Un secondo lungo una vita di Lisa Molaro, YoucanPrint, 2015. Un romanzo d'amore e di pura emozione, la storia di una rinascita, la lenta elaborazione di un lutto.
Un secondo, stop.
Tanto serve per sospendere il tempo e trattenere il respiro. Tanto basta per avvertire una brusca frenata, sentire una vita incrinarsi, frantumarsi, e vedere i cocci cadere a terra al rallentatore.
Un secondo, stop.
E tutto il mondo si allontana, deformandosi, verso il punto più lontano, lasciandoci nella tana di un coniglio che non è bianco o in ritardo come quello di Alice. No, è nero e dannatamente in anticipo.
Beatrice è una giovane donna che vive un'esistenza felice, a tal punto che sente quasi il bisogno di giustificare tanta fortuna. Ha una famiglia splendida, genitori che le hanno trasmesso l'amore per la cultura (libri e musica classica, di cui la narrazione è intrisa), un fratello adolescente di elevato quoziente intellettivo e ironia sagace, dei nonni meravigliosi, genuini, soprattutto Nonna-Cuore, che nasconde una scorta di grembiulini da cucina puliti nel cassetto vicino al tavolo... o almeno così pare, dato che è sempre impeccabile. Benessere economico e morale invidiabili.
Ma poi, in una di quelle mattine baciate dal sole, quando la cucina profuma di crepes e il nonno sta per rientrare dall'orto, squilla il telefono.
Un secondo, stop.
La voce che si ode è acre come l'odore della carne morta. Perché di morte parla. Beatrice riceve la notizia di un tragico incidente accorso al suo compagno, finito sul selciato assieme alla catenina di legno che fino ai suoi ultimi minuti gli ha fatto pensare a lei. Così, è morto. Pensando alla sua bella Beatrice dai capelli rossi, la "Dea dai colori primari".
Il romanzo è dunque la descrizione di quello che accade dopo quel secondo lungo una vita. Di come chi resta debba fare i conti con i propri cocci. Beatrice per prima. Ma anche tutta la sua famiglia che attorno a lei si fa scudo, si fa salvagente. Lei, che si accartoccia come un uovo che non vuole schiudersi. Non pensa mai a togliersi la vita, ma quello che avviene di fatto è il suo rifiuto di vivere. Si abbandona ad una depressione spessa e dura, che la isola anche da ciò che ha dentro, dal suo cuore. Lo congela, lo ferma, così come si è fermato quello di lui sull'asfalto. E così non riesce ad avvertire la presenza del suo fantasma che non la abbandona mai e desidera solo trovare un varco per poterla raggiungere e farle sentire che lui c'è ancora, che il loro amore c'è ancora. Perché quello va al di là del corpo e si può percepire anche nell'incontro tra le dita di una mano invisibile e una di carne, nelle zampe di una farfalla che sfiora il naso.
Trascina con sé tutto ciò che travolge, come acqua che esonda e invade la campagna ignara e placida. Acqua che toglie il respiro. Non si permette nemmeno di pensare al passato, alla bellezza di un amore che ancora è vivo e reale.
Commovente è leggere le parole di lui, spettro innamorato e affranto, mentre cerca di consolarla in ogni momento della giornata. Quasi un dialogo, anche se mai si sfiorano. Ecco perché, "Un secondo lungo una vita" di Lisa Molaro è per me un romanzo d'amore. Non quello sdolcinato o carnale, ma quello di puro spirito, paradossalmente più totalizzante.
Amore è anche quello di una famiglia che si stringe attorno all'anello apparentemente fragile di una catena che li terrà unti oltre le avversità. Ognuno a modo suo cerca quel varco: chi lasciando post-it gialli sulla porta, chi con un foglio bianco, immacolato, o un cd lasciato apparentemente in modo del tutto casuale nello stereo, chi con un gioco di parole e colori che evoca vita passata, spensierata. Una famiglia con una dignità e un amore disarmanti.
La narrazione in prima persona è potente, un'eco alle sensazioni della protagonista. Due le voci, quelle dei due amanti separati nel corpo, e in quello soltanto, dalla morte, cui si aggiunge, nel finale, anche quella del fratello, il Barone.
I pochissimi refusi si perdono tra righe intense che più di qualche volta mi hanno commosso fino alle lacrime, quelle stesse che Beatrice non si permette di versare.
Ma basta un attimo, un secondo, e il sangue riprende il suo giro. Perché l'istinto di sopravvivenza è più forte e ci spinge verso il pelo dell'acqua da cui uscire e prendere una prepotente boccata d'aria. E quando si tocca il fondo questo è ancora più facile, perché, con le ginocchia flesse e i pedi nella melma, si può trovare la forza per spiccare un grande salto.
Basta un secondo.
Il primo di tanti a venire.
L'elaborazione del lutto di Beatrice è lenta e dolorosa.
Trascina con sé tutto ciò che travolge, come acqua che esonda e invade la campagna ignara e placida. Acqua che toglie il respiro. Non si permette nemmeno di pensare al passato, alla bellezza di un amore che ancora è vivo e reale.Commovente è leggere le parole di lui, spettro innamorato e affranto, mentre cerca di consolarla in ogni momento della giornata. Quasi un dialogo, anche se mai si sfiorano. Ecco perché, "Un secondo lungo una vita" di Lisa Molaro è per me un romanzo d'amore. Non quello sdolcinato o carnale, ma quello di puro spirito, paradossalmente più totalizzante.
Amore è anche quello di una famiglia che si stringe attorno all'anello apparentemente fragile di una catena che li terrà unti oltre le avversità. Ognuno a modo suo cerca quel varco: chi lasciando post-it gialli sulla porta, chi con un foglio bianco, immacolato, o un cd lasciato apparentemente in modo del tutto casuale nello stereo, chi con un gioco di parole e colori che evoca vita passata, spensierata. Una famiglia con una dignità e un amore disarmanti.
Lisa Molaro descrive le emozioni di Beatrice in modo talmente realistico che pare di leggere un'autobiografia.
Perché ci si aspetta che solo chi vive certi tragici eventi possa riuscire a raccontarli, trasmettendo la stessa disperazione, il senso di vuoto e solitudine, la paura, il dolore.La narrazione in prima persona è potente, un'eco alle sensazioni della protagonista. Due le voci, quelle dei due amanti separati nel corpo, e in quello soltanto, dalla morte, cui si aggiunge, nel finale, anche quella del fratello, il Barone.
I pochissimi refusi si perdono tra righe intense che più di qualche volta mi hanno commosso fino alle lacrime, quelle stesse che Beatrice non si permette di versare.
Ma basta un attimo, un secondo, e il sangue riprende il suo giro. Perché l'istinto di sopravvivenza è più forte e ci spinge verso il pelo dell'acqua da cui uscire e prendere una prepotente boccata d'aria. E quando si tocca il fondo questo è ancora più facile, perché, con le ginocchia flesse e i pedi nella melma, si può trovare la forza per spiccare un grande salto.
Basta un secondo.
Il primo di tanti a venire.
Come può uno scoglio / arginare il mare / anche se non voglio / torno già a volare / Le distese azzurre / e le verdi terre. / Le discese ardite / e le risalite / su nel cielo aperto / e poi giù il deserto / e poi ancora in alto / con un grande salto.
Lucio Battisti
Un secondo lungo una vita
Beatrice vive dentro a una bolla di sapone: ha una famiglia in cui regna l’armonia, un fidanzato che ama e da cui è ricambiata, ha molti amici ed è sempre sorridente. Beatrice è fortunata, non sa cosa voglia dire “soffrire”: dentro alla sua bolla respira solamente amori totalizzanti; si muove leggera e crede nell’allegria. Ma cosa può capitare se d’improvviso, in un solo secondo infernale, la punta di un ago sfiora l’evanescenza fragile della bolla di sapone? Tutto può rompersi, tutto può disperdersi, tutto può smarrirsi! I colori potrebbero cambiare, tinte pastello potrebbero diventare tonalità talmente accecanti da non poter essere guardate; piedi capaci di camminare solamente su superfici lisce potrebbero essere incapaci di camminare sulla ghiaia. In un battito di ciglia tutto può capovolgersi. In un secondo si nasce e si muore; in un secondo ci si può perdere o ritrovare. Quanto sarà difficile, per Beatrice, ricominciare a ridere? Riuscirà a riguardare in faccia la vita?
di Lisa Molaro | YoucanPrint | Narrativa
ISBN 978-8866184652 | cartaceo 13,00€ | ebook 4,99€ Acquista
Stefania Bergo Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro. Con la mia valigia gialla, 0111Edizioni. |
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