi di oggi:
La mia generazione è flessibile e precaria / ha bisogno di sogni come l’aria...
Descrivo una generazione che si trova sempre al posto sbagliato al momento sbagliato (“Io quel giorno non c'ero”). Tocco il tema del lavoro, sia con serietà sia con sarcasmo: “Padrone nostro”, per dare un'idea, è una rielaborazione scherzosa della preghiera del Padre Nostro. Racconto la società e l'amore, la provincia e la metropoli, l'autunno e l'estate, gli attentati e i terremoti (ad esempio in “Piacevole catastrofe”, poesia finalista al Premio Fabrizio De André), figure come Peppino Impastato e Marco Pannella, ma anche i Brangelina.
Milano mi sveglia / Milano m’inquina / ti prego, Milano / dammi un’aspirina.

Sei arrivato finalista e hai vinto premi in diversi concorsi e hai presentato il tuo libro in occasioni speciali. Ce ne vuoi parlare?

Essere finalista al Premio Casa Museo Alda Merini e al Premio De André mi ha convinto a pubblicare il libro, insieme al premio ricevuto con la poesia “Mille” al concorso nazionale “La poesia del lavoro”: in quell'occasione, nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino, ho letto per la prima volta dal vivo una mia poesia davanti a una platea ed è stato molto emozionante. Poi ho ottenuto un riconoscimento al concorso nazionale “Museo Nicolis” di Villafranca di Verona nella sezione “Migranti e accoglienza” con il testo “Non vedi che piove”; quella volta ho “rischiato” di ritirare il premio dalle mani di Miss Veneto: non vedevo l'ora di pavoneggiarmi con la mia fidanzata e di farla ingelosire... Alla fine mi sono accontentato di ricevere il riconoscimento da un'altra ragazza, volto noto di TeleArena. A settembre andrò in gita a Desenzano del Garda, perché sono in finale al Concorso Nazionale Poetika con due “Canzoni quasi d'amore”. A maggio invece parteciperò alle semifinali lombarde di Poetry Slam: sono gare tra autori, molto avvincenti, ma sono anche un modo per portare in giro le mie poesie. Ho già presentato il libro in molti appuntamenti: a Milano, all’Arci Bellezza, nella rassegna “Verseggiando” e a Casa Merini nell’ambito di Bookcity; all’Angelico Certame di Torino; a Pavia, a Villa Tittoni a Desio (MB) e al Cinema Gloria di Como. Altre occasioni speciali sono le performance di “Poesia In Strada”: preparo un tavolino con la mia macchina da scrivere, le persone si avvicinano e mi dicono una parola, un tema o un titolo; io compongo al momento un testo che resta a loro. In questi incontri si crea spesso un intenso scambio di emozioni e di poesia.

Grazie per essere stato con noi, Francesco. In bocca al lupo per i  tuoi progetti futuri.
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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Immagina di aver sognato, PubGold.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.


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