Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "L'età bianca" di Alessandro Moscè, recensione di Ornella Nalon

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L'età bianca di Alessandro Moscè, Avagliano Editore, 2016. L’età senza compromessi e falsità degli adolescenti e dei sognatori.

Nell’intervista ad Alessandro Moscè che feci il giorno dell’uscita del suo romanzo "L’età bianca", emergeva come questo libro fosse personale e sentito. 
È un romanzo autobiografico, una novel non fiction, che con "Il talento della malattia" compone un dittico.
Dopo trent’anni instauro una complicità sentimentale che prende il sopravvento. Torno nell’ospedale dove da bambino ho rischiato di morire, come fosse una resa dei conti con il destino. Se ne "Il talento della malattia" raccontavo la guarigione dal sarcoma di Ewing anche grazie all’amore per il calcio, qui subentrano la seduzione dell’adolescenza e suoi tormenti, la reticenza nel donarsi, il timore di mettersi a nudo, la forza della scrittura e la conoscenza di grandi poeti contemporanei come Mario Luzi, nella memorabile cena in un ristorante di Senigallia. Allo stesso tempo percorro l’Italia degli anni Ottanta e Novanta, in cui è possibile riconoscersi. 
Mi piace sottolineare come, in questo libro, Moscè faccia della sua donna una sorta di musa, una ragazza inseguita da adolescente e ritrovata in età adulta, prima come segno di continuità con il passato, poi come prosecuzione di un amore che si risveglia all’improvviso.
Ma se il rapporto con Elena è anche erotico, la donna si eleva a un livello più alto. È una Beatrice che guida e indirizza. Non una donna angelicata, neppure una donna sex-symbol, ma una donna evocativa.

L’immagine della memoria è molto forte all’insegna della gioventù e dei suoi idoli. 

Si può leggere come una riappropriazione del tempo e come una sfida al presentismo e all’egotismo del terzo millennio. 
Se l’amore tra Alessandro ed Elena non è platonico, tuttavia l’io narrante ama sin dal primo momento in modo tenero, descrive minuziosamente la bellezza del volto, i gesti, le movenze. C’è carnalità, ma in un corollario di candore e purezza, quasi a voler seguire un modello dell’amor corteseDante sognò Beatrice in una nube del colore del fuoco dove un uomo dall’aspetto terrificante tiene fra le braccia la donna avvolta in un drappo insanguinato. Alessandro Moscè sogna Elena come l’incarnazione della morte, quasi che il suo destino trovi compimento in una dilazione della fine, trent’anni dopo essere stato malato.
Non sarà così, ma il dubbio amletico è forse uno degli aspetti più interessanti di questo romanzo imperniato sui dubbi esistenziali, sulla morte che fa precipitare nel vuoto, sulla rinascita dopo una parentesi buia, non dimenticando che il ciclo della vita determina il confine con ciò che non conosciamo. 
L’età bianca è un’età pura, incontaminata, trasparente. Un’età senza compromessi e falsità. Qualcosa che possiedono gli adolescenti e i sognatori. Nel romanzo è incarnata proprio da Elena, che sigla un punto di rottura con il conformismo di maniera e con la ritualità di un matrimonio standard. L’età bianca è anche un’acquisizione consapevole, il ritorno al senso di scoperta originaria che sanno vivere i ragazzi. È la spinta della prima volta. Può succedere che un uomo e una donna siano tentati di rivivere la loro adolescenza quasi fosse una parabola, una favola adulta

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L'età bianca

Dopo trent'anni Alessandro incontra il suo amore giovanile, Elena, che lo aveva rifiutato. Questa volta instaura con lei una complicità sentimentale che prende il sopravvento e investe il mondo di entrambi, chiuso attorno alle abitudini della provincia. Quasi per una resa dei conti con il destino, Alessandro, accompagnato da Elena, si reca nell'ospedale in cui era stato ricoverato da bambino e da dove sorprendentemente era uscito vivo. Davanti all'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, tornano a galla i ricordi: le partite della domenica "in bianco e nero", l'idolo dell'infanzia Giorgio Chinaglia, il centravanti della Lazio nel frattempo scomparso, ma affiora anche la consapevolezza, un po' dolce e un po' amara, che prima o poi bisogna dare un taglio netto alla nostalgia e alle malinconie e aprire un capitolo nuovo dell'esistenza. 
Se ne "Il talento della malattia" l'autore raccontava la guarigione da un terribile sarcoma di Ewing avvenuta negli anni Ottanta, oltre che per le cure mediche, anche grazie alla sua passione per il calcio, ne "L'età bianca" affronta la seduzione dell'adolescenza e i suoi tormenti, l'amore, la reticenza nel donarsi e il timore di mettersi a nudo, la passione per la scrittura e l'incontro con grandi poeti contemporanei come Mario Luzi, nella memorabile cena in un ristorante di Senigallia. 
Un libro che parte da una vicenda autobiografica, attraversa l'Italia degli anni Ottanta e Novanta e alla fine si rivela una storia universale.

di Alessandro Moscè | Avagliano Editore | Narrativa
ISBN 978-8883092008 | cartaceo 12,75€ Acquista


Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra”, da 0111 Edizioni.



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