Gli scrittori della porta accanto

[Cinema] "Rango", recensione di Stefania Bergo



Dal regista di Pirati dei Caraibi, l'irriverente film d'animazione di Gore Verbinski, vincitore dell'Oscar 2012, che ricorda i western di John Ford, con le voci di Johnny Depp e Bill Nighy. 

Chiuso in una teca di vetro che condivide con il tronco di una Barbie, un coleottero stecchito, un pesce e una palma di plastica, Rango, che all'inizio del film non ha nome, è un anonimo camaleonte domestico, vestito con una sgargiante camicia hawaiana. Rompe la solitudine, che ricorda quella di "Cast Away" o di "Wall-E", recitando scene di eroi, con l'intensità di un attore shakespeariano. E parla profeticamente al suo pubblico immaginifico, che in realtà siamo noi, ricordando che ogni storia ha bisogno di un eroe che, per essere tale, necessita di un imprevisto che lo catapulti in una situazione conflittuale da risolvere. Che è proprio quello che accadrà a lui, una volta scaraventato, a causa di un incidente, nel mondo reale dell'inospitale, e a tratti psichedelico, deserto del Mojave, in California.
La scelta di un camaleonte non è casuale e forse nemmeno quella dell'attore che gli dà vita, Jonny Depp. «Chi sono io?», si chiede desolato all'inizio. Perchè può fingere di essere chi vuole, come un attore camaleontico, appunto. Ma chi è lui, in realtà? Una narrazione che si preannuncia subito stratificata, quindi: da un lato il dramma introspettivo della perdita d'identità ad appannaggio degli adulti, dall'altro la combriccola bizzarra degli amici inventati del protagonista.
Quello che accade, dopo, è un'avventura western che strizza l'occhio a John Ford e Sergio Leone, con deliziosi camei che ovviamente solo gli adulti possono cogliere ma che, al contrario delle easter eggs di Disney o Pixar, non sono dettagli aggiunti alla narrazione, ma sono ad essa funzionali, calandoli nell'animazione in modo geniale. Come i protagonisti di "Paura e delirio a Las Vegas" (di Gilliam) che investono il piccolo camaleonte sulla highway desolata, o il saloon di Dirt, la cittadina dove approda in cerca di qualcuno che lo aiuti a tornare a casa, che strizza l'occhio a "Guerre stellari" (di Lucas) per la commistione di creature strampalate, o il sindaco-tartaruga del paese con l'ossessione per il business dell'acqua che ricalca John Huston in "Chinatown" (di Polanski), o la sfida leonina di "Mezzogiorno di fuoco", oltre alla cavalcata delle valchirie di "Apocalypse Now" (di Coppola), con tanto di pipistrelli con mitragliatore incorporato.




RANGO

REGIA Gore Verbinski
PRODUZIONE Nickelodeon Movies, Paramount Pictures, Blind Wink, GK Film
DISTRIBUZIONE Paramount Pictures
SCENEGGIATURA John Logan
EFFETTI SPECIALI LucasFilm, Industrial Light & Magic
MUSICHE Hans Zimmer
ANNO 2011

CAST (doppiatori ita)
Nanni Baldinin, Giuppy Izzon, Gianni Musyn, Gianni Giulianon, Saverio Morionesn, Carlo Realin, Bruno Alessandro, Roberto Draghetti, Bill
Roberto Stocchi, Ambrogio Colombo, Lilian Caputo, Adalberto Maria Merli





"Rango" è prima di tutto un film western che accidentalmente è disegnato con una computer grafica strepitosa e reso più fruibile al pubblico infantile grazie alla presenza degli animali.

Ma gli animali non sono affatto antropomorfi, come vuole la tradizione spensierata dei vari Zootropolis o Sing, anzi, sono cinici, sporchi, senza i classici valori incrollabili dei film per bambini, addirittura spietati o deturpati.
Dopo l'incidente che lo catapulta nel deserto, il futuro Rango vaga fino a Polvere (Dirt), ultimo avamposto di una terra inospitale, violentata dall'assenza d'acqua, una città i cui edifici sono costruiti con l'immondizia dell'uomo. Il camaleonte, da attore navigato, si adegua subito allo scenario, imitando le camminate strane dei cittadini, millanta prodezze e, cavalcando l'onda dei fraintendimenti, per cui viene scambiato per un eroe, diventa finalmente Rango, prima pistolero infallibile, poi addirittura sceriffo.
Tra falchi affamati, serpenti a sognagli criminali, conigli con occhi trafitti da frecce e sindaci secolari e manipolatori, Rango dovrà trovare il modo di sopravvivere, conquistare l'amore di Borlotta, una lucertola femmina con un bizzarro meccanismo di difesa, e recuperare gli ultimi liquidi della banca. In questo western disincantato, infatti, il bene più prezioso, la moneta, liquido lo è davvero: si tratta dell'acqua.

Rango in fila per l'acqua a Polvere con Priscilla

"Rango" è prodotto dalla GK films e da Nickelodeon, mentre le animazioni sono a cura dell'Industrial Light & Magic, una delle più famose ed importanti aziende del campo degli effetti speciali digitali. 

Creata da George Lucas per "Guerre Stellari" nel '77 e oggi parte della LucasFilm, è vincitrice, nel tempo, di ben 39 Oscar, compresi quelli tecnici. Non c'è da stupirsi, quindi, se il film rasenta la perfezione in termini di fotorealismo dei personaggi e delle ambientazioni, a tal punto che alcune scene sembrano girate dal vero e fuse con la computer grafica.
Il regista è Gore Verbinski, che ha firmato precedentemente, tra l'altro, "The ring" e i primi tre capitoli della saga di "Pirati dei Caraibi" (da cui si porta Johnny Depp), alle prese con il suo primo lungometraggio d’animazione che, infatti, affronta come se girasse un live action, ponendo molta attenzione alla recitazione, al sonoro e all'illuminazione. Ricordiamoci che siamo nel 2011 e che l'emotion capture era una tecnica ancora innovativa, quindi lo si può definire un pioniere nell'utilizzo di filmati in HD delle performance di attori, poi elaborate e utilizzate dagli animatori per rendere realistici i personaggi. Gli attori, infatti, non sono stati digitalizzati tramite sensori posti su tute, ma ripresi durante la recitazione stessa insieme agli altri, con tanto di costumi di scena.
Il risultato è davvero originale e perfetto dal punto di vista grafico. Un approccio al western che è innovativo e allo stesso tempo tradizionale, con omaggi a Sergio Leone che si fondono con scene metafisiche ispirate al fanta-western "Lo straniero senza nome", con un Clint Eastwood, lo "spirito del west", che compare nella luce abbagliante di un deserto di sale dove nuotano nell'aria, come un'allucinazione di Dalì, il pesce di plastica giallo e la Barbie senza testa della teca iniziale. E il deserto, da luogo di frontiera, diventa esperienza psichedelica, in puro stile Burning Man.

I personaggi sono estremamente caratterizzati, sia nei tratti grafici sia nei dialoghi, che virano dal cinico al nonsense, ricchi di riferimenti. 

Perfetta Priscilla, la bimba marsupiale che mi ha ricordato Mercoledì Addams, che in un botta e risposta iniziale con Rango lo avverte che gli stranieri a Polvere hanno vita breve, o Borlotta, donna lucertola indipendente e coraggiosa, che non si lascia affascinare dal denaro, o meglio, dai liquidi, e preferisce sopravvivere nella fattoria di famiglia, da sola, piuttosto che vivere lontana dalla sua terra natia. Personaggi senza un passato da raccontare, ma con un presente da difendere e un futuro da sognare.
La storia è un susseguirsi scalcinato di situazioni bizzarre, irriverenti, comiche, come quando Rango viene sbatacchiato da una parte all’altra del deserto come Willy il Coyote, o quando  quattro gufi caballeros narrano le sue gesta cantando, alternate a episodi crudi, disincantati e apocalittici.
Le musiche, del celebre Hans Zimmer, sottolineano le scene e riportano alle atmosfere tipiche dei western anni '70, per i nostalgici ma anche per chi a questo genere non è mai stato particolarmente affezionato. E si finisce per sentirsi con la gola seccata dal sole e dalla polvere, ma fieri e coraggiosi come un gringo che cavalca solo nel tramonto dopo aver salvato un intero villaggio.



Essendo prima di tutto un film d'avventura, i messaggi lanciati non virano verso la redenzione del protagonista o il buonismo tipico dei commoventi happy ending disneyani. Ma un significato stratificato lo possiamo comunque trovare, forse più immediato, meno romantico, e per questo a portata di mano anche sei più piccoli: in qualsiasi avventura, che sia reale o immaginifica, che sia divertente o impegnativa, il protagonista deve affrontare se stesso e riscoprire la propria identità prima di poter aiutare gli altri
In definitiva, un film d'animazione che consiglio a grandi e piccini. Originale, con una grafica spettacolare, personaggi perfettamente caratterizzati, musica trascinante e trama credibile. 

VOTO 8 E MEZZO


Stefania Bergo

Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.

Con la mia valigia gialla, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione).


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