Gli scrittori della porta accanto

Stop all'infibulazione: un progetto di AMREF per sensibilizzare la comunità Masai

Di Ornella Nalon. L'infibulazione, cioè la mutilazione dei genitali femminili, è oggetto di pratiche e riti arcaici che violano il corpo delle donne, mettendo a repentaglio la loro integrità fisica e, alcune volte, la loro stessa vita. Cosa si sta facendo fermare questa tortura?

Le donne costituiscono oltre la metà della popolazione mondiale. Dunque, numericamente, il loro contributo dovrebbe rappresentare un patrimonio prezioso per l'intera comunità.
Ho volutamente usato il condizionale poiché, tutt'ora, e pressoché in ogni parte del mondo, la loro condizione è sottoposta a marcate disuguaglianze che tendono a sminuirne il valore e la potenzialità. Non solo, ma sono anche oggetto di pratiche e riti arcaici che ne violano il corpo, mettendo a repentaglio la loro integrità fisica e, alcune volte, la loro stessa vita.
Abbiamo già detto che l'usanza dell'infibulazione può avere delle conseguenze gravissime sul piano psicofisico, sia immediate, con il rischio di emorragie e di infezioni, sia a lungo termine, con difficoltà nei rapporti sessuali, probabili formazioni di cisti e, non per ultimo, un concreto rischio di morte durante il parto, sia per la madre sia per il nascituro.
Nonostante la legge proibisca in tutto il mondo, inclusa l’Africa, la mutilazione genitale femminile, essa è talmente radicata nelle usanze di alcune tribù, soprattutto in quelle nomadi, da essere praticata con regolarità. Nelle loro tradizioni, costituisce un passaggio essenziale tra l'età infantile e quella adulta. Solo la donna sottoposta a tale pratica è considerata degna di avere una famiglia e dei figli, nel caso contrario è relegata ai margini della loro società.
«Da mesi era annunciata la mia infibulazione e quella di mia sorella Nasieku» riprese a narrare Assireni «è un’occasione molto importante per le donne della mia tribù. È il passaggio dall’infanzia all’età adulta e ogni ragazza lo aspetta con impazienza. Ma io lo temevo fortemente. Quando arrivò quel momento, io ebbi voglia di scappare e di gridare a tutte le donne che mi circondavano che io non mi sentivo pronta per essere adulta e che volevo ancora avere il tempo per giocare. Tutte ridevano intorno a me e c’era aria di festa, ma quando due donne anziane mi aprirono le gambe tenendole con forza e una terza mi tagliò, io gridai a squarciagola e continuai a piangere per tanto tempo. Non era solo per il dolore che sentivo, mama Nora. No, quello era intenso ma sopportabile. Era la testa che piangeva e con essa tutto il mio corpo. Venivo costretta a vivere una vita che non avrei sentito mia e questo presagiva tristezza e insoddisfazione. Avrei tanto voluto essere come Nasieku, che aveva atteso quell’appuntamento con impazienza e affrontato l’incisione con il sorriso sulle labbra. Che aveva indossato la sua bianca veste della festa con orgoglio e tutto il giorno fu felice di farsi ammirare e invidiare dalle bambine del villaggio. Per me non c’era niente da festeggiare. Per me quello era il momento che non segnava un inizio ma la fine della mia spensieratezza. »
- Oltre i confini del mondo, di Ornella Nalon

Negli anni, diverse organizzazioni a livello mondiale hanno lanciato numerose campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e della messa al bando di tale attività, ottenendo anche dei buoni risultati, pur tuttavia, dimostrandosi non del tutto risolutiva. 

Con tutta probabilità, questo è dovuto alla semplice condanna e richiesta di sradicare una pratica culturale antica, senza fornire una sua alternativa. In questo modo le mutilazioni non vengono eliminate, ma finiscono solamente per svolgersi in clandestinità.
L’organizzazione internazionale non governativa, AMREF (African Medical and Research Foundation) che opera da oltre cinquant'anni per migliorare la salute in Africa attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali, sta agendo, in questo senso, anche sul fronte della mutilazione genitale femminile e pare che i risultati ottenuti siano di tutto rilievo. Amref Health Africa, collaborando con la comunità Masai, utilizza attività di sensibilizzazione e formazione per coinvolgere tutti gli attori chiave: gli anziani, le madri, le stesse ragazze e i giovani guerrieri Moran.
In seguito ci fu il rientro dei moran dalla manyatta, tra cui c’erano anche i miei due fratelli che avevano appreso le qualità morali per diventare dei valorosi guerrieri, abili nella caccia e nell’uso delle lance e dei kissu per la difesa da eventuali attacchi di altre tribù o degli animali feroci. Ci furono intere giornate di festeggiamenti dedicate a questo evento, considerato molto importante per la mia gente. Mia madre fece appena in tempo a vedere il ritorno dei suoi figli e a donare loro le vesti nere di pelle di capra, unte con grasso e carbone, che aveva confezionato per loro, perché subito dopo si ammalò.
- Oltre i confini del mondo, di Ornella Nalon

Ricevendo un’istruzione sul tema, la comunità identifica i rischi per la salute associati alla mutilazione genitale e decide di sviluppare un rito di passaggio alternativo che consenta alle bambine di entrare nell’età adulta senza subire il taglio.

Nice Nailantei Leng’ete è una giovane donna Masai che è venuta in contatto con la realtà AMREF, diventando il simbolo della lotta alla mutilazione genitale femminile
Cresciuta in un villaggio rurale, su un pendio del monte Kilimanjaro, in Kenya è rimasta orfana dei genitori in tenera età ed è stata adottata dalla zia. All'età di otto anni, doveva essere sottoposta al rito dell'infibulazione ma si è rifiutata, scappando da casa e rifugiandosi dal nonno che abitava a una ventina di chilometri dal suo villaggio. Questo è successo per ben due volte, sinché il nonno ha dato ordine alla zia di non sottoporla più al rito e di lasciarla riprendere la scuola. La ragazza ha raccontato che il suo rientro in comunità fu molto difficile. Era diventata per tutti l’esempio da non seguire, la ragazza cattiva da cui stare lontani. Senza essere circoncisa non sarebbe mai stata considerata una donna, non si sarebbe potuta sposare e avere figli. Era considerata un essere del tutto inutile.
È riuscita a riscattare la sua posizione soltanto dopo avere conosciuto l'attività di AMREF e avere sostenuto un corso per diventare educatrice di comunità. E' stata in quell'occasione che ha scoperto l’esistenza dell’Hiv, la necessità della prevenzione, l’importanza di partorire in ambienti che osservino norme medico-sanitarie e ha conosciuto la possibilità di promuovere riti di passaggio alternativi all’infibulazione. Riti che sostituiscono il taglio con un ritiro spirituale di tre giorni in chiesa, due giorni di training sulla salute sessuale e un giorno di cerimonia con simulazione di taglio su braccia e gambe.

Ritornata al villaggio con queste nuove conoscenze, gli anziani si sono convinti della necessità di cambiare. 

Un cambiamento, che, per essere effettivo, deve affrontare le forti resistenze da parte delle levatrici, che temono così di essere private del loro lavoro, ma, soprattutto, deve coinvolgere i Moran, i futuri leader della comunità che parlano solo con altri uomini. Con estrema caparbietà, Nice è riuscita a vincere le resistenze di tutti e alla fine viene ascoltata, accettata e riconosciuta come capo.
Diventata il punto di riferimento della propria comunità e di altri villaggi kenyoti, è sbarcata anche negli Stati Uniti per parlare del suo impegno, ospite del Clinton Global Initiative (una fondazione che ha lo scopo del miglioramento della salute globale e del benessere, aumentando le opportunità per le donne e le ragazze).
Il mio desiderio è che le donne diventino importanti nelle proprie vite. Nel mio futuro mi vedo impegnata a garantire a tutte le ragazze il diritto allo studio, affinché abbiano l’educazione necessaria a diventare ciò che sognano di diventare.


Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti, Arduino Sacco Editore.
Oltre i Confini del Mondo, 0111 Edizioni.
Ad ali spiegate, Edizioni Montag.
Non tutto è come sembra, da 0111 Edizioni.
Una luce sul futuro, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni.


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