Gli scrittori della porta accanto

Intervista a Massimo Ghiacci, basso e voce dei Modena City Ramblers

Intervista a Massimo Ghiacci, basso e voce dei Modena City Ramblers

People | A cura di Loriana Lucciarini. Il folk italiano dei Modena City Ramblers: energia e impegno in oltre vent’anni di carriera.

Rappresentare in una stringata biografia la storia e la estesa produzione di questa band è compito arduo: i Modena City Ramblers hanno alle spalle oltre vent’anni di carriera, mescolamenti professionali e elaborazioni musicali che partono dalle influenze del folk irlandese, per catturare il sound della musica balcanica, arrivando a contaminazioni oltre oceano, combinando il tutto con nuove sperimentazioni.
I Modena City Ramblers nascono nel 1991 e, dopo lo storico Combat Folk (1993) e una collaborazione con i Gang, l’anno successivo pubblicano il loro primo album: Riportando tutto a casa. Il 1996 è l’anno de La grande famiglia, poi Terra e libertà, Raccolti, l’unico album live, Fuori campo e Radio Rebelde. Nel 2004 esce ¡Viva la vida, muera la muerte!, l’ultimo album targato Black Out-Universal, prodotto da Max Casacci dei Subsonica che diventerà disco d’oro con oltre 50.000 copie vendute. L’anno successivo bissano successo di pubblico e critica, con un nuovo disco d’oro, pubblicando per la Universal Appunti partigiani, che conta la partecipazione, tra gli altri, di Billy Bragg Moni Ovadia, Francesco Guccini, Piero Pelù, Goran Bregovic. Negli anni precedenti avevano avuto collaborazioni con altri big della musica e della letteratura, tra cui Bob Geldof, Paolo Rossi, Paco Taibo II e Luis Sepulveda.



Il 2005 segna una data importante per la band: Stefano “Cisco” Bellotti, voce e frontman storico, lascia il gruppo per percorrere la carriera da solista. La band ha nuovi avvicendamenti: si aggiungono Davide “Dudu” Morandi e Betty Vezzani. Nel 2006 muore Luca “Gabibbo” Giacometti, componente fin dal 2002.
Bella Ciao-Italian Combat Folk for the Masses (2008) e l’album del 2009, Onda libera, escono targati Mescal. Con questo cd i Ramblers, assieme a Libera, l’associazione creata da Don Luigi Ciotti, portano in giro per l’Italia “Onda Libera in Libera Terra”, un tour unico, che vede la band e i suoi ospiti esibirsi all’interno di luoghi confiscati alle mafie ( dvd “Onda libera”, Giunti).
Negli anni successivi, i Modena City Ramblers fanno tour, spettacoli teatrali ma escono anche con nuovi album: Sul tetto del mondo, Battaglione Alleato, Niente di nuovo sul fronte occidentale. Nel 2014, per celebrare una carriera lunga vent’anni, esce 1994-2014 Venti e la band parte per l’omonimo tour. Nel 2015 esce Tracce clandestine, album che si avvale di prestigiose collaborazioni, fra i tanti citiamo Finardi. Mani come rami, ai piedi radici è il loro ultimo album (2017).

La formazione attuale dei Modena City Ramblers

Davide “Dudu” Morandi (voce), Roberto “Robby” Zeno (batteria, percussioni), Franco “Franchino” D’Aniello (tin whistle, flauti), Francesco “Fry” Moneti (violino, chitarra elettrica), Massimo “Ice” Ghiacci (voce e basso), Luca Serio Bertolini (chitarra acustica), Leonardo “Leo” Sgavetti (fisarmonica, tastiere). D’Aniello, Ghiacci e Zeno sono gli elementi “storici”, D’Aniello è nei Modena addirittura dalla fondazione. La band, così composta, suona da sette anni, ha all’attivo cinque album e più di cinquecento concerti live.


Massimo "Ice" Ghiacci

Massimo Ghiacci, basso e voce dei Modena City Ramblers. Personaggio storico della band, in forza già dai primi anni, sempre presente nella lunga carriera musicale del gruppo. Reggiano, classe ’67, laureato in economia e commercio, musicista e bassista italiano, è anche deejay. Ha suonato fino al 1991 con i Plutonium 99. Dal gennaio 1992 entra nei Modena City Ramblers. Con Luca “Gabibbo” Giacometti partecipa al progetto Gaby and the Batmacumba, il gruppo però si scioglie alla morte prematura di quest’ultimo. Da solista ha pubblicato nel 2008 l’album Come un mantra luminoso. Nel 2015 è la volta di Roba Lieve, pubblicato con i La Rosta, band da lui fondata assieme a Marco Ambrosi.

Massimo "Ice" Ghiacci

Massimo "Ice" Ghiacci: l'intervista

Abbiamo qui con noi un ospite straordinario: Massimo è un onore per noi averti nel salotto de Gli Scrittori della porta accanto. Partiamo subito con le domande. Parlaci del vostro ultimo lavoro: quali tematiche affrontate? In che modo è stato concepito l’album? Vi siete avvalsi di qualche collaborazione particolare?
«Mani come rami, ai piedi radici» è un album che ha avuto, rispetto ai nostri precedenti lavori, una genesi particolare. Alcune delle sue canzoni sono nate, con testi in inglese, per un progetto condiviso con la Fanfara Tirana, una formazione albanese di world music, disco che poi non ha purtroppo visto la luce. Abbiamo allora rimesso mano ai testi, trasportandoli definitivamente nel “nostro” mondo, lasciandone giusto uno in inglese, quello della collaborazione con gli americani Calexico, “My ghost town”, l’unica del disco.
I temi delle canzoni hanno poco a che fare con l’attualità e la politica, almeno a livello diretto, sono più legati alle emozioni e alle esperienze di vita quotidiana, sia a livello individuale che collettivo. Questo perché il precedente nostro cd, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, era invece un album che raccoglieva solo canzoni legate ad accadimenti storici e di cronaca. Ci è quindi venuto naturale trovare questa volta un’ispirazione diversa.

Quale aspetto della vita comune permea la vostra band nella composizione dei pezzi musicali?
L’immaginario delle composizioni dei Ramblers ha da sempre un respiro più “collettivo” che squisitamente individuale.
C’è dentro tanto: l’epica di una narrazione influenzata dalla storia e dalla attualità, la voglia condivisa di conoscere e viaggiare, la coscienza civile e l’anelito rivoluzionario a scandire una possibilità alternativa di vita pacifica e nel rispetto gli uni degli altri.
La vita in comune quindi è sempre alla base della nostra ispirazione, intesa come rete di rapporti interpersonali, di sogni, lavoro, rivendicazioni, lotte e affetti.

La parola scritta e la parola musicata. Il lavoro dello scrittore e quello del compositore non è poi così differente: lo scrittore tesse storie fatte di parole e inchiostro; il musicista tesse storie tenute insieme da note e emozioni. Come band vi sentite vicini a qualche scrittore del passato o contemporaneo, per il modo di comunicare?
La scrittura dei Ramblers finisce sempre per presentarsi come scrittura collettiva. Possiamo anche presentare alla band singolarmente una canzone fatta e finita e non toccarla più da un punto di vista compositivo, ma fin dall’inizio la sua genesi è stata in qualche modo decisamente più influenzata dalla identità del gruppo che da quella del compositore originale.
Alcune canzoni mantengono una certa impronta di chi ci ha messo le mani dall’inizio, altre molto meno, è un processo creativo molto soddisfacente, che da anni è il nostro modo di lavorare e in cui, ognuno di noi, si riconosce pienamente. Difficile dunque poter fare paragoni con scrittori. L’attinenza forse è con i Wu Ming, ma non tanto per il tipo di comunicazione, quanto per il comune modo di presentarsi: in un certo senso loro sono e si comportano, nel panorama letterario, proprio come una ‘band’, non c’è un solista, ma tanti componenti che scrivono assieme…




Massimo, a quale genere letterario assoceresti la vostra produzione musicale?
Domanda difficile, non saprei proprio… Ci riteniamo degli artigiani della canzone e, di base, ci ispiriamo nel modo di suonare e comporre sia alla grande tradizione delle folk songs che a quella iconoclasta del punk. Sicuramente da “Terra e libertà” in poi abbiamo guardato tanto al latinoamerica e ai suoi scrittori, ma non saprei trovare un parallelismo con uno specifico genere letterario!

Questa domanda è ispirata alla vostra produzione musicale, cito “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, l’album che richiama l’omonimo romanzo di Erich Maria Remarque e, quindi, te la pongo con molta curiosità: c’è un libro o un film tratto da un'opera letteraria che vi ha ispirato un brano o parte di esso? Anche solo per l'atmosfera, l'ambientazione, la storia, le situazioni o i dialoghi tra i personaggi...
Ce ne sono diversi! Per restare all’ultimo disco, il brano “Sogneremo pecore elettriche?” sin dal titolo cita l’opera di Philip Dick. Anche “Terra e libertà”, disco del ’97, è colmo di citazioni di Garcia Marquez, soprattutto di “Cent’anni di solitudine”.
Direi che questo è decisamente il nostro disco più legato alla letteratura.

C'è un protagonista letterario che ti/vi ha colpito così tanto, da ispirare in passato (e, se sì, cosa e in che modo?) o su cui baserai/baserete parte del futuro lavoro?
Come detto prima, la lettura di Garcia Marquez, il suo realismo magico, ci ha portato a immaginare un modo per noi nuovo di scrivere canzoni. Abbiamo avuto poi il privilegio di avere conosciuto e frequentato Sépulveda e Paco Taibo II, questa esperienza ci ha aiutato non poco nell’affinare diverse possibilità di percorso narrativo-musicale.

Una domanda personale, Massimo: cosa c’è nella tua playlist? Quali libri sono sul tuo comodino? E quali serie tv o film sono caricate sul portatile?
Musicalmente, da bravo appassionato e deejay a tempo perso, sono decisamente un ‘onnivoro’; con l’avvento delle piattaforme streaming poi non devo più girare con chili di cd in tasca e in macchina: basta un clic e posso felicemente passare dai Beatles ai Pogues, da una folk song irlandese alla ballad di Springsteen.
Ascolto di tutto, forse arrivo a fatica al rap e al metal estremo!
Sul comodino ora ho Margherita Dolcevita di Benni e un libro di Chuck Palahniuk, Invisible monsters, che dici, spazio abbastanza?
Per le serie tv, oggi molto più gettonate che i canonici film, ti cito quelle che sto seguendo, Walking dead e Stranger things… direi che sto nella media popolare, vero?


Ringrazio Massimo Ghiacci a nome di tutto lo staff di questo web magazine per essere stato con noi e aver portato la voce della band folk italiana più importante nel panorama musicale nostrano, i Modena City Ramblers. Una band che ha superato il traguardo di oltre vent’anni di carriera, con riconoscimenti importanti, 2 dischi d’oro e altri prestigiosi premi.
Massimo, la nostra è stata una bella chiacchierata che ci ha permesso di comprendere meglio la nascita creativa di un brano e come questo viene gestito in una band dove coesistono, s’intrecciano i pareri e l’esperienza di tutti i componenti e, soprattutto – l’aspetto che più ci interessava e che anima questa rubrica – il percorso che vi lega alla narrativa e alla letteratura. Ci hai fornito titoli che meritano il nostro approfondimento, così ora ti salutiamo facendoti in nostri più calorosi in bocca al lupo per il nuovo album e il futuro tour, per correre il libreria!
Palahniuk, Benni, Sepulveda, Marquez, Dick, Paco Taibo II, che dici? C’è tutto nella lista? :-P


Loriana Lucciarini
Impiegata di professione, scrittrice per passione. Spazia tra poesia e narrativa. Molte pubblicazioni self e un romanzo “Il Cielo d'Inghilterra” con Arpeggio Libero. È l'ideatrice e curatrice delle due antologie solidali per Arpeggio Libero, la prima di favole per Emergency “Di favole e di gioia” nonché autrice con la fiaba “Si può volare senza ali” e la seconda di “4 Petali Rossi – frammenti di storie spezzate”, racconti contro il femminicidio per BeFree. È fondatrice e admin di “Magla-l'isola del libro”.
Una felicità leggera leggera, Le Mezzelane, è il suo ultimo romanzo.


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