Gli scrittori della porta accanto

Il teatro è altra cosa

Il teatro è altra cosa

Teatro Di Tamara Marcelli. Nel Teatro l’amore, multiforme e totalizzante, si perde tra le pieghe del sipario, tra le assi polverose, tra le emozioni degli spettatori. Diventa l’aria che si respira. Quella che gli si attacca addosso e che non li lascerà mai più per tutta la vita.

Nel Teatro l’amore si perde tra le pieghe del sipario, tra le assi polverose, tra le emozioni degli spettatori. Diventa l’aria che si respira. Quella di cui gli attori non possono fare a meno per vivere. Quella di cui si compone la loro anima. Quella che gli si attacca addosso e che non li lascerà mai più per tutta la vita.
Nel Teatro l’amore è multiforme, ma è totalizzante. L’amore è ovunque, in ogni angolo, permea ogni cosa, è per questo che entrando in un teatro si ha l’impressione di varcare la soglia di un’altra dimensione. Il Teatro stesso si nutre d’Amore, perché altrimenti non potrebbe sopravvivere. È l’amore di chi lavora per lui, di chi scrive, di chi legge, di chi interpreta, di chi dipinge, di chi inventa, di chi musica, di chi costruisce, di chi cuce, di chi allestisce, di chi pulisce: di ogni anima che si attiva per lui.
Tra tutti, principalmente, il Teatro vive grazie agli attori. Gran bella stirpe. Provengono tutti da un mondo parallelo, denso, malinconico, colorato e pieno di musica. Il Teatro gli attori lo sentono scorrere chiaramente nelle vene. Lo sentono scendere nella gola quando bevono sorsi d’acqua fresca. Lo sentono entrare nei polmoni e scendere giù nell’anima quando respirano.

Essere attori è una condizione, una caratteristica di personalità, un cromosoma del DNA. Anche se scientificamente non lo si può provare. 

Ma è evidente che essere attori significa essere diversi dagli altri, sentire e vivere il mondo con quella estrema sensibilità che spesso porta all’autodistruzione. È un peso a volte intollerabile. Un dono immenso e difficile da gestire. Calarsi in un personaggio non significa ripeterne pedissequamente le parole, le movenze e le indicazioni che di lui fornisce l’autore, significa ben altro. È entrare dentro uno spazio buio e farsi luce. È rendere umano un foglio di carta. È dare un’anima a chi un’anima non ce l’ha. Significa portare in superficie ogni sfaccettatura dell’Io che rappresenta l’unicità di ogni personaggio. È come partorire, dare la vita. Dare una possibilità, un senso. È un lavoro immane su se stessi. Perché per liberare un’anima devi prima conoscere la tua.
Voglio camminare senza paure. Voglio correre nel buio e respirare il vento. Bagnarmi i piedi e rotolare nella sabbia. Baciare i miei cagnoloni e farmi fare le coccole. Sembra patetico, ma ne sono convinta: è vero, solo loro mi vogliono bene per come sono.
Altrimenti non avrei sempre voglia di piangere, altrimenti non odierei le persone, non vomiterei, non berrei litri di birra per liberarmi da quei muri che mi soffocano ogni istante.
Cos'hai?
Niente, tutto a posto.
Maschere.
Odio la mediocrità e la falsità, i discorsi inutili e le critiche che non portano a niente.
Odio chi mi vuole cambiare e quei sorrisi meschini.
Io sono diversa, voglio solo essere me stessa, altrimenti voglio non esserci.
Lo so, sembra uno stupido riferimento al suicidio, ma non ho il fegato per farlo, non l'ho mai avuto. O forse è solo perché in realtà ho un conto in sospeso con questo mondo del cazzo e devo prima fare qualcosa!
Vorrei urlare!!
Tamara Marcelli, Quel che resta delle parole

Gli attori, strana gente.

Vedono, percepiscono e sentono in modo diverso. Parlano ascoltando la propria voce, in continuo scambio tra sé e i personaggi che gli abitano dentro. Sì, perché non è possibile liberarsi di un personaggio. Ti rimane dentro sempre, divertendosi ad apparire nei momenti in cui sei più fragile e non riesci a ricacciarlo nel buio. Il più delle volte rimangono lì, latenti, come fiammelle sempre accese, pronte a diventare incendio. Gli attori sono bambinaie, mamme attente e apprensive, costantemente impegnate a tenere a bada i propri figli, quei personaggi che gli albergano dentro. E che non li mollano.
È la loro capacità che rende visibili la Poesia, la Letteratura, i sentimenti, le intenzioni e le speranze degli altri artisti. È l’Arte per eccellenza, quella che racchiude in sé tutte le altre. La musica, la pittura, la letteratura, tutto concentrato in un quadro vivente. In un sogno che diventa realtà. Nella trasfigurazione di ciò che nel mondo reale non si può afferrare, ma solo intuire. E non sempre.

Quel filo invisibile e tenace che lega uno scrittore a un attore, a colui che trasformerà, per renderla visibile ed accessibile a tutti, la sua opera letteraria.

Quando un attore prende su di sé tutte le immagini, le parole, le pause, i silenzi, le nebbie, le atmosfere, gli scenari, le dinamiche, i pensieri che traspirano da un testo. È come se, filtrandole e rileggendole in sé, riuscisse a portarle allo scoperto fornendo al mondo quella chiave di lettura che spesso non sa trovare.
In questo scenario, suggestivo e trascendente, nascono intese di sensi, collaborazioni profonde e spesso totalizzanti, simbiotiche e viscerali.
Il teatro è altra cosa.


Tamara Marcelli


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