Un giorno, decisa a leggere qualcosa di Malvaldi senza avere idea di quale comprare, sono andata nella mia libreria di fiducia e ho chiesto di essere consigliata visto che non ne avevo mai letto uno. “Non puoi non iniziare dalla briscola in cinque” mi dice il libraio e così faccio. Lo compro e inizio a leggerlo la sera stessa.
Non mi aspettavo niente, tanto meno un libro scritto in dialetto. E sono rimasta piacevolmente sorpresa e deliziata.
Un giallo blando, non di quelli intricati e complicati, ma genuino nella sua semplicità. Un libro breve ma scorrevole e decisamente divertente. I dialoghi, scritti in vernacolo livornese, riescono sempre a strappare un sorriso e danno alla storia quel guizzo in più che la rende originale.
Una ragazza viene ritrovata morta in un cassonetto della spazzatura, sul litorale di Pineta, zona balneare di Livorno. A ritrovarlo sono un ragazzo alticcio e un barista, Massimo, che diventa il protagonista del romanzo insieme a un gruppo di insoliti vecchietti, assidui frequentatori del suo bar.
Tra chiacchiere da bar, gelati, caffè, granite e partite di briscola, in cinque per l’appunto, il giallo viene analizzato in ogni suo punto e Massimo che ha una buona capacità di osservazione si ritrova a svolgere le vesti dell’investigatore con il suo bar che diventa il luogo dove tutti vengono ad ascoltare le novità ma anche a confidarsi e i quattro vecchietti che, con le loro battute, lo accompagnano durante tutta l’investigazione.
Una lettura assolutamente piacevole e divertente. Malvaldi, a mio avviso, ha un ottimo stile di scrittura, una vena comica che non guasta mai e la capacità di cogliere la realtà di tutti i giorni di un paesino e trasportarla in libro per farla comprendere e apprezzare anche a chi a quel paese non appartiene e in vernacolo livornese non ha mai sentito parlare granché. Da leggere!
LA BRISCOLA IN CINQUE
di Marco Malvaldi
Sellerio Editore | Acquista
ISBN 9788838922190
cartaceo 12,00€
ebook 6,99€
cartaceo 12,00€
ebook 6,99€
Al BarLume, in un paese della costa intorno a Livorno, tra un caffè e una briscola in cinque, quattro vecchietti e il barista si ritrovano a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare sul delitto di una giovane ragazza. E sotto all’intrigo giallo, la vita di una provincia ricca che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico.
La rivalsa dei pensionati. Da un cassonetto dell’immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno, l’immaginaria Pineta, «diventata località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l’architettura del paese: dove c’era il bar con le bocce hanno messo un discopub all’aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all’aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto».
L’omicidio ha l’ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest’ultimo il vero svogliato investigatore. I pensionati fanno da apparato all’indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sicché, sotto all’intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, civile, dai modi spicci e dallo spirito iperbolico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico modellato dalla televisione. Un giallo in toscanaccio.
La rivalsa dei pensionati. Da un cassonetto dell’immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno, l’immaginaria Pineta, «diventata località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l’architettura del paese: dove c’era il bar con le bocce hanno messo un discopub all’aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all’aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto».
L’omicidio ha l’ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest’ultimo il vero svogliato investigatore. I pensionati fanno da apparato all’indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sicché, sotto all’intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, civile, dai modi spicci e dallo spirito iperbolico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico modellato dalla televisione. Un giallo in toscanaccio.
Valentina Gerini Dopo la maturità scientifica e uno studio approfondito della lingua inglese inizia a lavorare all’estero. Le sue più grandi passioni sono i viaggi e la scrittura. Dei viaggi ne ha fatto la sua professione, diventando accompagnatrice turistica; della scrittura il suo hobby, occupandosi degli articoli di copertina per un mensile dedicato alle storie di paese. Volevo un marito nero, 0111Edizioni. La notte delle stelle cadenti, Lettere Animate. |
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