Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Sono cose da grandi" di Simona Sparaco, recensione di Stefania Bergo

Sono cose da grandi, di Simona Sparaco, Einaudi, 2017. Un libro che prende per mano e accompagna, senza presunzione alcuna, lungo la difficile crescita di una madre e di un figlio, una famiglia che si affaccia al mondo oltre il guscio che li protegge.

Trovare la concentrazione necessaria per scrivere, con te che giri per il salotto e mi chiami di continuo, è come stare in un videogioco.
Ecco, è nel mio analogo videogioco che scrivo di questo libro, ora. Di questa lettera a un figlio non ancora grande, una lettera a tutti i bambini che cresceranno presto. Forse più in fretta di noi mamme, e papà, che fatichiamo a stare al loro passo.
Ho acquistato "Sono cose da grandi" il giorno della sua presentazione al pubblico di Rovigo. Simona Sparaco mi ha commosso parlando con estrema semplicità e raffinatezza della sua vita da mamma alle prese con Ghiego, un ometto di quattro anni che comincia a interfacciarsi con un mondo che non è affatto adatto a un bambino ma che, a tutti gli effetti, sarà il substrato che lo vedrà crescere. Mi ha commosso sentire raccontare le mie stesse paure, le stesse necessità di un quotidiano che a volte si fa doppiamente complicato, perché gestire da sole un figlio che cresce e richiede giustamente il nostro tutto, a volte ci mette alle strette o, peggio, in ginocchio, le stesse gioie nell'ammirare le sue conquiste, lo stesso desiderio di divorare con avidità ogni suo attimo per non perdersi nulla di lui e non rimpiangere per questo il passato.
Il libro si legge in un paio d'ore, 95 pagine appena. A meno che a leggerlo non sia una mamma. Allora ogni riga è un'occasione per riflettere, per immedesimarsi, per prendere spunto su possibili risposte a domande scomode che i bambini pongono per lo più repentinamente, trovandoci sempre impreparati.
... la verità è che le vostre domande di bambini non sono mai davvero difficili. La difficoltà sta nel pensiero che precede le nostre risposte, in tutte le ansie, la paure e le insicurezze che ci portiamo dietro.
Ma fortunatamente la loro attenzione non è ancora tale da tenerli inchiodati in attesa della risposta e questo si traduce, per noi genitori perennemente inesperti, in una grazia insperata, illudendoci che la volta successiva saremo pronti.
Ma pronti non lo siamo mai.
Soprattutto quando i nostri figli riescono a sbirciare attraverso le crepe di un guscio mai abbastanza robusto da proteggerli dal mondo che c'è fuori. Una crisalide che li accompagna per un breve tratto della loro vita, fino a quando non si saranno trasformati in farfalle, in grado di spiegare le loro grandi, magnifiche ali, e volare via. E, si sa, una mamma vorrebbe che questo accadesse il più tardi possibile.
Oggi so qual è la paura più grande di una madre. È quella di consegnare suo figlio al mondo.

Succede così che il mondo sereno e protetto dei piccoli si contamini con quello dei grandi, attraverso lo schermo di un televisore lasciato acceso sul telegiornale che sta cercando risposte a un terribile fatto di cronaca: l'attentato di Nizza, il 14 luglio del 2016. 

Un giorno di festa. Un camion bianco si scaglia sulla folla travolgendo adulti e bambini, che lasciano sul selciato insanguinato giocattoli come segno di un'infanzia falciata. Anche il camion bianco è un giocattolo, il preferito di Diego, che ora non riuscirà più a guardarlo con gli stessi occhi, perché quegli occhi increduli ora hanno visto le cose da grandi. E il mondo fa più paura.
Simona Sparaco, mamma appassionata e attenta, decide di scrivere al suo piccolo ometto una lunga lettera, poi divenuta il libro Sono cose da grandi, per dare delle risposte a tutte le possibili domande che la sua mente di bambino, e più in là quella di adolescente, si porrà ogni volta che la crepa sul guscio si farà più larga. Fino al giorno in cui quel guscio si sgretolerà completamente, lasciando scoperto un uomo che nel frattempo, grazie a quelle risposte, sarà cresciuto.
Una lettera che fa riflettere molto, anche i grandi, perché la Sparaco si interroga su dettagli che ad altri possono sfuggire, svelando un'attenzione frutto anche della doppia responsabilità di crescere un figlio da sola, almeno in termini di presenza continua. E questo, lo so bene, mette addosso l'ulteriore timore di non essere abbastanza, l'ansia di non farcela ad affrontare tutti i variegati temi di cui inevitabilmente si dovrebbe parlare tra genitori e figli.
Perché è proprio questo il punto: tra genitori e figli ci dovrebbe essere un dialogo continuo. Che sia attraverso un libro o una chiacchierata, il nostro compito è quello di raccontare ai nostri bambini il mondo, la realtà, non solo le favole, ripulendola da tutti i difetti di interpretazione accidentali o maliziosamente (malignamente) voluti.
Ti ho consegnato al mondo, ma ho anche il compito di consegnare il mondo a te.
Perché la paura, di un attentato o di un terremoto, non sia più forte del desiderio di conoscere o dell'accettazione del diverso, perché non ci impedisca di vivere il nostro quotidiano o, peggio, i nostri sogni per il futuro.
La terra è viva, Diego. [...] Immaginala come un'enorme tartaruga, - ho continuato. - Una tartaruga bellissima, che cammina piano, talmente piano che sembra quasi ferma. E noi siamo tutti raccolti sopra il suo guscio. [...] E noi siamo troppo piccoli per capire dove sta andando. Quello che possiamo fare è tenerci per mano, così che chi è più vicino al bordo non cada.



Certo, non è facile per una mamma. Prima di ridimensionare la paura dei suo figli, deve sezionare la propria. 

Affrontarla, razionalizzarla. Come quella di volare o di lasciare andare Ghiego in vacanza con il padre, lontano anni luce, o solo forse qualche migliaio di chilometri, dalle sue braccia. Deve prima scrollarsi di dosso l'ansia di trovare una risposta a tutto, perché a volte risposte non ce ne sono.
Per quanto mi impegni, non potrò mai spiegarti perché esista il male sulla terra.
Simona Sparaco affronta questi e molti altri temi, quelli che inevitabilmente la vita pone davanti agli occhi vergini di un bambino che sbircia da quelle crepe, anche se cerchiamo continuamente di cambiare canale, usando un parental control che nella realtà, ahimè, non esiste. La povertà vista da vicino, il terremoto, gli attentati, la diversità di razza o di credo religioso, la violenza degli uomini sulle donne, il pericolo subdolo dei social network che travestono un lupo malizioso da rassicurante nonnina. E la maggior parte delle volte non sono concessi passi falsi, si deve navigare a vista là dove non sono nemmeno richieste patenti.
Allora può servire inventarsi una scatola magica, in cui mettere sogni e paure, tempo e dolore, giocattoli, supereroi, fragilità e desideri. Una scatola da riaprire ogni volta che ci sentiremo persi, sia come genitori sia come figli. Perché ogni cosa sarà un ricordo che parlerà di noi, racconterà la nostra vita, chi siamo diventati, il modo in ci abbiamo affrontato la vita e abbiamo dominato il dolore per la perdita, la rabbia per l'ingiustizia, la smania di apparire, la paura del diverso e del nuovo, la nostra fragilità, meravigliosa, che ci rende umani davvero.

Leggendo le pagine di questa intensa lunga lettera ognuno darà la sua interpretazione a quella scatola, la Sparaco ci porta per mano fino a posare il coperchio, serenamente, decidendone il significato. 

Un libro, un percorso che è di conforto alle madri (ma anche ai padri), che attraverso queste parole si sentiranno meno sole ad affrontare il baratro, l'incognita.
Dentro ogni madre c'è anche una bambina che piange. La puoi sorprendere quando diventa violenta, aggressiva, e dice che non ce la fa più. Quando il senso di responsabilità si fa opprimente, quando è la paura a prendere il sopravvento.
Un libro che prende per mano e accompagna, senza presunzione alcuna, lungo la difficile crescita di una famiglia che esce dal guscio e affronta il mondo. Come fosse l'amico di un gruppo d'ascolto, una pacca sulla spalla nel momento del bisogno. Una farfalla colorata da inseguire in un campo di inebrianti fiori e irritanti ortiche.

Sono-cose-da-grandi-Simona-Sparaco

Sono cose da grandi

Un giorno, davanti alla televisione, per la prima volta Simona riconosce negli occhi del figlio la paura. E non è la paura catartica delle fiabe, è quella suscitata dalla violenza del mondo. 
La frase usata fino ad allora per proteggerlo - «sono cose da grandi» - non funziona piú. 
Cosí decide di rivolgersi a lui, con semplicità, per dirgli ciò che sulla paura ha imparato. Ma anche per raccontargli la dolcezza di una vita quotidiana a due, tra barattoli pieni di insetti e scatole magiche dove custodire i propri desideri. Scrivendogli scopre la propria fragilità, e in questa fragilità, paradossalmente, una forza.


di Simona Sparaco | Einaudi | Narrativa
ISBN 978-8806233976 | cartaceo 10,20€ | ebook 7,99€





Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione).


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