Gli scrittori della porta accanto

[People] Breanne Butler, tra le organizzatrici della Women's March: dar voce alle donne per creare il cambiamento, intervista di Loriana Lucciarini

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Breanne Butler è tra le organizzatrici della Women's March, colei che si è occupata di far estendere la partecipazione e l'adesione alla marcia trasformandola in un evento mondiale.

Ventisette anni, chef, determinata e propositiva, l'ho incontrata il 6 marzo a Roma, in uno degli incontri organizzati in Italia per aumentare la partecipazione e diffondere l'operato del movimento. Nei giorni successivi Breanne Butler è stata a Firenze, di nuovo a Roma e poi a Milano. 
Anche le altre organizzatrici sono donne comuni, non politicizzate e proprio questa è stata la loro forza per far nascere una manifestazione dal basso in cui tanti si sono riconosciuti.
Women's March ha avuto un risultato straordinario, ottenendo un primo importante obiettivo, quello di far radicare la consapevolezza che:

Le donne possono prendere posizione rispetto ai governi dei paesi in tutto il mondo e dire: se non fai questo e non rispetti questo punto, noi non ti votiamo.

Il movimento è nato negli Usa ma si è allargato a tutto il mondo perché «abbiamo scoperto che, nonostante i confini, si può essere unite tra donne», dice Breanne Butler.

Le donne hanno manifestato insieme per tanti motivi diversi ma unite sulle questioni generali, che interessano globalmente la società, l’umanità intera. Stiamo facendo sentire la nostra voce per dire cosa vogliamo, spingere i politici a scelte utili, chiedere rappresentanza politica vogliamo lavorare in difesa dei diritti sociali e civili, per operare un cambiamento profondo, quello di dare voce alle donne per creare il cambiamento e dare spazio alla gente comune, alle istanze delle persone.

Donne, ma non solo, perché la questione programmatica si estende a tutti. Le organizzatrici, infatti, si prefiggono di proteggere e garantire i diritti delle donne, delle loro famiglie e delle loro comunità, unendo tutti: emarginati, minoranze, senza distinzione di religione o identità sessuale, diventandone sostegno, implementando le condizioni che possano dare voce a tutte e tutti.

Le donne si mobilitano perché da loro e con loro partono i diritti di tutti. Se un domani questa battaglia sarà vinta sarà per tutte e tutti.

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Che cos'è la Women's March?

Nata da un'idea di Nantasha Williams, Breanne Butler, Ting Ting Cheng, Ginny Suss, Bob Bland, Janaye Ingram, Paola Mendoza, Carmen Perez, Sarah Sophie Flicker, Tamika Mallory e Tabitha St. Bernard, organizzata il giorno dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca, il 21 gennaio 2017, per protestare contro la sua campagna sessista e xenofoba, la Women's March è considerata la più grande manifestazione Usa di tutti i tempi, con una partecipazione imponente: oltre un milione di persone in America e sette milioni di persone in tutto il mondo, con più di 700 eventi collegati. Molte anche le vip a sfilare tra la folla o a prendere la parola sul palco: tra le tante Emma Watson, Jane Fonda, Miley Cyrus, Cher e Madonna.
Dalla marcia del 21 gennaio, però, le donne non si sono fermate e sono andate avanti, tutte insieme.

Cosa promuove la Women's March?

We need to channel this energy and keep it growing as we prepare for a very long fight for women’s health, economic security, representation, safety (H.E.R.S.), and many of the other important related values we all hold dear such as environmental justice. This is our movement and its power comes from its creative grassroots energy and commitment. We can’t stop and we won’t stop.
Rivendica i diritti di libertà, di salute, pone al centro la questione riproduttiva, l'assistenza sanitaria, la sicurezza, il rispetto dell'ambiente, la necessità di una giusta economia, di maggiori diritti e tutele sul lavoro, della parità dei sessi, della necessità della rappresentatività politica.

L'intervista

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Ho rivolto a Breanne Butler alcune domande per approfondire e scoprire quanto di importante abbia realizzato la Women's March

Ciao Breanne, grazie per essere qui con noi, anche a nome dei lettori del web magazine Gli scrittori della porta accanto. Prima domanda, com'è nato il movimento?
Teresa Shook, su Facebook, dal suo profilo alle Hawaii ha inviato a 40 amiche e amici, tra cui me, la proposta della marcia che poi è diventata virale in modo inaspettato. Poi io e altre donne lo abbiamo coordinato, organizzando l'evento e portando avanti le istanze del movimento.

In che modo è cresciuta l'adesione alla marcia?
Principalmente su Facebook, grazie alla voglia di fare qualcosa di concreto, di scendere in campo davvero, di marciare e farsi vedere, di non estraniarsi più dalla politica, di non restare indifferenti.

Cosa si propone?
Noi donne vogliamo far sentire la nostra voce per poter dire cosa vogliamo. Vogliamo spingere i politici a scelte utili e chiederne rappresentanza. Vogliamo lavorare in difesa dei diritti sociali e civili, per dare voce a varie questioni e operare un cambiamento profondo, quello di dar voce alla gente, non alla politica, ma alla gente.

Come vi siete organizzate dopo la grande manifestazione? Avete in progetto altre iniziative future?
Siamo in cinque a gestire un movimento che è diventato globale e dobbiamo strutturarci bene perché stiamo ancora crescendo. Ancora oggi stanno nascendo nuovi gruppi organizzati.
Le nostre prossime iniziative sono Assemblee locali e il 1° maggio la nuova marcia sui diritti delle donne.

Chi è Breanne? E perché è scesa in marcia?
Marcio per un sacco di motivi ma per me è stata fondamentale la questione dei diritti sul lavoro: diritti uguali e uguale salario. Io, lavorando come chef, ho vissuto sulla mia pelle la differenza di trattamento economico perché venivo pagata molto meno del collega poco esperto che lavorava con me. Il mio ambiente è un ambiente molto difficile, sessista, prettamente maschile; figurarsi che da me, in una cucina dove lavorava solo un'altra donna, non ci era concesso neanche un luogo dove cambiarci! Io marcio per i diritti delle donne sul lavoro, perché li vivo ogni giorno sulla mia pelle.


Loriana Lucciarini
Impiegata di professione, scrittrice per passione. Spazia tra poesia e narrativa. Molte pubblicazioni self e un romanzo “Il Cielo d'Inghilterra” con Arpeggio Libero. E' l'ideatrice e curatrice delle due antologie solidali per Arpeggio Libero, la prima di favole per Emergency “Di favole e di gioia” nonché autrice con la fiaba “Si può volare senza ali” e la seconda di “4 Petali Rossi – frammenti di storie spezzate”, racconti contro il femminicidio per BeFree. E' fondatrice e admin di “Magla-l'isola del libro”


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