Mi rammaricavo di non aver coperto il divano con un telo bianco, affinché il sole non lasciasse le sue ditate di fuoco sul broccato rosa e oro, e di non aver serrato le imposte, affinché il vento non alitasse sul mobilio, deponendovi una sottile coltre bianca di memoria.
Sono partita con emozione, euforia e troppa fretta, con una valigia quasi vuota per lasciare posto ai libri che avrei accolto, come una madre adottiva che si reca in un paese lontano consapevole che, al ritorno, stringerà fra le braccia il proprio figlio.
Mi sbagliavo.
Il mio salotto non è trascurato, ma profuma di primavera, ossia quell’aroma meraviglioso che fonde l’essenza di panni stesi, fiori in sboccio, crostata alle fragole, terra umida.
La magia di questo luogo della mente e della carta continua a stupirmi: il tè è già pronto e versato nelle tazze e i cuscini che adornano la spalliera del divano sono sprimacciati di fresco… ma mancano i biscotti.
«Eccoli, li ho infornati stamattina».
Una voce calda e dura di pietra sotto il sole mi raggiunge alle spalle, interrompendo la collana dei miei pensieri. A pronunciare la breve frase è una donna siciliana, vestita con un sobrio abito beige di inequivocabile fattura di inizio anni ’60, con i capelli brizzolati divisi al centro da un solco da contadino e riuniti sulla nuca in un nodo stretto, perché neanche un ciuffo scappi all’ordine.
Le labbra sono carnose e i denti sporgenti; lei le muove con parsimonia, ma si intuisce che un tempo era bella mentre sorrideva e intonava melodie che si perdevano nella campagna generosa.
Assaggio un biscotto e il gusto delle mandorle mi inebria.
Ora sono pronta a comprendere l’idioma simbolico di una “fimmina di panza” e a seguirla fra le zolle di terra e fra i sassi e fra i rovi di una storia di donne vittime per nascita e destino, che seppero alzare il capo e tenerlo dritto anche senza avere sopra di esso una brocca colma d’acqua.
E più lo mordo e lo faccio sciogliere in bocca, più mi rendo conto che il biscotto ha un retrogusto ferroso di sangue e dolce di miele. È un veleno di ricordi che grida giustizia.
Ha il sapore di un bacio.
Ha il sapore di un pugno.
Ha il sapore della Vita.
LA MENNULARA di Simonetta Agnello Hornby |
La Mennulara, ossia la raccoglitrice di mandorle, è il soprannome che identifica, in tutto il paese di Roccacolomba, Maria Rosalia Inserillo, serva e poi amministratrice dei beni della nobile famiglia Alfalippe, i cui membri ruotano attorno alla figura della protagonista come cigni in un carillon.
Simonetta Agnello Horby, con grandiosa scrittura, racconta una storia, ambientata in palazzi sontuosi e casupole fetide, che sembra un percorso da vittima a carnefice. Molti personaggi del romanzo, infatti, temono il potere quasi demoniaco che si sprigiona dalle ultime volontà di una donna che impartisce ordini perfino da morta, in virtù di una misteriosa verità che si dimena sotto la terra del passato.
Ma ciò che è non è ciò che sembra…
Chi fu la Mennulara? La figlia segreta di un uomo d’onore? L’amante del padrone? L’amante della padrona? Una serva fedele? Un’esperta d’arte? Una puttana? Una santa?
Ve lo ricordo: ciò che è non è ciò che sembra. Per vedere la mandorla, bisogna rompere il guscio che la cela.
Simonetta Agnello Horby, con grandiosa scrittura, racconta una storia, ambientata in palazzi sontuosi e casupole fetide, che sembra un percorso da vittima a carnefice. Molti personaggi del romanzo, infatti, temono il potere quasi demoniaco che si sprigiona dalle ultime volontà di una donna che impartisce ordini perfino da morta, in virtù di una misteriosa verità che si dimena sotto la terra del passato.
Ma ciò che è non è ciò che sembra…
Chi fu la Mennulara? La figlia segreta di un uomo d’onore? L’amante del padrone? L’amante della padrona? Una serva fedele? Un’esperta d’arte? Una puttana? Una santa?
Ve lo ricordo: ciò che è non è ciò che sembra. Per vedere la mandorla, bisogna rompere il guscio che la cela.
di Emma Fenu Nata e cresciuta respirando il profumo del mare di Alghero, ora vive, felicemente, a Copenhagen, dopo aver trascorso un periodo in Medio Oriente. Laureata in Lettere e Filosofia, ha, in seguito, conseguito un Dottorato in Storia delle Arti. Scrive per lavoro e per passione. Mito e devozione nella figura di Maria Maddalena, Abel Books. Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità, Echos Edizioni. Le dee del miele, Milena Edizioni. |
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