Gli scrittori della porta accanto

Federico T. De Nardi presenta: Betty Suicide

Federico T.  De Nardi presenta: Betty Suicide - Intervista, scrittori, libri, anteprima

Presentazione Libri | Intervista a cura di Silvia Pattarini. Bettiy Suicide, lo spy thriller di Federico T. De Nardi, Crimeline, 2017: una bionda bellissima e pericolosa, una formula che tutti vogliono, sparatorie e fughe rocambolesche per le strade di Chicago. 



BETTY SUICIDE

di Federico T.De Nardi
Crimeline
Thriller
ISBN 978-8871636627
cartaceo 13,90€
ebook 3,49 €

Anastasija Kalashnikova si trova a Chicago per lavoro, un lavoro che sa fare molto bene. Ha studiato la città, ne conosce i dettagli, ogni minimo particolare, tutti gli incroci, potrebbe disegnarne a memoria una mappa. Anastasija, in arte Betty Suicide, è una spia, una spia a cui hanno dato una missione: recuperare una semplice chiavetta usb che contiene una formula, un'invenzione protetta da Segreto di Stato. Lei sa cosa fare, cosa dire, come muoversi, chi cercare. La donna contatta e adesca Costas Crowley, uno stimato scienziato americano che solo dopo mesi si rende conto di avere di fronte una spietata spia russa. Per la bellissima ragazza questo è solo l'inizio: tutti la cercano, tutti la vogliono uccidere, tutti desiderano quello che ha rubato. Comincerà così una fuga rocambolesca tra le strade della città, cercando di portare a casa la pelle, scappando da un assassino all'altro, in una Chicago stretta nella morsa della paura a causa di un assassino seriale che uccide belle e giovani bionde. Proprio come Anastasija.


L'autore racconta



Benvenuto Federico, raccontaci brevemente di te: quando hai iniziato a scrivere e cosa?
Avevo otto anni e mi trovavo nella soffitta di mia nonna a Pigalle insieme a mia sorella, mio padre a quel tempo aveva problemi con la giustizia francese, perché non aveva voluto andare a combattere in Algeria ai tempi delle guerre coloniali ed era finito persino in prigione, e insomma, mentre lui e mia madre dovevano risolvere questi problemi della sua gioventù stavamo tanto con mia nonna che era una grande lettrice, eravamo però arrabbiati perché non aveva libri che ci piacessero e così decidemmo di metterci noi a scriverne uno. Io ho continuato, mia sorella no.

Quanti libri hai scritto, quali sono? 
Sotto il letto ho il vecchio baule da ufficiale di mio nonno pieno di scritti inediti... di pubblicati però solo quattro (parliamo di romanzi): “Betty Suicide” stampato da Crimeline, e poi “Cronotopo: tempo scaduto” di fantascienza che uscirà presto con Alcheringa. Poi un ebook “Venezombia”, un'apocalisse zombie edito da Delos Digital e “Il soldato di Bangkok” che uscirà a breve in ebook con Libromania e poi un paio di racconti.

Come è nata l’idea di Betty Suicide? È nata prima la trama o prima il titolo?
L'idea viene dal fatto che mi sono sempre piaciute le storie con dentro inseguimenti, sparatorie, misteri, omicidi, crimini, donne fatali e colpi di scena. Per quanto riguarda se è nata prima la trama o prima il titolo, rispondo la trama, il titolo è stato scelto dalle due editrici della Crimeline.

A monte del romanzo ci sta un lavoro di ricerca e documentazione o non si è reso necessario? 
Sì. Il lavoro di ricerca e documentazione viene da lontano. Per esempio, Anastasjia è nato molto tempo prima del romanzo. Le ho costruito addosso una vera e propria biografia (da come si veste a cosa legge, quanti tatuaggi ha sul corpo e dove e cosa ha fatto nella vita prima) e poi in ogni storia la metto in una brutta situazione e vedo come se la cava. Così anche per altri personaggi, anche se in modo minore.

E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno”. Ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama di Betty Suicide, quanto basta per incuriosire il lettore?
Un aspetto curioso della trama è che in realtà ci sono due trame intrecciate in questo romanzo, mi spiego: scrivere la sinossi per proporla agli editori è stato complicato, perché la seconda trama è narrata con dei brevi articoli di giornale all'inizio di alcuni capitoli e altre trovate.

Federico, nei tuoi personaggi, anche in quelli secondari, c’è qualche esperienza autobiografica, o hai preso spunto da persone di tua conoscenza, oppure sono esclusivamente frutto di fantasia?
Avendo svolto lavori di ogni tipo ho incontrato gente di tutte le estrazioni sociali e qualità, una volta ho lavorato in una stireria (in Italia) in cui molti fra i dipendenti avevano avuto grane con la giustizia in Italia o altrove; c'erano tutte le nazionalità, da colombiani ad africani a gente dell'Est, anche una ragazza che era figlia di un ambasciatore, non ha però mai voluto dirmi come fosse finita a fare quel lavoro e perché. Per quanto riguarda la professione di Anastasjia, a una cena a Roma organizzata da un attaché del Vaticano che poi scoprii essere uno dei servizi segreti (a quel tempo lavoravo per un'agenzia fotografica), c'erano suore, la madre di un importante politico, altre persone di cui non mi ricordo e una russa intrigante che sapeva benissimo l'italiano; ci parlai insieme tutta la sera, anche se non mi disse il suo lavoro, parlammo e non c'era posto al mondo in cui non era stata e anche di armi ne sapeva parecchio.

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I luoghi del romanzo: dov’è ambientato Betty Suicide? Hai scelto questa location per necessità, per moda o per altri motivi?
Si svolge tutto a Chicago. L'ho ambientato lì perché è una città che ho frequentato per anni. L'ho girata tutta a piedi più di una volta ed è stata un'esperienza incredibile, è come se ti impadronissi della città e tutte quelle strade e grattacieli e innumerevoli case di legno e vite che la attraversano a loro volta si infilano dentro di te e non vorresti mai smettere di camminare.

Un tweet di Bermat cita così: “I libri non verranno uccisi dagli ebook, ma da quelli che comprano solo titoli presenti nei primi 10 posti della classifica”.  Che ne pensi al riguardo e com’è il tuo rapporto con gli ebook?
Non conoscevo questo tweet di Bermat, ma personalmente mi piacerebbe essere nei primi dieci posti della classifica. A parte la battuta, capisco cosa vuole dire, ma spero che non abbia ragione. In quanto agli ebook, non mi piacciono: faccio fatica a considerarli libri; i due romanzi che ho pubblicato come ebook neppure li considero editi, anche se mi rendo conto che le case editrici pubblicano uno sconosciuto in ebook perché il rischio è basso, ma anche le vendite lo saranno, perché gli ebook vendono poco o nulla a parte qualche eccezione.

Lasciaci qualche stralcio d’autore: uno spaccato accattivante tratto dal tuo romanzo Betty Suicide.
[…] Lei spalancò gli occhi. Aveva deciso di continuare con quella tattica sfuggente. «Non capisco. Io cosa cʼentro?». Fece una risatina controllata, sbuffò un ultimo soffio di fumo e gettò la sigaretta in terra, schiacciandola col tacco sulla moquette. «Io non sono così importante, Costas. Sono solo un vettore. Con quei soldi potrai avere tutte le donne che vuoi, un harem intero, credimi. Se sono venuta a letto con te, è stato solo per lavoro, cerca di capire. Niente di personale. È adesso il lavoro è finito. Siamo due sconosciuti».
Costas sbatté un piede per terra, nervoso. «O ci stai o niente progetto».
Lei strinse le labbra e gettò la maschera: «Non verrei a letto con te per tutti i diamanti del mondo».
Costas inspirò l’aria, le sua narici si allargarono inalando il profumo che emanava da lei: sapeva di pioggia, di ambra grigia e fumo di sigaretta.
«Le altre volte che lʼabbiamo fatto ti è piaciuto.»
«Sei proprio un topo di laboratorio», rise lei. «Non capisci niente delle donne, Costas». 

Il tuo romanzo si fa portavoce di qualche messaggio particolare, o si propone esclusivamente di intrattenere il lettore?
No, non ho messaggi, spero solo che chi lo leggerà non si annoi mai fino all'ultima pagina. Se poi ci trova un messaggio tanto meglio. Io come lettore nei libri non cerco messaggi, ma solo l'appagamento di un desiderio di fuga dalla realtà e da me stesso. I libri, i fumetti, i film per me sono sempre stato questo, fin da piccolo li leggevo e mi facevano stare meglio.

Ramon Eder afferma: “Quando un libro ci fa sorridere questo libro vale più di ciò che costa”. Sei d’accordo con questa affermazione o ti è capitato di pensare la stessa cosa leggendo un libro particolarmente divertente?
Sì, credo che far sorridere con un libro sia difficilissimo e perciò vale di più di ciò che costa.

Grazie Federico T. De Nardi per essere stato con noi, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a te, sono certo che ci rivedremo ancora.
Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.


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