Gli scrittori della porta accanto

Solo un assaggio: un estratto di "Il sogno dell'isola" di Tamara Marcelli | #1


Partimmo per una vacanza. Attraversammo mari e monti e giungemmo in un posto incantevole. Avevo bisogno di cambiare aria e di lasciarmi dietro per un po’ la mia ossessione.
Un piccolo centro sulle alpi. Uno scenario meraviglioso, montagne, fiori e fiumi. Una sorta di Paradiso terrestre.

Non c’era ancora la neve, usuale per quel posto. Era neve in prospettiva. Neve latente. Le montagne ne erano cariche, potenzialmente. La neve bianca. La sua assenza si faceva sentire, come un macigno. Ed io la sognavo ardentemente. Avevo bisogno della neve. Soffice, bianca, pura, una miriade di piccole stelle bianche tendenti al blu che cancellano tutto quello che toccano. Lievemente. Senza peso. Con dolcezza. Un manto liberatorio.
Ho sempre amato la neve. Ha fatto parte della mia vita e solo chi la ama e non la teme sa cosa è capace di fare. Quali scenari meravigliosi e indescrivibili può creare davanti agli occhi.
La montagna è una condizione. I montanari si aspettano sempre la neve. La neve ha una capacità purificatrice.
In montagna il tempo può cambiare in un soffio di vento. C’è il sole e poco dopo arriva un temporale. O una bufera di neve.
La mia neve.
I montanari sanno sempre leggere il tempo. Nessuno come loro sa quando e quanto nevicherà.
Quando nevica non fa freddo.
La voce della neve. La senti, in silenzio e ti pervade l’anima.
Avesse nevicato in quei giorni, avrei pianto tutte le mie lacrime e avrei saputo guardare avanti. Avrei preso forza da quel manto morbido e accecante. Mi sarei svegliata da quell’incubo.
Ma non nevicò.
Piangevo spesso ma subito dopo subentrò la rabbia. Una rabbia incontenibile. Che dovetti trovare il modo di sfogare. E lo trovai. Tragicamente. Riemerse con prepotenza da quell’abisso in cui l’avevo spinto a forza.
Il cibo.
Riempivo quel vuoto interiore con qualsiasi cosa mi procurasse un’emozione.
Mangiavo di tutto, fino a sentire la bocca dello stomaco scoppiare e fare male. Così era ancora più piacevole svuotarmi.
Gestivo il controllo di quel mio corpo così stupido controllando il cibo che ingerivo e vomitavo. Vuoto e pieno, pieno e vuoto. Un’altalena di emozioni irrefrenabile. Indispensabile alla vita. Alla mia vita. In quel momento. Dovevo riprendere il controllo su di me e l’unico modo che conoscevo era quello. Sapevo come e quanto mangiare, cosa ingerire, cosa era più agevole al vomito. Quanto e cosa bere.
Una liberazione dal mio buio.
Ripiombai velocemente nel mio incubo di apparente benessere. Ripresi a sorridere e quasi non sembrava che avessi avuto un triste epilogo pochi giorni prima. Facevo vasche infinite in piscina. Acqua tra le rocce.
Mi trastullavo con pensieri inutili, acquistavo qualsiasi cosa mi regalasse un minimo di piacere. Cose inutili. Ma più scivolavo giù e più sentivo di meritarlo.
No, non era il mio destino fare la mamma.
Cosa altro pretendevo che il destino mi facesse capitare per comprendere e accettare questa dura realtà? Era chiaro.
Cibo e alcool. Binomio da perdenti. Ed io ero una perdente. Dovevo riconsiderare la mia vita alla luce di questa consapevolezza.
Dovevo solamente accettare questa situazione. E riuscire ad accettare finalmente me. Incompleta e squilibrata.
Imperfetta.

Titolo: IL SOGNO DELL'ISOLA
Editore:  Montag
Genere: Romanzo
ISBN: 978-88-68920-97-5



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