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Le marocchinate: Ciociaria, gli stupri di gruppo come premio alle truppe coloniali francesi

Le marocchinate: Ciociaria, gli stupri di gruppo come premio alle truppe coloniali francesi

Storia Di Paola Casadei. Le marocchinate: la tragedia, le umiliazioni e il dolore di una parte della Ciociaria, soprattutto donne e bambini, vittime di barbari stupri di gruppo tra il 15 e il 17 maggio del 1944, quando le popolazioni furono date in premio alle truppe coloniali francesi per la liberazione dal nazifascismo. Impunemente.

Siamo andati tutti a scuola e abbiamo studiato tutti la Seconda Guerra Mondiale, gli alleati, le battaglie. Abbiamo ascoltato in tanti (fino alla mia generazione almeno) i racconti di guerra fatti dai nonni. Eppure non sappiamo tante cose. Ho sentito storie su Srebrenica, sul Congo e altri paesi d’Africa. Non conoscevo le realtà della Ciociaria.
Qualche tempo fa, ho letto sul Il corriere della sera online la storia di una signora, Rosa (Violentata a 27 anni viene risarcita quando ne ha quasi 100Lo stupro risale alla Seconda Guerra Mondiale. Oggi la donna ha 98 anni.). Ho letto l’articolo di Mario Gerevini e ho scoperto che alla donna, all’età di 98 anni, è stato riconosciuto dalla Corte dei Conti il diritto a essere risarcita dallo Stato Italiano per i danni morali sofferti nei giorni delle "marocchinate".
Non conoscevo il termine e ho continuato a cercare su Internet. Non riuscivo a credere a quanto leggessi. Di certo, dopo aver capito di cosa si trattasse, penso che il termine spieghi bene la furia delle truppe coloniali nord-africane agli ordini del generale francese Alphonse Juin.
Ho conosciuto anche – sulla carta - Emiliano Ciotti, presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate, di Priverno (Lt). Il signor Ciotti lotta per portare a conoscenza delle nuove generazioni, ma anche di una parte di quelle vecchie, la tragedia, le umiliazioni e il dolore delle popolazioni di una parte della Ciociaria, che ha dovuto conoscere le barbarie rimaste a lungo nascoste, perpetrate da chi vi arrivò sotto la bandiera dei liberatori dal nazifascismo.

Sugli Aurunci, un’aspra zona montuosa al confine tra la provincia di Frosinone e quella di Latina, operava il corpo di spedizione Francese di cui facevano parte 7000 Gourmiers.

Organizzati in “goums”, gruppi da una settantina di uomini, le truppe coloniali erano composte da marocchini, tunisini e algerini che, per aver sfondato la linea nemica e fatto arretrare i Tedeschi nella battaglia di Monte Cassino, il 14 maggio 1944 ebbero come premio cinquanta ore di libertà totale e di impunità per tutti i crimini commessi in quel lasso di tempo sulle popolazioni dei comuni di Esperia, Ausonia, San Giorgio a Liri, Coreno, Vallemaio, Castro dei Volsci, Pontecorvo sul versante frusinate, Campo di Mele, Lenola, Fondi, Formia, Terracina, Roccagorga, Maenza, Sezze e Sabaudia su quello pontino.
Ma anche nella provincia di Roma (a Carpineto Romano, Colleferrro, Montellanico, Segni) qualsiasi anziano ha qualcosa da raccontare sull’argomento: un qualche terribile aneddoto accaduto a un familiare o conoscente, non necessariamente donna.

Il racconto di Emiliano Ciotti.

A spingere quei soldati contro le truppe tedesche non era certamente il desiderio di portare la libertà nelle popolazioni oppresse, ma la promessa fatta dai loro generali di avere 50 ore di libertà totale e, soprattutto, di impunità per tutti i crimini commessi in quel lasso di tempo sulle popolazioni locali “liberate” dalle truppe tedesche. Quindi si tratterebbe dei giorni tra il 15 e il 17 maggio 1944. Il proclama a lungo non è stato confermato. E di certo non si è trattato di sole 50 ore, ma di giorni interi, settimane, mesi. Le truppe marocchine – e casi di marocchinate -, vennero utilizzate fin dallo sbarco in Sicilia, nell’estate del 1943, ma le cose peggiori vennero fatte nel Centro Italia fino alla Toscana. Non conosco tutta la verità, e le cifre riportate non corrispondono in tutte le fonti di informazione che ho trovato, ma di certo si sa che il 18 giugno 1944, Papa Pio XII sollecitò il generale Charles de Gaulle a prendere delle misure di fronte a questa situazione. La giustizia cominciò a entrare in gioco, ma per mancanza di prove in molti furono rilasciati. Solo alcuni furono colti in fallo e fucilati. 28, secondo fonti francesi. Lo stesso De Gaulle era probabilmente al corrente di cosa succedeva in Ciociaria, avendo tenuto un discorso in un paese della Ciociaria proprio nei giorni delle violenze. Il 1 gennaio 1947, la Francia stessa autorizzò l’indennizzo di 1488 vittime di violenze sessuali, indennizzo pagato dall’Italia, per i crimini commessi dalle truppe francesi. 
Ho letto, grazie a Ciotti, testimonianze incredibili e terribili delle vittime di quegli episodi. Anastasio Gigli, 14 anni all’epoca (un suo parente), mentre tornava dai campi, si imbatté in una avanguardia di Goumiers. Tentarono di violentarlo ma lui si ribellò e venne punito con un colpo di baionetta all’addome che lo uccise. Impossibile giustificare l'uccisione di un parente da parte di chi sventola la bandiera dei liberatori, non trovate?

Mamma Ciociara è un importante monumento in memoria delle donne violentate nel '44, ispirato alla storia vera di Margherita, una donna che protesse le sue figlie fino alla morte.

Sono tutti racconti inquietanti come quello accaduto a Margherita Molinari di Castro dei Volsci, sfollata a Villa Santo Stefano con le sue tre figlie. Il 27 maggio del '44 un gruppo di marocchini fecero irruzione nel loro rifugio e i soldati si avventarono sulle figlie. La mamma scagliò a terra uno degli aggressori che sparò con il fucile mitragliatore contro la famiglia ma la donna si immolò facendo scudo con il suo corpo. Morì ma salvò le figlie anche dallo stupro dato che le bestie scapparono. A lei, a Castro dei Volsci nel 1964 è stato dedicato un monumento intitolato alla Mamma Ciociara.
Sono oltre 180mila gli atti di violenza sessuale accertati su un totale di 60mila persone che li hanno subiti; significa tre ciascuno di media, ma a qualcuna è capitato di dover soggiacere con interi plotoni. Oltre 1000 persone sono state uccise a scopo sessuale nessuno ha mai pagato per questo. Per loro non faceva distinzione se si trattasse di un uomo, una donna o un bambino. Tutto era bottino di guerra e tutti, al loro passaggio, dovevano subire violenze indicibili. Ci sono stati casi di stupri nelle chiese dove le donne, giovani ed anziane si rifugiavano sperando invano che i luoghi sacri non venissero profanati. Purtroppo così non è stato, perché quelle bestie non si fermavano davanti ai simboli religiosi cristiani. Si sono accaniti anche contro i preti; un sacerdote, Don Alberto Terilli, parroco di Esperia, aveva tentato di nascondere alcune donne nella sacrestia. Tutto vano, i marocchini le stanarono e le violentarono, quindi portarono il sacerdote nella piazza, fu legato e sodomizzato tutta la notte e morì. Ci sono testimonianze di donne violentate da 300 soldati e uccise da quella violenza.
Emiliano Ciotti

Il proclama di Alphonse Juin si rifarebbe a una antica norma del diritto internazionale di guerra che prevedeva il “diritto di preda bellica”, tra cui lo stupro. Anche se non c'è traccia del testo che ne assicuri la rispondenza storica. 

Un comunicato attribuito al generale Juin ai suoi uomini, reciterebbe:
Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto è promesso e mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete. 
Pare che il volantino fosse in arabo e in francese.
Au-delà des monts, au-delà des ennemis que cette nuit vous tuerez, il y a une terre abondante et riche de femmes, de vin, de maisons. Si vous réussissez à passer outre cette ligne sans laisser un seul ennemi vivant, votre général vous le promet, vous le jure, vous le proclame : ces femmes, ces maisons, ce vin, tout ce que vous trouverez sera à vous, à votre bon plaisir et votre volonté. Pour cinquante heures. Et vous pourrez avoir tout, faire tout, prendre tout, tout détruire ou tout emmener, si vous avez vaincu, si vous l’avez mérité. Votre général tiendra sa promesse, si vous obéissez pour la dernière fois jusqu’à la victoire. 
L’autenticità di questo proclama, come ho già accennato, è stata spesso messa in dubbio, non sono state presentate copie del volantino negli anni successivi e non se ne trovano in nessun archivio. Ma Juin, come si legge nei trattati giurisprudenziali dell’epoca, poteva riferirsi legittimamente a una antica norma del diritto internazionale di guerra che prevedeva il “diritto di preda bellica”, tra cui lo stupro. Tant’è che le vittime furono, in fretta e furia, dopo la guerra, risarcite con minimi compensi economici solo attraverso un procedimento amministrativo, invece che dopo un regolare processo penale. Gli indennizzi furono erogati prima dai francesi e poi dallo Stato italiano.
La-Ciociara-moravia-libro

La Ciociara

di Alberto Moravia
Bompiani
ISBN 978-8845248368
ebook 4,99€
cartaceo 10,20€

Le marocchinate raccontate da Alberto Moravia in La Ciociara, poi celebre film di Vittorio De Sica, con un'intensa Sofia Loren.

Credevo, come tanti, che l’episodio avvenuto a Sofia Loren e a sua figlia nel film di Vittorio De Sica “La ciociara”, basato sul libro di Alberto Moravia, fosse un caso di violenza isolato, non immaginavo che potesse fare riferimento alle marocchinate. Dopo quei “giorni” furono invece migliaia le donne contagiate da sifilide, gonorrea, blenorragia e altre malattie veneree. Così come tantissime furono quelle ingravidate. Solo l'orfanotrofio di Veroli, dopo la guerra, accoglieva circa 400 bambini nati da quelle violenze. Molte di quelle donne furono poi emarginate dalla comunità a causa dei pregiudizi di allora, ripudiate dalle famiglie e, a centinaia, finirono suicide o relegate ai margini. Una scia di sofferenze fisiche e psicologiche, quindi, che si trascinò per decenni.
Sono sconvolta pensando a tutte quelle persone oggi anziane, o molto anziane, che per tutta la vita di certo non hanno dimenticato quei giorni. Violenze di massa, omicidi, protetti dalle leggi della guerra. Gerevini racconta dettagliatamente la storia di Rosa e delle marocchinate nel suo articolo.
Il 19 maggio, a Frosinone, ci sarà un convegno molto interessante, per non dimenticare gli ”episodi” del 1944. Ed è un dovere di tutti conoscere la verità.



Paola Casadei
In origine farmacista e direttore tecnico di laboratorio omeopatico, ha lasciato Forlì per trasferirsi prima a Roma, poi a Montpellier, quindi per dodici meravigliosi anni in Africa (otto in Sudafrica e quattro in Mozambico), dove ha insegnato musica e italiano. Ora risiede a Montpellier con la famiglia.
L'elefante è già in valigia, Lettere Animate Editore.
Malgré-nous. Contro la nostra volontà, traduzione, Ensemble Edizioni.
Dal buio alla luce. Il bisso marino e Chiara Vigo, traduzione, Cartabianca Editore.


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4 commenti
  1. Peccato che nell'articolo insistono sulle famose 50 ore di libertà che ormai è risaputo non esiste prova provata di un qualsiasi documento che avvalli questa tesi. Di certo per le povere vittime questo non fa nessuna differenza, probabilmente per la testata giornalistica la differenza la fa.

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    1. Buongiorno Mauro, e grazie del suo commento. Ho scritto io il pezzo, dopo aver letto davvero molto materiale sul web in italiano e in francese. Come tutti i testi, a proposito delle 50 ore ho usato il condizionale, è vero che non si sono trovati i volantini ufficiali. Ma il comportamento in fondo accondiscendente di comandanti e ufficiali e il carattere sistematico delle violenze (si è mosso anche il Papa parlandone a De Gaulle) ha fatto ritenere che si trattasse di una liberta' di azione concessa ai soldati nei confronti dei civili, una specie di vergognoso "diritto di preda". Posso assicurarle che non cercavo di fare sensazionalismi e, anche ai fini di un articolo come il mio su un blog, 50 ore o 6 mesi non cambia affatto il risultato di quelle violenze

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  2. Peccato che in questo articolo non si parli delle più di 100 mila persone violentate, parliamo di non solo donne giovani ma di bambini, uomini e vecchi, cioè ogni essere umano ITALIANO sistematicamente veniva violentato dalle truppe alleate che poi siano state truppe marocchine, pachistane, indiane, algerine e tunisine non ci sarà mai nessun documento che ne parlerà e lo si vede da questo testo!

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    1. Veramente mi pare che nell'articolo si parli proprio di questo, Salvatore, delle vittime. Si citano testimonianze, si raccontano alcune loro storie. Mi vien quasi da pensare che il commento sia stato fatto senza nemmeno leggerlo, l'articolo. O forse ho interpretato male io il suo commento? Vuole spiegarsi meglio, per favore?

      Stefania

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