Gli scrittori della porta accanto

"Titanic - The Artifact Exhibition": a Torino, il viaggio nella storia del celeberrimo trasatlantico, di Silvia Pattarini

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La Società Promotrice delle Belle Arti di Torino apre le sue sale alla mostra internazionale Titanic-The Artifact Exhibition, per la prima volta in Italia, nella bella cornice del parco del Valentino. 

«Mamma, mi porti a Torino a vedere il Titanic? »
Mi chiede Francesco, 8 anni, che ha passato metà della sua vita a consumarsi gli occhi sulle fotografie in bianco e nero e qualcuna anche a colori, del celebre best seller “Titanic” di Claudio Bossi.
Ha una venerazione per il leggendario transatlantico, un interesse che nutre fin dalla tenera età di 4 anni, e quando ha saputo che la bella Torino avrebbe ospitato l’evento dal 18 marzo al 25 giugno, ha subito manifestato le sue intenzioni, pure con una certa insistenza.
Così approfittando di un lungo ponte di primavera, l’ho accontentato. Dopo una fila di circa dieci minuti riusciamo ad entrare, approfittando pure dello sconto sul biglietto previsto per i soci Coop e dell’ingresso ridotto per bambini fino a 12 anni.
Ad attenderci all’inizio del percorso il famoso scrittore Claudio Bossi in persona, che ho avuto modo di intervistare per questo sito culturale. Francesco lo scruta dal basso dei suoi 130 centimetri, e ricambia il saluto con un timido sorriso, sgranando due occhioni. Il signor Bossi è molto gentile con noi e si offre di scortarci attraverso la prima parte del percorso, offrendoci spiegazioni interessanti sui primi reperti che incontriamo. 

Tutto ciò che è esposto è materiale autentico, recuperato dai profondi abissi del mare, viene la pelle d’oca solo a pensarci. 

Immagino la fatica dei sommozzatori, lo sforzo di chi si è adoperato per recuperare dal fondo dell'oceano tutto ciò che è ora possibile visionare. Francesco è molto sveglio e nota la forma di alcune eliche sotto una teca. La domanda sulle eliche me la farà qualche giorno più tardi, dopo avere sfogliato il libro “Gli enigmi del Titanic”.
Le sale sono illuminate da flebili luci soffuse, a rimarcare l'atmosfera tetra, cupa che hanno vissuto i passeggeri del Titanic in quella lontana notte buia del lontano aprile 1912. Insomma, ci troviamo a commemorare un tragico naufragio, non siamo mica ad una festa!
Due modellini del Titanic in scala reale sono stati abilmente ricostruiti ed esibiti al pubblico. Il signor Bossi ci scorta fino alla sala dedicata alla memoria e alle storie degli italiani imbarcati sul transatlantico: alcuni fecero ritorno, altri no. Al centro della stanza un bellissimo modellino in scala, con tutti i minuziosi dettagli, realizzato dall' ANVO – Associazione Navimodellisti Valle Olona, lo stesso che ha partecipato a famose trasmissioni televisive, anche al programma Morning Voyager, in onda la domenica mattina su Rai 2 e  condotto da Roberto Giacobbo
Bossi è sempre con noi e ci spiega che ogni singolo ponte è stato abilmente ricostruito con gli arredi originali, anche la famosa scalinata è stata riprodotta, ma non è possibile vederli dalla nostra posizione; si potrebbero ammirare se il modellino fosse aperto o sezionato. Ci accontentiamo di posare lo sguardo sul ponte più esterno e ammirare le scialuppe di salvataggio, il cordame, i quattro fumaioli. Noi lo ascoltiamo con interesse fino a quando ci saluta e scompare tra la folla, rapito da orde di fans, che lo inondano di domande. 

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Proseguiamo nel  nostro giro, mentre un valzer in sottofondo lascia intuire che ci avviciniamo alle cabine di prima classe. 

Qualche scalino più su, un tappeto rosso contrasta col bianco lucido delle lussuose porte dalle maniglie dorate delle cabine, sormontate da luci festose. Viene voglia di aprine una e sbirciare all’interno, ma non è possibile e non serve. Qualche passo più avanti è riprodotta una cabina di prima classe. Balzano all’occhio i rossi velluti e le cesellature dei mobili massicci, lo sfarzo, la pomposità della prima classe: dai lavelli con acqua calda e fredda alle preziose stoviglie con raffinate porcellane. Sotto teca è possibile ammirare e notare il divario palesemente esibito anche tra le stoviglie di prima, seconda e terza classe. Per quest’ultima degli ordinari piatti bianchi esibiscono solo il logo della compagnia di navigazione, e contrastano con le decorazioni in blu cobalto e le rifiniture in oro zecchino degli stessi riservati alla prima classe.
Qualche scalino più giù sono state riprodotte le cuccette di terza classe, decisamente più spartane delle precedenti, ma ugualmente confortevoli e pulite, rispetto a ciò che offrivano le altre navi. Francesco nota i letti a castello, ben quattro nella stessa cabina e non si lascia sfuggire la domanda intelligente: «ma come facevano a salirci sopra? Non c’è neanche la scala!». Acuta osservazione, mentre tutt’attorno il valzer della prima classe lascia il posto al frastuono delle caldaie nella sala macchine adiacente, un rombo che a lungo andare potrebbe diventare assordante e fastidioso, ma fortunatamente non dobbiamo dormire qui!

Giungiamo in un punto in cui è possibile toccare una parete di ghiaccio, l'iceberg. 

Francesco allunga la sua manina fino a stamparci sopra la sua impronta. «è gelida!» afferma, e il mio occhio si posa sul tabellone sovrastante in cui è evidenziato che molte persone non morirono per annegamento, ma per assideramento.
A seguire interessanti oggetti, anche preziose collane con amuleti, così di moda a quell'epoca, raccontano la loro drammatica storia, ma anche un paio di scarponi e alcuni abiti dei passeggeri delle classi meno abbienti.
Non ricordo bene in quale ordine, se prima o dopo il blocco di ghiaccio, alcune ricostruzioni al computer mostrano su schermi digitali, tutte le probabili dinamiche dell’affondamento. Francesco osserva attentamente con curiosità: nota tutto, anche l’incendio. Sul finire del percorso un gioco di luci richiama le onde del mare e sul pavimento si materializza il contorno luminescente di una scialuppa di salvataggio, per dare l’idea al visitatore di quali fossero le sue reali dimensioni: è decisamente piccola, troppo piccola! 

Non poteva mancare un bookshop dedicato, con gadget di varia natura a tema. 

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Un espositore ben rifornito ci presenta dei libri sull'argomento e ne acquistiamo un paio.
Ma ecco che Claudio Bossi ricompare, vuole salutare Francesco. Scattiamo insieme qualche foto. Gli dedica anche l’autografo sulle pagine del suo nuovo libro Gli enigmi del titanic, ed. Enigma.
Sicuramente interessanti anche “L’onda lunga del Titanic”, ed. Macchione, di Tiziana Viganò (leggi le recensioni e gli estratti) e il volume dedicato alla terza classe, firmato dalla sottoscritta “Biglietto di terza classe”, ed. Zerounoundici Edizioni (leggi le recensioni e gli estratti).

Tornando a Francesco, la domanda che mi ha rivolto qualche giorno a seguire, dopo essersi documentato e avendo tenuto conto delle informazioni in suo possesso: «ma siamo sicuri che le eliche che abbiamo visto erano del Titanic e non dell’Olimpic o del Gigantic? Tanto erano uguali…» e il mistero dell’affondamento del più famoso gigante dei mari s’infittisce, destinato a diventare leggenda per le  generazioni future...

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.


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