Gli scrittori della porta accanto

[FotografiA] Il “Viaggio in Perù” di Simona Ghidini in mostra a Brescia,intervista a cura di Emanuele Zanardini

Incontro Simona Ghidini, un'amica, fotografa molto capace e appassionata, per parlare di fotografia e viaggi e presentare “Viaggio in Perù”, una mostra fotografica, che è anche un libro, che verrà inaugurata domenica 20 marzo, presso l'osteria I dù dela Contrada a Brescia.

Gli inizi della sua carriera fotografica si devono alla scoperta della bellezza della natura, durante un viaggio in Norvegia. Una presenza assoluta e incontaminata, che ha suscitato in Simona forti emozioni e il desiderio di comunicarle agli altri, attraverso le immagini.
La fotografia diventa così una forma di espressione, un modo di osservare e vedere molto personale; una via per sentirmi libera. Il mondo attraverso l'obiettivo è una continua ricerca e scoperta di ciò che mi circonda. La macchina fotografica mi ha insegnato a osservare oltre le apparenze, dove gli occhi delle persone comuni vedono solo immagini consuete.

Così i giochi di ombra e luce sugli edifici offrono prospettive non convenzionali. Le viene naturale carpire i particolari, le forme della natura, i gesti, gli sguardi, anche quando non ha lo strumento a portata di mano. Fa ormai parte del suo modo di essere.
Quando fotografo è importante quello che vedo o sono in grado di vedere e quello che sento. Credo che poi questo si percepisca dalla foto che scatto.

È un'illusione che le fotografie si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa. (Henri Cartier-Bresson)

Il “Viaggio in Perù” è un sogno maturato ai tempi dell'università, grazie alla passione di un professore peruviano, che le fece scoprire le bellezze del suo paese.
Percorrendo questi luoghi ho respirato il forte legame che unisce l'uomo alla natura, ho sperimentato l'accoglienza delle persone, in una terra meravigliosa, dove ho potuto vivere quello che per me è la fotografia.

Le chiedo di spiegare l'immagine scelta per la locandina. Questa donna in abiti tradizionali attende il traghetto per tornare sulla terra ferma. Ci troviamo sul lago Titicaca, sulle isole galleggiati di Uros, presso Puno.
La manta multicolore mi ha colpito perché mi fa proprio pensare al viaggio, uno zaino in spalla e l'attesa di partire per un nuovo inizio o un ritorno, con tutte le emozioni contrastanti che porta con sé.

Nella manta la donna trasporta guanti, berrette, sciarpe, calze in lana di Alpaca, che cercherà di vendere a qualche straniero. Spesso, al posto della mercanzia, sbuca la testa di un bambino.
Non importa la lunghezza del viaggio. Questa donna ha gli stessi pensieri di una persona che prende un aereo per attraversare l'oceano. Attese, speranze e una lieve incertezza di quello che la aspetta a destinazione.

È anche un tuffo nel passato, quando i mezzi di trasporto erano più lenti, ma permettevano di godere di più del viaggio. Oggi, chiusi nella carlinga di un aereo, non si riesce a percepire lo scorrere dello spazio.
Andando dalla Danimarca alla Norvegia in battello, quel lento staccarsi dal punto di partenza, il vedere la terra allontanarsi lentamente, mi aveva dato maggiore coscienza di quello che stavo lasciando.

Le chiedo una frase per concludere l'intervista. Cita quella che chiude il libro dedicato alla sua esperienza di viaggio.
Ogni volta che finisce un viaggio, voglio pensare che sia così, che oltre all'arricchimento che porto a casa, ci sia sempre un'altra occasione per crescere, esplorare, scoprire. È questo che mi aspetto, che cerco: un'apertura a qualcos'altro, nuovi stimoli. Così come nella vita.

Non è vero! Il viaggio non finisce mai... La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. (José Saramago)



Emanuele Zanardini
Ho scavallato l'età della scuola senza infamia e senza lode... e ancora sto “immaginando” cosa farò “da grande”.
Ho toccato il suolo dei cinque continenti, ho visto il mondo, senza avere la pretesa di averlo capito. Eppure in ogni luogo ho trovato una storia. E ho deciso di raccontarle!


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