ADDIO A BODHGAYA
di Paola Ferrero
Lettere Animate
Romanzo
ASIN B01BHFVQUE
ebook 1,49€ | Acquista
Addio a Bodhgaya è il viaggio di Arianna a ritroso nel tempo dopo la perdita del fratellastro Lucas. Nel ripercorrere le stesse strade del loro viaggio insieme avvenuto due anni prima, la protagonista si riappacifica con la mancanza che credeva di aver superato e con i sentimenti che da sempre ha provato per lui. In un luogo descritto nei particolari, senza la poesia che di solito avvolge l’India, con la crudezza che vi si percepisce, con le difficoltà e la bellezza che le appartengono, Arianna si muove tra l’amore per Lucas e il senso di impotenza per la sua perdita, che si tramuta in un senso di impotenza più ampio. Incontrare gli occhi di un giovane tuttofare accucciato a lavare i pavimenti sarà il punto di partenza per approdare a un addio definitivo e liberatorio dai fantasmi del suo amore proibito.
di Paola Ferrero
Lettere Animate
Romanzo
ASIN B01BHFVQUE
ebook 1,49€ | Acquista
Addio a Bodhgaya è il viaggio di Arianna a ritroso nel tempo dopo la perdita del fratellastro Lucas. Nel ripercorrere le stesse strade del loro viaggio insieme avvenuto due anni prima, la protagonista si riappacifica con la mancanza che credeva di aver superato e con i sentimenti che da sempre ha provato per lui. In un luogo descritto nei particolari, senza la poesia che di solito avvolge l’India, con la crudezza che vi si percepisce, con le difficoltà e la bellezza che le appartengono, Arianna si muove tra l’amore per Lucas e il senso di impotenza per la sua perdita, che si tramuta in un senso di impotenza più ampio. Incontrare gli occhi di un giovane tuttofare accucciato a lavare i pavimenti sarà il punto di partenza per approdare a un addio definitivo e liberatorio dai fantasmi del suo amore proibito.
L'autore racconta...
Raccontaci qualcosa di te: chi è Paola Ferrero nella vita di tutti i giorni?
Sono una donna che lavora, che si divide tra casa e laboratorio, con hobby comuni e non comuni. Leggo, scrivo, dipingo, mi drogo di serie tv e pratico la pole dance da un anno circa. Mi piace cucinare e camminare a lungo, amo il cielo di giorno e di notte. Sono attratta dai tetti, ma non ci salgo da qualche anno: non ho più l’età. Amo sognare e ho la passione delle storie, per me contano tantissimo.
Questo non è il primo romanzo che pubblichi. Puoi fare un cenno alle tue precedenti pubblicazioni?
La primissima pubblicazione risale al 2009, una raccolta di poesie di cui avrei pronto il seguito. Dopo è venuto “Gli attimi in cui Dio è musica”, una sorta di album fotografico che racconta senza grossi colpi di scena la vita complicata di Clara (che parla in prima persona e di cui non viene mai detto il nome fino a quando è uscito lo spin-off “Vittorio”) tra i sogni di successo sul palcoscenico e la vita reale schiacciata da problemi economici e non. Ho anche pubblicato due racconti, un noir/ghost story e un erotico con protagonisti vampiri (non è l’idea più originale del mondo, lo ammetto, ma mi ha divertito scriverlo).
Veniamo al libro, “Addio a Bodhgaya”, Lettere Animate. Com’è nata l’idea?
Volevo scrivere un racconto di viaggio per la collana Atlantis della Lite editions; pensavo di parlare di India, un paese che ho molto amato, poi è arrivata Arianna – la protagonista – e lei aveva una sua storia da raccontare. Da quel momento la trama è diventata un’altra. Da racconto è diventato una via di mezzo tra il racconto lungo e il romanzo breve. Un pasticcio, per pubblicare.
Ci racconti di che cosa parla? A quale genere appartiene?
Lo hanno classificato come “Narrativa”, credo sia più semplice. La storia è quella di Arianna, una ragazza toscana che torna in India a due anni dall’ultimo viaggio. Vuole ripercorrere la strada fatta con il fratellastro Lucas, mancato da poco più di un anno, come per dirgli addio in modo particolare. Per entrambi, infatti, il viaggio fatto insieme era stato importante. In particolare Bodhgaya, il luogo dove il Buddha ha raggiunto l’Illuminazione, meta di un turismo costante e variegato.
Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Tutti. Non c’è un target particolare per le storie che scrivo. Ci sono sempre sentimenti e sfaccettature che si possono adattare a qualsiasi lettore. Per me è sempre la storia che conta. Se la trama incuriosisce, a prescindere dal genere, sono contenta. Non credo che si debba scrivere per un target di persone. Io stessa leggo quasi ogni genere, o l’ho letto in passato. Se c’è la storia e se questa mi trasmette qualcosa, non mi importa dove è ambientata o se ci sono gli elfi e i draghi.
Il fulcro del libro è una perdita da superare. Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Tutto quello che scrivo mi coinvolge intimamente. (Sì, probabilmente anche la storia dei vampiri di cui parlavo prima, se non altro perché sono da sempre affascinata da questi “mostri”.) Credo che la paura della perdita, della morte, della sofferenza, ci faccia vivere in modo innaturale. Il rapporto che abbiamo con queste fasi della vita in occidente è sempre più complesso, mentre in India ci convivono in modo differente. Tutti noi perdiamo qualcuno, prima o poi. I nonni, i genitori, amici, amori. Comunque succeda c’è un percorso da fare e per ognuno è differente. Quello di Arianna, forte finché serve e poi fragile, è forse anche un po’ il mio.
Parli dell’India e lo fai senza la magia che di solito avvolge questo paese. Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche? Hai attinto a esperienze di viaggio personali?
Sono stata in India quattro volte, la prima a dieci anni. È un paese meraviglioso ma difficile. C’è chi arrivando ne vede solo il lato affascinante e spirituale, c’è chi resta sconvolto dalle condizioni di vita di milioni di persone e dall’odore, dalla sporcizia, dalla miseria. Eppure è nell’equilibrio tra le due cose che si svela tutto il fascino doloroso di questo “universo”, un equilibrio che a noi manca.
C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Che se anche siamo soli nel nostro dolore, c’è dolore ovunque e la consapevolezza che faccia parte della vita può aiutarci a superarlo. Che per quanto ingiusta ci sembri la vita, c’è sempre qualcuno che ha meno possibilità, qualcuno meno fortunato – soprattutto per noi, qui, che viviamo in condizioni agiate – e che a volte non si può salvare chi si ama. A volte siamo semplicemente impotenti e farci i conti aiuta.
Che la vita è una spirale in cui ogni cosa che muore porta una nuova nascita.
Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Abbiamo dovuto decidere insieme. Ha un po’ il sapore della storia Bollywoodiana ma non un finale definito. Perché la vita continua e solo nelle favole si vive per sempre felici e contenti.
Grazie per essere stata con noi, Paola. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Sono una donna che lavora, che si divide tra casa e laboratorio, con hobby comuni e non comuni. Leggo, scrivo, dipingo, mi drogo di serie tv e pratico la pole dance da un anno circa. Mi piace cucinare e camminare a lungo, amo il cielo di giorno e di notte. Sono attratta dai tetti, ma non ci salgo da qualche anno: non ho più l’età. Amo sognare e ho la passione delle storie, per me contano tantissimo.
Questo non è il primo romanzo che pubblichi. Puoi fare un cenno alle tue precedenti pubblicazioni?
La primissima pubblicazione risale al 2009, una raccolta di poesie di cui avrei pronto il seguito. Dopo è venuto “Gli attimi in cui Dio è musica”, una sorta di album fotografico che racconta senza grossi colpi di scena la vita complicata di Clara (che parla in prima persona e di cui non viene mai detto il nome fino a quando è uscito lo spin-off “Vittorio”) tra i sogni di successo sul palcoscenico e la vita reale schiacciata da problemi economici e non. Ho anche pubblicato due racconti, un noir/ghost story e un erotico con protagonisti vampiri (non è l’idea più originale del mondo, lo ammetto, ma mi ha divertito scriverlo).
Veniamo al libro, “Addio a Bodhgaya”, Lettere Animate. Com’è nata l’idea?
Volevo scrivere un racconto di viaggio per la collana Atlantis della Lite editions; pensavo di parlare di India, un paese che ho molto amato, poi è arrivata Arianna – la protagonista – e lei aveva una sua storia da raccontare. Da quel momento la trama è diventata un’altra. Da racconto è diventato una via di mezzo tra il racconto lungo e il romanzo breve. Un pasticcio, per pubblicare.
Ci racconti di che cosa parla? A quale genere appartiene?
Lo hanno classificato come “Narrativa”, credo sia più semplice. La storia è quella di Arianna, una ragazza toscana che torna in India a due anni dall’ultimo viaggio. Vuole ripercorrere la strada fatta con il fratellastro Lucas, mancato da poco più di un anno, come per dirgli addio in modo particolare. Per entrambi, infatti, il viaggio fatto insieme era stato importante. In particolare Bodhgaya, il luogo dove il Buddha ha raggiunto l’Illuminazione, meta di un turismo costante e variegato.
Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Tutti. Non c’è un target particolare per le storie che scrivo. Ci sono sempre sentimenti e sfaccettature che si possono adattare a qualsiasi lettore. Per me è sempre la storia che conta. Se la trama incuriosisce, a prescindere dal genere, sono contenta. Non credo che si debba scrivere per un target di persone. Io stessa leggo quasi ogni genere, o l’ho letto in passato. Se c’è la storia e se questa mi trasmette qualcosa, non mi importa dove è ambientata o se ci sono gli elfi e i draghi.
Il fulcro del libro è una perdita da superare. Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Tutto quello che scrivo mi coinvolge intimamente. (Sì, probabilmente anche la storia dei vampiri di cui parlavo prima, se non altro perché sono da sempre affascinata da questi “mostri”.) Credo che la paura della perdita, della morte, della sofferenza, ci faccia vivere in modo innaturale. Il rapporto che abbiamo con queste fasi della vita in occidente è sempre più complesso, mentre in India ci convivono in modo differente. Tutti noi perdiamo qualcuno, prima o poi. I nonni, i genitori, amici, amori. Comunque succeda c’è un percorso da fare e per ognuno è differente. Quello di Arianna, forte finché serve e poi fragile, è forse anche un po’ il mio.
Parli dell’India e lo fai senza la magia che di solito avvolge questo paese. Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche? Hai attinto a esperienze di viaggio personali?
Sono stata in India quattro volte, la prima a dieci anni. È un paese meraviglioso ma difficile. C’è chi arrivando ne vede solo il lato affascinante e spirituale, c’è chi resta sconvolto dalle condizioni di vita di milioni di persone e dall’odore, dalla sporcizia, dalla miseria. Eppure è nell’equilibrio tra le due cose che si svela tutto il fascino doloroso di questo “universo”, un equilibrio che a noi manca.
C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Che se anche siamo soli nel nostro dolore, c’è dolore ovunque e la consapevolezza che faccia parte della vita può aiutarci a superarlo. Che per quanto ingiusta ci sembri la vita, c’è sempre qualcuno che ha meno possibilità, qualcuno meno fortunato – soprattutto per noi, qui, che viviamo in condizioni agiate – e che a volte non si può salvare chi si ama. A volte siamo semplicemente impotenti e farci i conti aiuta.
Che la vita è una spirale in cui ogni cosa che muore porta una nuova nascita.
Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Abbiamo dovuto decidere insieme. Ha un po’ il sapore della storia Bollywoodiana ma non un finale definito. Perché la vita continua e solo nelle favole si vive per sempre felici e contenti.
Grazie per essere stata con noi, Paola. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Elena Genero Santoro Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni. Perché ne sono innamorata, Montag L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate Un errore di gioventù, 0111 Edizioni Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni. Il tesoro dentro, 0111 Edizioni. |
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