Gli scrittori della porta accanto

Intervista a Gabriella Carnieri Moscatelli, presidentessa del Telefono Rosa: «Informazione, ascolto, sostegno e assistenza»

Intervista a Gabriella Carnieri Moscatelli, presidentessa del Telefono Rosa: «Informazione, ascolto, sostegno e assistenza»

People A cura di Liliana Sghettini. Intervista a Gabriella Carnieri Moscatelli, presidentessa dell'Associazione Telefono Rosa, in occasione del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Grazie e benvenuta tra noi Scrittori della porta accanto. Partirei subito con la prima domanda chiedendole di illustrarci quali siano le attività che svolgete nel quotidiano a sostegno delle donne.

Grazie a voi per l'intervista!
Innanzitutto il Telefono Rosa ha ventotto anni di vita ed è stata la prima associazione ad occuparsi della violenza sulle donne.
Attualmente abbiamo due case di accoglienza gestite per conto del Comune e dell'ex Provincia di Roma dove ospitiamo donne, spesso con i loro figli, che hanno bisogno di un luogo dove vivere dopo aver preso la decisione di interrompere il percorso di violenza al quale erano sottoposte.
Gestiamo il 1522, numero nazionale in aiuto delle donne, che risponde 24 ore su 24 ore e 365 giorni l'anno, gestiamo il centro del telefono rosa dove numerose volontarie sono a disposizione di categorie particolarmente deboli, tipo le anziane, e donne in generale, per le quali c'è, giornalmente, uno sportello telefonico di ascolto al fine di valutare la loro reale situazione. Le volontarie, senza influenzare le utenti, cercano di capire quale sia il loro problema per indirizzarle poi in modo adeguato e qualora necessario, chiedono di recarsi presso la nostra sede dove ad accoglierle trovano psicologhe ed avvocatesse in grado di offrire un patrocinio gratuito per intraprendere il percorso di denuncia. A tutti i colloqui assistono sia le avvocatesse che le psicologhe proprio perché le donne che si rivolgono a noi hanno prima di tutto bisogno di essere sostenute.
Abbiamo infine del personale qualificato per predisporre tutte le pratiche necessarie per attivare la procedura di patrocinio gratuito qualora sia questa l'esigenza.
In sintesi, i nostri servizi vanno dall'ascolto al sostegno, all'assistenza legale in caso di necessità.

L'associazione nasce nel 1988, quindi. Potrebbe dirci in quasi trenta anni di esperienza quale evoluzione avete riscontrato nel triste e doloroso fenomeno della violenza sulle donne?

Viviamo purtroppo in una società molto violenta e questa violenza si riversa anche nell'ambito familiare.
Le contingenze economiche negative verificatisi in questi ultimi anni hanno creato crisi anche all'interno della famiglia generando tensioni che spesso non vengono gestite nel migliori dei modi.
La donna si trova a soccombere quando l'uomo diventa violento anche perché spesso dipende da lui a livello economico.
Le forme di violenza sono infatti di tipo psicologico, fisico ma anche economico e la donna viene in un certo modo ricattata non sapendo come difendersi. Ci sono anche casi in cui è lei ad avere invece una migliore posizione lavorativa e monetaria ed allora la violenza nasce dalle frustrazioni dell'uomo che non riesce a sopportare questa condizione.

Dicevamo che la violenza si consuma in ambito familiare, ma come si collocano i figli all'interno dei conflitti tra i genitori?

I figli diventano le prime vittime innocenti riportando enormi e dolorose cicatrici dalle quali sarà molto difficile guarire anche nel corso della vita futura. I bambini che accogliamo insieme con le loro madri nei nostri centri frequentano tutti la scuola ma all'interno delle nostre strutture vengono aiutati con attività ludiche di vario genere, ad esempio il disegno, grazie alle quali riescono anche ad esternare il loro dolore.

Quindi il gioco ed il disegno diventano strumenti espressivi delle loro difficoltà e cosa ancora più importante strumento valido per superarle?

Certo, proprio così, i bambini a volte anche molto piccoli, grazie a queste attività esternano il loro vissuto e con l'aiuto degli operatori ed in compagnia degli altri ospiti iniziano percorsi per riabilitarsi dalle tristi e dolorose esperienze subite.
Le cito un esempio di attività proposta in modo che i lettori possano rendersi conto: abbiamo scritto favole, con l'aiuto di un nostro ambasciatore, e realizzato un calendario che vendiamo per finanziare le necessità dei nostri ospiti.
Le nostre ospiti sono a maggioranza extra-comunitarie e quindi spesso bisognose di un aiuto completo non avendo neppure la loro famiglia di origine alle spalle. Tra di loro si crea un clima molto bello e malgrado quando vadano via dalle case di accoglienza non vogliano raccontare all'esterno di questo loro vissuto, restano molto legate alla nostra Associazione. Lo scorso Natale, ad esempio, abbiamo organizzato una festa per tanti bambini che con le loro mamme hanno trascorso ore liete in compagnia di chi considerano un po' come la loro famiglia.

Per continuare sul discorso dei bambini, visto che mi occupo nella specifico di una rubrica di letteratura per l'infanzia ci tengo in modo particolare a chiederle se avete riscontrato che i figli possano essere uno strumento di ricatto da parte dell'uomo verso le donne vittime di violenza.

No, abbiamo riscontrato l'esatto contrario, le donne spesso restie a denunciare quando sono le sole a subire la violenza, diventano invece estremamente motivate a farlo se si accorgono che anche i figli possono essere bersaglio dei loro compagni.

Quindi i figli diventano la molla che fa scattare la forza di reagire?

Assolutamente si, non mi stancherò mai di dire alle donne di ricordare che i litigi con i loro compagni colpiscono vittime innocenti che hanno il diritto di crescere serenamente senza essere marchiati da questi comportamenti assolutamente non normali.



A suo avviso esistono strumenti di prevenzione da utilizzare con i bambini per far si che sappiano riconoscere già tra i coetanei comportamenti potenzialmente a rischio? Voglio dire, quale ruolo abbiamo noi genitori e quale ruolo ha la scuola nella prevenzione?

La prevenzione è fondamentale tanto nella famiglia quanto nella scuola.
Nel Decreto della buona scuola è stato inserito un articolo che parla dell'educazione di genere, cioè insegnare sia al maschio sia alla femmina ad avere rispetto reciproco ed in generale rispetto per la persona. Fin dalla più tenera età occorre far capire loro che, pur con le reciproche diversità biologiche, nessuno tra maschio e femmina è più importante dell'altro. Oltre a questo, occorre perseguire un obiettivo di educazione al rispetto delle norme e delle leggi in generale, perché ricordiamo che stiamo vivendo un periodo sociale nel quale è diffusa la falsa convinzione che chi infrange la legge è un “gran dritto”. Bisogna invece spiegare che non è così e che quando una comunità si pone delle regole lo fa per il benessere comune. I bambini devono crescere nel rispetto delle cose comuni, sia private sia pubbliche.

Per riassume quindi tanto nella famiglia quanto nella scuola dobbiamo lavorare per prevenire la violenza spiegando che maschio e femmina sono uguali per dignità e diritti?

Sì, tanto la famiglia quanto la scuola hanno un ruolo fondamentale. Grazie all'attività sinergica di entrambe e con la messa a regime anche del decreto sulla “buona scuola”, si può senz'altro sperare in una diminuzione delle violenze e dei reati ad esse collegati.

Quindi non è mai troppo presto per iniziare a parlare di questi temi?

Certamente, non è mai troppo presto per affrontare con i nostri bambini questi temi importanti!

Tornando al discorso delle donne e per concludere la nostra intervista, crede si possa parlare di “vittima tipo” con delle precise caratteristiche?

Non esiste una vittima tipo, come lei sa, la violenza è un fenomeno trasversale che può andare dalla persona più colta a quella meno colta, dalla più ricca alla meno ricca, non si può fare un identikit della vittima. Possiamo solo dire che quando una donna riscontra da parte del proprio compagno un atteggiamento non corretto, specie tra i giovani, al primo cenno ad esempio di imposizione, deve allertarsi pensando che da lì si può facilmente arrivare ad una escalation che porta alla dipendenza da lui.
Saper riconoscere i primissimi segnali è fondamentale e l'informazione è il primo strumento di consapevolezza per poter anche sperare in una diminuzione del fenomeno.

Signora Gabriella Carnieri Moscatelli grazie infinite per questa intervista e soprattutto grazie per il lavoro che svolgete per le donne.

Grazie a voi!



Liliana Sghettini


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