Di Lara Zavatteri. Artemisia Gentileschi, pittrice romana del '600, ebbe il coraggio di denunciare il suo stupratore e continuare a difendersi malgrado fosse stata messa alla gogna, diventando simbolo di forza per tutte le donne.
Ancora oggi denunciare una violenza per le donne resta un passo che molte non riescono a compiere. La paura di ritorsioni, la paura per la propria vita o quella delle persone care, le fanno desistere dal compiere questo diritto.
Un caso eccezionale nella storia fu quello accaduto alla pittrice romana del Seicento, Artemisia Gentileschi. Artemisia, dotata di una grande passione per l'arte oltre che di un talento innato, fu formata da padre a questa professione. Già questo, di per sé, fu un fatto straordinario, considerando che alle femmine solitamente non era concesso avvicinarsi allo studio della pittura, né allo studio in generale, e che Orazio aveva dei figli maschi, che però non avevano dentro quel fuoco che spingeva Artemisia a dipingere.
Orazio Gentileschi, il padre, ad un certo punto iniziò a collaborare con un altro artista, Agostino Tassi. Fu proprio quest'ultimo, tra l'altro già accusato di aver ucciso sua moglie, ad avvicinare Artemisia. Fu lui a farle violenza, fu lui a prometterle di sposarla subito.
Un caso eccezionale nella storia fu quello accaduto alla pittrice romana del Seicento, Artemisia Gentileschi. Artemisia, dotata di una grande passione per l'arte oltre che di un talento innato, fu formata da padre a questa professione. Già questo, di per sé, fu un fatto straordinario, considerando che alle femmine solitamente non era concesso avvicinarsi allo studio della pittura, né allo studio in generale, e che Orazio aveva dei figli maschi, che però non avevano dentro quel fuoco che spingeva Artemisia a dipingere.
Orazio Gentileschi, il padre, ad un certo punto iniziò a collaborare con un altro artista, Agostino Tassi. Fu proprio quest'ultimo, tra l'altro già accusato di aver ucciso sua moglie, ad avvicinare Artemisia. Fu lui a farle violenza, fu lui a prometterle di sposarla subito.
Promettere ad una donna di sposarla dopo averla stuprata, per “rimediare”, fa ghiacciare il sangue, ma nel Seicento era pratica quasi comune.
È spaventoso, lo so. Fatto sta che naturalmente non ci fu nessun matrimonio - non che questo avrebbe aggiustato l'orribile fatto - e Artemisia, disonorata, fu costretta a raccontare tutto al padre.
Denunciare qualcuno perché ti ha violentato è difficile oggi, pensiamo nel Seicento. Nonostante tutto, Artemisia lo fece, anche se dovette sopportare un pesante fardello.
Il processo contro Agostino Tassi si fece, ma alla gogna fu messa lei. Lei, che da vittima passò per donna lasciva, di "facili costumi", lei che dovette ascoltare il diniego del Tassi, soprattutto lei che venne torturata. Le venne applicata la "tortura dei sibilli" che consisteva nello schiacciamento delle dita.
Denunciare qualcuno perché ti ha violentato è difficile oggi, pensiamo nel Seicento. Nonostante tutto, Artemisia lo fece, anche se dovette sopportare un pesante fardello.
Il processo contro Agostino Tassi si fece, ma alla gogna fu messa lei. Lei, che da vittima passò per donna lasciva, di "facili costumi", lei che dovette ascoltare il diniego del Tassi, soprattutto lei che venne torturata. Le venne applicata la "tortura dei sibilli" che consisteva nello schiacciamento delle dita.
V'immaginate il dolore e l'umiliazione? V'immaginate cosa poteva voler dire per lei, che le mani, le sue dita, le usava per dipingere?
Alla fine, l'uomo fu condannato, una pena lieve, ma Artemisia è un simbolo per tutte le donne che non hanno il coraggio di uscire allo scoperto, di denunciare il proprio aguzzino.
Incredibilmente, l'accaduto non ebbe ripercussioni successive e lei poté brillantemente continuare la sua carriera, in Italia e all'estero. Ma altre donne, donne che quel coraggio l'hanno avuto, non hanno invece avuto identica fortuna.
Per questo, oltre alla denuncia, credo sia necessario non lasciare sola la donna che trova la forza di fare questo passo, non abbandonarla a se stessa ma offrire una rete di sostegno e di protezione affinché chi le ha fatto del male non possa più farlo.
Artemisia ebbe coraggio. Non solo il coraggio di denunciare ma anche credere in se stessa "anche se donna" e di volersi bene, di credere di meritarsi una vita migliore - come infatti ebbe in seguito - nonostante le violenze subite - quella del Tassi e quelle durante e dopo il processo. Fu capace di alzarsi in piedi, di dire no, di sopportare il dolore, le critiche, le maldicenze, sapendo di essere nel giusto e così, alla fine, ne è uscita vincitrice.
Un'ultima cosa. Alla vicenda di Artemisia ho dedicato il mio libro fantasy “L'Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives” che mescola presente e passato, narrando anche la storia della pittrice. Per averlo basta richiedermelo via mail.
Eppure, Artemisia non si arrese e continuò ad affermare ciò che realmente era accaduto, cioè che fosse stata violentata dal Tassi, diventando così un simbolo di coraggio.
Incredibilmente, l'accaduto non ebbe ripercussioni successive e lei poté brillantemente continuare la sua carriera, in Italia e all'estero. Ma altre donne, donne che quel coraggio l'hanno avuto, non hanno invece avuto identica fortuna.
Per questo, oltre alla denuncia, credo sia necessario non lasciare sola la donna che trova la forza di fare questo passo, non abbandonarla a se stessa ma offrire una rete di sostegno e di protezione affinché chi le ha fatto del male non possa più farlo.
Artemisia ebbe coraggio. Non solo il coraggio di denunciare ma anche credere in se stessa "anche se donna" e di volersi bene, di credere di meritarsi una vita migliore - come infatti ebbe in seguito - nonostante le violenze subite - quella del Tassi e quelle durante e dopo il processo. Fu capace di alzarsi in piedi, di dire no, di sopportare il dolore, le critiche, le maldicenze, sapendo di essere nel giusto e così, alla fine, ne è uscita vincitrice.
Un'ultima cosa. Alla vicenda di Artemisia ho dedicato il mio libro fantasy “L'Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives” che mescola presente e passato, narrando anche la storia della pittrice. Per averlo basta richiedermelo via mail.
Lara Zavatteri Classe 1980, vive e lavora nel paese di Mezzana in val di Sole (Trentino). Iscritta all'Ordine nell'elenco dei pubblicisti dal 2000, scrive articoli di cultura, ambiente e attualità locale. È anche blogger e autrice di libri. Guardando le stelle, Un cane di nome Giuliano, Risparmia Subito!, Amici per sempre, Cuor di Corteccia, Sopravvissuti, Youcanprint. Reset, Photocity.it. La strada di casa, Edizioni del Faro. |
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