Gli scrittori della porta accanto

[FotografiA] Chiara Chizzini, cuore e mente in uno scatto, intervista a cura di Ornella Nalon

Ciao Chiara, è un piacere averti nostra ospite. Per i nostri lettori, sei disposta a raccontare un po' di te?
Ciao, il piacere è mio! Mi chiamo Chiara Chizzini e ho 32 anni. Formazione artistica e parecchi anni in teatro hanno sviluppato in me l’amore per l’arte in tutte le sue forme. Nella vita di tutti i giorni faccio l’agente di commercio di articoli religiosi, lo so, una professione alquanto insolita! Amo viaggiare, instancabilmente.

So che sei appassionata di fotografia sin dal tempo del liceo artistico, ma soltanto da un anno hai deciso di praticarla professionalmente. Qual'è stata la molla che ti ha fatto decidere di fare questo passo decisivo? 
Ho iniziato al primo anno di liceo, dove per i corsi extracurriculari avevamo a disposizione un laboratorio per lo sviluppo e la stampa in bianco e nero. Da allora non ho più smesso di scattare. La vera e propria molla è stato il cambio di attrezzatura fotografica, prima scattavo con una Canon EOS 400 e da luglio 2014 ho comprato una Canon 7D. Dopodiché ho fatto alcuni corsi e arricchito il parco ottiche. Per fare fotografie professionali è molto importante avere un’attrezzatura adeguata.

A mio avviso la fotografia è un'arte che, più di altre, necessita di una consolidata formazione tecnica, poiché necessariamente supportata da apparecchiature ottiche e strumentazioni specifiche. In che modo hai acquisito le tue conoscenze? Ti ritieni sufficientemente preparata oppure, anche in questa attività, è necessario un continuo e sistematico aggiornamento? 
La realtà è che in fotografia non si finisce mai di imparare! In molte altre professioni è necessario, se non vitale, continuare ad aggiornare le proprie conoscenze e la cosa migliore è certamente frequentare corsi, presentazioni di nuove attrezzature tecniche e workshop sul campo. E inoltre frequentare le mostre dei “grandi”, sfogliare riviste e libri di settore. In una parola: studiare. Per quel che mi riguarda la formazione nel settore artistico mi ha aiutata molto nell’aspetto di composizione dell’immagine, ma trovo che sia una necessità continuare ad approfondire in ogni direzione.


A tuo avviso, per essere degli ottimi fotografi, in che percentuale gioca la componente tecnica e quella estrosa? 
Per me la fotografia è qualcosa che viene spontaneo per fissare l’attimo, un modo per conoscere la realtà attraverso gesti, sguardi, colori e movimenti, insiemi e dettagli. Nelle mie foto cerco di mettere le emozioni che provo, coniugando cuore e mente, tecnica e creatività. Entrambe le componenti però vanno bilanciate, se non altro perché l’una è funzionale all’altra: trovo difficile pensare di comunicare l’emozione che provo osservando una situazione e riuscire a trasmetterla, senza avere una conoscenza della tecnica tramite cui fissarla in un fotogramma. In quel caso, secondo me si tratta di predisposizione e di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, più che di reale capacità. 

Cosa rappresenta per te la fotografia? "Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”. Sei d'accordo con quanto ha detto Helmut Newton? 
La fonte è tra le più autorevoli! Credo che in ogni persona che scatta una foto, ci siano questi tre elementi, dosati in maniera differente. Chi non scatta una foto per catturare il momento, non perderlo nel fluire del tempo e imprimerlo nella memoria? Chi non lo fa per emozionare e far emozionare la persona a cui la mostra, cercando di trasmettergli l’emozione che provava dietro l’obiettivo? Chi non ama scoprire nuovi orizzonti, nuove prospettive?



Hai qualche preferenza sull'oggetto da immortalare oppure spazi indistintamente tra paesaggi, primi piani o altro? 
Amo fotografare le persone. Non in studio, con le luci perfette e un contesto costruito ad hoc, ma nel loro ambiente, per strada o durante la quotidianità. Cerco di trasmettere lo stupore e la carica vitale che mi colpiscono. Nella fotografia di viaggio riesco a fondere entrambi gli aspetti, cercando di vedere con uno sguardo “diverso”.

Esiste qualche scatto, passato alla storia, che ti piaccia particolarmente? Che ti faccia pensare: “questo vorrei averlo fatto io”? 
Ammiro molto il lavoro di Steve McCurry e nel 1985 una sua foto venne pubblicata sulla copertina del National Geographic. L’immagine fece il giro del mondo come simbolo dei conflitti afgani. L’intensità di quegli occhi, i colori, l’espressione ti arrivano dritti allo stomaco. 

C'è un fotografo, più o meno famoso, cui ti ispiri o di cui invidi, almeno un po', l'arte? 
Qui si aprirebbe una lunghissima sfilza di nomi…in realtà non ne invidio l’arte perché si tratta più di ammirazione per il loro occhio, per il modo in cui guardano la realtà e riescono a fermare su un singolo fotogramma un concetto, un’idea o anche solo l’essenza di un soggetto. Mi ispirano, mi influenzano e non è raro che senza un motivo particolare io mi trovi a sfogliare immagini che ho già visto centinaia di volte in cerca di nuove suggestioni. Ma se devo fare dei nomi quello che spicca fra tutti è sicuramente Sebastião Salgado. E’ per lui il colpo di fulmine, al liceo ho visto un’esposizione di sue fotografie all’Arengario di Milano, e da lì è stato amore per quei contrasti forti, per il bianco e nero, per quei ritratti che sembrano parlare. Un altro nome fondamentale è Gianni Berengo Gardin, scoperta molto più recente, circa 5 anni fa, che è un mago delle scene della vita quotidiana e mi affascina particolarmente la freschezza e naturalezza dei suoi soggetti. Straordinario.

Anche se eserciti questa attività da un tempo relativamente breve, ti sei già fatta un'idea di cosa possa offrire, professionalmente il mercato di Milano, in particolare, e quello italiano più in generale? 
A livello professionale la richiesta verte soprattutto su eventi di ogni genere: inaugurazioni, matrimoni, battesimi, serate in locali. Questo penso sia possibile estenderlo a tutto il mercato italiano, non solo quello milanese.



Cosa ti aspetti da questo lavoro, escludendo lo scontato tornaconto economico? Quali sono i tuoi obbiettivi?
In realtà al momento non riesco a fare programmi, dipende un po’ da come si evolveranno le richieste lavorative. Per ora vorrei migliorarmi nell’aspetto tecnico e provare varie tipologie di scatto per cercare quella che più mi piace.

Nel dicembre del 2014, hai partecipato al format tv “Scattatostorie Nx Generation” nella sezione “scatti muscolari”, arrivando a piazzarti tra i finalisti. Ci racconti di questa esperienza? 
Mi sono candidata sostanzialmente per caso: un conoscente mi ha girato una mail in cui si ricercavano fotografi per la tv. Non avevo capito che in realtà l’idea era che i fotografi sarebbero stati i protagonisti! Me ne sono resa conto durante il colloquio, che di fatto era un casting a tutti gli effetti, sgabello, telecamera, microfono…Alla fine sono stata selezionata su circa centottanta candidati e con altri sette ragazzi abbiamo affrontato questa sfida. Così, a sorpresa, con una macchina fotografica che prendevo in mano per la prima volta, sono stata a Parma alla partita di rugby delle Zebre. E’ stato entusiasmante e anche se del gioco in quell’occasione non ci ho capito pressoché nulla, mi sono appassionata e oggi spesso vado alle partite. Ho vinto la sfida di quel giorno e sono arrivata in finale. Decisamente un bel traguardo!

Tra circa un mese parteciperai al Progetto fotografico “Discover Krakov” che ha l'obbiettivo di promuovere la bellissima Cracovia. Nel farti il mio più grande in bocca al lupo, vorrei sapere in cosa consiste questo contest. Come si svolgerà? 
In realtà non sarà propriamente un contest, ovvero, non ci sarà un vincitore, ma tutti (siamo in venticinque da diverse parti d’Italia) parteciperemo al progetto che ha come obiettivo la valorizzazione e promozione di Cracovia, in Polonia, attraverso scatti fotografici, reportage, video. Frequenteremo due workshop fotografici e avremo l’occasione di visitare la città, Auschwitz e Birkenau, e la miniera di sale Wieliczka. Di fatto sarà una tappa di crescita nel mio percorso formativo e un’ottima occasione per arricchire il mio portfolio. Le foto verranno poi pubblicate sulla pagina Facebook ufficiale della città, sul profilo Instagram.

A conclusione di questa bella intervista, vorrei sapere se ti riconosci in questa frase di Wim Wenders: "Attraverso il mirino, colui che fotografa può uscire da sé ed essere dall’altra parte, nel mondo, può meglio comprendere, vedere meglio, sentire meglio, amare di più”.
Hai centrato il punto! Per quel che mi riguarda è esattamente così, la mia macchina fotografica è come se fosse un senso in più che uso per capire la realtà che mi circonda, ciò che vedo e sento. Inoltre il poter rivedere gli scatti mi permette di rivivere quell’attimo, non dimenticare quelle sensazioni.






Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra”, da 0111 Edizioni.



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