Gli scrittori della porta accanto

Fiorenzo Catanzaro presenta: La setta

Fiorenzo Catanzaro presenta: La setta

Presentazione Libri | Intervista a cura di Silvia Pattarini. La setta, l'ultimo romanzo di Fiorenzo Catanzaro, PSEditore, 2017. Un noir, la scomparsa di una giovane donna, il suo ritorno improvviso, il mondo delle sette sataniche e della stregoneria.


LA SETTA

di Fiorenzo Catanzaro
PSEditore
Thriller | Noir
ISBN 978-8899993665
cartaceo 11,82€

Giovanni Profeti, ex profiler dell'FBI dal passato tormentato, si trasferisce a Montregnoli, un piccolo paese della campagna fiorentina.
La sua vita scorre tranquilla, lontana dai fantasmi da cui era fuggito, fino a quando la cittadina non viene sconvolta dal ritorno improvviso di Anna, una giovane donna scomparsa inspiegabilmente un anno prima. Ciò che emergerà dai ricordi di Anna catapulterà Giovanni nel mondo delle sette a sfondo satanico e della stregoneria.


L'autore racconta



Buongiorno e benvenuto. Come è nata l’idea del romanzo La setta? È nata prima la trama o prima il titolo?
Buongiorno e innanzi tutto grazie per lo spazio che mi avete concesso su Gli scrittori della porta accanto.
L'idea di questo romanzo è nata insieme al precedente. Infatti questo è il secondo libro che vede protagonista l'ex profiler John Profeti e i suoi amici. Non si tratta di un vero e proprio sequel, ma la mia volontà è quella di creare una serie di romanzi, autoconclusivi, che ruotino intorno agli stessi personaggi. Le vicende di questo romanzo le avevo già in mente ai tempi della stesura del primo romanzo della serie.
Come sempre mi accade, il titolo viene dopo la stesura e puntualmente, a quello che avevo dato io inizialmente, la casa editrice effettua la sua variazione.

Appartiene a un genere ben definito o accorpa più generi?
Si tratta di un thriller, con alcune sfumature Noir soprattutto per ciò che concerne il suo protagonista.

Si rivolge a un target di pubblico specifico?
Come detto in precedenza è un thriller, ma oltre agli amanti del genere può essere letto anche da chi predilige letture diverse. Ritengo che alla base della storia non ci siano assassini e ambienti lugubri, bensì delle vicende umane.

Ci ricordi i titoli delle tue precedenti pubblicazioni?
Il mio primo romanzo è stato Oltre la verità, un Noir in cui ho voluto mettere in risalto la spettacolarizzazione del dolore in tv e dei processi mediatici. È stato premiato al World Literary Prize a Parigi ed ha ottenuto il marchio di qualità della microeditoria.
Il secondo romanzo invece è stato Mastslave, il primo in cui abbiamo John Profeti come protagonista. Si tratta di un thriller in cui un serial killer adesca le sue vittime su internet, in particolare su un sito di incontri con tendenze di pratiche BDSM: Mastslave.it

A monte del tuo ultimo romanzo, La setta, ci sta un lavoro di ricerca e documentazione?
Sì, decisamente. Ho dovuto fare una ricerca approfondita su tutto ciò che riguarda il mondo delle sette, non solo a sfondo satanico. Inoltre ho dovuto fare degli studi di psicologia perché ho comunque trattato un argomento come il DTPS (Disturbo Post Traumatico da Stress) e alcune terapie di cura.

E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno”. Ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama, quanto basta per incuriosire il lettore?
La vicenda ruota intorno al ritorno di una ragazza, Anna, nel paesino in cui John Profeti si è trasferito. Si tratta di una ragazza scomparsa un anno prima e che all'improvviso ricompare. Le sue condizioni sono pessime, sia fisiche, ma soprattutto psichiche. Per questo il padre di Anna chiede a John un aiuto. Lui ha lavorato per anni nel BAU negli States, la divisione dell'FBI di analisi comportamentale, ed ha esperienza riguardo certe situazioni. Inizia così una serie di sedute con l'intento di riportare alla superficie della sua psiche i ricordi di quanto le è accaduto. Questo lo porterà ad avere a che fare con il mondo delle sette sataniche. Però, perché c'è sempre un però, niente è mai come sembra. E tra un colpo di scena e l'altro dovrà portare a galla la verità.

Qualcuno ha affermato che lo scrittore è un “ladro di vite”. Per creare i tuoi personaggi hai “rubato” la vita a persone di tua conoscenza? Quanto c’è di autobiografico e quanto di romanzato?
Se questa intervista fosse stata fatta quando uscì il mio primo romanzo, ti avrei affermato: c'è decisamente molto di mio. Questo invece, nonostante qualcosa di personale alla fin fine ci scappi sempre, non ha niente di autobiografico. I personaggi sono stati creati in base alla necessità narrativa. Chiaramente, per essere verosimili, sia nel modo di muoversi, di parlare che dal lato psicologico, mi ispiro spesso a persone reali.
Queste possono essere persone incontrate casualmente, per esempio in un bar o per strada, oppure persone più vicine. Per esempio, Girolamo, il simpatico “vecchietto”, così come lo definisce John, è un uomo sulla settantina di origini siciliane, e mi sono molto ispirato a mio padre.

I luoghi del romanzo: dov’è ambientato La setta? Si è reso necessario un lavoro di ricerca per descrivere gli ambienti e i paesaggi o non è stato necessario? Hai scelto queste location per necessità, per moda o per altri motivi?
Le vicende del romanzo si svolgono in più luoghi. Il principale è un piccolo paese che ho inventato. Un po' nello stile di Camilleri e del suo Vigata, ho creato Montregnoli. Ho deciso per questo tipo di ambientazione perché, come già detto prima, questo romanzo non sarà l'unico basato su questi personaggi, e avevo bisogno di un luogo con determinate caratteristiche. Trovare un paese reale era praticamente impossibile, così ho deciso di crearne uno. Ovviamente non è totalmente frutto della mia fantasia, ma in realtà ho attinto a piene mani al mio paese di origine: Monterappoli, un piccolo paese del comune di Empoli.
Gli altri luoghi in cui si svolgono i fatti sono Volterra e Roma. In quel caso non ho inventato niente. Si tratta comunque di città che conosco, quindi non ho dovuto lavorare molto per descrivere gli ambienti.

Stralci d’autore: lasciaci uno spaccato accattivante tratto dal tuo ultimo romanzo La setta.
La nostra vita è piena di ricordi e questi ne influenzano il suo percorso.
Ogni ricordo è come un quadro su cui vengono impresse le immagini di un evento vissuto, e osservarlo ci fa tornare alla mente, e a volte anche rivivere, le emozioni e le sensazioni provate in quell’istante. Alcuni di questi amiamo riportarli alla luce perché sono testimoni di periodi in cuieravamo felici. Ed è a quei momenti che ci aggrappiamo quando tutto il mondo sembra avercela con noi. Ma non sempre i ricordi sono piacevoli. A volte le esperienze che siamo costretti a vivere sono dolorose, traumatiche. In questi frangenti non c’è molto che possiamo fare. O affrontiamo il ricordo oppure lo nascondiamo. Nel primo caso potremmo continuare a parlarne, a ripensarci, a rivivere mentalmente quanto accaduto e a provare determinate sensazioni, anche se tutto ciò quasi sempre famolto male. Con il tempo quella immagine raffigurante l'episodio doloroso diventerà parte di noi e ricordarlo non ci provocherà più dolore, anzi ci aiuterà a crescere. Si dice che le esperienze ci fanno diventare più forti. Credo che sia a questo che ci si riferisce, al fatto che assorbiamo il dolore e smettiamo di farci condizionare da certi ricordi. Il secondo caso invece riguarda tutti coloro che non sono capaci di affrontare i ricordi dolorosi, perché a volte fanno così male che si preferisce scacciarli, come se potessimo alzare una barriera tra noi e loro. Ci illudiamo che sia possibile nasconderlo, cancellarlo o distruggerlo. Ma non è mai così. Il ricordo riaffiora sempre e ogni volta il dolore si acuisce. E allora con forza lo rigettiamo oltre la barriera e continuiamo ad andare avanti nel nostro cammino. Spesso il nostro equilibrio mentale dipende anche dalla quantità di ricordi che abbiamo relegato oltre la barriera. Questi premono fino a spezzare quella protezione che abbiamo creduto di aver costruito... e quando accade, il conto che paghiamo è sempre molto salato.

Un proverbio svedese cita così: “in un buon libro la cosa migliore è fra le righe”. Tra le righe è celato qualche messaggio particolare o il tuo obiettivo è esclusivamente quello di intrattenere piacevolmente il lettore?
Il mio obiettivo, per tutti i libri che ho scritto, è sempre stato quello di intrattenere piacevolmente il lettore, cercando però di lasciare sempre qualcosa... Un messaggio oppure degli spunti di riflessione su cui soffermarsi.
Anche in questo caso ho voluto mettere in risalto uno spaccato della nostra società attuale. La difficoltà delle famiglie ad avere un'attenzione e una conoscenza sufficiente riguardo i propri figli.
Le debolezze dei giovani di oggi, e la loro insicurezza.
Oltre a altri motivi di riflessione che non dico perché significherebbe spoilerare troppo.

Le recensioni sono la speranza e il cruccio di ogni autore. Secondo te i potenziali lettori leggono le recensioni o si affidano all’immagine di copertina o alla sinossi? O a tutte queste cose insieme?
Onestamente non ho una risposta precisa. Essendo però, prima che scrittore, un buon divoratore di libri, posso dirti come decido io l'acquisto o meno di un libro.
Molto dipende anche dal contesto in cui mi trovo.
Se sono all'interno di una fiera o di una libreria, mi affido a ciò che viene scritto nella seconda di copertina, magari leggo le prime pagine. Anche il titolo e la copertina ha la sua importanza, ma se non mi attrae la trama, se non mi instilla la curiosità giusta, non lo compro.
Se invece sono a casa, magari al computer, in cerca di un buon libro da ordinare, in quel caso spesso mi affido alle recensioni. Se un libro ha valutazioni gravemente negative, difficilmente ci si può trovare di fronte a un capolavoro. Diverso il discorso in caso di commenti discordanti. In quel caso ha molta importanza la soggettività del giudizio e il gusto personale, per cui, non mi lascio influenzare troppo dai giudizi e se la storia mi intriga, lo compro.

Per concludere, sei fiero del tuo ultimo romanzo La setta?
Sì, come sempre. Non ha importanza il successo o meno che può avere un libro, ma quando giungi alla fine di un lavoro lungo, come la scrittura di un romanzo, si è sempre fieri. Almeno questo per ciò che mi riguarda.

Grazie, Fiorenzo Catanzaro, per essere stato con noi, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a voi per l'ospitalità e crepi il lupo.
Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.


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