Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Dietro i suoi occhi" di Sarah Pinborough, incipit #122

Pizzicati e ripeti ogni ora: non sto dormendo.

Dietro-i-suoi-occhi-Sarah-Pinborough-incipit

Dietro i suoi occhi

di Sarah Pinborough
Piemme
cartaceo 16,58€
ebook 9,99€

Guardati le mani. Conta le dita.
Guarda l’orologio, distogli lo sguardo, guardalo di nuovo.
Rilassati e concentrati.
Pensa a una porta.


Più tardi.

Quando tutto fu finito albeggiava appena. Il cielo era striato di nuvole grigie e cariche di pioggia. Foglie secche e fango macchiavano i suoi jeans, il corpo indebolito gli doleva, e il sudore iniziava ad asciugarglisi addosso nell’aria umida e fredda. Ora non si poteva più tornare indietro. Era accaduto qualcosa di terribile e necessario. Una fine e un inizio ormai intrecciati per sempre. Si aspettava di vedere il mondo con occhi diversi, ma il cielo e la terra sembravano immutati. Nessun tremito rabbioso scuoteva gli alberi. Il vento non ululava disperato, non si udivano sirene in lontananza. Il bosco era ancora il bosco, il terreno su cui camminava era sempre lo stesso. Si lasciò sfuggire un profondo sospiro. Stava bene. Andava tutto bene. Una nuova alba, un nuovo giorno. Si incamminò in silenzio verso i resti della casa visibili in lontananza, senza mai guardarsi indietro.

Ora.

Adele
Ho le unghie ancora sporche di fango quando David rientra in casa. Sento la sporcizia pizzicarmi la pelle, annidata troppo in fondo per poterla pulire. La porta d’ingresso si chiude e il mio intestino si contorce. Sono un fascio di nervi. Per un attimo restiamo a fissarci alle estremità opposte del lungo corridoio che attraversa la nostra nuova casa in stile vittoriano. Un lucido tratto di parquet ci separa. Poi David si volta e si dirige verso il salotto, barcollando leggermente. Faccio un respiro profondo e lo seguo, trasalendo al rumore dei miei tacchi sul legno del pavimento. Non devo aver paura. Devo sistemare questa cosa. Dobbiamo sistemare questa cosa.
«Ho preparato la cena» dico, cercando di non avere un tono troppo lamentoso. «Carne alla Stroganoff. Ma se non ti va possiamo mangiarla domani.»
Evita il mio sguardo, limitandosi a fissare insistentemente gli scaffali della libreria che l’impresa di traslochi ha riempito con i volumi presi dalle nostre scatole. Cerco di non pensare a quanto tempo ha passato fuori. Ho ripulito i resti del bicchiere rotto, spazzato e lavato il pavimento, e ho lavorato un po’ in giardino. I segni dell’esplosione di rabbia di qualche ora fa sono scomparsi. Ho sciacquato la bocca con cura dopo ogni bicchiere di vino che ho bevuto da quando è andato via. Non dovrebbe accorgersene. Non vuole che io beva. Al massimo un bicchiere o due, ma solo in compagnia. Stasera ne avevo bisogno, non ho resistito.
Anche se ho le unghie ancora sporche, ho fatto una doccia, messo un po’ di trucco e indossato un vestito blu abbinandolo con un paio di scarpe col tacco. Ho cancellato ogni traccia di lacrime o di tensione. Voglio che ci lasciamo tutto alle spalle e ricominciamo da zero. È il nostro nuovo inizio. Deve esserlo.
«Non ho fame.» Si volta a fissarmi con un lampo di calmo disprezzo nello sguardo. Devo mordermi le labbra per riuscire a non piangere. Il vuoto che gli leggo in faccia mi fa più paura della sua rabbia. Tutto quello che ho costruito con tanta fatica sta crollando. Non mi importa che sia di nuovo ubriaco. Voglio soltanto che mi ami come un tempo. Neanche si accorge dello sforzo che ho fatto da quando è andato via. Di tutti gli sforzi che ho fatto. Di quanto abbia lavorato su di me. Di quanto ci abbia provato.

«Vado a letto» annuncia, senza guardarmi negli occhi. 

So cosa intende: la stanza degli ospiti. Oggi è il secondo giorno del nostro nuovo inizio e già si rifiuta di dormire con me. Sento l’abisso che ci separa farsi sempre più profondo. Ancora un po’ e saremo così distanti da non poterci più ritrovare. Mi oltrepassa con cautela. Vorrei toccargli un braccio ma ho troppa paura di come potrebbe reagire. Sembra disgustato da me. O forse sta solo riversando sulla mia persona il suo odio per se stesso.
«Ti amo» sussurro. Me ne pento subito. Lui non risponde e si incammina su per le scale, in precario equilibrio, ignorandomi del tutto.
Resto a fissare lo spazio vuoto lasciato da David, poi torno in cucina e spengo il forno. Non mangeremo la carne domani, avrebbe il sapore amaro di oggi. La cena è rovinata. Noi siamo rovinati. A volte mi chiedo se non abbia pensato di uccidermi, di eliminare il problema alla radice. Forse anche una parte di me vorrebbe uccidere lui.
Ho la tentazione di versarmi un altro bicchiere di vino, ma resisto. Mi viene già abbastanza da piangere e non credo che riuscirei a sopportare un altro litigio. Forse domani mattina andrà meglio. Sostituirò la bottiglia, così non si accorgerà che ho bevuto.
Prima di spegnere le luci esterne lancio un’occhiata al giardino. Contemplo il mio riflesso sulla vetrata. Sono una bellissima donna. So prendermi cura di me. Perché non può amarmi? Perché la nostra vita non può essere come l’avevo sognata, dopo tutto quello che ho fatto per lui? Siamo ricchi. Ha la carriera che ha sempre desiderato. E io non ho mai fatto altro che cercare di essere una moglie perfetta, di offrirgli una vita perfetta. Perché non riesce a dimenticare il passato? Mi concedo ancora qualche minuto di autocommiserazione mentre pulisco il piano di marmo della cucina, poi tiro un sospiro profondo e cerco di darmi un contegno. Ho bisogno di dormire. Di dormire davvero. Prenderò una pillola. Domani sarà diverso, deve esserlo. Lo perdonerò. Lo perdono sempre.
Amo mio marito. Lo amo fin dal primo momento in cui l’ho visto, e non smetterò mai di amarlo. Non mi arrenderò. Non posso.

Louise

«Niente nomi, d’accordo? Niente lavoro. Niente stupidi dettagli. Parliamo di cose vere.»
«Hai veramente detto così?»
«Sì... cioè no» rispondo. «È stato lui a dirlo.»
Sono paonazza. Alle quattro di pomeriggio di due giorni fa, dopo il primo Negroni, tutto questo suonava molto più romantico. Adesso sembrano le frasi di un romanzetto rosa. Una donna di trentaquattro anni entra in un bar e si fa rimorchiare dall’uomo dei suoi sogni, che poi scopre essere il suo nuovo capo. Dio mio, voglio morire dalla vergogna. Che disastro.
«Certo che è stato lui» dice Sophie. Scoppia a ridere, ma poi cerca subito di trattenersi. «“Niente stupidi dettagli.” Tipo, non lo so, l’insignificante dettaglio che sono sposato.» Registra la mia espressione. «Scusa, so che tecnicamente non è divertente. Ma in un certo senso lo è. È vero che sei fuori allenamento con gli uomini, ma dopo quella frase come hai fatto a non capire che era sposato? Certo, non avevi modo di prevedere che fosse anche il tuo capo. Quello è un colpo di sfortuna di proporzioni epiche.»
«Non è per niente divertente» protesto, sorridendo. «E comunque, gli uomini sposati di solito sono il tuo forte, non il mio.»
«Touché.»
Sapevo che Sophie mi avrebbe fatta sentire meglio. Ci divertiamo insieme. Ridiamo un sacco. Lei è un’attrice – anche se non parliamo mai del fatto che non lavora da anni, a parte un paio di comparsate come cadavere in altrettante serie televisive –, e, nonostante i suoi numerosi flirt, è sposata da secoli con un produttore musicale. Ci siamo conosciute al corso preparto e abbiamo subito legato, sebbene le nostre vite siano molto diverse. Sono passati sette anni da allora, e siamo ancora qui a bere vino insieme.

«Benvenuta nel club» mi dice, facendo l’occhiolino. «Se anche tu vai a letto con un uomo sposato mi sento già meno in colpa.»

«Non sono andata a letto con lui. E poi non sapevo che fosse sposato.» L’ultima parte non è del tutto vera. Alla fine della serata lo avevo intuito piuttosto chiaramente. La pressione del suo corpo contro il mio mentre ci baciavamo, la testa che mi girava per il troppo gin. Poi l’improvviso passo indietro. Il suo sguardo colpevole. Le scuse. Il «non posso farlo». Tutti gli indizi andavano in quella direzione.
«D’accordo, Biancaneve. Sono solo contenta che tu sia quasi andata a letto con uno. Quanto tempo è passato dall’ultima volta, ormai?»
«Non voglio pensarci, davvero. E in ogni caso, suggerirmi ulteriori ragioni di depressione non mi è esattamente d’aiuto» dico, bevendo un altro sorso di vino. Ho bisogno di una sigaretta. Adam è già a letto, dorme profondamente, e non muoverà un muscolo prima di colazione. Posso stare tranquilla. Non ha gli incubi, lui, per fortuna. Non è sonnambulo. Ringrazio Dio per questa piccola concessione.
«E comunque è tutta colpa di Michaela» continuo. «Se avesse disdetto un po’ prima, non sarebbe successo niente di tutto questo.»
Però Sophie ha ragione. È da tantissimo che non flirto con un uomo, ed erano secoli che non mi ubriacavo e baciavo qualcuno. La sua vita è diversa. Lei è sempre circondata da persone nuove e interessanti. Gente senza pensieri che se ne sta in giro fino a tardi, divertendosi e sbronzandosi come adolescenti. Io invece sono una mamma single che vive a Londra cercando di sbarcare il lunario con un lavoro part time da segretaria in una clinica psichiatrica. Il che non mi lascia molte opportunità di sperperare denaro uscendo ogni sera per incontrare persone nuove, men che mai la mia anima gemella. E non riesco neanche a immaginare di usare quei siti tipo Tinder o Match. Mi sono abituata a stare da sola e a mettere per un po’ in secondo piano questo aspetto della mia vita. Anche se quello che doveva essere solo un momento di passaggio si sta trasformando in una scelta di vita.

Quarta di copertina
"Dietro i suoi occhi" di Sarah Pinborough, Piemme, 2017.

Louise vorrebbe dire ad Adele tutta la verità, anche se si sono appena conosciute. Anche se Adele le sembra una donna così fragile, tormentata com'è dall'insonnia e dalla solitudine. Louise vorrebbe dirle che quella sera, al bar, quando è entrato quell'uomo, lei ha provato qualcosa che, nella sua vita di madre single, non provava da tempo. Vorrebbe dire ad Adele che le dispiace di averlo baciato. E che non poteva sapere che quell'uomo era suo marito.
Anche Adele ha i suoi segreti. Non fa parola della nuova amica con David. E nasconde a Louise ciò che accade quando, nella loro splendida casa nel cuore di Londra, lei e il marito sono finalmente soli dietro porte chiuse. Così come ogni giorno, da anni, Adele nasconde a tutti quello che accade nella sua mente. Là dove nessuno può spiarla.
Perché tante bugie, si chiede Louise? Divisa tra il suo fascinoso amante e la nuova, bellissima amica, soffocata dal castello di menzogne che lei stessa ha costruito, Louise dovrà trovare il coraggio di guardare dentro il matrimonio di Adele e David. Sapendo che le verità più spaventose si annidano nella mente, dietro quegli occhi che Adele, insonne, non chiude mai.
Dagli stessi agenti di Paula Hawkins, arriva in Italia il nuovo fenomeno del thriller, una travolgente storia di amore e ossessione, con un finale impossibile da indovinare. Mantenete il segreto. E preparatevi a non dormire la notte.

★★★★★

Il buon giorno si vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?

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